Eduardo Ambrosio


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STRAGISMO (bandito Giuliano, BR)

STORIA > NOVECENTO > ITALIA, LA REPUBBLICA


STRAGISMO

Lo stragismo nel Novecento ha avuto le versioni di guerra e di pace.

La seconda guerra mondiale determina, per il suo carattere totale senza distinzioni tra civili e militari (bombardamenti - democratici perché colpiscono in modo uniforme), lo sterminio che rappresenta la moderna barbarie (massima atrocità).

Nelle stragi di guerra non è permessa la scelta (si eseguono ordini), la reazione delle vittime è diversificata perché entrano in gioco fattori antropologici - non si denuncia, ad esempio, lo stupro per vergogna - si sta' contro i contro i partigiani perché con la loro azione hanno provocato la reazione tedesca (
Valdichiana con il suo orgoglio popolare, Marzabotto, Caiazzo: reazione impetuosa).



La fine del conflitto ('43-'45) registra numerosi eccidi:

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Cefalonia, strage militare non riconosciuta da convenzioni internazionali, 13-22 settembre '43, tut-ta la divisione Acqui pur essendo fino a qualche giorno prima fascista, per motivi patriottici si schiera con la Monarchia, vengono tutti uccisi per una fede patriottica che va oltre il fascismo.

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Ardeatine, strage civile ordinata da Kappler, con lo scopo di terrorizzare la popolazione: 10 italiani per ogni tedesco - i 32 tedeschi di via Rasella (23 marzo 1943) contro i 335 tra ebrei (il 16 ottobre 1943 i tedeschi ne rastrellano dal Ghetto di Roma 1022, poi deportati ad Auschwitz, tornarono solo in 15), politici, ecc.
Questa strage resta un racconto irraccontabile perché invisibile, tutto è accaduto di nascosto, il sospetto che nella cava delle Ardeatine fosse sepolto il mistero, arriva quando le donne che portavano i vestiti puliti ai loro uomini incarcerati al Regina Coeli non ricevevano quelli sporchi; i particolari poi sul riconoscimento dei morti come una matita in tasca o un dente rotto.


Nel dopoguerra l'eccidio è rimasto una costante con il concetto di guerra totale (anche civile) con la tortura e lo stupro:

- guerre di Algeria per la decolonizzazione.

-
guerra etnica con lo stupro per minare, attraverso le donna, l'identità.

Le stragi percorrono il Novecento dandone una lettura di un secolo di barbarie dove la modernità si è affermata senza progresso.

Stragi di pace, queste sono state sempre antipopolari:

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a Portella della Ginestra si spara - la banda Giuliano - il 1° maggio 1947 sui lavoratori;

In Sicilia, nelle valli e nelle colline tra Castelvetrano e Montelepre, si sono vissuti, negli anni Quaranta del Novecento, furori indipendentisti e conquiste mafiose forieri di fame e pianto di morti. Lottare per una "
Sicilia ai siciliani" (dal '45 Giuliano capeggia un gruppo di separatisti indipendentisti siciliani con il sogno di una Sicilia Quarantanovesima stella della bandiera USA), assaltare caserme e camere del lavoro o sparare sugli operai a Portella furono le azioni di Salvatore Giuliano (nato a Montelepre il 16 novembre 1922). Per la legge ufficialmente un bandito, fu un nostrano Robin Hood per il popolino, un burattino al servizio dei potenti boss di Monreale, confidente e alleato dei pezzi grossi dell'Arma e del ministero dell'Interno, fino a vittima dei patti indicibili tra Stato e mafia (di lunga trama) e servizi americani.
Gli incontri con Ciro Verdini, l'Ispettore Generale della Pubblica Sicurezza in Sicilia che alla vigilia di un Natale incontra il bandito nel suo regno - fra le colline di Sargana - portandogli in dono un panettone e una bottiglia di Marsala. Le lettere del Capitano Antonio Perenze (<<
Caro amico mio… >>), il cugino traditore Gaspare Pisciotta che poi muore avvelenato all'Ucciardone. Gli intrighi con il colonnello Ugo Luca del CFRB, Comando Forze Repressione Banditismo.
Giuliano tratta con tutti e tutti trattano con lui; ma dopo le
elezione politiche del 18 aprile '48, è un uomo scomodo per i suoi complici, comincia a sentirsi abbandonato dallo Stato e comincia a negoziare, pensa ad una fuga, a lasciare la Sicilia per sempre: l'assassinio il 19 agosto 1949, a Bellolampo, di sette carabinieri da parte della sua banda è l'avvertimento a polizia e Arma di cui non si fida più; minaccia di vuotare il sacco sulla strage di Portella, undici morti e ventisette feriti il primo maggio 1947. Il relativo processo è imminente - siamo nel giugno 1950 - e il ministro degli interni Mario Scelba trema: circa un mese dopo trovano il cadavere di Giuliano nel cortile di Castelvetrano. Evento mai chiarito, la versione dei carabinieri di Luca di uno scontro a fuoco con la morte del bandito viene clamorosamente smascherata da Tommaso Besozzi, giornalista de "L'Europeo".
Si parla, dopo sessant'anni, di riesumazione del cadavere perché si pensa che il cadavere sepolto non è di Giuliano ma del sosia di Altofonte. Qualcuno parla di esilio a Samos in Grecia, o di imbarco a Selinunte quattro giorni prima del 5 luglio 1950 (giorno della morte), su un peschereccio, per la Tunisia, da dove sarebbe volato per l'amatissima America. Recentemente un testimone racconta che anche Padre Pio fosse convinto che <<un povero figlio di mamma>> era morto al posto del bandito, che Giuliano, in una mattina di quella lontana estate, fosse arrivato a San Giovanni Rotondo travestito da frate.

