Eduardo Ambrosio


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ZERO POLITICO

SAGGISTICA E POLITICA > LABORATORIO POLITICO





ZERO POLITICO (1998)

IL DIFFICILE PASSAGGIO TRA LA PRIMA E LA SECONDA REPUBBLICA

L'oggi politico nazionale e locale richiama il clima precostituzionale del '46-'48. Allora, il passaggio tra il PRIMA e il DOPO fu tutto un fervore di radicale annullamento del passato. Fervore tanto intenso e formale che, spesso, non permise di riconoscere CHI era il PRIMA e CHI era il DOPO.
Personaggi discutibili, grazie al voto di MASSA, si riciclarono nella nuova visione politica.

Il PRIMA era distruzione, bombe, morti, lacerazioni personali e sociali per cui l'attenzione era tutta volta al superamento della diffusa precarietà , ciò può giustificare quei discutibili riciclaggi.
Soprattutto nel Meridione, sopravvisse quasi per intero la logica politica precedente anche se vestita di nuovo, ad avvalorare la tesi viene la vittoria, nel Sud, della Monarchia nel Referendum Istituzionale, nonché molte amministrazioni locali meridionali restarono di fede monarchica (Lauro a Napoli) più avanti il ruolo di sindaco sarà occupato da ex podestà (rigorosamente democristiani).

Il fenomeno della mancata sostituzione del materiale umano ha portato ad una sostanziale continuazione della concezione della politica, il cambiamento è consistito nella semplice trasformazione dello
STATO-PARTITO in STATO-PARTITI con una graduale, sistematica e concordata (consociativismo) occupazione di tutte le parti dello Stato (lottizzazione) da parte di tutti i partiti politici, ottimamente legittimati dallo strumentalizzato voto popolare.

L'invocato cambiamento non può prescindere dalla TOTALE sostituzione degli attuali "POLITICI" (politicanti), indubbiamente è essenziale la formulazione di regole nuove (già sufficientemente definite per la politica locale e in discussione per quella nazionale) che permettano controllo e trasparenza, ma molto ancor più essenziale resta la necessità del
RADICALE AZZERAMENTO UMANO, altrimenti si rischia di cadere nello stesso ERRORE del '46-'48 cioè si verificherà inevitabilmente la SALDATURA tra il PRIMA e il DOPO. Oggi, però, non avremmo scusanti!

L'attuale classe politica nazionale può, attraverso l'ultima spiaggia di un rigoroso
"Governo Istituzionale", solo formulare le nuove regole e poi SCOMPARIRE; a livello locale, invece, la stessa è, già abbondan-temente, ALLA FRUTTA (teoria dello ZERO POLITICO).

Le nuove formazioni politiche non potranno in alcun modo somigliare ai vecchi partiti, cosiddetti ideologici (l'ideologia è stata una cambiale che l'elettore ha firmato in bianco al politico), alla meglio riciclati con nomi e simboli nuovi (purtroppo questa è la spinta più forte, dura a morire: es.: la riapparizione del craxismo con Boselli, dei Democratici cristiani con Vito), ma MOVIMENTI di OPINIONE capaci di aggregare su PROGRAMMI POLITICI e di sviluppare idee originali per la soluzione concreta dei problemi sociali, economici, ecc.
Per la formulazione e diffusione di idee valide basta una penna e un foglio di carta (oggi computer, internet, ecc.) e non i complessi ed elefantiaci apparati dei partiti, che, per mantenersi, sono costretti ad assicurarsi una forza elettorale stabile, procurata attraverso la squallida pratica clientelare. A sua volta, la clientela per rimanere fedele alla "idea" (del tutto interessata) diventa sempre più sanguisuga e ingoia miliardi (pratica molto simile al "consenso" del fascismo).

La nostra società ha bisogno di uno scossone innovativo (rivoluzionario), che, purtroppo, difficilmente avverrà spontaneamente per cui è necessario osare con
IDEE-FORTI, frutto non dello sterile connotato ideologico, ma di una serena e rigorosa analisi dei reali bisogni; compito, quest'ultimo, degli intellettuali (unici capaci di mediare necessità e moralità), finora, latitanti nella contesto politico italiano.

