Eduardo Ambrosio


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MASS MEDIA E STORIA

SAGGISTICA E POLITICA

COMUNICAZIONE (MASS MEDIA) E STORIA


SOMMARIO: Manipolazione e Divulgazione - La storia dei Mass Media - Mass media e cultura - La pubblicità - Utilità - L'ERA DEL COMPUTER - INGIUNZIONI DEL DUCE (MUSSOLINI) ALLA STAMPA.

Manipolazione e Divulgazione

I modi di comunicare sono innumerevoli (libri, manuali scolastici, riviste, fumetti, opinionismo alla Biagi, Montanelli, Zavoli ecc.) per semplificare, analizzeremo solo i principali: giornale, TV e radio. Ogni documento o è intenzionale o è intenzionale suo malgrado, è sempre notizia a prescindere della sua autenticità, infine non è mai oggettivo. Il politico assume sempre un alto livello intenzionale (usando spesso cassette registrate dove ogni espressione è curata nei minimi particolari). Alcune trasmissioni invitano a produrre testimonianze ai telespettatori con cassette personali, qui il livello intenzionale è basso in quanto le riprese focalizzate più sul soggetto che sul contorno (storico) servono solo a certificare la propria esistenza. Direttamente collegata all'inevitabile intenzionalità è la forte possibilità di manipolare il documento.
Oggi non c'è, come prima, il solo problema filologico
ma si deve riconoscere la manipolazione che comunque, come già visto, è documento. Lo storico si crea le sue fonti. Ogni operazione culturale - dotata naturalmente di intenzionalità - è manipolata. La concezione della vita è oggetto della storia. L'oggi è caratterizzato da un esuberante flusso di notizie, tutto il percepibile ingigantito dall'universo TV è fonte di ricerca, per cui è difficile una linea di ricerca.
Nel fare storia, è necessario in primo luogo ergere argini contro chi tiene banco: i mass-media con in testa la TV.
Negli anni '80, ad esempio, l'immagine del potere era Craxi forte era la sua presenza sullo schermo producendo una presenza virtuale = idea di potere. Influendo sull'immaginario collettivo in modo devastante. Mussolini comprese l'uso dei media e seppe rappresentare la forza del potere (2000 foto in posizione) usò la VOCE della radio (capacità d'uso altro media): nel discorso del 10.6.40 (entrata in guerra dell'Italia) i fascisti, sapientemente dislocati tra la folla interagivano con gli applausi nel discorso (anche in spettacoli televisivi leggeri il pubblico non pagante viene comandato ad applaudire) in 40 secondi di parole calibrate e sapientemente accentuate vi sono 6 interruzioni, viene utilizzata la categoria PUBBLICO per manipolare.
NON ESISTE, ALLO STATO, VALUTAZIONE STORIOGRAFICA FRA MEDIA E STORIA CONTEMPORANEA.
Le correlazioni precedenti sono concluse dal binomio media - tecnica che con la fruizione determina sia l'arte che la storia. E' necessario individuare una nuova APPERCEZIONE del mondo nell'età delle masse e dei media. L'esplicità sovverte il valore culturale (il mezzo media fa cultura). La ricezione nella distrazione (la TV viene fruita in contemporaneo con altre attività domestiche) - effetto subliminale (uso di fotogrammi artefatti per pubblicizzare qualunque cosa). La fruizione determina l'evento senza la fruizione non c'è evento (share) la TV condiziona l'evento che si storicizza non oggettivamente ma secondo l'apprensione che arriva. La TV trasforma in atti parole al vento (parola imperante), rende il mondo un villaggio, la vita è spettacolarizzata: il Watergate alimentato da stampa e TV manipolò il potere; il fenomeno Berlusconi; nel maggio '68 chi non aveva mai parlato (operai, studenti, gente comune) produce la parola che agisce; nell'arresto di Tortora i militari attesero la TV per mettere le manette.
TUTTO E' FICTION (nelle cerimonie familiari come matrimonio ecc. comanda il fotografo) si definisce il LINGUAGGIO (spesso una neologismo o una parola inconsueta viene citata ossessivamente poi niente).
LA TV E' DEMOCRATICA PERCHE' NESSUNO E' IN GRADO DI CONTROLLARLA TOTALMENTE (IDEM PER INTERNET) MA IL PERICOLO RESTA LA MANIPOLAZIONE SEMPRE PIU' AGGUERRITA.
Chi decide il valore del fatto determinando l'opportuno numero di passaggi in TV (il lancio di sassi dai cavalcavia si moltiplica con i passaggi in TV)? E' finita l'individualità o l'individuo può ancora autodeterminarsi?
IL GIOCO E' PIU' VERO DELLA REALTA'- TUTTI ATTORI NESSUNO VERO REGISTA - SI PARLA DI IMPALPABILE OPINIONE PUBBLICA:
Tutto dipende dalla divulgazione che passa attraverso: produzione - forma - fruizione
contenuto.
Il flusso di cose fa disperdere la storia
: imperialismo della memoria - cultura del frammento.
Spettacolarizzazione della storia Analisi ragionata + emozione + quotidiano.

