Eduardo Ambrosio


Vai ai contenuti

Menu principale:


POSITIVISMO

FILOSOFIA > OTTOCENTO

IL POSITIVISMO

Nella sua caratterizzazione generale il positivismo si orienta verso il culto del POSITIVO, ciò che risulta dall'esperienza e che si può verificare mediante l'esperienza stessa.
Si afferma in Europa (Francia, Inghilterra, Germania e Italia) verso la metà dell'Ottocento, opponendosi sia alla filosofia spiritualistica italiana del Risorgimento (Mazzini, Gioberti, Rosmini) che alla filosofia idealistica tedesca vista come fantasia metafisica.
L'interesse si concentra tutto sulla natura, sulle scienze che studiano i fatti positivi, cioè le scienze naturali, economiche e sociali.
Si vuole portare nel campo degli studi filosofici lo stesso metodo delle scienze fondate sull'osservazione e sull'esperienza: la filosofia, quindi, deve occuparsi solo dei fatti che si possono osservare sperimentalmente e abbandonare ogni ricerca sull'essenza delle cose, cioè la metafisica.
Il positivismo è dunque antimetafisico, dichiarando che soltanto i fatti positivi interessano e che la ragione umana è incapace di scoprire il mistero della realtà, che rimane per l'uomo inconoscibile. Così la filosofia, oltre a non avere un metodo proprio perché deve modellarsi sul metodo delle scienze naturali (la osservazione dei fatti), non ha neppure un contenuto proprio in quanto essa deve limitarsi a coordinare, senza contraddizioni, il risultati delle scienze.
Anche i fenomeni dello spirito, cioè i fatti psichici, vengono considerati nient'altro che una derivazione dei fatti psicologici.
Sorge così la psicologia sperimentale, che pretende di fare esperimenti non solo sull'animale, ma anche sull'uomo, per osservare e misurare i fenomeni psichici (memoria, attenzione, ecc.).
L'educazione viene considerata come un fatto. Allo stesso modo con cui le scienze naturali studiano i fatti della natura, ne cercano le cause, così la pedagogia positiva cerca i fattori dell'educazione: identità psico-fisica,, ambiente, abitudini.
Si dà importanza a tutte le circostanze esterne dell'educazione, concependo queste cause come un'azione che si esercita dall'esterno sul fanciullo e lo modella, in antitesi con la grande verità affermata precedentemente dallo spiritualismo: che, cioè, l'educazione consiste nello svolgimento spontaneo dell'attività dello spirito creativo.
Nonostante le sue deficienze, però, il positivismo ha una grande importanza storica e per aver prodotto una decisa opposizione alle esagerazioni e astrazioni dell'idealismo, e per aver richiamato la mente alla necessità di tenere conto dei fatti concreti e particolari in ogni campo del sapere.


IL POSITIVISMO FRANCESE

Il positivismo francese assume un carattere soprattutto SOCIOLOGICO.
I principali esponenti:

Claudio Enrico di SAINT-SIMON, partendo dalla tradizione illuministica francese, formula il programma del positivismo, quando protesta di voler cercare fatti, ragionare su fatti.
La gravitazione universale è, per il Nostro, l'unica causa di tutti i fenomeni fisici e morali.
L'universo è l'unico fenomeno eterno; tutti gli altri sono fenomeni secondari. Il S. riprende la teoria dell'indefinita perfettibilità umana e propugna un nuovo ordine sociale, fondato sul lavoro.

COMTE Augusto (1798 - 1857) , il sistematore del nuovo indirizzo filosofico, con le sue opere: Corso di filosofia positiva, Politica positiva, afferma che l'itinerario dello spirito umano nella storia si sviluppa secondo la legge dei tre stadi:
- il TEOLOGICO, in cui si ha la credenza in esseri soprannaturali, simili all'uomo;
- il METAFISICO, caratterizzato da ricorso a forze occulte ed essenze astratte per spiegare i fenomeni: è l'epoca in cui dominano il popolo ed i giuristi e in cui l'uomo limita la conoscenza alla conoscenza dei fatti positivi, a ciò che è certo (si definiscono le organizzazioni statali);
- il POSITIVO, stadio che subentra a quello metafisico, in cui la società sarà fondata sulle scienze, di cui il C. fa una classificazione gerarchica: partendo dalla matematica, attraverso l'astronomia, la fisica, la chimica, la biologia, culmina nella nuova scienza la
SOCIOLOGIA (fisica sociale) che è la più alta e nuova.
La sociologia mira a conciliare l'ordine e il progresso, considerati opposti e inconciliabili nell'antichità. Il progresso tende non solo alla conservazione e al miglioramento della nostra esistenza materiale, ma soprattutto a far prevalere le più eminenti facoltà dalla natura umana:
L'opera innovatrice del Comte si completa con la istituzione della RELIGIONE DELL'UMANITA', in cui l'umanità sarebbe il Grande Essere, lo spazio il Grande Mezzo e la terra il Grande Feticcio.
Anche l'educazione deve adeguarsi al nuovo pensiero positivo. Nel primo libro del "Corso di filosofia positiva" Comte aveva proclamato che era giunta l'ora di sostituire la nostra educazione europea, che ha un compito essenzialmente teologico, metafisico e letterario (amava dire al riguardo: "non leggo per igiene mentale"), con una educazione positiva, conforme allo spirito della sua epoca e adattata alle esigenze della civiltà moderna. Bisogna dire che Comte non ha mai chiarito i termini di questa nuova educazione data la poca attenzione rivolta all'argomento, comunque si può intuire che positiva doveva essere l'educazione fondata sui principi del suo "Corso", sicuramente doveva essere rigorosamente universale, identica per tutti; la differenza era giustificata solo fra i gradi di cultura, quindi di quantità non di qualità.


