Eduardo Ambrosio


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L' UNIONE

UNIONE EUROPEA

L'UNIONE EUROPEA

SOMMARIO:
CENNI STORICI - VERSO L'UNIONE: 1979 1° PARLAMENNTO EUROPEO ELETTO, 1984 PROGETTO UE, 1985 ATTO UNICO DI LUSSEMBURGO, 1992 MAASTRICT - LA CULTURA (linguistica, patria, bandiera) - LA POLITICA: OBIETTIVI E COSTITUZIONE. Appelli all'unione .Manifesto di Ventotene

Cenni storici

Circa 2000 anni fa, gran parte dell'Europa faceva parte dell'immenso impero Romano, risultato dalle innumerevoli lotte cui i figli della lupa si sono sottoposti. L'impero romano fu il più potente fattore d'unificazione della regione europea, tra la linea Reno-Danubio e il Mediterraneo, comprendente inoltre la Francia, l'Inghilterra e la Spagna.

Europa, una appendice geografica della massa asiatica protesa verso l'Atlantico e il Mediterraneo. Un corpo centrale compatto, dalla Polonia alla Francia, lancia al Nord la penisola scandinava (un'Itala malriuscita) e un'esile punta danese; al Sud una Spagna tozza e una Grecia che va in frantumi. Al Nordovest si è distaccata la forma piumata dell'Inghilterra, e al centro del Mediterraneo quella di un'Italia chiomata, che si distende restringendosi alla vita e articolandosi alle estremità. A quella figura elegante non si addice l'immagine sgraziata dello Stivale, ma piuttosto quella di una signora, leggiadramente fluttuante nel mare. Una penisola lunga, un po' troppo lunga, dissero gli Arabi, che la tormentarono per tanto tempo senza riuscire a possederla tutta intera, come del resto tante altre nazioni dominatrici, tranne Roma, che però la immerse in un grande impero.

I
l 28 ottobre 312 d.C può essere la data per il passaggio dalla antichità all'epoca cristiana, quando i soldati di Costantino con il crisma (un segno formato dalle prime due lettere greche del nome di Cristo una X = chi e una P = rho, sovrapposte e intrecciate - sintesi della croce del sogno di Costantino: in hoc signo vinces) inciso sugli scudi sconfiggono, a Ponte Milvio, l'usurpatore Massenzio (si era impadronito dell'Italia, una delle quattro parti - Italia, Gallia, Britannia e Spagna - in cui era diviso l'impero) e, due giorni dopo, entrano trionfalmente a Roma, percorrendo Via Lata (attuale via del Corso).
Questo è uno degli avvenimenti decisivi della storia non solo occidentale, ma mondiale: il territorio dell'attuale Europa diventa cristiano.
<<Senza Costantino - dice Paul Veyne - il cristianesimo sarebbe rimasto una setta di avanguardia>>. Il successo del cristianesimo non si verificò perché era la sola religione capace di dare una prospettiva alle inquietudini dell'epoca, di soddisfare esigenze personali e sociali che solo in essa potevano trovare risposta, ma per la politica rivoluzionaria di Costantino, destinata ad avere un peso gigantesco nei secoli a venire.
La conversione di Costantino fu sincera e non un mero calcolo politico come vogliono alcune tesi ottocentesche, egli, avendo compreso l'incredibile potenziale - l'amore che legava tra loro i fedeli e ciascun fedele personalmente a Dio - del cristianesimo, per evitare rivalità, si pose come interlocutore dei vescovi, sul loro stesso livello, presentandosi come il braccio esecutivo delle loro decisioni, non mise l'altare al servizio del trono ma il contrario: ritenne che gli affari e i progressi della Chiesa fossero una missione essenziale dello Stato sancendo così l'ingresso del sacro in politica e nel potere, che la "mentalità primitiva" si limitava ad avvolgere con un'infinità di superstizioni. Fu questo il capolavoro della religione cristiana, il secondo fu la Chiesa, che Costantino favorì in ogni modo, senza peraltro mai vietare o perseguitare il paganesimo (pur considerando i pagani solo "stupidi" e gli ebrei una "setta nefasta") anzi favorendone una serena convivenza che durò almeno fino Teodosio, quando furono vietati i culti pagani e il cristianesimo fu proclamato religione ufficiale dell'Impero>>.
Nell'attuale dibattito su La Costituzione Europea, sorge la domanda se: l'Europa ha radici cristiane? L'Europa - scrive Paul Veyne - è democratica, laica, sostenitrice della libertà religiosa, dei diritti dell'uomo, della libertà di pensiero, della libertà sessuale, del femminismo e del socialismo o della riduzione delle disuguaglianze. Tutte cose estranee e talvolta in contrasto con il cattolicesimo di ieri e di oggi.