A conferma della necessità di idee - forti è l'evento verificatosi nel maggio '97: nell'ambito di manifestazione governative volte ad avvicinare i cittadini alle Istituzioni, furono invitati in Parlamento giovani studenti che, assisi al posto dei parlamentari col titolo di "onorevoli ragazzi", rivolgevano interpellanze a ministri, deputati e senatori, apposta convocati. Ad ogni risposta l'onorevole di turno chiedeva se il giovane, che aveva posto la domanda, era soddisfatto o meno; ebbene tutti si dichiararono pienamente soddisfatti.
Or mi viene da considerare, quale quasi cinquantenne e reduce dal '68, come è possibile fare politica NUOVA in una realtà dove I GIOVANI si dichiarano pienamente SODDISFATTI!


Occorre, riguardo alle idee-forti, meno dibattito democratico, spesso ideologicamente sterile, e più tempestività nel legiferare con la consapevolezza di correggere, sempre tempestivamente, in itinere eventuali difetti.

Oltremodo necessita orientare il legislatore verso leggi più semplici e comprensibili che entrino con facilità e immediatezza nel tessuto sociale, senza bisogno di tante consulenze interpretative come per esempio:

- Per i rifiuti, Gianni Agnelli diceva che bisognava spendere più soldi per demolire un'auto che per costruirla, la raccolta differenziata potrebbe ottimamente riuscire mediante una sostanziale incentivazione con l'occasione di lavoro: organizzare punti di raccolta, affidati a privati, dei vari elementi, che ben selezionati sono una richiesta materia prima per l'industria. La bottiglia di plastica, ad esempio, privata del tappo e dell'etichetta viene molto richiesta e ben retribuita; idem dicasi per il vetro, la carta, l'umido (che, ben selezionato, è richiestissimo perché è il concime più idoneo per l'orto, fornisce humus, sapore, sofficità al terreno) ecc. Il lavoro da incentivare è quello dei volontari spontanei che provvederebbero privatamente a tale selezione. La raccolta sarebbe subito operativa e sicuramente molto più economica di quella caotica attuale, che, nella migliore delle ipotesi, sarebbe l'inceneritore.
Io penso che, a regime, si registrerebbe una corsa ai rifiuti, con il risultato di un reddito per i più indigenti, una pulizia diffusa, poco o nullo inquinamneto, ecc.

- Per la tanto bistrattata
scuola italiana, annullando il valore legale del titolo di studio secondario si potrebbe con molta efficacia e senza grandi impegni eliminare dalla scuola superiore tutta la corruzione legata alla scuola privata (spesso diplomifici) o, per l'uso distorto, nella pubblica, così la scuola diventerebbe solo distributrice di cultura e non di "pezzi di carta", per gli accessi universitari e per i concorsi si possono usare test, del resto già abbondantemente in uso, rispettivamente di accesso e selettivi.

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Rispetto all'alto numero di imposte automobilistiche, si potrebbero eliminare tutti gli oneri (tassa possesso, patente, assicurazione, pedaggio autostradale, ecc.) ed i controlli sostituendoli con un'unica tassa aggiuntiva sul carburante debitamente calcolata, così come sarà l'utilizzo così automaticamente (senza bisogno di alcun controllo) sarà l'onere, che risulterebbe molto equo.

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Per combattere ogni tipo di evasione fiscale, si possono utilizzare i mezzi tecnologici per controllare, tramite i codici fiscali o le partite IVA, ogni acquisto e chiedere una motivazione per la provenienza di ogni somma utilizzata per la compera, il tutto su una sorta di "cartella fiscale" che deve accompagnare, per tutta la vita, ogni cittadino.
o, ancora,
Ideare una sorta di feudalità fiscale, cioè istituire onorificenze per chi più paga.
La Repubblica Italiana già elargisce, non sempre limpidamente, ben sei livelli di onorificenze: 1° cavalier di gran croce decorato gran cordone; 2° cavaliere di gran croce; 3° grande ufficiale; 4° commendatore; 5° ufficiale; 6° cavaliere. Dal 1980 al 2010 sono stati conferiti circa 230.000 titoli. Negli ultimi tempi sono comparse onorificenze anche regionali.
La corsa al titolo, che sicuramente si registrerà , potrebbe indurre a vantarsi di pagare le tasse, anzi a pagarne quanto più possibile per conquistare l'ambito titolo. Bellissima gara!


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