Eduardo Ambrosio


Vai ai contenuti

Menu principale:


SQUILIBRIO E SOTTOSVILUPPO

STORIA > I TEMI DEL '900 > LA GRANDE TRASFORMAZIONE SOCIALE

SQUILIBRIO E SOTTOSVILUPPO

La sottosviluppata economia feudale poteva sopravvivere per secoli senza creare squilibri, quando invece s'innesta lo sviluppo imprenditoriale e industriale si presenta la necessità di controllare gli equilibri, in caso contrario si hanno squilibri con effetti devastanti (gli aiuti economici al Terzo Mondo hanno avuto effetto devastante perché hanno rotto l'equilibrio).
La dipendenza economica dei paesi extraeuropei, dove la produzione è finalizzata alle esigenze del centro (le monocolture, il riso in Indonesia), è una delle principale causa dello squilibrio, pure conseguente alla integrazione di tutti i paesi in un mercato mondiale e alla assenza di società "tradizionali" già ai primi del Novecento; l
'arretratezza culturale e la mancanza di riforme interne causano il sottosviluppo.

La logica capitalista determina le condizioni di squilibrio non necessariamente di sottosviluppo.

Nel
determinare il ritmo e il tipo di sviluppo sono decisivi i fattori interni, per cui le condizioni per il take off sono:
l'industrializzazione;
la divisione del lavoro e l'urbanizzazione;
l'alto tasso di istruzione della popolazione (caso del Giappone, della Corea, ecc.);
l'omogeneità etnica e culturale (il caso di Russia, Polonia, Jugoslavia);
la presenza di uno Stato nazionale.


Esiti diversi hanno avuto paesi periferici determinati dalla fonte del sostegno interno a
i movimenti rivoluzionari (i casi cinese, indiano e messicano). Il ruolo degli investimenti esterni, dovuta alla tendenza del capitale internazionale a trovare nuovi sbocchi, fornisce elementi di verifica per differenziare squilibrio e sottosviluppo, come causa di sottosviluppo gli investimenti esterni (soprattutto nel Terzo Mondo) per lavoro a basso costo, ancora investimenti esterni come stimolo ad uno sviluppo condizionato e dipendente, ma non al sottosviluppo.

Ruolo importante ha anche la tendenza all'emancipazione della periferia, iniziata con l'imitazione dei modelli occidentali della moda, dei modelli militari e dell'organizzazione economica (il caso giapponese), poi sviluppatasi, data l'egemonia culturale dell'Occidente sulle élites culturali della periferia, con la rivendicazione degli intellettuali indigeni ad un trattamento di pari dignità con i rappresentanti della metropoli:
Gandhi, Nehru, Mao; nonché con la contestazione della modernizzazione delle èlites tradizionali: l'analisi della Terza Internazionale del ruolo "oggettivamente" antimperialiste delle borghesie "nazionali".

Nello
sviluppo della periferia è stato senz'altro determinante il ruolo dell'autorità centrale come si riscontra nel caso:
-
russo, dove il percorso parte dalla debolezza dello zarismo, in quanto la forza era l'autorità dello Stato centralizzato ed il suo indebolimento provoca sconvolgimenti interni, passa attraverso la rottura dei tradizionali equilibri interni con lo sviluppo del capitalismo (il contadino diventa operaio e ci sarà più lavoro per chi resta), la rivolta dopo la sconfitta col Giappone e la rivoluzione dopo la sconfitta con la Germania, trova il suo compimento, grazie al ruolo del PCUS (i dirigenti sono di provenienza operaia e contadina ottima immagine, l'età media degli ufficiali dell'Armata Rossa è 35-40 anni) e di Stalin (totalitarismo staliniano come strumento di "modernizzazione"), con la creazione della potenza industriale URSS;
-
giapponese, caratterizzato da basso reddito, omogeneità culturale e Stato forte derivanti dalla restaurazione Meji (1868) come "modernizzazione" istituzionale e produttiva a difesa dei tradizionali valori culturali;
- dei paesi emergenti (caratteristiche generali), dove il ruolo dei dirigenti pubblici è superiore a quello degli industriali a loro volta integrati nella struttura di potere dominante, ed è accettata anzi desiderata perché conveniente un'autorità antidemocratica (i casi indiano e cinese, il modello Singapore, la crisi del Messico dopo la scoperta del petrolio).

