Eduardo Ambrosio


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SINTESI CRONOLOGICA E BIBLIOGRAFIA

STORIA > 1799 REPUBBLICA NAPOLETANA

LA RIVOLUZIONE NAPOLETANA del 1799

SOMMARIO:
- Breve presentazione
- Carlo III - Ferdinando IV
- La Repubblica
- STORIOGRAFIA
- Il problema delle terre
- CRONOLOGIA
- BIBLIOGRAFIA


Breve presentazione

Nel grande progetto utopico civile della Storia che si traduce nella formula "critica di ciò che è e progetto di cosa deve essere", la Rivoluzione Napoletana (o PARTENOPEA) del 1799 rappresenta senz'altro un momento forte e dirompente per la storia del Mezzogiorno anche se la conclusione fu amara: la drammatica fine non permise il passaggio dal vecchio al nuovo e la condizione di arretratezza si prolungò pari pari fino all'Unità. Lo Stato unitario, poi, pur riconoscendo le problematiche della "Questione meridionale" non è stato capace di risolverla nemmeno in minima parte. Oggi possiamo affermare che QUEI MORTI PESANO ANCORA: il feudalesimo impera tuttora ed è visibile nella MENTALITA' DELEGANTE, nell'assenza di una classe imprenditrice, il politico resta ancora l'esclusivo punto di riferimento, ecc.

Dopo questa prima riflessione, allo scopo di fornire un sintetico ma esaustivo quadro storico, delineo le tappe salienti del processo ed una mini analisi storiografica finale.

Nel Meridione, alla grande stagione di rinnovamento politica e culturale normanno-sveva, seguirà con Carlo d'Angiò un lungo periodo reazionario e si riaffermerà il più radicale feudalesimo .
Il clima civile del Regno di Napoli dalla fine del Seicento (fine della dominazione spagnola e la rivolta di Masaniello) al termine del Viceregno austriaco (1707 - 1734) appare di sapore pre-illuministico.
Similmente alla Francia, vigevano ancora le strutture e le istituzioni tipiche del regime assolutistico-feudale: gestione personalistica del potere, feudalità marcata, frattura netta fra società e Stato, sistema fiscale antiquato e antieconomico, grande peso politico ed economico del Clero. Ma, a differenza di quanto stava avvenendo in Francia dove fin dai primi del '700 si era manifestata una diffusa insofferenza intellettuale e politico nei confronti del dispotismo assolutistico, nel Regno di Napoli, con poche eccezioni, tutto ruotava ancora intorno al regime assolutistico che ognuno cercava di tirare da un lato o dall'altro.
Il Viceregno austriaco scalfì appena la stagnante situazione del Regno: se la lotta ai privilegi economici e giurisdizionali ecclesiastici - che comportavano pesanti oneri sociali e impoverivano il Regno di una buona parte delle sue rendite - era stata in qualche modo combattuta, ma non vinta, si era segnato il passo sul fronte della riduzione dei poteri feudali, ancora assai forti in campo economico e giurisdizionale nelle province. Tutto ciò si traduceva in un bilancio statale sempre deficitario, in una esosa tassazione, in una strutturale debolezza economica.


