Eduardo Ambrosio


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IL RESTO DI NIENTE (romanzo)

STORIA > 1799 REPUBBLICA NAPOLETANA

ROMANZO " IL RESTO DI NIENTE "
di VINCENZO STRIANO

Il romanzo di Enzo Striano, non racconta solo il contesto sociale e politico prima, durante e dopo la rivoluzione del 1799 vista con gli occhi di Eleonora Pimentel Fonseca, la donna più rappresentativa della Repubblica nascente, e di questa ne subì in prima persona la tragica sorte, ma ne segue tutte le evoluzioni sia fisici, ma anche e soprattutto quelli culturali, cognitivi, sentimentali, emozionali e comportamentali, che emergono dalle continue introspezioni della protagonista.

L'
analisi del personaggio principale, quindi, diventa il fulcro dell' intero romanzo, tanto da far sembrare al lettore che gli eventi storici descritti nel libro siano solo dei pretesti che permettono alla protagonista di riflettere sulla propria vita e meditare sulla propria condizione umana. Da quanto detto la descrizione della personalità di Eleonora appare molto complessa e articolata, tanto che risulta utile per la comprensione del personaggio descritto in maniera così oculata da Striano scindere l'evoluzione della sua vita in cinque sezioni principali che potrebbero essere così chiamate:
l' adolescente Lenor,
Lenor la letterata,
donna Eleonora Pimentel Fonseca Tria,
la rivoluzionaria Eleonora,
la cittadina Eleonora Pimentel Fonseca.

Bisogna precisare che il passaggio da una Eleonora all' altra non è netto né brusco, ma graduale, quindi una successiva fase non determina la morte di quella precedente, perché questa è il risultato della fusione di quelle passate, quindi il passaggio da uno stato all' altro è determinato dalla crescita interiore della protagonista.

L' adolescente Lenor: In questo fase della sua vita la giovanissima Eleonora chiamata affettuosamente da tutti Lenor, ci viene presentata come una ragazzina vivace è intelligente, e presenta verso le cose non conosciute una grande curiosità, che la porteranno, grazie all' aiuto dello zio Antonio e del padre ( che in questo periodo rappre-sentano le figure più importanti della protagonista, che vede in loro protezione, amore e saggezza ), ad avvicinarsi con estremo interesse non solo agli studi dei classici ma anche a quelli scientifici. Ma già in questo periodo non ac-cetta la sua figura esteriore e il pensiero di essere diventata una donna che non si lega alla sua indole colta. Tale disagio si somatizza per lei con l' odio per il prosperoso seno.

Lenor la letterata: Cosciente del sua capacità linguistica e della sua preparazione intellettuale, Lenor inizia a fre-quentare il salotto Serra di Cassano dove ha modo di conoscere e diventare amica dell' élite colta napoletana come: Domenico Cirillo, Mario Pagano, Jerocades, ecc.. da questi viene a conoscenza della reale e disastrosa situazione del popolo napoletano, che fino ad allora l' aveva attratta con il suo dialetto che le sembrava molto cordiale e con la sua spontaneità, ma anche respinta con quella strana volgarità popolare. In questo periodo inizia ad essere conosciuta come poetessa anche a corte, ma quella vita piena di ipocrisia e di calunnie non le interessavano, anzi in un certo modo la spaventa, perché lei si sentiva uno spirito libero. Ma la sua situazione sentimentale peggiora enormemente, non riesce a donarsi totalmente ad un uomo, ed ogni volta che prova ad avere un contatto fisico con un corpo estraneo prova repulsione, e questa sensazione di disgusto la fa sentire colpevole.

Donna Eleonora Pimentel Fonseca Tria: Nonostante la ripugnanza verso l' altro sesso, è costretta da motivi e-conomici a sposare col capitano Pasquale Tria, Lenor sa che dovrà cambiare vita, quella vita di studi che le ha dato tanto, per una vita che prova difficoltà anche ad immaginare. Subito tra i due si manifesta un incolmabile abisso culturale, malgrado ciò cerca di fidarsi di lui, ma la sua fiducia e presto tradita, infatti suo marito si presenta un uomo privo di scrupoli, a lei non rimane che il figlio Francesco, e si consola pensando che un giorno questo la difenderà dalle crudeltà della vita, ma è un illusione che dura poco visto che questo morirà a quattro anni per una malattia. Dopo la morte del figlio niente più la lega al marito e decide di lasciarlo. Dopo la morte della madre, del figlio e del padre Eleonora si interroga sul significato della vita, e come Dio interviene nella vita di un essere umano, concludendo che Dio non esiste, e che in fondo l' unica ragione per cui essa non si è suicidata alla morte del figlio è per quel istinto di conservazione che è una legge a cui soggiace tutta la materia dell' universo.

La rivoluzionaria Eleonora: La perdita del figlio la cambia profondamente, sul suo volto appaiono le prime rughe e trai capelli alcuni sono diventati incanutiti, ma più che nell' aspetto esteriore, lei si sente terribilmente invecchiata dentro, senza un obiettivo da realizzare, priva d' interessi, vuota. Ripresasi dalla morte, del piccolo Francesco, Ele-onora rincomincia a frequentare i salotti dove rincontra vecchi amici e ne conosce di nuovi, e qui non si fa che parlare della mutata situazione politica francese, che da poco ha instaurato la repubblica che si è data una costituzione. Lei come tanti altri rimane affascinata dagli ideali di libertà e uguaglianza sanciti dalla rivoluzione, tanto che entra a far parte di un gruppo filo francese che divenne uno dei tanti gruppi giacobini partenopei. Il suo nuovo obiettivo quindi è quello di far cambiare la situazione politica e sociale napoletana, e come tanti altri pensa che uno dei modi possibili sia la rivoluzione, ma quale atteggiamento avrebbe assunto il popolo e con chi si sarebbe schierato, sono le domande che ora si pone più frequentemente, e da quanto aveva capito da i suoi pochi contatti con i lazzari e con i discorsi con la sua cameriera Graziella, gran parte della popolazione si sarebbe schierata con il re e gli ecclesiastici, perché essi non avevano lo stesso concetto di libertà che una rivolta giacobina avrebbe portato, e non capendo ciò che gli veniva proposto essi ne avevano paura. Successivamente viene arrestata perché sospettata di far parte di un gruppo di giacobini.