Negli ultimi anni assistiamo ad
una polarizzazione dell'ex-periferia tra paesi emergenti e Quarto Mondo a causa di alcuni fenomeni specifici come:
-
la crescita economica più lenta di quella demografica;
- gli effetti perversi degli aiuti "umanitari", come già visto, responsabili della rottura dell'equilibrio precedente;
- la selvaggia e incontrollata urbanizzazione e il conseguente abbandono delle terre: New Messico, Il Cairo ecc., immense bidonville; - l'inquinamento e l'abuso delle risorse del Terzo Mondo come, ad esempio, lo sfruttamento della foresta pluviale nel Nord-est.

La crisi dell'"Impero" sovietico trova le sue ragioni nell'anomalo rapporto centro-periferia (è la periferia che fornisce il prodotto tecnologico - le auto sono prodotte in Polonia, Cecoslovacchia), nella scarsa omogeneità etnica e culturale (i russi non hanno eliminato i propri "pellerossa"), nella crisi permanente dell'agricoltura (che ha dovuto fornire i capitali per l'industria), nel ruolo del partito unico e nei limiti del sistema di cooptazione (il lavoro non deve visto in funzione del diretto guadagno ma per il futuro dei figli); e produce una radicalizzazione del confronto Nord-Sud, essendosi annullato quello Est-Ovest e rivelatasi limitata la forza della "pax americana", con Desert Storm (II guerra del Golfo) e Bosnia.
Il
petrolio e l'OPEC che ne tiene artificialmente basso il prezzo per non spingere l'Occidente alla ricerca alternativa, lo sviluppo industriale e tecnologico nel Sud-Est asiatico, la questione dell'esaurimento delle risorse sono i fattori che determinano un nuovo peso politico dei Paesi emergenti e spingono verso la teoria di uno sviluppo compatibile.

I nuovi equilibri nel mondo si definiscono attraverso:
- l'area del marco tedesco;
- l'area dello jen giapponese;
- la condizione per gli USA di massimo paese importatore;
- il decollo dell'area del Pacifico e suoi effetti anche nei rapporti interni negli USA (New York sull'Atlantico cede il primato per lo scalo commerciale marittimo alla California sul Pacifico);
- le multinazionali;
- la crisi delle banche centrali e il flusso dei capitali internazionali;
- lo SME; - la Reaganeconomics;
- la crisi dello Stato Sociale (Welfare State);
- L'influenza del nuovo modello di Singapore.


APPENDICE:
LA LEGGE DELLA CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO

C =capitale c =capit. fisso (mezzi di prod.) V =valore v =capit. variab.(lavoro) pv =plusvalore(profitto)
C = v + c V = C + pv saggio del plusvalore = pv/v saggio del profitto (p') = pv/C

A parità di saggio del plusvalore, con l'aumentare di c diminuisce il saggio di profitto. Se pv=100:
1) c = 50 e v = 100 p' = 100/150 = 66,66 % 2) c= 200 e v = 100 p' = 100/300 = 33,33 %
conseguenza graduale diminuzione del saggio generale di profitto

Conseguenze di un aumento di c:
1) diminuzione del costo unitario del prodotto perché contiene una somma minore di lavoro (diminuisce il valore di scambio della merce
2) possibilità di rendere plusvalore una parte maggiore della giornata lavorativa
3) minor saggio di profitto
(più ammodernamento meno plusvalore e meno profitto: pochi operai poco profitto. Conviene investire dove c'è poca tecnologia e molti operai per aumentare il guadagno)

C = 100 (80 c + 20 v) con saggio di pv = 100% V = 80 c + 20 v + 20 pv = 120 p' = 20 %
C = 100 (20 c + 80 v) con saggio di pv = 50 % V = 20 c + 80 v + 40 pv = 140 p' = 40 %

Tendenza nelle società capitalistiche avanzate alla caduta del saggio di profitto (non del profitto stesso che corrisponde in termini sociali allo stesso plusvalore).

Aumentando e è necessario aumentare in termini assoluti C e V per compensare la caduta relativa del saggio di profitto

A parità di saggio di pv:
C = 600 (400c + 200 v) V = 800 (400 c + 200 v + 200 pv) p' = 33,33 %
C = 1000 (700 c + 300 v) V = 1300 (700 c + 300 v + 300 pv) p' = 30 %
Nel primo caso, profitto = 200; nel secondo profitto = 300.

Conseguenze dell'aumento di c e della diminuzione di v: crescita della sovrappopolazione relativa operaia; diminuzione del valore di scambio del singolo prodotto; percentuale minore di nuovo lavoro aggiunto
Fattori correttivi della legge della caduta tendenziale del saggio di profitto: la produttività (forte aumento del saggio di pv) e la forte crescita in assoluto di C.




Torna ai contenuti | Torna al menu