Eduardo Ambrosio


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NOVECENTO

TERZIGNO > STORIA

TERZIGNO nel Novecento
SOMMARIO: La nascita del Comune autonomo, gli amministratori del Comune di Terzigno
fino ad oggi, i primi anni della autonomia amministrativa (il primo dopoguerra),
gli anni Trenta, I terribili anni Quaranta.


La nascita del Comune autonomo

Agli inizi del secolo, dopo il ristoro dei danni dell'ennesima eruzione del Vesuvio, quella del 1906 32, si palesa una prima timida emancipazione cittadina attraverso la realizzazione di vari ammodernamenti (una sistemazione stradale 33 ; la costruzione, nel 1911, di una prima rete di distribuzione idrica, arrivano, come a Napoli, le pregiate e fresche acque del Serino, recentemente integrate con acque del Sarno, distribuite dall'Acquedotto Vesuviano; la realizzazione, nella primavera del 1924, di una prima rete elettrica), a Terzigno, si eleva forte la richiesta al Governo di autonomia amministrativa, uno dei più accesi sostenitori fu il notaio del comune di Ottaiano Gregorio Gionti 34; finché re Vittorio Emanuele III, su proposta del capo del Governo, il 22 giugno 1913, con decreto n. 661 (ratificato, per la guerra, solo il 1° gennaio 1917) eleva Terzigno a Comune autonomo con un territorio di 2.351 ettari.
La lentezza della burocrazia, però, determinò come Ufficiale dello Stato Civile solo nel 1916 un Commissario Prefettizio nella persona dell'avv. Emilio Petrocelli.
Nei
Registri degli Atti di nascita, di morte e di matrimonio nel settembre 1916 compare la dizione "Terzigno Comune autonomo": il primo in assoluto, alla pag. 46, è l'atto n. 135 delle nascite del 21 settembre.
Il periodo particolare - era in corso la Grande Guerra - non permise, come in tutta Italia, di tenere elezioni comunali.
Nell'estate del 1920 si tennero le prime elezioni comunali e il
28 ottobre il primo Consiglio Comunale di Terzigno elesse l'Avv. Cav. Nicola Bifulco, primo sindaco del Comune di Terzigno.