Carlo III

Finalmente nel 1734 Napoli riconquista il ruolo di capitale di un Regno con Carlo III di Borbone.
Nato dalle seconde nozze di Filippo V con Isabella Farnese, il giovane Carlo crebbe sotto la protezione di quest'ultima, donn adalla fortissima personalità e con idee politiche indipendenti. Glia anni dell'infanzia, determinanti per lo sviluppo della personalità di ogni fanciullo, furono influenzati dalla raffinatezza e dal gusto per "il bello" imperanti nel Ducato di Parma e Piacenza, di cui il quindicenne Carlo fu per alcuni mesi il sovrano, prima di salire sul trono di Napoli.
La venuta di un monarca "a pieno titolo" fu salutata con notevole entusiasmo dai cittadini di ogni ceto e condizione sociale. Molti storici, pur rilevando, nella vita politica del Viceregno, la presenza costante, accanto a quella anticurialista, dell'istanza autonomistica, che spingeva a richiedere, nei limiti dell'Assolutismo regio, larghi margini di autonomia amministrativa nei confronti del Sovrano lontano, hanno rilevato che la struttura statalmente autonoma del Regno - che nel 1738 era tornato ad essere, di fatto, il "Regno delle due Sicilie" - avesse favorito la formazione di una nuova dialettica politica e l'emergere di istanze riformatrici.
Se l'impulso dei Baroni del Regno (e del ceto ecclesiastico) restava di carattere conservatore per ciò che riguardava i privilegi feudali loro concessi, la politica del "ceto mezzano" ebbe proprio l'assolutismo riformatore come suo orizzonte politico.
A Napoli Carlo di Borbone, oltre a costruire con la sposa Maria Amalia di Sassonia una numerosa famiglia, governò per circa venticinque anni con equilibrio, passando alla storia come il propulsoremdi quello straordinario fenomeno artistico e culturale che fece della città partenopea uno dei centri più attivi ed evoluti dell'Europa di quegli anni. Napoli fu per Carlo un'ottima palestra in cui iniziare a esercitare le doti di moderazione e lungimiranza che lo caratterizzarono poi sul trono spagnolo; seppe dar corso ad una politica riformista in un contesto dominato da forti conflitti interni, per cui fu amato e apprezzato dai sudditi. Eccelso fu l'impegno profuso nello sviluppo delle arti, dell'architettura e delle manifatture facenti capo alle cosiddette fabbriche reali, che tanto successo avrebbero poi avuto in Spagna. Queste ultime furono veri e propri esperimenti sociali di strutture "democratiche", che prevedevano, in alcuni casi, forme di partecipazione degli operai agli utili.
L'avvento del Regno non avrebbe immediatamente comportato una più intensa e diretta politicizzazione della cultura filosofica, ma avrebbe creato le premesse di quella radicalizzazione della cultura civile e politica emersa solo al termine dell'età carolina.
Si trattò, insomma, di un periodo di transizione in cui si consumò l'esperienza politica dell'assolutismo riformatore, sempre più lacerato dalla prassi del compromesso con i ceti sociali favoriti dall'ordinamento feudale.
Il ministro di Carlo III Bernardo Tanucci, mente elevata di economista e statista, aperto alle suggestioni illuministiche e seguace della tradizione anticurialista, fu senz'altro il principale protagonista di quella, anche se assai incerta, stagione riformatrice.


Ferdinando IV

Con l'avvento degli Anni Novanta, regnava dal 1759 Ferdinando IV (erede di Carlo III) pesantemente influenzato dalla moglie regina Maria Carolina d'Austria, finì il periodo di riforme nel Regno e cominciò la fase della guerra e della repressione antigiacobina. Sulla spinta degli eventi francesi del 1789 il precario equilibrio fra i ceti (nobiltà, clero, ceto civile e plebe) si infranse e la gerarchia su cui si reggeva Ferdinando IV vacillò.
Nel 1791 la pubblicazione della nuova Costituzione Repubblicana francese stimolò la formazione di Clubs giacobini in più parti del Regno che si affiancarono alle Società massoniche nel chiedere drastici cambiamenti: per primo l'abrogazione dell'ordinamento feudale che intrecciava potere amministrativo e potere giudiziario e che trasferiva nei Tribunali ogni questione di diritto che sorgesse nel rapporto fra Stato e Chiesa, feudatario e suddito.
Fu spezzato quel tenue filo di collaborazione che si era teso fra Governo e Illuministi.
I riformisti si fecero da parte e l'iniziativa passò ai Giacobini.
Lord Acton, divenuto Primo Ministro nel 1789, pilotò il Regno nell'alleanza anti-francese sul fianco dell'Inghilterra: si imposero nuove tasse per sostenere gli armamenti e si attuò il reclutamento forzato.
A Tropea venne scoperta la Loggia massonica (diretta da Antonio Jerocades) e nel 1794 si scoprì a Napoli un complotto giacobino: furono messi a morte per impiccagione lo studente Emanuele De Deo, l'avvocato Vincenzo Galiani, l'artigiano Vincenzo Vitaliani. Era l'inizio di una repressione che ad ondate avrebbe investito tutto il Regno: nel 1794-5 e nel 1795-98 veniva creata in Calabria una Giunta di Stato col compito di processare e condannare giacobini e massoni. Nel 1795 venivano perseguitati vari intellettuali napoletani fra i quali: France-sco Mario Pagano.
La spinta decisiva venne dall'avanzata degli eserciti francesi in Italia. Alla fine del 1798 i Francesi erano già a Roma e le truppe di Ferdinando già ripiegavano dopo i primi effimeri successi mentre il Re lasciava Napoli.


