Eduardo Ambrosio


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OBIETTIVI RAGGIUNTI

STORIA > STORIA DELLA DONNA > STORIA

GLI OBIETTIVI RAGGIUNTI

Sommario:
-
Donne e mercato del lavoro nella CEE
- La donna e il lavoro in Italia
- Art.143 del codice civile -Diritti e doveri reciproci dei coniugi
- Donne e uomini nel 2000
- Le donne senza diritti: le donne Afgane


Proponiamo ora il seguente articolo di Cristina Demartis in cui si descrive la manifestazione in
favore dei diritti delle donne, che si è svolta nel centro di Parigi il 25 novembre 1995 e a
cui hanno partecipato un centinaio di organizzatori, i sindacati, le associazioni, i partiti di sinistra,
gli studenti, i lavoratori.
<<E' stato un corteo numeroso e vivace, e soprattutto misto, che ha visto partecipare non solo le
donne, ma anche uomini di tutte le età, uniti dal sottofondo musicale de "La vie en rose". se
l'intento della manifestazione era pro un'uguaglianza effettiva in tutti i campi fra uomo e donna, gli
striscioni e gli slogans erano esplicitamente contro tutti i fascismi e gli integralismi della destra che
rischiano di rimettere in discussione i diritti acquisiti che si credevano irreversibili … .Le cifre
parlano da sole, nonostante la legge francese sull'eguaglianza professionale fra uomo e donna sia
del 1983, restano le donne, e in particolare le più giovani, ad essere penalizzate sul mercato del
lavoro: quasi il 30% delle ragazze francesi al di sotto dei 25 anni sono disoccupate, e a parità di
diploma hanno difficoltà a trovare un lavoro rispetto ai ragazzi; una volta entrate nel mercato del
lavoro, percepiscono il 27% di salario in meno rispetto ai loro colleghi, sia nel settore pubblico che
privato. Il lavoro part-time diventa una scelta obbligata per cercare di conciliare lavoro e famiglia:
i ¾ dei lavori atipici a tempo ridotto sono infatti svolti da donne.
La manifestazione dava insomma l'impressione di un nuovo spaccato della realtà francese femminile e non solo: una sorta di risveglio dei movimenti e associazioni sommerse, di singoli cittadini/e che prendono
visibilità, di sindacati e partiti che si sono trovati più numerosi del solito contro una destra che
rimette in discussione i diritti delle donne, in nome di un nuovo ordine morale. -Ensemble, defendons
les droits des femmes-, il manifesto del corteo, insieme a quel ritornello musicale che alla fine della
manifestazione si era trasformato in " La vie en rose", hanno espresso bene questo spirito>>.
I
dati sono presi dal rapporto francese per la preparazione della quarta conferenza mondiale della donna a Pechino, "Les femmes en France:1985-1995- La documentation francaise,Parigi,1994.

Questo articolo abbastanza recente dimostra che la donna sta ancora lottando per potersi affermare
all'interno della società, nonostante i notevoli progressi conseguiti negli ultimi venti anni.
Non si può negare che la donna abbia fatto passi da gigante e raggiunto importanti obiettivi
nel campo del lavoro e della politica.



Donne e mercato del lavoro nella CEE

Negli anni '90 si assiste ad un aumento costante del tasso di attività femminile contemporaneamente
ad una riduzione del tasso di attività maschile. Il permanere di questa evoluzione e la sua
generalizzazione a tutti i paesi CEE viene attribuita in gran parte all'aumento delle attività delle
donne tra i 25 e i 49 anni, cioè di donne giovani, per la maggior parte madri di famiglia: sono infatti
loro ad avere assicurato il maggiore incremento delle forze lavoro nella comunità europea.
Nella gerarchia settoriale della occupazione femminile, il terziario occupa un posto predominante
(assicurazioni, servizi per le imprese, insegnamento, sanità, commercio, ristorazione, ecc.).Nonostante
questi aspetti incoraggianti di sviluppo nel settore terziario non bisogna sottovalutare il fatto che nel
settore industriale l'occupazione femminile ha resistito meglio di quella maschile(ad eccezione di
Francia e Italia).Nei paesi dell'Europa meridionale come Spagna, Italia, Grecia e
Portogallo, l'agricoltura costituisce ancora uno dei principali sbocchi lavorativi per le donne.
In tutta Europa, tranne che nel Regno Unito, la disoccupazione colpisce soprattutto giovani
e donne; il tasso di disoccupazione femminile, nell'arco di età al di sotto dei 25 anni
raggiunge livelli impressionanti soprattutto nella parte meridionale: 42.6% in Spagna,34.7% in
Italia,33.9% in Grecia.