32. Eruzione del Vesuvio del 1906 integrazione del marzo 2014
Fra il 1794 ed il 1906 avvengono numerose eruzioni del Vesuvio e quelle particolarmente sono del 1822, 1834, 1850, e 1872. Dopo il 1872 il Vesuvio ha un tipo di attività che porta alla costruzione di alcuni duomi vulcanici in prossimità del cono attraverso lente effusioni di lava che durano per molti anni. Uno di questi duomi, formatosi fra il 1895 ed il 1989 nella zona fra l'Osservatorio e il Cono, è il Colle Umberto.
L'eruzione dell'aprile 1906, viene seguita e descritta da numerosi studiosi italiani e stranieri. Per la ricostruzione degli eventi si fa ricorso ad alcuni lavori di quegli anni ed in particolare a quelli dei vulcanologi G. Mercalli, G. B. Alfano e I. Frielaender, F. A. Perret oltre che alla Relazione del Comitato Centrale di soccorso.
Prima di questa eruzione il Vesuvio raggiunge la sua massima altezza con 1335 m s. l. m. L'interno del cratere è interamente colmato e il conetto centrale pare quasi la continuazione del Gran Cono. Frequenti e parziali demolizioni del conetto hanno talora prodotto piogge di cenere non abbondanti, come nell'ottobre del 1904 quando arrivarono fino a Napoli.
I fenomeni precursori di questa eruzione si avvertono nel maggio del 1905, allorché efflussi di lava cominciarono a sgorgare da una bocca posta a 1245 m di altezza sul fianco nord-occidentale del Gran Cono e da una seconda più in basso, a1180 m, vicino alla stazione superiore della funicolare. Per quasi un mese la lava sgorga contemporaneamente dalle due bocche.
Nel gennaio 1906 gli efflussi continuano dalla seconda bocca mentre al cratere vi è attività esplosiva intermittente (stromboliana). Nello spazio esistente tra la cupola lavica del 1895 (Colle Umberto) ed il Gran Cono, si forma un accumula di circa 50 metri di lava. In febbraio, con un continuo crescendo dell'attività sia esplosiva che eruttiva, si segnalano frequenti piogge di ceneri alla stazione inferiore della funicolare e, il giorno 25, avvengono esplosioni molto forti con lanci di scorie fino a grandi altezze. In marzo molti rivoli di lava scorrono giù dal cratere e nei giorni 17 e 18 si verificano nuove forti esplosioni.
Nei primi tre giorni di aprile al cratere terminale si ha un grande incremento dell'attività con fortissime esplosioni stromboliane.
La mattina del 4 aprile si vede, da Napoli, che la nuvola di vapore che esce ormai da tempo dal cratere comincia improvvisamente a diventare scura. Il fenomeno durerà tutto il giorno con una quantità sempre crescente di detrito trasportato verso l'alto per la progressiva demolizione delle parti superiori del cono.
Alle 5.30 del mattino si apre una bocca eruttiva a 1200 m, sul fianco Sud del Gran Cono, da cui fuoriesce una piccola colata lavica che muove in direzione di Boscotrecase. La bocca si trova su una fessura apertasi nel Gran Cono e già evidenziata da una serie di fumarole allineate tra i 1200 e i 1250 m. una nuova fatturazione del cono sembra annunciata nel primo pomeriggio da attività sismica avvertita alla stazione inferiore della funicolare. Alle 14 comincia a franare il conetto centrale ed il carattere delle esplosioni cambia da
<> (Mercalli): mentre nel mattino veniva proiettato materiale incandescente e fluido, ora, col franamento del conetto, fuoriesce una gran quantità di lave solide, lapilli e ceneri. Verso mezzanotte la lava erompe da una bocca a 800 m di altezza, poco sopra Casa Fiorenza.
Evidentemente la spaccatura della mattina si è prolungata in basso, sempre nella direzione radiale di Sud. Questa seconda lava, molto più fluida della prima, fa cessare completamente le lave che sgorgano da 10 mesi in alto presso la stazione superiore della Funicolare. Nel frattempo, la nube che usciva dal cratere aveva prima di sera assunto un aspetto terrificante e il vento la portava sopra la città durante la nottata, tanto che i napoletani andavano in giro con gli ombrelli aperti.
La mattina del 5 aprile la funicolare compie l'ultimo viaggio e Perret sale alla montagna con l'ultima corsa. Il vulcano li si presenta con uno spettacolo impressionante simile ad una gigantesca locomotiva sbuffante. Le esplosioni dense e scure volute di vapori carichi di cenere viste al mattino diventano sempre più violente durante il giorno, fino all'emissione di pezzi d i lava incandescente mescolati a frammenti del cono che vengono lanciati a diverse centinaia di metri dal cratere. Durante la notte l'attività al cono diminuisce, ma la lava della bocca inferiore del lato Sud continua a fluire.