Il quadro mutò sostanzialmente ai tempi di Marco Aurelio, quando si verificò la prima grande invasione di popolazioni germaniche; nei secoli V e VI quelle ondate migratorie portarono dentro i confini dell'impero popoli provenienti dall'Est. L'insediamento di popolazioni germaniche e slave disgregò l'impero romano d'Occidente.
L'imponente movimento di Unni, Ostrogoti, Visigoti, Alani, Vandali, Svevi, Franchi e Germani non distrusse il tessuto intimo della civiltà romana ma lo modificò profondamente.

Alla fine dell'VIII secolo il quadro parve stabilizzarsi con il consolidamento di differenti domini: il regno dei Longobardi nell'Italia settentrionale; l'impero bizantino nel sud dell'Italia e nei Balcani; e soprattutto il regno dei Franchi ad Occidente. L'assimilazione dell'elemento germanico con quello romano fu favorita dall'affermazione del regno dei Franchi, la più solida forma politica dell'Alto Medioevo, che Carlo Magno (primo europeista) portò alla massima estensione. Fondamentale fu il ruolo della Chiesa che appoggiò Carlo Magno a riunificare l'Impero nel nome di Cristo. Carlo, infatti, fu incoronato nella notte di Natale dell'anno 800, Sacro Romano Imperatore, ricevendo la corona direttamente da Papa Leone III.
L'
unità del grande impero carolingio fu, però, ben presto minata dalle spinte centrifughe delle aristocrazie, dalle quali derivò un numero crescente di signorie regionali.
Dopo Carlo Magno non vi sarà un uomo così ambizioso da cercare di unire l'Europa culla, soprattutto a quei tempi, di popoli così diversi tra loro.

L'età moderna registra processi di indipendenza e unificazioni statali (Grecia, Belgio, Italia, Germania) che creano un'Europa distinta in due settori: gli stati nazionali, retti perlopiù da monarchie liberali, e i tre grandi imperi, tedesco, austroungarico e russo, aggregazioni multina-zionali e plurietniche, tendenzialmente esposte a forme autoritarie di potere.

A partire dal secolo XVIII, la crescita demografica e lo sviluppo economico indotto dall'industrializzazione modificarono la fisionomia sociale e materiale dell'Europa: nascevano le città industriali, si formavano ceti medi e proletariato, si elaboravano moderne ideologie e forme di partecipazione nuove che esprimevano la transizione dalle società elitarie alle società di massa.

Alla fine dell'Ottocento si esasperò il nazionalismo e lo sviluppo industriale scatenò mire imperialistiche. Questi fattori furono fra le cause dello scoppio, nel 1914, della prima guerra mondiale, un conflitto di dimensioni continentali. La guerra mondiale divenne crogiolo di tensioni sociali che si arroventarono nell'immediato dopoguerra, rinfocolate dalla crisi economica che produsse disoccupazione e inflazione. Esasperazione dei ceti medi, sottoposti a perdita di reddito e di prestigio, spirito di rivalsa dei ceti abbienti nei confronti del movimento operaio furono altrettanti elementi che infuocarono il clima europeo e predisposero gli animi alle soluzioni auto-ritarie e illiberali: il fascismo prima e il nazismo poi furono la risposta totalitaria e di massa ai conflitti del primo dopoguerra.
La seconda guerra mondiale fu innanzi tutto lo scontro tra democrazie e dittature, di dimensione internazionale.

Il secondo dopoguerra apre la strada al ripristino della democrazia e alla ricerca di integrazioni politiche ed economiche che scongiurassero futuri conflitti tra gli stati. L'Europa, come un mercato unico in un'area di grande civiltà, con diffusi livelli di benessere, con ampie garanzie di libertà personali e con standard tecnologici d'avanguardia, è l'obiettivo finale del processo di unificazione attualmente in corso.


Verso l'Unione

Al termine della seconda guerra mondiale, quando l'economia europea viveva una situazione drammatica, sia per la
fine dell'eurocentrismo, sia per il nuovo ruolo di provincia americana, in alcuni ambienti europei si diffuse la speranza che la ricostruzione dell'Europa occidentale potesse sfociare in un accordo per la creazione di uno stato europeo unificato: il progetto s'indebolì però con l'inizio della Guerra Fredda.

Il
16 aprile 1948, comunque, in seguito ai trattati di aiuto reciproco e militare, viene istituita OECE (Organizzazione Europea di Cooperazione Economica), formata da tutti i paesi dell'Europa occidentale (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Turchia), con il delicato compito di distribuire equamente i soldi americani del Piano Marshall.

Il
5 maggio 1949 viene creato a Londra il CONSIGLIO D'EUROPA, con lo scopo di indicare un vero cammino di pace ai popoli europei; il suo ruolo principale è quello di difendere i diritti dei cittadini ed il rispetto della persona e dei bambini. La sua sede a Strasburgo ed è composto da 39 paesi con la richiesta di adesione di altri 6: Albania, Andorra, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussem-burgo, Macedonia, Malta, Moldavia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina e Ungheria.
I 15 paesi dell'Europa orientale sono entrati a partire dal novembre 1990. I 6 paesi in procinto di entrare sono:
Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Croazia, Georgia.