- eccidio di Palermo
del 1950 - assassinio di sindacati e lavoratori siciliani con l'ausilio della mafia.

I governi di centrosinistra rivendicano una pacificazione ma si registrano le stragi di:
- Avola nel 1964,
- il dramma dell'
autunno caldo,
- Piazza Fontana del 1969,
Strage con 17 morti - Milano 12 dicembre, Banca dell'Agricoltura - che conclude gli anni del miracolo economico e della speranza solare e dà avvio al clima tragico degli anni Settanta, segnati dalla "strategia della tensione" e poi dal terrorismo di sinistra. "Rivela" parti oscure dello Stato, innesca derive, incupisce le forme e le modalità della politica. Tra infinite accuse e contraddizioni, piste rosse e nere, non sono mai stati idendificati i responsabili.
-
Brescia nel 1974,
-
Italicus,
- Ustica,
-
Bologna nel 1980.

Brigate Rosse:
Nel 1970 compariva per la prima volta in alcuni volantini ciclostilati il simbolo delle Brigate Rosse: la stella asimmettrica a cinque punte inscritta in un cerchio. Fu disegnata in una riunione del 1969 a Chiavari (GE): "Il cerchio lo tracciammo con una moneta da cento lire e dentro facemmo la stella senza staccare la matitia dal foglio" hanno raccontato ex brigatisti.
Nel 1970 il 2 maggio, a Milano in via Boiardo, la polizia scopre il primo covo BR;
nel '74 il 15 ottobre, a Robbiano di Mediglia (MI) blitz dei carabinieri in un covo, muore il maresciallo Felice Maritano;
nel '75 il 5 giugno, a Melazzo (AL) nella cascina Spiotta, durante una sparatoria con i carabinieri, muore la cofondatrice delle BR Margherita "Mara" Cagol, moglie dell'ideologo fondatore Renato Curcio;
nel 76 il 18 gennaio, a Milano in un alloggio di Via Maderno, sono arrestati Renato Curcio e Nadia Mantovani - il 15 dicembre, a Sesto San Giovanni (MI) Walter Alasia, 20 anni, muore in una sparatoria con la polizia, in casa dei genitori;
nel '78 il 18 aprile, a Roma in pieno sequestro Moro, irruzione nel misterioso "covo" di Via Gradoli 96 - dal 16 marzo al 9 maggio, a Roma in via Montalcini 8, è tenuto prigioniero Aldo Moro - il 17 maggio, a Roma, solo otto giorni dopo la morte di Moro, la Digos scopre la "Tipografia BR" di via Pio Foà 31 - il 1 ottobbre, a Milano, i carabinieri scoprono la prima versione del "Memoriale Moro" in via Monte Nevoso 8;
nel 1980 il 28 marzo, a Genova irruzione dei carabinieri in via Fracchia 12, muiono quattro brigatisti genovesi: Riccardo Dura, Annamaria Ludmann, Lorenzo Betassa e Piero Panciarelli. - il 31 maggio, a Torino in un covo in via Staffarda 9, la polizia cattura Bruno Laronga (Prima Linea) - il 10 ottobre, a Genova in via Zella 11, Caterina Picasso, 73 anni, "nonna BR", nasconde la pistola che uccise Moro;
nel 1982 il 28 gennaio, a Padova in un alloggio di via Pindemonte 2, i Nocs liberano il Generale USA James Lee Dozier;
nel 1990 il 10 ottobre, a Milano via Monte Nevoso 8: scoperta, 12 anni dopo, la seconda versione del "Memoriale Moro"




In Italia si è realizzata, nel dopoguerra, una zona di frontiera non territoriale dove il nemico era il PCI.




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