La donna e il lavoro in Italia

Il profondo mutamento sociale ed economico che dalla metà del secolo ha profondamente
trasformato l'Italia, ha contribuito a modificare radicalmente la condizione femminile, che oggi
risulta, infatti, molto diversa.
La situazione attuale in Italia del rapporto donna-lavoro è caratterizzata dalla cosiddetta "Doppia
presenza": le donne sono impegnate sul fronte domestico e su quello extradomestico. Nel 1992
le donne occupate erano 7.514.000 suddivise per settori:644.000 in agricoltura,1.630.000 nella
industria e 5.233.000 nel terziario. L'aumento della forza lavoro femminile è legato alla diffusione
di un livello di istruzione medio-alto; le scelte lavorative delle donne, però, sono sempre le stesse:
fra gli insegnanti elementari o fra gli infermieri, mentre è molto più bassa la percentuale di donne
docenti universitarie o medici specialisti. E' ancora molto grande la disparità con gli uomini
nelle possibilità di carriera, infatti sul totale delle donne occupate, più di 5.000.000 sono dipendenti.
Per colmare questo scarto è necessario non soltanto avere leggi sulla parità, ma impostare
diversamente l'educazione familiare e scolastica per evitare che si riproducano i tradizionali
stereotipi legati ai ruoli e alle capacità dei 2 sessi. Oggi in conseguenza ad un ulteriore progresso
economico e sociale le donne hanno ottenuto possibilità sempre crescenti sia di ottenere un lavoro
ben retribuito nei vari settori dell'industria e dei servizi, sia di conquistare posti di alta responsabilità
e incarichi direttivi, "invadendo" campi tradizionalmente riservati ai soli uomini.
Il miglioramento dei livelli e della qualità dell'occupazione femminile hanno contribuito ad un
significativo mutamento della valutazione sociale del lavoro extradomestico delle donne
considerato tradizionalmente sconveniente e indecoroso in quanto consentiva alle donne una libertà
inaccettabile dalla vecchia morale intrisa di ipocrisie ed egoismi .Ormai il lavoro femminile non è
giudicato più immorale anzi è riconosciuto come valore sociale e diritto civile. Anche se ancora oggi
perdura una diffusa ideologia della donna come "angelo" o custode del sacro focolare domestico e
larghe fasce femminili restano fedeli a questo ruolo, è tuttavia vero che ormai il concetto moderno
del lavoro come condizione e mezzo privilegiato per conseguire autonomia, indipendenza e libertà
è accettato da tutti, specie dalle nuove generazioni.
-"Donne al confine" nelle città del Sud
In molte città dell'Italia meridionale, sembra che il processo di emancipazione femminile non
riguardi le masse, ma piuttosto alcune minoranze di donne colte. Nel complesso l'evoluzione
culturale delle donne non ha mirato a contestare la tradizione ma ha consentito di modificarla in
parte. Questa innovazione ancora in atto tocca aspetti profondi anche se poco visibili,come una
più ampia libertà di scelta nel campo della sessualità, della riproduzione, della cultura, dei rapporti
sociali e familiari. Si può parlare dunque di una rivoluzione lenta e silenziosa del singolo che
investe il campo familiare e quello microsociale, prima di quello pubblico. Ci sono in realtà
segnali ,anche se per il momento ancora deboli, di un'emancipazione femminile, di una
partecipazione più attiva alla vita sociale e politica.
La Donna e la famiglia in Italia

Art.143 del codice civile -Diritti e doveri reciproci dei coniugi:

"
Con il matrimonio e il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri.
Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione.
Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alle propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia".


Sono, questi, alcuni dei nuovi principi normativi che regolano i rapporti familiari su una base ben diversa dal passato, infatti ridimensionano significativamente l'autorità indiscussa del maschio padre-padrone, a tutto vantaggio della dignità, dell'autonomia e della libertà della donna.
Dunque, i vecchi, oppressivi rapporti gerarchici sono stati via via sostituiti da relazioni personali pressoché paritarie tra maschi e femmine, tra i quali, inoltre, la distribuzione dei compiti risulta ormai flessibile e variata in virtù delle esigenze e dei diritti del marito e della moglie.
Le donne, ormai coscienti dei propri diritti e decise a rivendicarne il rispetto, non potevano, né erano disposte ad essere tenute ancora nell'antica condizione di inferiorità; ed oggi esigono di essere trattate "alla pari": una rivendicazione, questa, che sia pure in ritardo, è stata tradotta e codificata in precise normative di legge, che riconoscono la quasi perfetta uguaglianza di diritti e di doveri dei coniugi.