Due statisti francesi,
Jean Monnet e Robert Schuman, erano tuttavia convinti che Francia e Germania avrebbero potuto superare il loro atavico antagonismo e dunque cooperare, di fronte alla prospettiva di ricevere incentivi economici: nel maggio del 1950 Schuman propose allora la creazione di un'autorità comune per regolamentare l'industria del carbone e dell'acciaio; la proposta fu accolta da Germania, Belgio, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi che, insieme alla Francia, firmarono il trattato di Parigi nel 1951, dando vita alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), operativa a partire dall'agosto 1952.
Il governo britannico, invece, contrario alla natura sovranazionale della CECA, decise di non partecipare all'iniziativa. Nel giugno 1955 i ministri degli Esteri dei sei paesi fondatori della CECA decisero di
esaminare la possibilità di ampliare le basi della cooperazione economica: ebbe così inizio il processo che portò alla conclusione dei due TRATTATI di Roma del marzo 1957, istitutivi della Comunità economica europea (CEE) e della Comunità europea per l'energia atomica (EURATOM).
Quest'ultima si rivelò però di minor importanza, poiché i singoli governi continuarono a esercitare un pieno controllo sui propri programmi nucleari.

Dal
punto di vista economico, la trattato CEE prevedeva l'eliminazione entro dodici anni delle barriere doganali tra stati membri, lo sviluppo di un sistema comune di dazi doganali per le importazioni provenienti dal resto del mondo e la creazione di una Politica Agricola Comune (PAC) e nel 1960 del Fondo Sociale Europeo (FSE) .
Dal punto di vista politico, il trattato rafforzava sia il ruolo dei governi nazionali sia la natura sovranazionale della CEE rispetto alla CECA. In risposta alla CEE, nel 1960 la Gran Bretagna e altri sei paesi europei non membri, costituirono l'EFTA; nel 1961, in seguito all'evidente successo economico della CEE, ebbero tuttavia inizio i negoziati per l'ammissione della Gran Bretagna.
Il presidente della repubblica francese
Charles de Gaulle, preoccupato dagli stretti legami tra Gran Bretagna e Stati Uniti, nel gennaio 1963 si oppose alla richiesta di ammissione inglese, cambiando parere solo nel 1967.

La nascita della Comunità europea risale al luglio del 1967, quando le tre comunità (CEE, CECA ed EURATOM) confluirono in un'unica organizzazione denominata Comunità europea.

Nessun ampliamento della Comunità o qualsiasi altro progetto innovativo fu tuttavia possibile prima delle dimissioni, nel maggio 1969, del presidente De Gaulle, al quale succedette
Georges Pompidou, favorevole invece ad appoggiare nuove iniziative in ambito comunitario.
Su proposta del nuovo presidente francese,
nel dicembre 1969 fu allora convocata all'Aia una riunione dei capi di stato dei paesi membri per preparare il terreno a un accordo sul sistema di finanziamento permanente della Comunità europea, per lo sviluppo di una struttura di cooperazione in materia di politica estera e per l'apertura dei negoziati sull'ammissione di Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca e Norvegia.
Gli accordi di adesione dei quattro paesi richiedenti furono firmati nel gennaio del 1972, dopo quasi due anni di negoziati e, a partire dal 1° gennaio 1973, Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda entrarono a far parte della Comunità europea; la Norvegia ritirò invece la richiesta, in quanto un referendum popolare interno l'aveva bocciata. La Grecia entrò a far parte della CEE nel 1981, mentre nel 1986 fu la volta di Spagna e Portogallo.

Negli anni Settanta e Ottanta vi furono anche altri importanti sviluppi:
- l
'intensificazione degli aiuti comunitari ai paesi meno sviluppati, in particolare alle ex colonie un tempo controllate dagli stati membri;
- la
costituzione del sistema monetario europeo, volto a garantire una certa stabilità nei rapporti di cambio tra le monete dei paesi membri;
- la graduale realizzazione del
mercato unico europeo attraverso la riduzione delle barriere doganali.

Nel marzo 1979 la costituzione del Sistema monetario europeo (SME) rappresentò il primo passo verso la realizzazione dell'unione economica e monetaria, inizialmente prevista per il 1980. In realtà questa previsione si rivelò ben presto ottimistica: la situazione era piuttosto complessa innanzi tutto a causa dell'andamento fluttuante di ciascuna moneta europea nei confronti delle altre; la svalutazione di alcune monete finì poi col rappresentare un ostacolo alla crescita economica e col determinare un livello di inflazione piuttosto elevato.
Obiettivo dello SME era s
tabilizzare i tassi di cambio e porre un freno all'inflazione, limitando il margine di fluttuazione di ciascuna moneta a un piccolo scostamento rispetto a un valore di riferimento, chia-mato parità centrale: qualora questo margine, pari a +/- 2,25% (il "serpentone monetario"), non fosse stato rispettato, le banche centrali dei rispettivi paesi erano obbligate a intervenire liquidando la valuta più forte e acquistando quella più debole.
I governi dei paesi membri s'impegnarono inoltre a realizzare interventi adeguati di politica economica per evitare continui spostamenti della propria moneta dalla parità centrale.

