Eduardo Ambrosio


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ERMENEUTICA E TEMPO

SAGGISTICA E POLITICA

ERMENEUTICA E TEMPO

L'Ermeneuta.
L' uomo del sud, per essere un corretto ermeneuta, non può prescindere dalla forte connotazione napoletana (quasi del tutto separata dagli ambiti politici ed artistici) della filosofia italiana: Magna Grecia o, più recentemente, Giordano Bruno e Giovan Battista Vico.
Se Bruno spezza ogni principio gerarchico, individuando in tutti gli uomini un centro vitale di uguale dignità. Vico trasporta questa concezione dall'ambito dello spazio infinito a quello di tempo. L'intero pensiero italiano non fa che sviluppare questo principio. Lo storicismo, nella sua doppia versione, crociana e tedesca, ha messo le radici proprio a Napoli anche se la voce filosofica principale di Napoli, Cleto Carbonara (mio antico maestro), ha sentito l'influenza di Giovanni Gentile più di quella di Benedetto Croce.
La filosofia deve comunque sempre connotarsi come scelta individuale, indipendenza e originalità del pensiero autonomo.
Un
corretto percorso ermeneuta deve passare attraverso linee di ricerca di sapore fichtiano: la società ed il mondo non sono un insieme di individui irrelati, ma una relazione (o connessione) infinita tra singolarità distinte e collegate, espressa delle categorie di comunità e di intersoggettività, connessione che - con Platone - spoglia gli uomini della estraneità e li espone ad una condivisione costitutiva.

Il tempo come chiave fenomenologica o "pensiero vivente" della vita più che sulla vita.
Una lettura fenomenologica, non di timbro logico, ma innervata nella sensibilità dell'esistenza corporea:
l'uomo, più che agente razionale, è soggetto passivo, o paziente, del cambiamento; ma non per questo meno attento alla vita politica e civile.
Sicuramente la
sensibilità filosofica mal si concilia con quella politica (o conquista e gestione del potere) anche se le due sfere si attraggono a vicenda. Pertanto, la democrazia ha in sé un'anima tragica, in quanto, esprime insieme una necessità e una impossibilità: l'uomo, quale centro autonomo di pensiero e di esperienza, da un lato si rapporta necessariamente con gli altri, dall'altro è concentrato su se stesso.
Tale contrasto tra necessità e impossibilità è sintomatico nella realtà napoletana, dove la contraddizione si evidenzia nella difficoltà della filosofia di dare un contributo al superamento delle sempre più gravi difficoltà.
Il
nesso fra filosofia e politica, dove mancano strutture di mediazione tra i cittadini - sia sul piano delle attività culturali, sia su quello delle strutture produttive, deboli e frantumate - si fa sempre più arduo, comunque deve restare sempre viva la passione politica del filosofo.


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