Eduardo Ambrosio


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MAGNA GRECIA

FILOSOFIA


MAGNA GRECIA

La Magna Grecia (Megàle Hellàs) è il nome dell'area geografica situata nella parte meridionale della penisola italiana che, a partire dall'VIII secolo a.C., fu colonizzata di greci. Furono gli stessi Elleni d'Occidente presumibilmente a coniare questa denominazione ver-so il III secolo a.C. per mostrare la loro grandezza in campo economico, politico ed artistico rispetto alla nazione di origine. In realtà, per gli antichi greci, la Magna Grecia si limitava alle sole colonie dell'Italia meridionale continentale.
Furono successivamente gli storici romani ad ampliare i confini geografici finendo per includere anche le colonie greche della Sicilia.

La prima colonia greca d'Occidente è Cuma. Viene fondata intorno al 730 a.. da coloni calcidesi provenienti dall'emporio commerciale della vicina Ischia per fondare una colonia di popolamento oppure per conquistare un avamposto sulla costa e meglio controllare le rotte commerciali verso l'Alto Tirreno.
Secondo la leggenda, invece, i fondatori di Cuma avrebbero seguito una rotta indicata dal dio Apollo, che nel suo aspetto solare indica la via per l''Occidente, sotto forma di una colomba bianca. resta il fatto che, da allora in poi, le coste meridionali dell'Italia assistono ad un continuo via vai di navi greche.

La colonizzazione "storica" si svolge tra l'VIII e il V secolo a.C. sulla scia di precedenti navigazioni micenee.
I motivi dell'emigrazione sono essenzialmente la crescita demografica e l'espulsione di gruppi sociali per motivi politici nonché lo sviluppo dei commerci.

La presenza greca nel Sud Italia è un momento di un radicale rinnovamento culturale e tecnologico. I Greci trasferiscono sulle coste italiane il loro modello di vita nettamente più avanzato rispetto alle popolazione indigene, inserendo la nostra penisola nei circuiti delle grandi civiltà del Mediterraneo.
A loro si deve l'introduzione dell'alfabeto, la prima coniazione di monete, l'introduzione in agricoltura della vite e dell'olio e la produzione artistica di ceramiche, bronzi e sculture. L'arte, la letteratura e la filosofia greche influenzarono in modo decisivo la vita di queste colonie. In particolare, le poleis della Magna Grecia divennero centri di eccellenza, dove si raggiunse un livello di civiltà in materia di arte, architettura, ingegneria, istruzione e così via pari a quello della madrepatria.
I coloni ellenici, infatti, dopo aver sottomesso le popolazione indigene, stabilirono fiorenti città con importanti biblioteche e centri di studi, che formarono i più abili filosofi e letterati di tutto il bacino del Mediterraneo, consentendo a quelle popolazione di vivere un'epoca d'oro.

La fine della Magna Grecia coincide con la conquista romana. L'ultima città dell'Italia continentale, Taranto, cade in mano romano nel 272 a.C. Siracusa, in Sicilia, nel 212 a.C.
Con la perdita dell'autonomia inizia il declino. L'agricoltura razionale portata avanti dal-le popolazioni locali viene sostituita dalla nascita di grandi latifondi a carattere pastorale, gestiti senza scrupoli dai liberti delle grandi famiglie senatorie romane. Le invasioni barbariche e alcune calamità naturali fanno il resto.
Persino l'unità d'Italia, per il Sud, risulterà negativa, infatti, verso fine secolo comincia ad emergere una quasi rassegnazione alla naturale e fisiologica arretratezza per la diffusa convinzione, di matrice positivista e darwinista, che le cause del ritardato progresso fossero particolarmente da ricercare nella correlazione tra le condizioni di clima e di suolo e il grado di sviluppo fisico e morale di un popolo, che la nuova nazione fosse formata da due stirpi originariamente dissimili, divise dal parallelo di Roma, bionda e di alta statura al Nord, bruna e di viso ovale al Sud, sottoposte a ineguale vicenda di nascita, di vita e di morte, ad un diverso atteggiamento nello spirito e nell'intelletto. Di matrice lombrosiana (misurando crani, confrontando orecchie, e calcolando pelosità, Cesare Lombroso, era convinto di prevenire delitti, individuando i potenziali soggetti a rischio e le circostanze che ne scatenano l'animosità - soprattutto dei briganti meridionali), invece, è la distinzione tra brachicefali - la razza superiore, evoluta, nordica - e dolicocefali - quelli dal cranio lungo, la razza inferiore, mediterranea o che il clima si è cristallizzato nei tessuti degli individui, per cui ogni forma sociale è impossibile.
Finisce la storia della Magna Grecia. Inizia quella del Mezzogiorno.

