Eduardo Ambrosio


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INDUISMO

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Induismo

L'induismo è la religione dell'India. Il termine deriva da indù, nome col quale i conquistatori musulmani chiamarono quegli indiani che non professavano la religione islamica, la religione cristiana o altra fede facilmente definibile da un punto di vista dogmatico. Infatti l'induismo non è una religione dalla fisionomia immutabile, ma una stratificazione di varie religioni. Esso comprende riti e miti antichissimi dei popoli originari dell'India, la religione degli invasori Arii, la religione vedica, il rituale brahmanico, la mistica delle Upanishad (Dottrine segrete) e i precetti buddistici della salvezza. Tutto è riunito e mescolato nell'induismo in una multicolore varietà in cui trovano posto lo spirituale e il materiale, la filosofia e l'esperienza della fede, la sapienza dei sacerdoti e la fede dei laici, l'astrazione spirituale ed il più basso feticismo, la dottrina esoterica e la volgare religione delle masse. Nella sua qualità di grande complesso di opposti l'induismo, non rappresenta un'organizzazione religiosa unitaria, ma piuttosto una molteplicità di caste, di sette, di ordini e di personalità singole. Come altre religioni consimili, l'induismo annovera un gran numero di esseri soprannaturali. La schiera si apre nel campo delle forze della natura. Così sono ritenute sacre per le loro virtù vivificatrici, purificatrici o curative la Madre Terra, certe montagne (Himalaya), alcuni fiumi (Gange), le pietre preziose (rubino, smeraldo, topazio, zaffiro) e il fuoco. Sono pure ritenuti sacri e venerati alcuni alberi (fico, banano, betel) e certi animali (vacca, cavallo, elefante, serpente, aquila, tartaruga e lucertola). Tra gl'idoli creati dall'uomo godono di grande venerazione la raffigurazione del fallo (linga) e della vulva (yoni). Diverse cerimonie magiche servono ad acquisire forze risanatrici e ad allontanare le potenze dannose. L'azione magica si svolge parallelamente alla formula magica (mandra) che, quando è recitata in maniera giusta e con la necessaria con-centrazione spirituale, crea automaticamente il suo effetto benedicente. Il mandra viene anche scritto e portato addosso come amuleto.
Al di sopra di queste forme di culto naturalistico e di pratiche magiche, l'induismo conta un folto gruppo di esseri celesti.

Al vertice del pantheon stanno le tre grandi divinità Brahma, Visnù e Siva. Queste sono riunite spesso in una triade (Trimurti) Brahma simboleggia la creazione, Visnù la conservazione e Siva la distruzione del mondo. Tali divinità si differenziano però nel valore che viene loro attribuito. Brahma non è, come spesso si crede, il dio supremo, ma soltanto l'artefice che forma il mondo. Visnù e siva sono invece le due maggiori divinità degli indù. Visnù (colui che penetra) è rappresentato mentre regge con le sue quattro braccia il disco, il loto, la conchiglia e la clava, e cavalca la sua aquila Garuda. Spesso la moglie Laksmi, dea della bellezza e della felicità, gli è accanto e gli massaggia i piedi. Siva (il Clemente) è raffigurato con una o cinque teste, come un asceta cosparso di cenere bianca e con una collana fatta di teschi umani. Egli è da una parte un dio raccapricciante, che con la sua danza introduce la fine del mondo, dall'altra il grande dio della procreazione, onorato sotto il simbolo del fallo. Anche la moglie di Siva, la dea Kalì (la Nera) ha aspetti crudeli e buoni. Da una parte è temuta come la terribile nemica dei demoni; dall'altra è esaltata come la buona madre che dà nutrimento ai viventi. Oltre a queste principali divinità, altri dei dell'antica religione vedica sono venerati tra gli indù: Surya, il Sole; Soma, la Luna; Vayo, il vento; Varuna, l'acqua; Indra, la tempesta; Agni, il fuoco; Yama, il custode del regno dei morti; Ganesa, il soccorritore; Cama, il dio dell'amore; Scanda, il dio della guerra.
L'etica, la dottrina della salvezza e la rappresentazione della vita dopo la morte trovano il loro fondamento in antichissimi testi sacri. Al vertice della letteratura religiosa indù sono i Veda (Sapienza), redatti in sanscrito. Non si tratta di un libro sacro come la Bibbia o il Corano, ma di un poderoso corpus di opere, formatosi in tempi diversi. Si dividono in quattro samhita (raccolte): RigVeda (Veda degli inni), Sama-Veda (Veda dei canti), Yajur-Veda (Veda delle formule sacre) e Atharva-Veda (Veda delle formule magiche). A queste quattro opere principali, le cui parti più antiche risalgono ai 1500 a.C. ca., vanno aggiunti numerosi Brahmana (testi sacrificali) e infine i trattati filosofici delle Upanishad (800 a.C.). Opere di più recente formazione, che si affiancano alla tradizione sacra, sono i due grandi poemi Mahabharata e Ramayana, nei quali vengono insegnate le vie della salvezza.
Il fine cui tende l'induismo è la liberazione da nuove reincarnazioni. Infatti, nella rappresentazione della vita dopo la morte, è previsto che quando un uomo muore la sua anima passa ad una nuova esistenza (metempsicosi). La trasmigrazione di anima in anima sulla terra può essere interrotta, per azioni particolarmente cattive, da una permanenza agli inferi che può durare interi millenni. D'altra parte il giusto, in ricompensa dei suoi meriti, può ottenere un soggiorno più o meno lungo in un mondo celeste. La condizione di coloro che si sono liberati dai vincoli della reincarnazione è la totale scomparsa di ogni elemento individuale e il trapasso nello Spirito universale.

Il culto induistico si estrinseca nel compimento di determinati precetti (digiuni, penitenze, voti, concentrazione meditativa) e nella celebrazione di svariate cerimonie officiate dai ministri del tempio (sacerdoti brahmani). I riti si svolgono davanti a statue o a simboli degli dei e consistono in canti di inni, lavacri, unzioni e ornamenti di idoli, fumigazioni ed offerte di cibi vegetali e di fiori. Grande rilievo nella pratica religiosa degli indù hanno i pellegrinaggi a Benares, Matbura e Allahbad, dove, in templi posti in riva ai fiumi sacri, si fanno immersioni per liberarsi dei peccati.


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