La cittadina Eleonora: Liberata dagli amici mentre Napoli viene conquistata dai francesi aiutati dai giacobini par-tenopei, viene accolta dalla repubblica nascente come un eroina. In seguito accetta di dirigere il giornale della re-pubblica che fu chiamato " Il Monitore Napoletano " . E' entusiasta di dirigere un giornale con cui poter esprimere e divulgare le proprie idee di libertà, tanto che considera questo giornale la voce della repubblica. Con questo giornale la cittadina Eleonora spera di poter coinvolgere il popolo nella difesa della repubblica e di educarlo ai nuovi ideali democratici, ma non riesce nel suo intento, e sarà proprio il popolo che insieme alle truppe regie la cattureranno insieme con gli amici e con questi sarà condannata a morte.

Conclusioni: Volendo delineare sinteticamente l' aspetto e il carattere di Eleonora che emerge dal romanzo di Striano, possiamo immaginarla una donna bella e fiera nell' aspetto, con folti capelli e occhi scuri, colta, insicura, una persona che ha un continuo bisogno di dare e ricevere amore dalle persone che le sono accanto. Eleonora è anche una donna che crede fortemente nella libertà, che secondo lei è il primo diritto dell' uomo. Costretta dagli eventi a comportarsi come non vorrebbe, il suo unico desiderio è quello di essere apprezzata per quello che è veramente, ovvero un essere umano che cerca un po' di felicita, quindi a lei non interessa molto tutti i ruoli che altri decidono che lei reciti, da quello della letterata a quello dell' eroina della repubblica partenopea, ma nonostante ciò per essere considerata dall' ambiente circostante decide spesso di diventare ciò che gli altri vogliono che diventi, e questo la fa soffrire enormemente, e tale tribolazione dà al personaggio di Striano un tono malinconico. Inoltre le dure esperienze della vita portano Eleonora a credere che Dio non esista, e che tutti gli uomini siano in un certo modo comandati dal destino, e verso di questo non si può fare niente, il resto di niente.

Vincenzo Striano è nato a Napoli il 22 Febbraio 1927 da Pasquale, ferroviere, e da Antonia Fedda, maestra elementare. Nonostante le ristrettezze economiche, i genitori gli assicuravano la possibilità di studiare e di acquisire una solida cultura umanistica facendogli frequentare il Liceo Classico "Garibaldi".
Dopo aver pubblicato i primi interventi critici ed alcuni racconti su <<Giovane Fronde>>, un fascicolo di propaganda culturale di cui è stato fondatore; il giovane Striano intraprende con successo l'attività giornalistica. Tra il 1947 ed il 1949 egli, infatti, collabora al settimanale <<La cronaca >> ed i quotidiani <<La Repubblica d'Italia >> e l'<<Avanti>>. Si tratta di una stagione di grande impegno nel corso della quale matura la sua vocazione letteraria (prepara una antologia di poesia nera, "Ero nel mondo", ed un romanzo, "Il messaggio non venne dal cielo", entrambi rimasti inediti) e si precisa la sua militanza politica nell'ambito dei movimenti della sinistra universitaria.
Nei primi anni cinquanta fa parte di un gruppo di giovani intellettuali che si raccoglie attorno alla figura del matematico veneto Caccioppoli, si iscrive al Partito Comunista Italiano ed entra nella redazione napoletana de <<L'Unità >>. Nel 1956 consegue la Laurea in lettere con una tesi su Masaniello e, l'anno seguente, su invito di Giorgio Amendola si trasferisce a Roma per assumere la guida dei servizi sportivi del quotidiano comunista. Ma si tratta di una esperienza durata pochi mesi poiché la militanza politica gli appare inconciliabile con la vocazione, sempre più forte, di scrittore (nel 1957 vince il premio " Castellamare " per la prosa, con il racconto "La linea gotica").
Lasciato definitivamente il P.C.I. in seguito all'occupazione sovietica dell'Ungheria, Striano si dà all'insegnamento nella scuola superiore e, nel 1961, si sposa Mimma Martinelli da cui avrà tre figli: Maria, Daniele e Monia. A partire dal 1965 inizia il suo impegno nel settore dell'editoria scolastica curando una cartella a schede sulle quattro giornate di Napoli e diverse antologie. Prosegue parallelamente la sua attività letteraria, nel 1971 fonda e dirige la rivista <<Incentivi>> edita a Milano; nel 1975 è la volta del romanzo "Il delizioso giardino", pubblicato dall'editore Loffredo di Napoli.
Nel 1986 lascia l'insegnamento e nel novembre dello stesso anno pubblica "Il resto di niente", romanzo subito riconosciuto come l'opera più significativa dello scrittore napoletano e proiettato verso un successo di pubblico e di critica crescente negli anni. Poi colpito da un aneurisma all'aorta muore a Napoli nel giugno del 1987 a soli sessant'anni.




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