Un auspicabile e tremendamente necessario sviluppo del Sud non può non passare per la "Magna Grecia", anche grazie al recente ddl (disegno di legge) del luglio 2008 che prevede fondi per il recupero e la fruibilità degli edifici storici, il potenziamento delle infrastrutture (strutture turistiche e ricettive), la promozione di attività di studio e comunicazione dei siti coinvolti, la formazione e riqualificazione della forza lavoro locale.
Nel disegno si prospettano, infatti, interventi (anche con risorse Ue) concreti finalizzati alla salvaguardia e alla valorizzazione culturale, storica, archeologica, museale e turistica della Magna Grecia
(ampliata fino a comprendere avamposti elleni sorti in epoca antica nelle Marche e nel Veneto: Ankon e Adria),
In tutto l'intervento interesserà 56 comuni distribuiti in sette regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Puglia, Sicilia e Veneto. In particolare per la Campania ci sono: Ascea (Elea - Velia), Bacoli, Capaccio (Poseidonia - Paestum), Ischia, Napoli, Poli-castro e Pozzuoli.


L'acropoli dell'antica Elea - Velia (patria di Parmenide e Zenone) ad Ascea , con grande acume e intelligenza, viene sempre più frequentemente utilizzata per spettacoli a contenuto filosofico.

"Le cavalle che mi portano fin dove l'animo desidera giungere mi trasportavano, dopo che partirono conducendomi verso la via delle molte voci, che appartiene alla divinità, che porta in tutti i luoghi l'uomo che sa; là ero portato; là infatti le accorte cavalle mi portavano tirando il carro, e fanciulle mostravano la strada".
Là dove"
si trova la porta che divide i sentieri della Notte e del Giorno", in una piccola città nel golfo di Salerno chiamata Hyele (attuale Velia-Ascea), cinque secoli prima di Cristo si poteva "scorgere una figura che non era persona, ma pensiero di un uomo" assorto nel "Poema sulla natura". Era Parmenide, sofista raffinato, che viveva i suoi giorni meditando circa l' ESSERE E IL NON ESSERE, dando inizio, come afferma Hegel, alla vera filosofia, "dove l'uomo si libera dalle rappresentazioni sensibili e dalle inquietudini".