Con lo SME si
propose anche d'introdurre una moneta unica europea, l'ECU, il cui valore fosse definito in base a un paniere di monete ponderato rispetto all'importanza economica di ciascun paese membro. Questo sistema monetario contribuì sia alla riduzione dei tassi d'inflazione sia all'attenuazione della congiuntura economica degli anni Ottanta, caratterizzata da ampie fluttuazioni valutarie.
Il sistema dei tassi di cambio, meccanismo principale dello SME,
collassò però nel settembre del 1992 in seguito a forti speculazioni attuate sul mercato dei cambi e provocate dagli elevati tassi d'interesse stabiliti dalla banca centrale tedesca dopo la riunificazione delle due Germanie.
Italia e Gran Bretagna furono allora costrette a uscire dallo SME (l'Italia vi era rientrata nel 1996).

La graduale realizzazione di un
mercato unico europeo può essere considerata una delle evoluzioni più significative avvenute in ambito comunitario nel corso degli anni Ottanta; le iniziative a favore del mercato comune furono guidate da Jacques Delors, ex ministro delle Finanze francese e presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995. Su proposta della Commissione, il Consiglio dei ministri approvò quindi un piano per rimuovere entro sette anni quasi tutte le restanti barriere doganali tra i paesi membri; il tentativo di raggiungere l'obiettivo del mercato unico entro il 31 dicembre 1993 determinò quindi un'accelerazione del processo di riforma della Comunità europea, rafforzò la cooperazione e l'integrazione in Europa e, alla fine, portò alla costituzione dell'Unione Europea (UE).

La Politica agricola comunitaria (PAC), valutabile negli anni Ottanta intorno ai due terzi della spesa comunitaria annuale, rappresentò tuttavia uno degli ostacoli principali alla piena realizzazione dell'integrazione economica europea. In base alla PAC, la Comunità europea si impegnava, infatti, ad acquistare alcuni beni agricoli prodotti in eccedenza, sovvenzionando così l'attività agricola di alcuni paesi a spese di altri. Durante una riunione al vertice nel 1988, i capi di stato dei paesi membri concordarono allora sulla necessità di limitare questi sussidi, tanto che, per la prima volta a partire dagli anni Sessanta, le sovvenzioni all'agricoltura previste dal bilancio comunitario del 1989 ammontarono a meno del 60% della spesa complessiva comunitaria.

Il termine previsto per l'entrata in vigore del mercato unico evidenziò l'esigenza di conferire alla Comunità europea poteri decisionali più ampi, indispensabili per affrontare e risolvere tutte le questioni riguardanti l'eliminazione delle barriere doganali; fino a quel momento, infatti, le decisioni del Consiglio dei ministri dovevano essere approvate all'unanimità dai suoi membri, ciascuno dei quali poteva dunque rallentare il processo decisionale esercitando il proprio diritto di veto.

Con l
'Atto unico europeo, entrato in vigore dal 1° luglio 1987, furono dunque definite alcune importanti modifiche nella struttura della comunità, tra cui l'introduzione di un sistema di votazione a maggioranza in grado di contribuire all'accelerazione del processo di realizzazione del mercato unico, e furono apportati anche considerevoli cambiamenti: il Consiglio europeo entrò formalmente a far parte delle istituzioni comunitarie, i poteri decisionali del Parlamento europeo furono ampliati e fu istituito un Tribunale di primo grado, destinato a occuparsi dei ricorsi contro la normativa comunitaria presentati da individui, organizzazioni o società. Gli stati membri concordarono inoltre l'adozione di politiche comuni in diversi settori, dalla politica fiscale a quella occupazionale, dall'assistenza sanitaria alla tutela ambientale e decisero di allineare il più possibile la propria politica economica e monetaria a quella dei paesi confinanti.
La proposta, avanzata da alcuni sostenitori dell'Unione economica e monetaria, di limitare le restrizioni ai trasferimenti di denaro per agevolare il libero flusso di capitali fu accolta dalla Commissione europea, che elaborò un programma d'intervento. La Commissione si occupò contemporaneamente della stesura di una
carta dei diritti umani, la Convenzione europea per i diritti umani. In entrambe le occasioni la Gran Bretagna si oppose al progetto comunitario, temendo che un ampliamento dei poteri della Comunità europea potesse rappresentare una minaccia alla propria sovranità; soltanto in seguito, di fronte ai rapidi cambiamenti politici ed economici verificatisi in tutta Europa, il progetto per la realizzazione dell'unione monetaria ottenne l'approvazione del governo inglese.