IL POSITIVISMO INGLESE

Il positivismo inglese assume vari caratteri:


Carattere UTILITARISTICO

BENTHAM Geremia (1748 - 1832) afferma che il fine della morale è la più grande felicità del più gran numero di uomini possibile.
Ogni uomo naturalmente tende a fare il proprio interesse, che coincide con il benessere sociale. L'uomo, per essere onesto, deve considerare i vari piaceri e scegliere quello di maggior durata e che rechi meno dolore, cioè che la quantità di piacere sia superiore alla quantità di dolore. Anche la virtù viene trasformata dal B. in ARITMETICA MORALE mediante il calcolo delle conseguenze utilitarie (piaceri e dolori) che si possono prevedere per ogni azione.

STUART MILL Giovanni (1806 - 1873) diversamente dal Bentham, distingue i piaceri quantitativamente e qualitativamente ed ammette un'etica disinteressata, che abbia come fine il bene degli altri Per il Mill, unica fonte di conoscenza è l'esperienza, anche le proposizioni universali derivano tutte dall'esperienza, comprese quelle matematiche; quindi, le proposizioni universali e necessarie, che per Kant costituiscono la conoscenza, non esistono.
Pur ammettendo l'esistenza di Dio, il Mill ne nega l'infinità e lo definisce buono ma impotente: se Dio fosse buono e potente i mali del mondo non ci sarebbero.


Carattere EVOLUZIONISTICO

DARWIN Carlo (1809 - 1882) nelle sue opere: origine della specie e Origine dell'uomo, più che teorie filosofiche espone teorie biologiche. Egli afferma esservi nella natura una evoluzione dalle specie più basse vegetali via via sino alla specie umana. Condizioni dell'evoluzione è la LOTTA per l'esistenza attraverso la quale avviene una selezione naturale degli individui meglio costituiti; inoltre, grazie all'adattamento all'ambiente degli individui, a poco a poco, sorgono nuovi organi e siccome queste modificazioni si trasmettono ai discendenti (LEGGE DELL'EREDITARIETA' DEI CARATTERI ACQUISITI) attraverso le successive generazioni avviene una trasformazione, per cui da una specie ne sorge un'altra superiore.
Questo processo avviene tanto per i caratteri fisici, quanto per quelli psichici: la psiche nell'uomo non è altro che la trasformazione della psiche animale.

SPENCER Herbert (1820 - 1903) estende a tutte le nature, anche al mondo inorganico, la teoria evoluzionistica di Darwin, limitata al solo mondo biologico cioè alle specie viventi.
Nei suoi "Primi principi, Principi di biologia, di psicologia, di sociologia, di morale", Spencer afferma che tutto è in continua evoluzione, che parte dalla "nebulosa primitiva", dalla quale derivano i corpi celesti, le specie viventi ed infine l'uomo.
La legge dell'evoluzione, per Spencer, è il passaggio dall'OMOGENEO INDIFFERENZIATO, cioè da un massa senza alcuna determinazione particolare, all'ETEROGENEO DIFFERENZIATO, cioè al sorgere di sempre maggiori differenze e diversità.
La vita dello spirito è un EPIFENOMENO della vita fisica, cioè l'ultimo grado dell'evoluzione derivante dai fenomeni fisici. Nell'uomo non c'è nulla di "a priori", nulla che non derivi dall'esperienza. Si può parlare di "a priori" soltanto nel senso puramente individuale, perché ogni individuo nasce con alcuni impulsi o idee (per es.: l'altruismo) che eredita dai suoi progenitori e che sono il risultato non della sua esperienza ma di quella delle generazioni precedenti. Ciò che per l'individuo è "a priori", per la specie è "a posteriori". L'altruismo, ad esempio, si è venuto formando perché gli uomini hanno sperimentato che il bene particolare non si può raggiungere senza tener conto del bene altrui.
Che cosa sia l'essenza delle cose, l'assoluto e l'infinito non possiamo sapere e soltanto la religione ci dà una certa esperienza dell'inconoscibile. Sebbene lo Spencer dichiari così che la metafisica è impossibile, in fondo la sua filosofia è una metafisica comunque, anche se grossolana e naturalistica.
Nella "Educazione intellettuale, morale e fisica" lo Spencer afferma che scopo dell'educazione è la preparazione ad un'esistenza completa, a tutte le attività della vita. Siccome queste attività si possono graduare secondo la loro maggiore o minore importanza, ne deriva, nel programma di studi, una graduazione delle diverse conoscenze. Quelle che servono alle attività più importanti sono le conoscenze di "valore intrinseco", cioè le scienze indispensabili alla vita; vengono poi le conoscenze "quasi intrinseche", quelle che servono ad alcuni sì ed ad altri no, oppure soltanto temporaneamente: fra queste c'è lo studio della lingua; l'ultimo gradino è quello delle conoscenze "convenzionali" che sono superficiali, poco utili e sono: la letteratura, la poesia, la storia, ecc.
La pedagogia dello Spencer è dunque "utilitaristica" (si deve studiare solo ciò che sarà utile), essa però attribuisce alle scienze non soltanto un utilità per il nostro benessere, ma anche un valore morale e spirituale perché esse sviluppano il raziocinio individuale e disciplinano il carattere.