La città posta alla foci dell'Alento, in uno scenario di paesaggio sereno - una collina ospitava il tempio di Minerva, figlia di Metis, protettrice e maestra di tutte quelle arti in cui l'intelligenza si contrapponeva la forza bruta; intorno alla città, altre alle poderose mura, era un fiorir di sacri ulivi portatori di quei succhi dorati che condivano pietanze di un antico ma già mediterraneo mangiare - crebbe e si espanse grazie ai commerci, ma soprattutto grazie la sua scuola filosofica, tra le più importanti del mondo greco.
I fondatori Focesi avevano portato dalla patria Focea in Asia Minore la lingua greca, lo stile di fare, i loro dèi cantati da Omero ed Esiodo, contrastati da Senofane da Colofonie, grande esule e giramondo, che di questa nuova città fu fautore di pensiero, di leggi e di governo. Scriveva: "
uno, dio, tra gli dei e tra gli uomini il più grande, non simile agli uomini né per aspetto né per intelligenza … tutto intero vede, tutto intero pensa, tutto intero sente … senza fatica tutto scuote con la forza del pensiero … sempre nell'identico luogo permane senza muoversi, né gli si addice recarsi qua e là".
Fu l'oracolo della Pizia che suggerì ai Focesi la fondazione di Elea alle foci del fiume Alento.
Per gli uomini di civiltà greca era impensabile partire per una fondazione coloniale senza responso oracolare. Il luogo era un promontorio sul mare: lì posero l'Acropoli, a guardia della quale vi erano le isolette di Pontia e Isacia, a pochi metri dall'estuario dell'Alento. Di fronte era il pelago dell'ampio golfo delle Sirene, quel mare antico di miti leggende, eroi. Qui, infatti, Leucosia cantava, e canta ancora, melodiosi miraggi ai naviganti e Virgilio lasciò che Palinuro, col sonno, consegnasse al mare il suo corpo e alla storia il suo ricordo.
Erodoto racconta che i Focesi acquistarono dagli Enotri un pezzo di terra tra Palinuro ed Acropoli. Il calendario pone la fondazione al 545 a. C., epoca della sessantesima olimpiade e inizio di una storia durata 1600 anni.

Q
ui era la filosofia che emoziona, quella che alimenta il pensiero, la filosofia che è scienza del fare. "La ragione, non l'occhio, vede il vero". Il "viaggio" della vita è inteso come cammino di conoscenze e di ri-conoscenze. Così Parmenide avanza tra le strade acciottolate, si ferma di fronte all'infinito mare della sua Elea e si domanda cosa è l'Essere. "... Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie della ricerca che sole sono da pensare: l'una che "é" e che non è possibile che non sia, l'altra che "non é" e che è necessario che non sia ... Infatti lo stesso è pensare ed essere".
E incede Zenone, discepolo prediletto di Parmenide, che semplifica il pensiero del maestro con i suoi
paradossi, quei logoi di Achille e la tartaruga o il chicco di grano che cadendo non fa rumore, mentre un sacco di grano fa rumore. Ecco la domanda: Come può una somma di silenzio dare origine ad un rumore?
Quindi la verità e non l'opinione, il ragionamento e non il riferimento ai dati della sensibilità.


Cresce la città non solo per pensiero e per leggi ma anche per disegnato costrutto urbano. Sorgono ordinate addizioni di case, su terrazze servite da un'unica strada che conduceva diretta al porto ed altre di scambio. Sorge il teatro, il tempio a Minerva e, nella parte bassa, l'area porticata con le infinite botteghe pullulanti di quei tanti mercanti che da ogni parte del Mediterraneo giungevano nel suo porto per commerciare. Vengono allestite terme e mura a difesa, sulle quali si aprono Porta Arcaica, Porta Marina sud e la splendida Porta Rosa (nome dato dallo scopritore, nel 1964, Mario Napoli in omaggio alla moglie Rosa), con arco a tutto sesto, che ancora oggi resta uno degli più antiche esempi di tale architettura. Costruita in un punto molto stretto di una gola naturale, questa porta consentiva il passaggio dal quartiere meridionale a quello settentrionale della città.

L'inevitabile silenzio della lontananza nel tempo non ha cancellato il pensiero eleatico e così da oltre un decennio, con felicissima intuizione, sulle pietre antiche di Elea si rinnova la tradizione del Teatro Greco, quello con gli attori in
syrma, maschera e coturno.
Il teatro classico ritorna nei luoghi della classicità grazie a "Velia Teatro", una rassegna sull'espressione tragica e comica del teatro antico.

Ma non solo teatro, bensì anche filosofia, con il ciclo "
Filosofi a teatro", come ad esempio nel 2008, la rassegna "Filosofi interrogano filosofi" presentò quattro allestimenti tratti dai "dialoghi" di Platone :

  • l'idea del filosofo e del filosofare;
  • la violenza - la giustizia;
  • l'eros;
  • il teatro - l'arte.