La trasmissione La mia guerra parte dal frammento individuale per poi rimandarlo nella massa.
Non esiste sapere effettivo, le masse s'illudono di sapere. - Non c'è democrazia senza il controllo della TV o il pieno controllo del suo potere. - La TV = Naturaliter di destra Potere dei media = fascismo strisciante.
IL CONFINE TRA NOTIZIA E SPETTACOLO E' CONFUSO: La virtualità della guerra (privilegiata dai media).
I Media controllano nemici ed idee.
Nessuno è padrone della TV per cui è difficile la DECODIFICAZIONE
(si pensi agli effetti dello sport trasmesso).
La trasmissione Combat-film riproduceva fonti e metteva in mostra autocoscienze di oggi (la studentessa universitaria che con sapeva di Badoglio).
Il 18 settembre 1943 Mussolini, dopo la liberazione del Gran Sasso, da radio Monaco con tono familiare e pacato (molto umano) diffondeva "ecco nuovamente la mia VOCE".
Tutte le figure della guerra sono ipostatizzate da positive a negative e viceversa (tedeschi come forza militare, tecnologia, ecc.; regime come ordine, disciplina, ecc.; alleati come tracotanti, in difficoltà per l'annuncio di possibili razionamenti e divisi tra inglesi e americani - l'immagine degli USA. però, non sarà mai scalfita nel Meridione sia per il gigantesco sbarco in atto sia per le notizie dirette degli emigranti).
Tutto ciò che si scrive anche se falso produce effetto.
Prolificano i commenti e giudizi (PREGIUDIZI) prima della notizia, quando queste sono scarse sorgono i narratori di guerra da terza pagina per mantenere viva l'attenzione, l'intellettuale è militante e funzionale. (Oggi la stessa operazione viene fatta programmando trasmissioni come "OK il prezzo è giusto" cioè il nulla, per mantenere un alto numero di spettatori incollati alla TV e propinare il TELEGIORNALE).
La verità non sta nei fatti per cui il cronista non ha l'obbligo del vero: il giornalismo è asservito alla patria, guerra, propaganda. Molta tautologia: la stampa si autocita (dal Times ".....", ndr, ecc.) producendo un sistema massmediologico in cui si ha la rappresentazione della realtà - la verità si fonda solo sulla sua scrittura. Poi va verificato fin dove arriva la notizia ed il suo effetto.
Il condizionamento della opinione, dunque, attraverso la manipolazione delle notizie avviene sempre in maniera intenzionale. La manipolazione non si presenta in modo grossolano, raccontando cioè fatti diversi dalla realtà ma convertendola con l’uso dei cosiddetti “
ferri del mestiere”, come per esempio le tecniche grafiche dell’impaginazione e dell’intitolazione usate nel giornalismo.
Si è notato che il titolo posto in prima pagina ed il carattere utilizzato hanno un grande effetto su chi legge, soprattutto se questo è una persona distratta che dà solo uno sguardo al giornale, in questo caso diventa rilevante il messaggio che si ricava dai soli titoli. C’è poi il lettore attento che legge tutto l’articolo, ma anche in tal caso diventa importante il modo in cui è impostata la presentazione del brano, perché può ugualmente influenzare la sua opinione.
Ma non basta, anche l’impaginazione, cioè la disposizione della notizia in una data posizione della pagina, ha il suo peso, perché è stato notato che lo sguardo di chi dà una scorsa al giornale cade prima di tutto in alto a sinistra. Ed ecco perché spesso nella prima pagina viene messa in questa posizione la notizia cui volutamente si vuole dare rilievo. Se infatti si mettono a confronto su diverse testate i titoli relativi a una determinata notizia ci si accorge come spesso viene dato diverso rilievo alla stessa, secondo gli orientamenti ideologici o gli interessi dei giornali messi a confronto. Questa diversità d’impaginazione è più frequente per le notizie che hanno un interesse rilevante come quelle di politica interna e internazionali.