Alla fine degli anni Ottanta, di fronte al fallimento dei regimi comunisti, molti paesi dell'Europa orientale si sono rivolti alla CEE per ottenere assistenza politica ed economica. La Comunità europea ha accettato di fornire aiuti militari e di concludere accordi con molti di questi paesi, ma ne ha escluso l'ammissione in qualità di membri; l'unica eccezione ha riguardato la Germania orientale, automaticamente incorporata nella comunità con il compimento della riunificazione tedesca.
Durante una riunione al vertice nel 1990, Francia e Germania proposero allora la costituzione di una conferenza intergovernativa per rafforzare l'unità europea sulla scia dei rapidi mutamenti politici, conferenza che iniziò a elaborare una serie di accordi, poi confluiti nel trattato sull'Unione Europea.

Nel 1991 i delegati dei paesi membri della Comunità europea presero parte ai negoziati sul trattato dell'Unione Europea, cercando di definire le condizioni per l'attuazione del progetto; il Consiglio dei ministri, riunitosi a Maastricht, nei Paesi Bassi, il 7 febbraio del 1992, firmò la versione finale dell'accordo istitutivo, ratificato dagli stati membri nel 1993, accordo che ha dato vita alla Unione Europea, a partire dal 1° novembre dello stesso anno.

Per quanto nel corso degli anni sia stato possibile raggiungere una maggiore coesione economica tra i paesi membri dell'Unione Europea, la creazione di un unico stato federale europeo, immaginata originariamente dai promotori della cooperazione economica in Europa, è stata abbandonata da tempo. La ragione principale di tale abbandono è forse nell'eterogeneità dei paesi che vanno via via aderendo all'Unione.
Nel
1995 Austria, Finlandia e Svezia sono infatti entrate a far parte dell'Unione Europea, mentre un altro referendum ha invece nuovamente bocciato l'ingresso della Norvegia.
Il numero degli stati membri è comunque destinato a salire entro la fine del decennio, dato che altri paesi hanno presentato la richiesta di ammissione (la Turchia nel 1987; Cipro e Malta nel 1990). La Svizzera ha invece ritirato la propria domanda per non violare la posizione neutrale che da sempre la caratterizza.
Nel
1991 la Comunità europea ha anche concluso un accordo con l'EFTA per creare un mercato unico per le merci, i servizi e i capitali; con l'entrata in vigore dello Spazio economico europeo (SEE), dal 1° gennaio 1994 sono dunque state eliminate le barriere al commercio tra Unione Europea e stati membri dell'EFTA.




Bandiera, inno Europeo, lingua.

Nel 1986 il Consiglio Europeo ha adottato la bandiera divenuta il simbolo dell'Unione Europea. Descrizione simbolica: sullo sfondo blu del cielo, una corona di dodici stelle dorate che rappresenta l'unione dei popoli Europei. Il numero delle stelle, invariabile, è simbolo di perfezione e di unità.
Descrizione araldica:
un cerchio composto da dodici stelle dorate a cinque punte, non contigue, in campo azzurro.

L'inno Europeo (inno alla gioia) - adattamento dell'ultimo movimento della Nona Sinfonia di Beethoven - è stato adottato dal Consiglio d'Europa nel 1972 e viene utilizzato dall'Unione Europea dal 1986.

La lingua Europea, fino agli anni Sessanta, era il francese.
Più tardi, data l'ampia diffusione, ci si orientò verso l
'inglese.
Non mancarono altri esperimenti come l'
Esperanto, lingua tecnica internazionale, o altre proposte come l'euro verbo, fatta per poter arrivare a una monolingua della Comunità Europea una lingua tecnica internazionale. Tale progetto si basava su un principio semplicissimo: che le sei lingue continentali provengono dal latino da cui poi risono diramate con vocaboli spesso identici o molto simili.
Ma tale progetto è stato poi definitivamente bocciato dal trattato di Maastricht, dove si decise che ogni Paese avrebbe adottato la propria lingua, perché la lingua è l'anima di un popolo e quindi non può essere sacrificata e quindi cancellata; infatti oggi notizie e trattati sono espresse in undici lingue (dal 2004, 21).



Prospettive dell'Unione Europea

Le possibilità che l'Europa con tutti i suoi Stati possa pervenire, a breve o a lungo termine, sulla scia della Comunità Europea, ad un'Unione Europea totale, sono legate alle decisioni dei singoli Stati di avanzare sul piano del federalismo e dalla loro volontà di collaborazione che non deve essere limitata a livello economico e finanziario. E' necessaria l'attuazione di una reale cooperazione non solo tra gli Stati dell'UE, ma tra questi e gli altri Stati ed Organismi Internazionali.