La Repubblica

Il 25 gennaio 1799, dopo aver avuto ragione della resistenza popolare favorevole al Borbone i Francesi occuparono Napoli e il Generale Championnet nominò un Governo repubblicano provvisorio - a cui si contrappose il Cardinale Ruffo, nominato da Ferdinando Vicario Generale del Regno - intorno al quale si strinsero tutti gli oppositori antiborbonici egli esuli tornati in patria.
Il nuovo governo intraprese i primi atti della politica anti-feudale, ma dové mitigarli per venire incontro alla resi-stenze dei baroni appoggiati dal nuovo comando francese.
Mentre divisioni interne frenavano i repubblicani le forze realiste si compattavano. Le milizie della Santa Fede di Ruffo occuparono la Calabria: l'ammiraglio Francesco Caracciolo che aveva seguito Ferdinando in Sicilia ritornò a Napoli l'8 aprile e si schierò con i repubblicani riorganizzando la flotta militare. I repubblicani si divisero in un gruppo di orientamento moderato con Francesco Mario Pagano, ed uno marcatamente giacobino, con Vincenzio Russo che chiese l'immediata espropriazione dei feudi.
Il 9 maggio i Francesi abbandonarono Napoli al suo destino.
Priva di un esercito adeguato la Repubblica non fu in grado di reagire all'avanzata delle forze realiste che, dopo aver attraversato la Puglia, giunsero presso Napoli il 13 giugno.
Nel golfo c'era la flotta inglese giunta a sostenere i realisti: il 29 giugno venne catturato il Caracciolo e Nelson lo fece impiccare all'albero della sua nave. Il 10 luglio Ferdinando rientrò a Napoli, l'11 gli insorti, asserragliati a Castel Sant'Elmo firmarono la capitolazione.
Cominciò quindi la trafila dei processi e delle esecuzioni. I promotori della Repubblica, in numero di 99, furono decapitati o impiccati. Le vittime della reazione sanfedista nelle varie regioni del Regno furono alcune migliaia.


STORIOGRAFIA

Storiograficamente sono valutabili tre possibilità:
1) la Repubblica è da collocarsi nell'ambito del triennio giacobino francese, il giudizio è di "rivoluzione importata" e perciò passiva (Cuoco) ed il collegamento politico, più che con gli intenti del Direttorio e dei suoi generali, è con il roberspierismo ( Cantimori);
2) la Repubblica è un moto di libertà (collegata al Risorgimento), la ricerca di origini autoctone del Risorgimento nega ogni influenza francese, l'imitazione italiana è una forma di tradimento. Osserva Saitta che solo i giacobini napoletani si salvano in quanto martiri, e Croce che, a parte le astrattezze e le ingenuità filofrancesi, essi rappresentano pur sempre l'apice della storia etico-politica del Regno di Napoli e gli iniziatori del riscatto;
3) la Repubblica è un fenomeno che va inquadrato nella storia napoletana del periodo borbonico, il problema del giacobinismo nel quadro della storia napoletana è un tipico problema del rapporto avanguardie rivoluzionarie - masse (specificamente contadine). Il fallimento non rende irrilevante la loro collocazione in questo quadro perché era possibile attendersi una risposta al problema della rivoluzione agraria (Saitta). I giacobini napoletani sono da considerarsi riformatori delusi dalla rottura del rapporto illuministico intellettuali - monarca (Croce). Ma, è da osservare, tra i riformisti e i giacobini c'è un cambio generazionale: la maggior parte dei riformisti restano estranei all'esperimento giacobino, al massimo può dirsi che i secondi sono allievi dei primi. I giacobini napoletani sono degli utopisti che passano all'azione.