Le foto del quotidiano spesso hanno solo lo scopo di alleggerire o movimentare la pagina, dando a questa più effetto; in tal caso hanno un significato alquanto neutro. Altre volte le foto servono ad integrare il commento scritto, così se si tratta di un disastro o calamità naturale una foto drammatica rende più efficace l’articolo. In altri casi invece la foto accanto ad un articolo può servire a “
manovrare “ la notizia stessa, a lanciare indirettamente un preciso messaggio: è chiaro il significato della foto di una piazza semideserta durante una manifestazione politica (naturalmente la si vuole sminuire) o quella di un personaggio politico ritratto in un atteggiamento che suscita simpatia o ammirazione.
La
manipolazione delle notizie televisive è molto facile: basti ricordare quando, durante la Guerra del Golfo del 1991, per screditare la figura del dittatore Saddam Hussein, in tutto il mondo veniva diffusa l’immagine del cormorano che non riusciva a volare per le ali intrise dal petrolio, che dimostrava quindi un forte e toccante esempio delle conseguenze disastrose sull’ambiente dei pozzi di petrolio che erano stati distrutti ed incendiati dagli Irakeni: nel Golfo Persico, però, non esistono cormorani se non negli zoo; oppure, allo scopo di aumentare il fiacco consenso americano alla guerra, le lacrime e la disperazione della ragazzina del Kuwait per aver visto i soldati irakeni strappare neonati dalle incubatrici nell’ospedale del Kuwait e lasciarli barbaramente morire, si è dimostrato, poi, che la ragazzina, figlia dell’ambasciatore in USA, non era mai stata in Kuwait. Gli stessi lampi dei missili durante i bombardamenti erano artificiali. I giornalisti per aumentare l’audience si scambiavano queste videocassette pre-montate a suon di dollari.
Non è da trascurare neanche l’occulta propaganda politica e sociale che viene perpetrata dai mass media: la frequente apparizione sul video e sui giornali di certi uomini politici più che di altri e di certi personaggi dello spettacolo, propinati in continuazione dalla TV, finisce col convincere che quegli uomini politici hanno le idee più chiare e più valide, che quei personaggi sono i più bravi e i più in gamba, da prendere a modello specialmente per i giovani:
Craxi, come già detto, con la presenza assidua sui i teleschermi, rappresentava l
idea del potere.
Berlusconi, proprietario di tre reti televisive, durante la campagna elettorale appariva molto spesso in televisione, mettendo in vista il suo smagliante sorriso e parlando con una certa cadenza, pronunciando discorsi preparati accuratamente, con pause definite ed abili, dove niente era lasciato al caso, riuscì a condizionare improvvisamente milioni di persone che forse si erano interessate, non tanto al suo programma, quanto al suo modo di presentarlo.
Mussolini:
si scrive ciò che è utile al regime, si evita ciò che nuoce allo stesso. I tedeschi furono presentati come un popolo amico, mentre il regime veniva osannato per il suo ordine e la disciplina; al contrario gli Alleati venivano descritti come cattivi e sempre più in difficoltà. Il ruolo della radio, dove il pubblico assumeva una parte fondamentale nella manipolazione del consenso: durante il discorso del 10 giugno 1940 ( l’entrata in guerra dell’Italia), i fascisti, sapientemente dislocati tra la folla, interagivano con gli applausi ( In 40 secondi di parole calibrate e accentuate a dovere vi sono sei interruzioni).