Si porrà, allora, la questione di aprire sempre più all'Est, non solo a Polonia e Ungheria e Cecoslovacchia che hanno già aderito e, più in là, il problema della realizzazione di una più grande Comunità Europea, una Comunità unica di tutti i Paesi dell'Europa, con la revisione del Trattato di Maastricht, cui elemento centrale diviene l'integrazione delle nuove finalità in una sola comunità con istituzioni unificate. Solo allora si potrà pensare a realizzare uno schema unico e flessibile, che tenga conto dovutamente degli elementi diversi che lo compongono.

A
livello demografico, ai 378 milioni di abitanti dei 15 membri (Paesi Bassi - 16, Germania unificata - 81, Belgio - 10.2, Francia - 59.4, Italia - 57.6, Lussemburgo - 0.5, Danimarca - 5.3, Gran Bretagna - 59.8, Irlanda - 3.6; Grecia - 11; Spagna - 41, Portogallo - 10.3, Finlandia - 5.2, Svezia - 8.9; Austria - 8.1), dal 1 maggio 2004 si sono aggiunti i 74 milioni di abitanti dei 10 nuovi membri (Cipro - 0.7, Estonia - 1.4, Lettonia - 2.4, Lituania - 0.4, Malta - 0.39, Polonia - 39, Repubblica Ceca - 10.3, Slovacchia - 5.4, Slovenia - 2 e Ungheria - 10), per un Unione Europea di oltre 450 milioni di abitanti. Inoltre, per il 2007, sono candidati ancora: Romania - 22, Bulgaria - 7.9 e Turchia - 68.

Le nazioni europee estranee all'UE sono: Svizzera - 6.4, ex Jugoslavia (Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro e Macedonia) - 24, Albania - 3.2, Norvegia - 4.3, Ucraina - 53, Russia - 150 e Bielorussia - 11.



.

Gli obiettivi dell'Unione (in gran parte realizzati o in corso di realizzazione)

L'Unione europea ha il compito di organizzare in maniera coerente e solidale i rapporti tra gli Stati membri e i loro popoli. I grandi obiettivi che persegue sono i seguenti:

"
la promozione del progresso economico e sociale (realizzazione del mercato interno nel 1993, lancio della moneta unica nel 1999);

" l'affermazione dell'identità europea sulla scena internazionale (aiuti umanitari europei ai paesi terzi, politica estera e di sicurezza comune, intervento nella gestione delle crisi inter-nazionali, posizione comune in seno alle organizzazioni internazionali);

" instaurazione della cittadinanza europea (che completa la cittadinanza nazionale senza so-stituirsi ad essa e conferisce al cittadino europeo un certo numero di diritti civili e politici);

" lo sviluppo di uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia (che dipende dal funzionamen-to del mercato interno e più in particolare dalla libera circolazione delle persone);

" il mantenimento e lo sviluppo dell''insieme dei testi giuridici adottati dalle istituzioni europee e i trattati istitutivi.

La Costituzione europea (sito : httpp //europa.eu.int/italia o tel. verde: 0080 067 891 011),

F
in dalla sua attuazione, intorno alla CEE si è andato sviluppando un acceso dibattito che ha visto l'opinione pubblica e gli studiosi di tutti i paesi, interrogarsi circa la reale praticabilità di una strada che portasse i dodici, poi i quindici e infine i venticinque, non solo ad un'unione sociale, ma anche ad una vera e propria unione politica.
"
Siamo tutti cittadini d'Europa" è stato lo slogan in voga tra gli europeisti più convinti. In realtà, fin dal 1957 si è stati consapevoli che la diversità dei sistemi politici, e i retroterra etnico e culturale, e soprattutto, secoli di accese dispute razionalistiche non si sarebbero mai potuti cancellare con un colpo di spugna. Pur essendo dotata di proprie strutture politiche e di un'Alta corte di giustizia, la CEE non è mai stata pensata come istituzione alternativa ai parlamenti o ai governi nazionali.

In ogni caso il primo passo verso l'unione politica è stato fatto con l'Atto unico del 1987, che ha sancito l
'impegno per una collaborazione obbligatoria dei partner europei in tema di politica estera e di sicurezza, fino a quel momento lasciata solo alla buona volontà degli stessi.
Il trattato di Maastricht è andato ancora più avanti, perché prefigurava con maggiore determinazione la
dimensione politica dell'Unione europea.
L'obiettivo primario che si pone è che l'Europa si
esprima con una sola voce sulla scena internazionale. Per la prima volta i Dodici si sono impegnati a porre dei termini per giungere ad una politica estera e di difesa comune, il che comporterà, ad esempio, l'unanimità nel riconoscimento di un nuovo stato. E' stato inoltre rafforzato il ruolo del Consiglio dei Ministri con l'ampliamento dei settori nei quali lo stesso decide a maggioranza ed è stata istituita la cittadinanza europea con la conseguente concessione della facoltà di votare e di candidarsi alle elezioni comunali di qualsiasi città d'Europa.