Donne e uomini nel 2000

La questione dell'emancipazione femminile e della parità fra i sessi è stata approvata, nonché da
sempre appoggiata dalla Sinistra.
Sottoponiamo alla vostra attenzione il 5° emendamento del "PROGETTO 2000" approvato dalla
assemblea delle Democratiche di Sinistra il 27 novembre 1999:
le donne sono cambiate e hanno cambiato in meglio la società in cui viviamo. Quella femminile è
stata giustamente definita la rivoluzione vincente del Novecento. Oggi è la libertà e non più
l'oppressione a dare senso alla esistenza femminile. Dire questo non significa negare le ingiustizie, le disuguaglianze che ancora persistono in tante parti dal mondo e anche da noi: la Sinistra non smetterà mai di indignarsi e di lottare ogni volta che a un essere umano si neghi un diritto o un opportunità a causa del suo essere donna. Ma le ingiustizie e le oppressioni non possono più negare che la libertà oggi è orizzonte di vita, pensiero, azione per le donne e non più solo per gli uomini.
Questo è il risultato del cammino che le donne hanno percorso, a volte insieme alla Sinistra, a volte distanti, a volte in conflitto con essa. Per la Sinistra di oggi ,essere parte di questo cammino significa innanzitutto mettere in discussione comportamenti, regole, rituali basati sull'assunto che ad abitare la sfera pubblica e dunque la politica siano solo uomini.
Le donne sono cambiate, ora tocca agli uomini cambiare e prendere atto che nel mondo i sessi sono due. Dall'elaborazione delle donne, infatti, deriva una spinta fondamentale per l'innovazione sociale e per la riforma della politica. Questa spinta può essere moltiplicata se diventa cultura generale, se riesce a modificare il comportamento degli uomini, se da vita ad un riformismo laico che si misura con la vita materiale delle donne.
E' parte di una Sinistra rinnovata l'idea di una società di donne e di uomini che condividano poteri e responsabilità, che si rispettino e cooperino, vivendo pienamente la loro differenza. Questa non è una utopia, ma un obiettivo da perseguire attraverso la messa in opera di politiche che abbiano questa finalità, prima fra tutte la costruzione di un ambiente più favorevole alle scelte delle donne e più adeguato agli standard europei.
Inoltre la questione dell'accesso femminile alle cariche pubbliche non è più vista in termini di una
rivendicazione femminile, ma come adeguatezza delle istituzioni al cambiamento sociale in atto per merito delle donne.
La questione femminile è stata in gran parte risolta dalle donne, ma ora è necessario lavorare per
costruire una società consapevole dell'esistenza e della libertà delle donne, come degli uomini.
Le strutture più profonde della nostra società e della vita collettiva vanno adattate a questo scopo: tempi di lavoro e tempi di vita, organizzazione dei servizi e prestazioni di welfare. Qui si colloca la proposta di costruire una rete europea di donne di Sinistra che elabori e proponga iniziative comuni sui temi che riguardano gli assetti della nostra società.



Le donne senza diritti: le donne Afgane.

Dal 27 settembre 1996 le donne afgane hanno perso il diritto di:
-avere un volto;
-avere una voce;
-potersi incontrare.

Esse hanno un solo diritto: non avere diritti!

In Afghanistan, ormai da qualche anno, regna la pace ,ma dietro questa pace ci sono le donne
afgane, alle quali è proibito tutto.Proviamo a pensare ad uno qualsiasi dei diritti che noi riteniamo
elementari, ebbene quel diritto qualsiasi è negato alle donne afgane.Ma nessuno sembra ricordarsi
di loro, è come se questa donne fossero scomparse dalla terra in un "genocidio virtuale".


La condizione delle donne afgane rispecchia forse l'estremo di una realtà ancora poco felice per le
donne,soprattutto in alcune zone a sud e ad est del bacino del Mediterraneo dove i loro diritti non
sono stati ancora rivendicati. I dati parlano da soli:si calcola che circa il 50% delle donne nella
maggioranza dei paesi del sud e dell'est del bacino è analfabeta.Se guardiamo al campo lavorativo
la situazione è varia:abbiamo un massimo di attività femminile pari al 46% in Francia ed un
minimo,pari al 2% in Algeria .Tuttavia, una volta immesse nel mercato del lavoro, le donne
professioniste sono il 50% al nord, e il 25% nel sud-est.In altri campi, come quello parlamentare,le
percentuali si abbassano notevolmente: in Finlandia raggiungono un massimo di 45%,in Italia il
10% e addirittura nei paesi islamici le percentuali scendono al di sotto del 3%.





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