Eduardo Ambrosio


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POPPER

FILOSOFIA > NOVECENTO

KARL POPPER (nato nel 1902- 1994)

Esponente di rilievo del "Circolo di Vienna" e del neopositivismo, POPPER, pur restando nella linea dell'empirismo logico, definì poi in campo epistemologico (o nel rapporto tra scienza e filosofia) una nuova concezione della scienza e il criterio di demarcazione tra teorie scientifiche e non scientifiche (o empiriche e non empiriche).
Quanto alla concezione della scienza egli rifiuta di seguire la teoria induttiva di Bacone, dove la scienza è solo una estrapolazione più o meno grande di esperienze; il primum (logico e genetico) nella costruzione della scienza sono i problemi e con essi le ipotesi, le congetture, e non l'osservazione: noi osserviamo sempre da un punto di vista, sempre sotto lo stimolo di un problema.

POPPER rivendica il valore e la possibilità di proposizioni universali. Se i problemi filosofici non hanno senso in un determinato linguaggio, scelto in base a particolari condizioni, non si può escludere che non ne abbiano in un altro linguaggio, non legato ad un particolare tipo di esperienza.
Tutte le nostre conoscenze, afferma POPPER insieme a GADAMER ed altri epistemologi contemporanei, sono risposte a precedenti interrogativi. Noi acquisiamo le conoscenze che si prestano a risolvere i nostri interrogativi, i nostri problemi; pertanto le teorie scientifiche non sono cumuli di osservazioni, ma sistemi di azzardate e temerarie congetture. La scienza è innanzitutto invenzione di ipotesi; l'esperienza (osservazione o esperimento) - il cui ambito sarà limitato dall'ipotesi - svolge il ruolo di controllo delle teorie.

Popper, quale teorico del carattere sempre rivedibile della conoscenza scentifica e dell'apertura al nuovo per qualsiasi società libera, una volta ha dichiarato, ricordando Giordano Bruno, che
la filosofia è in fondo cosmologia.

L'essenza del metodo scientifico, basato sul concetto che tutta la conoscenza scientifica è ipotetica o congetturale, consiste nell'imparare sistematicamente dai nostri errori: in primo luogo osando commetterli, cioè proponendo arditamente teorie nuove; in secondo luogo andando alla ricerca, mediante la discussione critica sui controlli sperimentali e l'esame critica delle nostre idee, degli errori che abbiamo commesso.
Gli esperimenti sono sempre guidati dalla teoria, da mezze idee teoretiche, spesso ignote allo sperimentatore, da ipotesi sulle fonti possibili di certi errori sperimentali, da speranze e congetture intorno a quello che sarà un esperimento fruttuoso. L'obiettività scientifica è garantita soltanto dall'approccio critico, che impone una certa autodisciplina, del resto non è l'obiettività che garantisce l'oggettività ma la scienza stessa, o la pronta critica reciproca fra scienziati, l'unica in grado di determinare la validità delle conoscenze scientifiche.
La parte fondamentale che nella scienza hanno le teorie, o ipotesi , o congetture fa sì che sia importante distinguere tra teorie controllabili e teorie non controllabili o non falsificabili: sono controllabili quelle di cui si possono definire i limiti.
Il criterio di falsificabilità, alternativa al criterio neopositivistico scientificamente indimostrabile della verifica sperimentale, permette di demarcare le conoscenze empiriche e conoscenze non empiriche: una teoria può considerarsi scientifica soltanto se può essere falsificabile, ossia può essere smentita o contraddetta in linea di principio, e non essere ancora stata trovata falsa di fatto.
Non la verificabilità, quindi, è il criterio di demarcazione tra teorie scientifiche empiriche e teorie che non lo sono (ad es. le metafisiche, le teologie della storia, alcune teorie psicoanalitiche, ecc.), ma la loro falsificabilità. In effetti, una legge scientifica non potrà mai essere completamente verificata, mentre invece può essere totalmente falsificata.
Questo criterio di demarcazione tra teorie non-empiriche e teorie che hanno carattere empirico, "l'ho chiamato, precisa Popper, anche criterio di falsificabilità, o criterio di confutabilità, o criterio di controllabilità (controllare significa cogliere in fallo). Esso non implica che le teorie inconfutabili sono false, e non implica neppure che sono prive di significato. Ma implica che, finché, non possiamo dare una descrizione dell'aspetto che ha una possibile confutazione della teoria, allora quella teoria è al di fuori della scienza empirica". La teoria che non può essere colta in fallo non è controllabile.
Il limite del principio di falsificabilità, che distingue solo tra teorie false e falsificabili, è la sua incapacità a demarcare teorie scientifiche e non scientifiche (metafisiche, etiche, religiose, ecc.).


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