IL POSITIVISMO ITALIANO

Il positivismo italiano esalta la SCIENZA e ripudia la METAFISICA
DE SANCTIS Francesco (1817 - 1883) non fu un positivista, ma vivendo agli inizi del positivismo in Italia, comprese le ragioni storiche per cui questo indirizzo doveva necessariamente affermarsi. Dopo i grandi entusiasmi e i grandi ideali del Risorgimento era necessario, fatta l'Italia, fare gli italiani e accingersi a compiti pratici e concreti per la riorganizzazione politica, economica, morale e intellettuale della Penisola. Gli ideali che nella prima metà del secolo erano stati sinceramente vissuti, divenivano ora retorica a cui gli italiani si abbandonavano invece di occuparsi di problemi concreti: "E' ora di criticare la retorica - dice De Sanctis - e di pensare alle questioni reali". Perciò il positivismo in Italia fu una necessità storica.
I positivisti italiani inizialmente più che un nuovo sistema filosofico esprimono uno stato d'animo, un nuovo metodo più pratico, più concreto: esaltano la scienza, ripudiano la metafisica; vogliono che la filosofia si modelli sulla scienza della natura.
Dopo i primi come
Carlo CATTANEO, che si occupa specialmente dei fatti sociali mediante l'osservazione e l'analisi storica, e Pasquale VILLARI, entrambi, però, non rinunciano al valore del sentimento e conservano la fede religiosa, si sviluppa il pensiero del massimo esponente del positivismo italiano:
Roberto ARDIGO' che, nelle sue opere La psicologia come scienza sociale - La morale dei positivisti - L'unità della coscienza, si riallaccia allo Spencer. ARDIGO' trasforma la "teoria dell'evoluzione" in "teoria della formazione naturale": tutti i fatti della natura dal filo d'erba al sistema solare, nonché la vita psichica dell'uomo sono formazioni naturali le quali si producono per un'evoluzione dall'indistinto al distinto, dall'indifferenziato al differenziato. Qui il punto di partenza della evoluzione naturale non è solo e semplicemente, come per Spencer, la massa materiale della nebulosa primitiva, ma l'indistinto psico-fisico, qualcosa cioè che racchiude in sé materia e spirito ancora confusi insieme. Così si spiega come nel seguito dell'evoluzione, a un certo punto, nei fenomeni naturali vengono a distinguersi i fenomeni psichici. La psichicità è naturale, però non è soltanto una conseguenza dei fenomeni fisici, in quanto, sin dall'inizio del mondo c'era qualche cosa di psichico nell'indistinto primordiale.
L'esempio migliore della formazione naturale dall'indistinto al distinto, si ha proprio nella coscienza dell'individuo, in cui, dal fatto fisiologico del sentire, sorge la "sensazione" che è fisica e psichica insieme, e poi l'associarsi delle sensazioni dà origine al pensiero pensante.
Anche l'educazione è una formazione naturale, non però come quella degli animale (che avviene da sé), perché l'educazione forma una "seconda natura", in quanto essa si propone di modellare l'educando, plasmandolo secondo le matrici, cioè i modelli : la famiglia, la società e lo Stato. Questo modellamento dell'educando avviene mediante l'esercizio e la formazione delle abitudini, attraverso la ripetizione degli stessi esercizi.
Il maestro comunica all'educando i risultati del sapere e della civiltà a cui è giunta l'umanità in qualche momento della storia e così abbrevia il lavoro che l'individuo deve compiere per acquisire tutta l'esperienza che forma il patrimonio della sua opera e poi progredire oltre (legge del lavoro abbreviato).
La concezione pedagogica dell'Ardigò, tipicamente positivista, concepisce l'educando come molle cera che si plasma dall'esterno e non riconosce il valore della personalità come svolgimento della personalità spontanea.



Torna ai contenuti | Torna al menu