Nel primo (l'idea del filosofo e del filosofare), riflettendo sulla figura di Socrate, il discepolo Platone delinea i tratti essenziali della figura del filosofo, che non vende le sue conoscenze come merci, al pari del sofista, né affida alla scrittura un presunto sapere immutabile, offerto a destinatari impersonali, di cui egli nulla sa. Il filosofo procede invece attraverso un'interrogazione incessante (ironia) - che produce effetti equiparabili alla scossa prodotta dalla torpedine di mare, porta i suoi interlocutori a liberarsi delle credenze erronee o dalla convinzione di essere possessori di sapere e fa loro partorire (metafora della levatrice - maieutica) il sapere che è occultato nelle loro anime. In tal modo egli libera se stesso gli altri dalle catene (mito della caverna) che legano al mondo sensibile, per indirizzare (seguendo il daimon interiore) alla ricerca della verità e del bene (il male è solo ignoranza).
Per Socrate l'uomo è caratterizzato dal daimon (demonio) per cui tende alla autodeterminazione.
Per
Heidegger , invece, l'uomo dipende dall'ambiente (qui ed ora).

Nel secondo (la violenza - la giustizia), il retore Gorgia (sofista) pratica la violenza "dolce" della parola che persuade, senza preoccuparsi della verità e bontà di quanto dice, ma facendo leva soltanto sulle emozioni degli ascoltatori che egli con la sua abilità oratoria sa portare nella direzione voluta. A convincere un malato ad affrontare una grave cura Gorgia si era dimostrato superiore a suo fratello, che pure era medico. In un crescendo di violenza anche nel modo in cui gli interlocutori rispondono via via alle domande di Socrate, si arriva alla posizione estrema di Callicle, discepolo di Gorgia, il quale finisce per esaltare un altro tipo di violenza, ancora più radicale, quella della tirannide del più forte che mira a soggiogare i più deboli e a prevaricare su di essi.

Nel terzo (l'eros), durante un banchetto in cui i presenti intessono le lodi dell'amore sotto vari punti di vista, Socrate fa emergere nella figura di Eros, - demone indigente, figlio di povertà, e quindi pieno di desiderio di raggiungere ciò che non possiede, la bellezza; ma anche, in quanto figlio di Poros, dotato delle risorse per muoversi alla ricerca di essa, - i tratti decisivi della figura del filosofo come appunto amante del sapere (che soltanto la divinità possiede nella sua pienezza), è mosso dall'amore del sapere e quindi dal desiderio di raggiungerlo e dedica pertanto la sua vita a questa ricerca.

Nel quarto (il teatro - l'arte),
dopo la lettura, da parte dell'aedo Ione, dei versi dell'Iliade che piangono la morte di Ettore, Platone fa pronunciare a Socrate un severo giudizio contro il teatro e la poesia epica, suscitatrici di passioni e quindi lontane dal controllo della ragione. La poesia ha la sua sorgente nell'ispirazione divina, ma proprio per questo non è in grado di rispondere alle domande che vertono sul suo contenuto. La poesia, il teatro, la pittura e in genere le arti fondate soltanto sull'imitazione della vera realtà e produttrici di immagini puramente apparenti, non possono pretendere, secondo Platone, di svolgere la funzione educatrice primaria nella città e pongono quindi il problema della loro compatibilità con una città ideale fondata sulla giustizia. Alla posizione platonica si oppone con forza Nietszche che accusa Socrate di aver ucciso la poesia tragica, che aveva il suo nucleo portante nella indistinguibile unione di parole e musica.

E, come sempre, al termine di ogni spettacolo, il dibattito nel quale i "filosofi interrogano i filosofi".

Nelle calde sere di mezza estate, sull'ampia, sacra spianata della Stoà alta si eleva ancora la Voce di Parmenide e, come allora, sui discepoli di ogni tempo, scende il pensiero:"è, e non è possibile che non sia". Allora "anche le cose lontane, per mezzo della mente, diventano sicuramente vicine".




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