Da ciò:
a) quale la loro provenienza? Sono esiliati a seguito delle repressioni prima del '99, hanno vissuto la loro diaspora negli ambienti rivoluzionari.

b) Quale il contenuto delle loro utopie? Il loro quadro di riferimento è una repubblica di cittadini-soldati, fondata sul valore della virtù che ha come suo corollario l'indipendenza, cioè la non corruttibilità; quindi la qualifica di proprietario, la sobrietà contro il lusso che corrompe, il valore ed il merito come unica discriminante in quadro di uguaglianza.

Il problema delle terre

Da questo periodo in poi il problema dell'agricoltura si pone con forza al centro dell'at-tenzione di intellettuali e politici in seguito alla forte carestia del 1764, con lo scopo di ristrutturare la proprietà e le tecniche di produzione per evitare tali disastri ed accrescere le rese delle terre.
Da Genovesi in poi si dibatte sulla ridistribuzione della proprietà. Sulla necessità di una diffusa istruzione tecnico-agronomica, sulla ristrutturazione globale della società abolendo la feudalità (per il Filangieri una rigenerazione).
La stessa corona tenta, con la via delle censuazioni soprattutto a danno delle proprietà ecclesiastiche dopo l'espulsione dei Gesuiti, di stabilire un nuovo rapporto tra proprietà e pubblica utilità.
Negli anni Novanta, poi, si profilano due linee: trasformare semplicemente i feudatari in proprietari (Giuseppe Palmieri) o, con maggiore coerenza giacobina, commisurare la proprietà ai bisogni (Vincenzio Russo).
Con la Repubblica Napoletana, infine, il dibattito sulla feudalità si accentra sul tema dell'abolizione dei diritti giurisdizionali, accettando la trasformazione giuridica dei feudi in proprietà privata: ciò consentì l'adesione di parte della nobiltà alla Repubblica. La legge feudale si fece in aprile ma non fu attuata. Il dibattito piccola - grande proprietà si spegne.