La mattina del 6 aprile, verso le 8, si apre a Sud-Est una terza bocca a 600 metri di altezza. La lava che vi sgorga, più fluida e più abbondante delle precedenti, si divide in due rami dopo un paio di km. Durante la giornata l'attività al cratere aumenta di nuovo fino a diventare più intensa di quella del giorno precedente. Perret e Matteucci si recano alla nuova bocca. <<
Questa aveva la forma di un basso arco […] da cui usciva una massa di liquida ed incandescente lava con una velocità che, a circa 15 metri dalla bocca, era di 5 m/sec. La lava era fortemente carica di vapore […] Seguendo il flusso giù per la montagna in direzione di Boscotrecase, trovammo che aveva distrutto un certo numero di vigneti e alcune piccole case e che si dirigeva verso quella parte della città chiamata Oratorio […] Il ritorno all'Osservatorio fu fatto a piedi da Resina, sotto la pioggia ed una caduta di cenere dal cratere […]. A mezzanotte tutti i fenomeni aumentarono di intensità con sicura e ripetuta dimostrazione di un maggior rilascio di gas dal magma che aveva precedentemente occupato un livello inferiore nella bocca del vulcano e che ora era risalito a prender il posto di quello uscito rapidamente […]. Niente poteva essere più chiaro di questa rivelazione della ritmica risalita di magma a più livelli che pulsava in ondata di ampiezza sempre più crescente […]. All'Osservatorio gli strumenti continuavano ad indicare un'attività sismica costantemente crescente>> (Perret).
Nel pomeriggio del giorno seguente, 7 aprile, la lava si arresta 700 m prima dell'abitato di Boscotrecase. Uno nuova lava che dirige verso Terzigno , coprendo parte delle lave del 1834. Un trabocco di lava si verifica anche a Nord - Nord-Est da una profonda slabbratura del cratere centrale. Da mezzogiorno alle 16 l'attività sembra in decremento, ma, verso sera, i boati del vulcano cominciano a sentirsi fino a Napoli. Dopo le 19 le esplosione fanno vibrare i vetri di tutte le case. Il materiale lanciato è incandescente e fluido. I getti infuocati s'innalzano a 1-2 km sopra l'orlo del cratere e si succedono ogni 2-3 secondi. Dopo le 21 le esplosioni sono formate da materiale incandescenza, misto al fumo denso di materiali solidi. Nel pino vulcanico si vedono frequenti lampi a zig-zag. <>. (Perret). Il parossismo esplosivo dura dalle 19 alle 22,45 e cessa con l'inizio del massimo effusivo: poco dopo le 23, infatti, le Bocche di Bosco Cognoli e quella di Terzigno si mettono contemporaneamente in attività, dapprima con lancio di scorie incandescenti, e poi solo efflusso lavico. I torrenti di lava in poche ore raggiungono le prime case di Boscotrecase, attraversano la città e la ferrovia circumvesuviana. Un ramo minaccia la città di Torre Annunziata, ma fortunatamente si ferma il giorno dopo, poco prima del cimitero. La lava della Valle dell'Inferno cessa di scorrere proprio davanti a Terzigno.
Circa mezz'ora dopo la mezzanotte tra il 7 e l'8 aprile si avverte in tutti i paesi vesuviani una forte detonazione e una scossa del suolo seguita subito da una maggiore attività esplosiva al cratere. All'altezza dell'Osservatorio, per alcune ore è impossibile stare in piedi e, all'interno dell'edificio è difficile attraversare una stanza senza tenere una mano contro la parete.
Racconta ancora il Pellet che <…]. L'ovvio pericolo all'Osservatorio ci spinse fuori, dove, a soltanto due chilometri e mezzo dalla colonna di frammenti incandescenti avente in questo momento un diametro di 300 metri e un'altezza di 3000, l'aria era così fredda da costringerci ad accendere un fuoco e sederci attorno ad esso per riscaldarci. Questa condizione era causata dall'aspirazione di aria fredda dal mare da parte della colonna di fuoco e causava sulla montagna un vento freddo di considerevole velocità. La cosa più terrificante in questo momento era l'aumento continuo degli eventi: ciascun terremoto o boato […] era maggiore del precedente. I jet di fuoco si elevavano sempre più, superando il velo nero che si estendeva sopra le nostre teste e che cadeva a ovest come uno spesso manto attraverso il quale, da Napoli, si potevano vedere soltanto piccoli bagliori […] L'accumulazione del materiale incandescente sul cono diede luogo a franamenti continui del materiale stesso che, se non fosse stato per la brevità delle manifestazioni, meriterebbero di essere chiamate valanghe di fuoco>>.
Nelle prime ore del mattino dell'8 aprile, una enorme quantità di materiale viene scagliata in senso obliquo in direzione Nord-Est per ricadere, s
cavalcato il Somma, in Ottaviano e S. Giuseppe.
Dopo le 4 del mattino comincia la <<
