Eduardo Ambrosio


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Scheda GATTOPARDO

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DIDATTICA DELLA STORIA

" IL G A T T O P A R D O "
(versione restaurata)

di LUCHINO VISCONTI (regia) musiche di NINO ROTA durata 181'
con
BURT LANCASTER, ALAIN DELON e CLAUDIA CARDINALE
PREODOTTO da
GOFFREDO LOMBARDI - marzo 1963
(tratto dall'omonimo romanzo di
Giuseppe Tomasi di Lampedusa)


Il film, ideato in seguito allo scalpore suscitato dal romanzo del 1958, rappresenta molto da vicino, vista l'affinità tra regista e scrittore, l'eredità aristocratica, il sentimento di dissoluzione e fine del suo ceto, l'ambientazione siciliana, gli interessi meridionalisti, la denuncia del trasformismo politico, il Risorgimento tradito, ancora la proustiana ricerca del tempo perduto e presenta il protagonista come l'ultimo campione romantico della decadenza imminente.

Come il libro, il film susciterà interesse soprattutto dal punto di vista storico e sociale con il trapasso dei poteri dall'aristocrazia feudale alla rampante borghesia liberale, dall'esercito borbonico a quello sabaudo, la congiura degli antichi privilegi e dei nuovi profittatori per spogliare l'impresa garibaldina della sua forza rivoluzionaria. L'ideologia del nobile milanese è più avanzata di quella del nobile siciliano, ma anche l'ideologia combina i suoi guai.
L'ultima illusione dell'aristocrazia di arrestare col compromesso il cammino della storia s'infrange nell'impatto con la realtà. Una borghesia vorace e volgare, tutta tesa ad assicurarsi il monopolio delle ricchezze e del potere, seppellisce ogni impulso liberale. La formula del plebiscito popolare è vanificata dall'insorgere di un altro autoritarismo. Il rosso delle camicie dei volontari si stinge nel pallido riflesso puramente commemorativo delle divise regolari dei nuovi servitori di una nuova Maestà. E la povera gente, che per un attimo ha sperato in cambiamento radicale, rimane sempre più sullo sfondo, ingannata, ignorata, marginalizzata.

Il fatalismo rinunciatario che sovrasta, però, non ignora tali passaggi, Marx ("
quell'ebreuccio tedesco") è molto considerato con il calcolo di economia politica che sfocia nell'alleanza di due classi abissalmente distanti (e che fa sopportare al principe perfino il frac indossato dal sindaco don Calogero, per lui ancora più traumatico dello sbarco garibaldino).

Il matrimonio tra il blasonato ma squattrinato Tancredi e la bella e avida ereditiera Angelica codifica l'avvento della borghesia mercantile, mentre segna la fine del feudo e insieme della signorilità raffinata e solitaria del suo estremo rappresentante.
Dal film riemerge la Sicilia sonnolenta e voluttuosa, con la sua luminosità implacabile e i suoi paesaggi aspri da western, con gli interni opulenti dei suoi vetusti palazzi di città e di villeggiatura, con la polvere del viaggio di trasferimento da Palermo a Donnafugata che, addensatasi sui nobili, nell'oscurità della chiesa li fa assomigliare a una teoria di mummie, o di spettri.

Già il rituale del rosario viene interrotto dalla notizia dello sbarco dei Mille, l'immobilità statuaria della famiglia è una delle chiavi stilistiche del Film. Per contrasto risulta fortemente idealizzata la figura del capofamiglia: il principe, imperioso e lucido, non torreggiante e tenero ma vibrante di dolorosi rimpianti, compatito nei suoi irriducibili egoismi. E tuttavia troppo preveggente per cui in lui si avvertono sin da principio le linee di sviluppo dei mutamenti in atto: mutamenti che hanno lo scopo confessato di far mutare il meno possibile il sistema dei privilegi. Anzi quasi nulla se non, necessariamente, nelle forme. Che è poi la celebrata
MORALE GATTOPARDESCA.

Il colloquio tra il Gattopardo e il Chevaley, modesto gentiluomo di provincia, il leale funzionario inviato dal governo piemontese ad offrire il seggio senatoriale al principe, testimonia egregiamente lo scontro, o meglio il confronto tra due mondi, quello dell'orgoglio aristocratico e quello dell'operosità borghese, entrambi manifestati in piena buonafede, e oltrepassa il dissidio delle forme per calarsi nei recessi del cuore.
Il vero congedo del film sul piano storico e psicologico è il lunghissimo ballo che segue, dove l'affresco fastoso, con sottigliezza e malignità, si dilata in una contemplazione mondana unita ad un cantico mortuario (
GLI ORINALI RIPIENI).



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