CRONOLOGIA DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA

11 FEBBRAIO 1798. Le truppe del Generale Berthier occupano ciò che resta dello Stato Pontificio ed entrano in Roma.
15 FEBBRAIO. I romani incoraggiati dagli eventi nel nord Italia dopo una serie di tumulti contro il governo pontificio, proclamano aiutati dai francesi la Repubblica Romana. Rovesciano così il potere temporale del papato; ma devono poi accettare l'occupazione militare francese guidata dal Berthier. PAPA PIO VI viene prima trasferito a Firenze , poi deportato in Francia. Reagiscono gli austriaci con il generale Mack che muovendosi dal Regno di Napoli tenta e riesce a rioccupare Roma solo per un mese, provocando solo i francesi che dichiarano così ora guerra al Regno di Napoli ne invadono lo stato, FERDINANDO IV DI BORBONE è costretto a fuggire e a rifugiarsi in Sicilia con la protezione degli inglesi.
23 NOVEMBRE. L'esercito napoletano invade la Repubblica Romana per rimettere Pio VI sul trono.
29 NOVEMBRE. Ferdinando IV entra in Roma e si insedia in palazzo Farnese. E' una vittoria effimera; le truppe francesi Jean Etienne Championnet infliggono forti perdite ai napoletani.
11 DICEMBRE. Ferdinando IV abbandona Roma.
21 DICEMBRE. Decisa offensiva francese contro il Regno di Napoli. Il Re di Napoli e di Sicilia, Ferdinando IV, si rifugia sulla nave dell'Ammiraglio Nelson. Il 26 L'ammiraglio Nelson conduce in salvo, a Palermo, il re di Napoli Ferdinando IV che nomina suo vicario il generale Francesco Pignatelli . Il 29 Firma di un trattato di alleanza tra l'Inghilterra, la Russia ed il Regno di Napoli. Tra le clausole del trattato e' compreso anche un fantasioso progetto di installare una armata russa sull'isola di Jersey, quale base per attaccare ed invadere la Bretagna.
30 DICEMBRE. Viene nominata la "Giunta del Buon Governo".
3 GENNAIO 1999. Fallimento di un attacco dei francesi, condotto dal Generale Macdonald, contro Capua. Le truppe del Regno di Napoli, sbarcate il 28/11/1798, abbandonano Livorno.
10 GENNAIO. Le truppe del Generale Championnet, dopo il fallito tentativo del Generale Macdonald, riescono a conquistare Capua.
12 GENNAIO. IL vicario conclude con Championnet un gravoso armistizio, il popolo si ribella e si prepara a resistere.
15 GENNAIO. Assalto popolare ai castelli e alle carceri. Ne escono anche i giacobini tra cui Eleonora Pimentel Fonseca arre-stata il 5 ottobre 1798.
16 GENNAIO. Fuga del vicario generale a Palermo.
17 GENNAIO. La città è in preda all'anarchia. IL popolo riconosce come suoi capi Michele Marino (detto O' Pazzo) e Giuseppe Piaggio.
19 GENNAIO. I giacobini penetrano in Castel Sant'Elmo.
21 GENNAIO. Proclamazione della Repubblica.
23. Le truppe francesi entrano a Napoli. Strenua resistenza dei lazzari.
24 GENNAIO. Championnet rende omaggio a San Gennaro.
25 GENNAIO. Insediamento del governo provvisorio della Repubblica. Uno dei primi atti legislativi è l'abolizione del diritto di primogenitura.
29 GENNAIO. Viene innalzato il primo 'Albero della Libertà.
2 FEBBRAIO. Esce il primo numero del 'Monitore Napoletano.
3 FEBBRAIO. Litigio tra i generali Championnet e Faipoult per assicurarsi il possesso ed il controllo dei fondi pubblici dell'ex regno di Napoli.
6 FEBBRAIO. Championnet tenta di ostacolare la spoliazione del patrimonio finanziario e artistico di Napoli imposta dal Direttorio e con un colpo di mano, espelle il Generale Faipoult dalla città.
7 FEBBRAIO. Il governo repubblicano decreta l'istituzione delle "Sale di istruzione". Il cardinale Ruffo sbarca a Pizzo di Calabria e comincia la sua marcia vittoriosa.
13 FEBBRAIO. Dopo i fatti di Napoli e su denuncia del Generale Faipoult, viene dato ordine al Generale Championnet di rientrare a Parigi; il suo sostituto sarà il Generale Macdonald.