Per fissare principi, obiettivi, intenzioni, ecc. è s
tata elaborata la Costituzione Europea, vera svolta politica dell'Unione, essa, dopo una lunghissima incubazione, ha emesso il primo vagito a Roma, Casa d'Europa (in Campidoglio, sala Orazi e Curiazi, la stessa del 1957) il 29 ottobre 2004 con la firma dei 25 capi di Stato dell'Unione, esprimendo una chiara coscienza di unità e permettendo, per la prima volta, che una regione multistatale da spazio economico diventa anche spazio di diritto (Unione come organismo e non meccanismo).
Nella sua strutturazione, la Costituzione (quale espressione di unità di una comunità politica, con molti Stati e molti popoli) europea oltre a far sua la DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL'UOMO DEL 1948: diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona, dettaglia le competenze e la struttura delle istituzioni (La UE decide in materia di politica monetaria dell'Euro, politica commerciale verso il resto del mondo, unione doganale dei 25), stabilisce la competenza mista tra la UE e i singoli Stati per politica estera, sicurezza, energia, agricoltura, ambiente, politica sociale, sanità, giustizia, trasporti, nel PREAMBOLO, recita: la carta si ispira "Alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell'Europa" e ai valori fondamentali della persona, promuove la "piena occupazione" e il "progresso sociale". "I popoli d'Europa sono decisi a superare le antiche divisioni e, uniti in modo sempre più stretto, a forgiare il loro comune destino", nella CARTA DEI DIRITTI, infine, fa riferimento al "ruolo centrale della persona, dei suoi diritti inviolabili e inalienabili e del rispetto del diritto".

La Costituzione europea,
che entra in vigore il 1°novembre 2006, dopo la ratifica dei 25 stati membri dell'Unione europea, avrà la capacità di correggere le degenerazioni della globalizzazione e di tutelare le diversità contro le omogeneizzazione delle culture e la forza di persuasione alla pace.
In sintesi:
"
è:
una tappa importante nella costruzione dell'Europa e risposta alle sfide dell'Europa democratica, trasparente, efficace, al sevizio dei cittadini europei del domani, con 25 stati e 450 milioni di abitanti;

"
sancisce:.
- il rispetto di valori comuni; dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza in particolare fra uomini e donne, stato di diritto e diritti umani
- un modello di società fondata sul pluralismo, sulla tolleranza, sulla giustizia, sulla solidarietà e sull'assenza di discriminazioni
- la cittadinanza europea
- i diritti fondamentali dei cittadini
- un rafforzamento della vita democratica dell'Unione;
" consolida
la competenza dell'Unione in materia di politica estera e di sicurezza la cui guida sarà affidata a un Ministro degli Esteri dell'Unione;
"
fissa gli obiettivi comuni:
- pace , libertà, sicurezza e giustizia
- sviluppo sostenibile, progresso scientifico
- coesione economica, sociale e territoriale
- solidarietà fra gli Stati membri
- salvaguardia e sviluppo del patrimonio culturale europeo
;
"
consacra come simboli:
-
la bandiera con dodici stelle, simboli di unità e identità dell'Europa
- l'inno alla gioia della Nona Sinfonia di Beethoven, che esprime una visione di fratellanza
- il motto europeo "Unità nella diversità" scelto tra le proposte di 8000 giovani
- l'Euro, moneta europea
- il 9
maggio, la Giornata dell'Europa.

Allo stato , però, l'UE segna il passo perché, alcuni paesi (Francia e Olanda) non hanno ratificato la costituzione per cui si ricerca un rilancio con il Giuramento di Berlino voluto dalla Germania in occasione del 50° anniversario del 25 marzo 2007.
A tale battuta di arresto e per rafforzare e rifondare l'
Unione Europea si è giunti al "Trattato di Lisbona" - che, con una migliore delimitazione delle competenze dell'Unione e degli Stati membri attraverso un presidente permanente, un unico ministro degli esteri, un deciso potere al Parlamento e la fine dell'unanimità in ogni decisione - sostituisce la Costituzione europea bocciata dai no francese e olandese. Il trattato prevede la sola approvazione parlamentare, solo in Irlanda il referendum. Purtroppo, nonostante la ratifica parlamentare di tutti gli altri 26 membri, l'Irlanda ha risposto negativamente con il referendum del 2008.

Forte si eleva oggi la voce, soprattutto in seguito alla grave crisi economica mondiale che ha toccato il suo apice nel 2009, per la realizzazione, finalmente, degli Stati Uniti d'Europa con un unico governo, un'unica politica estera, un'unica politica economica europea.

