Eduardo Ambrosio


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KIERKEGAARD

FILOSOFIA > OTTOCENTO

KIERKEGAARD Soren (1813 - 1855)


Insieme:
- al realismo di Herbart (i reali incidono sulla coscienza come palline scagliate su una pelle di tamburo le diversificate sollecitazioni producono la conoscenza);
- al pessimismo (la volontà che ci sfugge tutto governa a mo' di natura matrigna) di Schopenhauer;
- al materialismo storico (l'uomo deve essere esaminato per i suoi bisogni) di Marx;
- e al sentimentalismo religioso di Schleiermacher;
come reazioni all'idealismo postkantiano da Fichte a Hegel, troviamo il:
PREESISTENZIALISMO DI SOREN KIERKEGAARD.

Secondo quest'ultima concezione anima e corpo si fondono in un terzo elemento che è lo spirito, ma non si tratta di una unione pacifica.
Lo spirito disturba e favorisce insieme il rapporto fra anima e corpo.
Il rapporto dell'uomo con questa potenza ambigua, il tormentato rapporto dello spirito con se stesso e con la sua condizione generano
l'ANGOSCIA.

Il divieto di Dio ad Abramo rivela nell'uomo la possibilità angosciante della libertà (Dio vuole uomini liberi di amarlo).

La possibilità è il potere che non trapassa in realtà se non attraverso la mediazione dell'angoscia.
Soltanto l'angoscia forma efficacemente in quanto distrugge tutte le finitezze e tutte le illusioni.

L'uomo sarebbe abbandonato alla disperazione senza la fede, unica via di scampo e che lo salva appunto dalla stessa. La vita per K. ha un senso soltanto in rapporto a Dio: "essere cristiano è l'inquietudine più alta dello spirito, è impazienza dell'eternità, un continuo timore e tremore"


In "
Aut- Aut (O - O)" K. sostiene la necessità di compiere scelte che siano assolute e di rifiutare il relativo;
in "Il Concetto dell'angoscia" spiega che alla fede si può giungere soltanto attraverso crisi profonde;
nel "Diario" è esposto nella forma psicoanalitica il suo travaglio interiore;
nell'ESERCIZIO DEL CRISTIANESIMO, infine, attraverso la pratica religiosa, K. sostiene la "soggettività" che resta il concetto fondamentale della sua filosofia, la categoria centrale dell'esistenza che il Nostro vuole ribadire in antitesi al pensiero del suo tempo, che rischiava di annullarla in una oggettività totalizzante, in cui non c'era più spazio per il dramma della libertà umana.


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