Tutto questo porta al condizionamento delle facoltà intellettive, alla perdita della capacità di critica e di scelta, è la persuasione occulta che dequalifica certa informazione.
Necessitano leggi come la Par Condicio del febbraio 2000
In conclusione
l'operazione culturale consiste nel definire metodi di decodificazione della comunicazione, una sintassi delle immagini, e insegnarle. Nonché è' indispensabile, come per la stampa anche per la tv, una controinformazione.
Un tentativo: organizzare una retrospettiva con foto (che fissano le cose) di una piazza o altro luogo simbolo attuali e sempre più antiche, intorno ad esse si analizzano il fatto e la storia.


La storia dei Mass Media

I mezzi di comunicazione di massa o mass media permettono di comunicare contemporaneamente con un numero elevato di persone. Fin dall’antichità l’uomo ha sentito il bisogno sempre più forte di comunicare nel modo più pratico e veloce possibile, dai corrieri ai piccioni viaggiatori, passando per il telegrafo ed i segnali di fumo fino a giungere ai sistemi informatici come l’ormai diffusissima rete globale Internet.
Sicuramente uno dei media più diffusi è la radio nata all’inizio del Novecento e le prime trasmissioni radiofoniche iniziarono nel 1920 negli Stati Uniti, seguite a ruota da quelle inglesi. La radio si diffuse rapidamente in tutto il mondo, e in molti paesi diventò un importante strumento di propaganda politica. Il regime sovietico cominciò a servirsene in occasione del primo piano quinquennale e, saggiatene le notevoli potenzialità, si adoperò al fine di trasmettere in tutti i cinquanta idiomi parlati nelle repubbliche socialiste.
In Italia le prime trasmissioni si ebbero dal 1927 ad opera dell’ EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), che diventò il megafono del regime fascista, mentre in Germania Joseph Goebbels, ministro per la Propaganda, pose la radio sotto il suo controllo personale. Per contro la “mitica” BBC (British Broadcasting Company), fondata anch’essa nel 1927, diventò un indispensabile strumento di coordinamento per la Resistenza di tutta Europa. Nonostante i divieti di ascolto, la voce di Radio Londra portò un messaggio di speranza alle popolazioni oppresse dal nazi-fascismo. Dopo la guerra, la radio tornò alle originarie funzioni di intrattenimento. La concorrenza della televisione, pur intaccandone il predominio non ne segnò comunque mai il definitivo declino.
La TV, pur non avendo completamente cancellato la radio, le ha rubato la supremazia per la portata rispetto a tutti i mass media, arrivando ad una diffusione di gran lunga superiore a quella di tutti gli altri mezzi di comunicazione.
I primi esperimenti di trasmissioni televisive avvennero ad opera di Paolo Nipkow alla fine dello scorso secolo e vennero perfezionati da John Baird, che rese possibile l’inizio dell’era della televisione il 2 Novembre 1936 in Inghilterra. Dopo la parentesi della guerra la diffusione della TV avvenne in modo esponenziale, in Italia l’ente che gestiva le trasmissioni televisive nacque il 3/01/1954, con qualche anno di ritardo rispetto agli altri Paesi europei. I primi esperimenti risalgono al 1933, senza diffusione pubblica. Inizialmente la TV veniva vista solo in Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria e Lazio, ma già alla fine del ’54 la quota di popolazione servita superò il 48%. Nel ’61 raggiunse il 97% degli italiani.
In questo periodo solo l’1,5% degli abitanti parlava correttamente italiano, e di conseguenza la TV come "servizio pubblico" venne pensata non solo come occasione di intrattenimento, ma anche come strumento di educazione ed informazione. Infatti si pensava che essa potesse aiutare a combattere l’ignoranza derivante dal diffuso analfabetismo. In tal senso essa ha contribuito a creare una lingua nazionale molto più di quanto sia stata in grado di fare la scuola, negli altri Paesi europei, invece, la TV poteva già contare su un livello medio di scolarizzazione.