<<Di fronte alle difficoltà - esorta il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, in occasione della nascita di Spinelli - che i nostri paesi e cittadini sono chiamati ad affrontare, devono ancora ispirarci la lungimiranza del "Manifesto di Ventotene" e la tenacia con la quale Altiero Spinelli perseguì il processo di integrazione. Il Parlamento europeo, adottando venticinque anni orsono, il "Progetto di trattato di Unione Europea", proposto da Altiero Spinelli, indicò con fermezza la strada della costituzionalizzazione e dell'unificazione europea, collegandosi idealmente con il gruppo di resistenti di Ventotene. Oggi come allora vale quell'ideale e quella convinzione: l'Europa non può esitare. | … | Nessun paese europeo può illudersi di affrontare da solo e con successo le prove della grave crisi attuale le sfide di un mondo in rapida trasformazione. Oggi, come allora, il Parlamento europeo si collega idealmente con l'Italia e con Ventotene>> .

<<La civiltà moderna - dal Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschemann - ha posto come proprio fondamento il principio di libertà, secondo il quale l'uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita. Con questo Codice alla mano si è venuto imbastendo un grandioso processo storico a tutti gli aspetti della vita sociale che non lo rispettino.
|…| Il problema che in primo luogo va risolto , e fallendo il quale qualsiasi altro processo non è che apparenza, è la definiva abolizione della divisione dell'Europa in Stati nazionali sovrani.
|…| Insolubili sono diventati i molteplici problemi che avvelenano la vita internazionale del continente: tracciati dei confini a popolazione mista, difesa delle minoranze allogene, sbocco al mare dei paesi situati all'interno, questione balcanica, questione irlandese, ecc., che troverebbero nella federazione europea la più semplice soluzione, come l'hanno trovata in passato i corrispondenti problemi degli staterelli entrati a far parte delle più vaste unità nazionali, quando hanno perso la loro acredine, trasformandosi in problemi di rapporti fra le diverse provincie.
|…| E quando, superando l'orizzonte del vecchio continente, si abbracci in una visione di insieme tutti i popoli che costituiscono l'umanità, bisogna per riconoscere che la federazione europea è l'unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un lontano avvenire, in cui diventi possibile l'unità politica dell'intero globo.
|…| Occorre fin d'ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far sorgere il nuovo organismo, che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa; per costituire un largo Stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, spazzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari, abbia gli organi e i mezzi sufficienti per fare eseguire nei singoli Stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando agli Stati stessi l'autonomia che consente una plastica articolazione e lo sviluppo della vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli.
|…| I giovani vanno assistiti con le provvidenze necessarie per ridurre al minimo le distanza fra le posizioni di partenza nella lotta per la vita. In particolare la scuola pubblica dovrà dare la possibilità effettive di perseguire gli studi fino ai gradi superiori ai più idonei, invece che ai più ricchi |…|.
Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge così diverso da tutto quello che si era immaginato, scartare gli inetti fra i vecchi e suscitare nuove energie tra i giovani, oggi si cercano e si incontrano, cominciando a tessere la trama del futuro, coloro che hanno scorto i motivi dell'attuale crisi della civiltà europea, e che perciò raccolgono l'eredità di tutti i movimenti di elevazione dell'umanità, naufragati per incomprensione del fine da raggiungere o dai mezzi come raggiungerlo.
La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà>>.


<<|…| Per penetrare il groviglio della "crisi" attuale - scrive con un forte sapore di attualità il filosofo Edmund Husserl - , è indispensabile elaborare il concetto Europa in quanto teleologia storica di fini razionali infiniti; era indispensabile mostrare come il mondo europeo sia nato da idee razionali, cioè dallo spirito della filosofia. La crisi può così rivelarsi come un apparente fallimento del razionalismo. Ma la causa del fallimento di una cultura razionale sta |…| non nell'assenza del razionalismo stesso ma soltanto nella sua manifestazione esteriore, nel suo decadere a naturalismo e a "obbiettivismo".
La crisi dell'esistenza europea ha solo due sbocchi; il tramonto dell'Europa, nell'estraneazione nel senso razionale della propria vita, la caduta nell'ostilità allo spirito e nella barbarie, oppure la rinascita dell'Europa dallo spirito della filosofia, attraverso un eroismo della ragione capace di superare definitivamente il naturalismo. Il maggior pericolo per l'Europa è la stanchezza. Combattiamo con questo pericolo estremo, in quanto "buoni europei", in quella vigorosa disposizione d'animo che non teme nemmeno una lotta destinata a durare in eterno; allora quell'incendio distruttore dell'incredulità, dal fuoco soffocato della disperazione per la missione dell'Occidente, dalla cenere della grande stanchezza, rinascerà la fenice di una nuova interiorità di vita e di una nuova spiritualità, il primo annuncio di un grande e remoto futuro dell'umanità: perché soltanto lo spirito è immortale.>>


Il 2 ottobre 2009, dopo vari incontri e trattative, e in seguito alla forte crisi economica globale, si è tenuto un nuovo referendum in Irlanda, il cui risultato è stato decisamente favorevole.

Il primo dicembre 2009 è entrato in vigore il Trattato di Lisbona.

FINALMENTE SI PUO' PARTIRE PER UNA VERA POLITICA EUROPEA!




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