Eduardo Ambrosio


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I SINDACI di NAPOLI

STORIA > NOVECENTO > ITALIA, LA REPUBBLICA


LA STORIA DI NAPOLI NEL DOPOGUERRA ATTRAVERSO I SINDACI
L'analisi inizia dal 1944, in quanto durante il fascismo vi erano i podestà e, anche se non diret-tamente, era presente pesantemente il governo con i prefetti.
Solo nel '44, liberata anche Roma, gli alleati si convinsero ad affidare ad un sindaco civile l'amministra-zione della città, anche se solo nel '46 si estingue la pesante presenza alleata (ad esempio, il porto di Napoli, prima grande città liberata, verrà utilizzato per la lunga ritirata di uomini e mezzi prima verso l'America e poi verso la Corea per il nuovo teatro di guerra).

Per quanto Napoli resterà, per gli alleati, strategicamente l'occhio della Nato, opportunità mai corretta-mente compresa come una possibile enorme risorsa dalle amministrazioni cittadine, per cui tale presenza sarà, e lo è ancora, solo un peso (come gli abitanti che circondano il nostro Liceo di Terzigno i quali vedono il tutto un fastidio e non un'occasione di sviluppo di tipo terziario).

Con i favori del CLN e del governo monarchico, nel '44, viene nominato il primo sindaco: l'anziano avv. Ingrosso che non assume mai la vera direzione della città, ben presto va via perché chiamato da Parri (Presidente dei Ministri) alla Corte dei Conti, gli succede l'avv. Gennaro Fermariello anche lui alquanto anziano (per cui questi primi due personaggi sono di provenienza pre- fascisti).

Con Fermariello, grazie ad una buona giunta, considerate le disastrose condizioni della città (117 bombardamenti, 22mila morti) si progetta un intervento di ampio respiro per il porto che, essendo soprattutto adibito per importazione in quanto Napoli non produce ma consuma, viene integrato con due canali navigabili, per sviluppare la parte produttiva, a S. Giovanni e nella piana del Sarno. Il piano sarà affossato dalle amministrazioni successive per far posto allo scempio edilizio.

Nel 1946 si elegge il primo sindaco l'avv. Buonocore che con il successore l'avv. Moscati, fratello del santo Giuseppe, non avranno mai una vera direzione della città, del resto il governo di Napoli era difficilissimo sia per aver perso, per l'eccessivo attendismo, il contatto con le gloriose Quattro Giornate, sia per l'enorme anomalia del voto amministrativo a Napoli sempre in stridente contrasto con quello nazionale (ad. es.: mentre vinceva la Repubblica, la Monarchia a Napoli aveva consensi per l'80%).
Anche durante il fascismo il PNF non riuscì mai a radicarsi in città, la borghesia napoletana mitizzava 'o rre o il duce senza mediazioni partitiche, Napoli non era fascista ma monarchica.

Nel 1952 con la sconfitta delle sinistre (unite ottennero il 31%) e la non affermazione della DC (13%) vince la destra ed arriva a Napoli Achille Lauro come sindaco (età Laurina), il primo imprenditore che scende direttamente in campo con un suo partito, solo formalmente e per poco tempo legato a quello monarchico di Covelli (oggi il tentativo è quello di Berlusconi) poi visto da Confindustria, Confcommercio, ecc. come la possibilità del controllo, da parte dell'impresa, del voto.
Lauro concentra, nei suoi comizi, grandi folle, pratica dei regimi passati: - Hitler studiò a fondo il "Cola di Rienzo" di Wagner per cogliere il dialogo del tribuno con il popolo: - le case regnanti, dall'inizio del Nove-cento, hanno capito che, per avere consenso, bisognava dare in pasto alla massa i grandi funerali, ma-trimoni, ecc. di re o membri reali; - nei nostri giorni, i funerali di Lady D sono un ottimo esempio, ci sono masse che hanno bisogno del feticcio: la regina alternativa. Ancora,
Lauro utilizza la categoria teatrale avanspettacolista del "lazzarone" ed i suoi discorsi sembrano testi teatrali (politica - spettacolo), è monarchico di comodo (fa presa) e pensa ad uno sviluppo della città terziaria mai industriale; - la sua attività è di carrettiere del mare - non con navi nuove ma quelle smesse o inutilizzati da altri armatori in dissesto - le sue navi solcano i mari di tutto il mondo e, grazie alle sue doti organizzative, non viaggiano mai vuote, in ogni porto trovano sempre un nolo. Invoca, infine, un casinò per promuovere lo sviluppo.

Fino al '60, Lauro è stato la stampella indispensabile per i governi centristi DC.
Negli Anni Sessanta la DC, anche per le mutate condizioni nazionali con il varo del centro - sinistra, conquista la carica di sindaco con Clemente assistito dal giurista Bonifacio (poi ministro della giustizia nel governo Goria), uomini simbolo della macchina - politica di Gava (al Laurismo, succede il Gavismo, in una società o meglio comunità, quella napoletana, sempre sospesa - afferma Allum - tra una condizione pre-industriale con rapporti politico - sociali orizzontali e una industriale con rapporti sociali e politici verticali) e proveniente dall'ISVEIMER, istituto utilizzato dalla DC (dorotea-gaviana) per controllare gli investimenti pubblici, rete creditizia anche privata (la vicenda Banca Fabbrocini) ed aprire le porte alla speculazione più sfrenata.
Dopo la rappresentazione di bossismo e arretratezza di Lauro, alti grandi sindaci, sempre per-sonalmente considerati (ricorda il culto monarchico del re) e mai mediati da partiti, mai veramente radicati a Napoli come al contrario accade al PCI in Emilia - Romagna, sono:
- negli Anni Settanta ('75-85), il comunista Maurizio Valenzi, visione teorica ed intellettuale dell'amministrazione che produce non poche devastazioni sociali;
- negli Anni Novanta ('93- in carica), Antonio Bassolino che riprende (come Lauro) il discorso d'immagine popolare (raduni e feste in piazza Plebiscito, ecc.) e sostiene, anomalamente per uomo di sinistra quale è, uno sviluppo turistico - terziario (progetto per Bagnoli, allontanamento delle società petrolifere, centro storico, ecc.) sacrificando la velleità industriale napoletana; alla rielezione ottiene al primo turno c.a l'80% dei consensi.
- Nelle ultime elezioni del 13 maggio 2001 la candidata del centrosinistra On. Rosa Russo Iervolino, alla prima candidatura a Sindaco di Napoli, anche se non è stata eletta al primo turno, ha ottenuto, a livello personale, più voti di quelli delle liste a lei collegate, fenomeno opposto per il candidato del centrodestra, Martusciello.

Si può, infine, considerare che i tre grandi sindaci di Napoli, il primo di destra ed i secondi di sinistra, data la poca affermazione della macchina politica della DC (non vi era riuscito nemmeno il PNF), si sono sempre trovati in antitesi politica con il governo nazionale (solo Bassolino, nella seconda parte, ha avuto un governo amico, probabilmente - e stranamente - causa dell'appannamento dell'ultimissimo periodo) per cui si sono rivolti, per appoggi, altrove (direttamente al popolo, per esempio).
Ancora che il PCI dal '63 è stato sempre il partito più votato in città.




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