Mass media e cultura

Le trasmissioni televisive hanno avuto ed hanno tuttora una notevole importanza soprattutto dal punto di vista sociale: da allora le abitudini della famiglia cambiarono in funzione delle trasmissioni di successo del momento. Basti pensare ai gestori dei cinema (come la radio danneggiatissimi dall’arrivo in tutte le case degli apparecchi televisivi) che, per non perdere gli spettatori, furono costretti ad installare apparecchi televisivi in sala o addirittura ad interrompere la proiezione del film per trasmettere lo spettacolo televisivo serale. Sempre attraverso la televisione abbiamo assistito, se pur indirettamente, ai mutamenti dei costumi della nostra società; inoltre la diretta televisiva ci ha permesso di vivere in prima persona momenti emozionanti o drammatici, come la discesa dell’uomo sulla Luna o il ferimento di Papa Giovanni Paolo II in piazza S. Pietro; però ha rivelato anche degli eccessi: la trasformazione di dolorosi drammi privati in spettacoli “non stop” da offrire in pasto a milioni di telespettatori.
Quello che poi è insostenibile e diseducativo è il modo con cui viene presentato un evento, cioè decontestualizzato, e quindi in modo a-storico.
Sicuramente il mezzo d’informazione più antico è quello per iscritto: sebbene la parola "giornale" sia di origine relativamente recente, l’usanza di diffondere notizie e conoscenze attraverso la scrittura è sicuramente vecchia di millenni, alcuni fanno addirittura risalire al greco Erodoto la prima “vera” figura di giornalista, anche se è certo che già da moltissimo tempo numerosi popoli, tra i quali gli egizi, avevano i propri rudimentali giornali. Ma il primo vero impulso ad una capillare distribuzione di questi si ebbe circa cinquecento anni fa con l’invenzione della stampa tipografica da parte del tedesco Gutenberg. Da quel momento la facilità di stampa in numerose copie e il prezzo ridotto di esse rese la lettura alla portata di tutti, rendendo il giornale per secoli il mezzo di comunicazione di massa più utilizzato, fin quando non sono comparse la radio e la televisione, che ne hanno limitato le vendite grazie alla più veloce e facile comprensione del messaggio comunicativo. Ma il giornale conserva ancora intatta la sua importanza perché, come diceva il fondatore del quotidiano francese Le Monde, H. Beuve-Méry: “La radio lancia la notizia, la televisione ce la fa vedere, il giornale la spiega”. Infatti, se è vero che le prime due battono sul tempo il giornale nel dare la notizia,è anche vero che compriamo il quotidiano per leggerla con calma, con tutti i particolari e commenti, per confrontarla con quella degli altri giornali e trarre poi una nostra opinione. Il giornale ha dei pregi in confronto agli altri mass media: ci permette di scegliere il momento in cui vogliamo leggere le notizie che ci interessano.
Se quindi il media più antico è quello per iscritto, quello dell’immediato futuro è destinato sicuramente a restare sul video, più esattamente su video e cavi telefonici: si tratta di Internet, l’enorme rete di computer che, nata per scopi militari, ha avuto enorme diffusione negli ultimi anni per gli utenti civili, agevolata anche da numerose facilitazioni economiche che tendono a fornire questo servizio a costo zero e riuscire ad informatizzare tutte le famiglie del globo. La Rete ha sicuramente però degli aspetti negativi: così com’è, è incontrollabile, chiunque può immettervi ciò che vuole e non è raro trovare, oltre ai milioni di siti porno, oramai divenuti un’amara consuetudine, delle immagini di pedofilia, delle proposte illegali di vario tipo e degli spettacoli macabri. Gli aspetti positivi del Web (altro nome di Internet) sono molteplici, come l’enorme quantità di notizie che vi si possono reperire, le offerte di prodotti a prezzi concorrenziali, la velocità delle transazioni economiche ed il contatto con persone di diverse culture e soprattutto diverse lingue (da rilevare, però, che manca un "governo" di tali mezzi).
All'alba del Terzo millennio, la diffusione di Internet crea ulteriori disparità, per.es.: a New York ci sono più connessione di Internet che in tutto il continente africano e più linee telefoniche a Tokyo che in tutta l'Africa; quattro miliardi di persone nel mondo non hanno mai visto un computer, anche se qualcosa si sta muovendo grazie all'impegno ONU che, con lo slogan "costruire ponti digitali", si prefigge di rendere disponibile, entro 5 anni - nel 2005/2006, l'alfabetizzazione informatica . Allo stato, sono in rete i paesi ricchi: 136 milioni di utenti nelle Americhe, 83 milioni in Europa e 679 milioni in Asia. La maggior parte dei paesi africani e arabi sono fuori, area geografica che copre appena l'1% dei collegamenti al Web (USA e Canada, da soli, coprono il 57%) . in Senegal, su 13000 villaggi solo 3000 sono attrezzarti per Internet e l'analfabetismo riguarda il 65% della popolazione. La Corea del Nord è l'unico paese al mondo senza connessioni: Reporter sans frontières denuncia che il regime di Kim Jong II, in questo modo, non può temere attività sovversive. Dove non arriva la povertà, arriva la politica.