15 FEBBRAIO. Una deputazione della Repubblica viene inviata a Parigi. Non sarà mai ricevuta.
18 FEBBRAIO. Comincia in commissione legislativa la discussione della legge abolitiva della feudalità.
24 FEBBRAIO. Decreto di arresto a carico del Generale Championnet, mentre si trova di passaggio a Milano, per rientrare a Parigi. L'accusa e' di malversazione sui fondi pubblici dell'ex regno di Napoli.
7 MARZO. Il commissario Faypoult rientra in Napoli.
9 MARZO. Moti di ribellione contro l'occupazione francese in Calabria.
2 APRILE. La squadra navale inglese rientra nel Golfo di Napoli. Cadono Ischia e Procida.
5 APRILE. Viene scoperta a opera di Luisa Sanfelice la congiura Baccher.
10 APRILE. Dopo essere stato trasferito, come prigioniero, a Firenze, Parma e Torino, il papa Pio VI viene condotto in Francia, a Valence, dove morirà.
15 APRILE. Il commissario Abrial costituisce un nuovo governo provvisorio.
25 APRILE. Approvazione della legge che abolisce la feudalità.
27 APRILE. Abolizione del Testatico.
9 MAGGIO. Abolizione del dazio sulla farina.
14 MAGGIO. Approvazione della legge di riforma giudiziaria.
20 MAGGIO. Comincia la discussione del progetto di Costituzione.
24 MAGGIO. I contadini del Regno di Napoli, insorgono contro l'occupazione francese, che cingono d'assedio la città.
6 GIUGNO. Abolizione del dazio sul pesce.
7 GIUGNO. L'armata Sanfedista muove da Ariano verso Napoli.
13 GIUGNO. Il cardinale Ruffo sferra l'attacco decisivo. Dopo una disperata resistenza al ponte della Maddalena i Repubblicani superstiti riparano nei castelli cittadini.
15 GIUGNO. Il cardinale Ruffo nomina una Giunta di Stato per processare gli arrestati come patrioti e giacobini. In città infuria la reazione popolare.
19 GIUGNO. Viene stipulato un armistizio di tre giorni tra i Sanfedisti e il comandante Mejan.
21 GIUGNO. Mejan firma la capitolazione. Secondo i patti i combattenti repubblicani usciranno con l'onore delle armi e verranno imbarcati per essere esiliati in Francia. Continua la resistenza di Sant'Elmo.
24 GIUGNO. L'ammiraglio Nelson disapprova la capitolazione.
29 GIUGNO. L'ammiraglio Caracciolo viene impiccato a un albero della fregata Minerva.
5 LUGLIO. Nomina di Joubert al comando dell'armata d'Italia e di Championnet al comando dell'armata delle Alpi. Quest'ultimo e' stato processato e scagionato dalle accuse a suo carico, formulate in Febbraio.
10 LUGLIO. Ferdinando IV giunge nel Golfo di Napoli. Dalla sua nave sopraintenderà, senza mai sbarcare, alla repressione.
11 LUGLIO. Mejan firma la capitolazione di Sant'Elmo.
21 LUGLIO. Una nuova giunta di stato sostituisce quella istituita dal cardinale Ruffo. In spregio ai patti di capitolazione, molti repubblicani sono imprigionati. Fra Luglio 1799 e Settembre 1800 sono eseguita nella sola Napoli circa 100 condanne a morte; il 20 Agosto quella di Eleonora Pimentel.



BIBLIOGRAFIA

1. "Il resto di niente" Enzo Striano Loffredo Editore
2. Inserti de "Il mattino" sulla Rivoluzione Partenopea del '99'
3. Enciclopedia Multimediale La Rousse, Rizzoli
4. "Eleonora", rappresentazione teatrale a cura di De Simone
5. G. Galasso, Mezzogiorno medievale e moderno, Torino, Einaudi, 1965
6. B. Croce, La Rivoluzione napoletana del 1799
7. l profilo biografico di Vincenzo Russo, scritto da M. D'AYALA è tratto dalle Vite degli italia-ni benemeriti della libertà e della patria uccisi dal carnefice, pubblicate postume, a cura dei figli di D'Ayala, nel 1883, presso l'editore Bocca.
8. V. Cuoco, Saggio storico sulla Rivoluzione napoletana, a cura di A. Bravo, Torino,Utet, 1975.
9. D. Cantimori, Giacobini italiani, Bari, Laterza, 1956
10. V. Russo, Pensieri politici e altri scritti.
11. Luigi Sorrentino "Io muoio libero e per la Repubblica" Vita ed opere di Vincenzo Russo, Istituto Grafico Editoriale Italiano




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