La pubblicità

Abbiamo esaminato quindi, seppure in modo superficiale, i molteplici servizi offerti da Internet,ma qual è la molla che spinge molte aziende ad offrire tutti questi servizi spesso in forma gratuita? Ecco che spunta fuori un altro difetto di Internet, che però in questo caso è in comune con tutti gli altri mass media: non esiste una pagina Web, un foglio di giornale oppure una trasmissione radiotelevisiva in cui non appaia della pubblicità. Essa entra nelle nostre case attraverso i mezzi di comunicazione e la cartellonistica, che ha conseguito ormai una tale perfezione nelle tecniche di allestimento da essere ritenuta essa stessa un autonomo media, un nuovo potente mezzo di comunicazione. La pubblicità serve a fare la propaganda ai più svariati oggetti e servizi, perciò le case produttrici pagano profumatamente i vari canali d’informazione per poter reclamizzare i loro prodotti commerciali. Alle spalle di una campagna pubblicitaria c’è un’organizzazione di persone esperte in psicologia, in sottili tecniche di persuasione, capace di stimolare gli infiniti desideri umani, dal più semplice al più complesso.
La tecnica più facile è quella della continua ripetizione del nome di un prodotto o della sua presentazione alla radio, sugli schermi televisivi, sui giornali oppure sui cartelloni pubblicitari per farlo ricordare ai consumatori. Ma c’è anche la tecnica, più nascosta e subdola, ma molto efficace, di presentare un prodotto nell’ambito di una serena scena familiare o in un ambiente raffinato ed esclusivo o accanto ad un personaggio di successo, per collegare l’acquisto di quel prodotto con l’idea di ritrovarsi in quell’atmosfera di felicità, di partecipare a quella élite di raffinati, di poter condividere quel successo. Questo è l’effetto voluto dai “persuasori occulti”. Al supermercato, tra prodotti simili, chi compra sceglie più facilmente quelli più pubblicizzati acquistando spesso oggetti superflui.
La pubblicità crea spesso falsi bisogni, facendoci sentire la necessità più o meno urgente di comprare qualcosa, possederla, usarla e mostrarla. Tutto ciò ci fa sentire più moderni, protagonisti del nostro tempo, salvo poi mettere presto da parte quegli oggetti o perché superati o perché divenuti inservibili, rivolgendo l’attenzione verso altri più nuovi, più avanzati, apparentemente più belli. In tal modo finiamo col far parte di un ingranaggio tipico della nostra società: il consumismo.
L’effetto della pubblicità sulle masse è un’omologazione diffusa: tutti vestiamo quasi allo stesso modo, abbiamo i medesimi gusti, facciamo le stesse cose. Questo è conformismo, è condizionamento collettivo: noi non ne siamo coscienti, siamo invece sicuri di essere liberi nelle scelte.


Utilità

Tornando ai media bisogna dire che quindi, grazie o a causa di essi, secondo i punti di vista, siamo bombardati ogni giorno da messaggi e da notizie, e gli effetti di ciò sono in parte positivi e in parte negativi. È certamente da considerare importante l’ampliamento delle nostre conoscenze dovuto a trasmissioni o articoli divulgativi a carattere scientifico o letterario. La maggiore informazione sugli avvenimenti ha fatto inoltre crescere la partecipazione e l’interesse umano e sociale per gli stessi: si pensi ai casi di calamità naturali che hanno mobilitato la solidarietà di tutto il mondo.
Gli aspetti negativi sono invece la visione di scene di violenza o di guerra, che la TV ci porta quotidianamente in casa e che ci ha quasi abituato ad accettare, senza più ribellarci o protestare; inoltre non possono passare inosservate le enormi influenze che i mezzi di comunicazione esercitano sulle opinioni pubbliche, non solo, come già detto, nell’ambito pubblicitario, ma anche e soprattutto negli altri campi: i media si possono definire il risultato finale di una gigantesca organizzazione che elabora le notizie. Il controllo di questi mezzi vuol dire gestire la qualità e la quantità di informazioni che si vogliono dare al pubblico, per questo ci sono stati e ci sono ancora numerosi dibattiti politici per disciplinarne la gestione. Essi assumono una doppia valenza, infatti, oltre a diffondere ed informare tendono anche a ”formare” l’opinione di chi legge, ascolta e vede, quindi ad influenzare il lettore. In effetti i mezzi d’informazione hanno bisogno di una cospicua base economica, quindi la direzione ideologica dipende da chi fornisce l’apporto finanziario e, sebbene il primo principio di essi sia il rispetto della libertà d’informazione, che deve essere esauriente ed obiettiva, l’influenza politica determina il fatto di dare, direttamente o indirettamente,spazio diverso a notizie e interviste o di riportare interpretazioni diverse dei fatti conformemente all’opinione politica che si asseconda.


L'ERA DEL COMPUTER

L'era del computer ha inizio senz'altro negli anni Trenta quando la IBM, mentre già si parlava di sostituire l'elettricità con l'elettronica, finanzia il progetto di una grande macchina calcolatrice, il MARK 1, basata su commutatori elettromeccanici.
Nel 1946 all'Università di Philadelphia viene sviluppato l' ENIAC, il primo computer digitale elettronico, mille volte più veloce dei suoi predecessori elettromeccanici ma con oltre 20 mila interruttori e pannelli, con un peso di 30 tonnellate e grande quanto uno stanzone.
L'anno successivo, il 1947, Walter Brattain, John Bardeen e William Shockley inventano il TRANSISTOR (sostituisce la valvola elettrica), un dispositivo che sfrutta le capacità di conduzione elettrica dei cristalli di silicio.
Nel 1958, alcuni ingegneri, tra cui il fondatore di Intel, Robert Noyce, incastonano 2 transistor in un cristallo di silicio creando così il primo CIRCUITO INTEGRATO, la dimensione diminuisce a tal punto da farlo ribattezzare CHIP (coriandolo).
Nel dicembre del 1974, dopo numerosi tentativi della Commodore, Altair, Honeywell Bull, Sinclair, Victor, Xerox e soprattutto una piccola azienda di Cupertino (alle porte di S. Francisco), la Apple destinata poi a diffondere in tutto il mondo la "metafora grafica" (quella interfaccia a icone e clic e mouse, oggi ripresa e sfruttata da Microsoft), la MITS di Ed Roberts mette in commercio il kit per l' ALTAIR 8800, il primo
Personal Computer.
Finalmente nel 1981 la IBM abbandona l'idea di signora degli enormi computer centrali (i mainframe) e decide di produrre un microcomputer, battezzandolo Personal: nasce l' IBM PC.
Quel primo PC, prodotto di malavoglia da "Big Blue" dalla IBM, costava 15 milioni di lire di oggi, aveva un solo dischetto floppy da 128mila bytes (oggi perlomeno sui due miliardi) ed una memoria di 16mila (16 Kb espandibile a 256) caratteri (oggi minimo 128milioni), comprende anche uno o due drive per floppy disk da 160 KB ciascuno. Per farlo funzionare e dialogare con gli uomini la IBM, troppo miope per produrre un linguaggio proprio per quei gingilli da dilettanti, prese un linguaggio già fatto, il DISK OPERATING SYSTEM (DOS), di una certa MS (MICROSOFT) lo MS-DOS (in meno di venti anni, grazie a tale scelta, il proprietario della minuscola MS, Bill Gates è il secondo uomo più ricco del mondo).
Il primo computer portatile fu THE OSBORNE 1 che, progettato da Adam Osborne ingegnere dell'INTEL, pesava, però, 9 chilogrammi ed era dotato di un monitor di 5 pollici. Il successo iniziale fu sopraffatto, nel giro di qualche anno, dalla robusta concorrenza; infatti, meno di quattro mesi dopo l'uscita del primo computer, il magazine "TIME" nomina il computer della IBM "uomo dell'anno".
In 20 anni, grazie alla scelta della IBM ed al successo del PC, il proprietario i quella minuscola azienda la MS, Bill Gates è il secondo uomo più ricco del mondo.
Per fare pubblicità al suo PC, la IBM scelse il personaggio di Charlot, che un mimo perplesso imitava zampettando attorno alla nuova macchina.
I vecchi Personal, chiusi dentro la "pizza box" (involucro come quello della pizza) erano azionati da un processore di un'azienda fondata da un ebreo ungherese immigrato, la INTEL, contenevano 29mila transistor stampati sui circuiti integrati che oscillavano alla velocità di 4,77 megahertz (MHz) al secondo. Oggi il numero i transistor stampati sulla "chip" sul processore è cresciuto di 144 volte. I 29mila transistor sono divenuti 4milioni e 170mila nell'ultimo Pentim 4 che frullano miliardi di calcoli al secondo alla velocità di 1,7 gigahertz, 360 volte più rapidi della vecchia scatola del 1981.
Le altre tappe sono del 1984 con APPLE che introduce il MACINTOSH, il primo computer di massa a INTERFACCE GRAFICHE con uso di mouse e icone; e del1993 quando la INTEL (marchio: la scritta "intel inside" cerchiata) introduce appunto il processore PENTIUM con velocità da 60 a 66 MHZ.
Infine, il 2000 vede la nascita di PALMARI, la super agenda elettronica che sta nel palmo di una mano (da qui il nome).


INGIUNZIONI DEL DUCE (MUSSOLINI) ALLA STAMPA

1939 - 19 maggio - Dire che il Duce e stato chiamato dieci volte al balcone.
28 luglio - Come è noto, il Duce non gradisce in alcun modo che la stampa si occupi del suo compleanno. Non farne quindi alcun cenno, nemmeno nelle corrispondenze dall'estero.
8 settembre - Simpatia per la Germania. Molta misura e discrezione nei confronti della Francia. Tener sempre presente e far risalire la responsabilità della guerra all'Inghilterra.
25 settembre -
Pubblicare in palchetto una nota contro il Lei del seguente tenore: Abolite nei vostri rapporti personali il Lei femmineo, sgrammaticato, straniero, nato due secoli or sonoin tempi di schiavitù. Per 16 secoli gli italiani lo hanno ignorato.
3 ottobre -
Si riconferma la disposizione già data di astenersi nel modo più assoluto dal consigliare la torrefazione casalinga dell'orzo e degli altri surrogati del caffè.
9 novembre -
Insistere con stelloncini e corsivi sull'uso del “Voi”, ma facendo opera di persuasione non di coercizione.
Novembre -
Non commentare il comunicato sull'aumento delle tariffe tranviarie.
25 dicembre -
Minimizzare l'invio dell'ambasciatore di Roosevelt presso la Santa Sede.

1940 - 1 gennaio - É apparsa in qualche giornale una nota sul soggetto il popolo italiano è il meno oberato di tasse di tutto il mondo. Anche se l'asserzione trova conferma nei fatti, i giornali si astengano da tale argomento.
22 aprile - Non occuparsi dell'arresto di un impiegato dell'istituto Luce infedele.
5 maggio - Dare con rilievo la notizia Stefani ridistribuita oggi dal Ministero sulla sfiducia dell'opinione pubblica americana circa un’eventuale vittoria degli Alleati.
25 maggio - È inutile caricare le tinte. Quando si parla di sconfitte alleate non parlare di catastrofe per non svalutare le successive battaglie germaniche e le future nostre.
26 giugno - Non riprendere la notizia pubblicata da qualche giornale della visita del Re Imperatore al fronte occidentale e dell'elogio da lui rivolto alle truppe.
27 giugno - Non insistere su previsioni di guerra rapida. Non auspicare la rapida fine del conflitto.
4 luglio - Verso mezzanotte sarà diramata una documentazione del Berliner Lokal Anzeiger sulle panzane della stampa anglo-francese. Pubbliintegralmente e con rilievo.
18 luglio - Non riprendere la nota dell'Osservatore Romano sull'opera della Santa Sede nelle circostanze attuali.
9 agosto - Si fa divieto di pubblicare firme di italiani con nome di battesimo non italiano.
2 settembre - È fatto assoluto divieto di pubblicare la vignetta pubblicitaria della ditta Luigi Peschiera di Bologna (Borgo Panigale) in cui tra l'altro è scritto: i nostri prodotti hanno sempre ragione.
30 settembre - Restrizioni alimentari: a nessuno venga in mente di raccontare che in fondo il burro fa male alla salute, che l'olio è indigesto, ecc. Dire invece che si tratta di sacrifici sopportati molto severamente.
9 ottobre - Non pubblicare fotografie del Duce che saluta le truppe con la mano alla visiera.
17 ottobre - Ignorare la pellicola propagandistica dell'ebreo Chaplin.
8 Novembre - A seguito delle direttive impartite stamane dall'Eccellenza il Ministro si invitano i giornali a non pubblicare fino a nuovo ordine corrispondenze delle azioni terrestri sul fronte greco.
12 novembre - (Rapporto del Ministro). Rilevare inoltre la partecipazione italiana ai bombardamenti diretti contro l'Inghilterra. Proprio ieri l'Ala Fascista ha sostenuto un vittorioso quanto violento combattimento sul cielo inglese alle foci del Tamigi.
28 dicembre - La frase “vinceremo, e molto più presto di quanto non si creda” pubblicata dal Secolo-sera di ieri, non è stata mai pronunciata dal Duce.




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