fase della cenere>> (Mercalli). Una colonna diritta di vapori appare sopra il cratere il cui diametro di circa 600 m. Nel pomeriggio la colonna raggiunse un'altezza di 13.000 m e, solo verso sera, il fenomeno comincia a diminuire. Questa sequenza di fenomeni si è ripetuta spesso nelle grandi eruzioni del Vesuvio specialmente in quelle del 1649, 1737, 1779 e 1847.
La cenere in forma di pisoliti (piccole sfere di soffice fango) continua a cadere fino alla fine di aprile assumendo vari colori fino a quella bianca che imbianca la montagna come innevata. La cima del Vesuvio (ora, altezza 1145 con una perdita di circa 180 m) appare, costruita nell'eruzione del 1872, appare troncata con un'ampia voragine di 500 m di diametro e 250 di profondità.
Il 12 aprile 1906 il Ministro dell'Interno Sonnino istituisce un comitato per soccorrere. I primi soccorsi furono affrontati con L. 3.728.797 raccolti con la carità pubblica e privata.
Dalla cronaca dei soccorsi: <<
[…] Nel pomeriggio del 7 aprile una pioggia di lapilli si concentra nella zona fra Somma Vesuviana e Terzigno e le colline di Nola e Palma Campania. La sera, dalle 21, una pioggia di pietre infuocate ricade su Ottaviano (da 1 m a 70 cm) e S. Giuseppe (80 cm) . […] i conseguenti crolli distruggono quasi interamente Ottaviano e gran parte di S. Giuseppe, dove, per il crollo del'oratorio, muoiono oltre cento persone. […] Al termine dell'eruzione risultano ferite 112 persone e 216 decedute.
[…] Ai danni il 27 e 28 aprile, per le piogge impetuose correnti di fango ed altri materiali […] crollano i ponti in ferro della ferrovia circumvesuviana.
Pollena, Cercola, Paciano e Terzigno sono invasi dal fango. Il 17 e 18 maggio nuove alluvioni danneggiano Resina e Torre del Greco. Fango e lave coprono circa 400 ettari di boschi, pascoli, frutteti e vigneti.
Altri alluvioni con gravi danni e perdite di vite umane si verificano nell'autunno successivo, mentre ancora fervono i lavori di ripristino
>>.
Specifico Ottaviano L'evento inizia il 1° aprile con colate laviche su Boscotrecase fin dentro la chiesa di S. Anna che si arrestarono l'8 a 10 m. dal cimitero di Torre Annunziata; subito dopo, emissione di ceneri e proietti su Ottaviano e S. Giuseppe Vesuviano, dove raggiunsero uno spessore di 125 cm con il crollo di molti edifici (come la volta dell'oratorio di S. Giuseppe V. causando la morte di oltre 100 persone che vi si erano rifugiate), nonché l'impedimento, per anni, di ogni forma di coltivazione. In seguito all'emissione delle ceneri il Cono si vestì di bianco come se fosse ricoperto di neve, lo spesso strato si trasformò, con le piogge, in colate di fango (lahar) su Ottaviano. Il 22 aprile l'evento si concluse. Il Vesuvio rimase inattivo fino al 1913, quando, il 5 luglio, il cratere si riempì di magma con modesti trabocchi (gli anziani raccontano: era come una caldaia in ebollizione); dopo altro periodo di calma fino al 1929.
Il gran vulcano, a partire dalla notte del 4 aprile, decapitò se stesso, riducendosi la statura di ben 200 metri (crollo totale del Gran Cono). Il peso delle ceneri di oltre due metri di spessore fece crollare a Ottaviano numerose abitazioni, la caserma dei carabinieri e tre chiese, provocando 78 vittime, e a San Giuseppe il tetto dell'oratorio con 105 morti. Il cielo si oscurò per due giorni e le ceneri giunsero sino in Puglia. Il calore dell'eruzione provocò un colossale trambusto meteorologico, generando tempeste di vento e calde piogge fangose. Moltissimi abitanti della costa fuggirono via mare, altre migliaia con i treni della Circumvesuviana che fece servizio gratuito ininterrottamente. L'eruzione provocò anche un grosso afflussi di curiosi e turisti, con relativo ingorgo di carrozzelle e arrivo di venditori ambulanti. La vasta eco produsse numerose sottoscrizioni come quella tra gli emigrati di New York animati da William Hearst. In tutto il mondo andarono cartoline con disegni e foto dell'evento; agli emigrati vennero spediti anche migliaia di pacchetti con pagamento al destinatario, fin quando le Regie Poste non posero fine al movimento, avendo scoperto che dentro c'erano volgarissime pietre, e non i grumi di lava dichiarati come souvenir dell'eruzione.

33. Il Memoriale Mastellone del gennaio 1911 elenca gli interventi necessari per rimettere in sesto quartieri, vie e valloni di Terzigno, nonché ripristinare il regime delle acque profondamente cambiato a causa dell'ultima eruzione e del terribile nubifragio del 24 ottobre 1910: muri controripa, banchine e gavete in via Vecchia Passanti; la ripavimentazione in massicciata al Rione Caprai; corsetti stradali, tombini e muri di sostegno in Via Avini; sensibili movimenti di terra per deviare nell'alveo di via Camaldoli una mole non lieve d'acqua che allaga l'abitato di Terzigno; un grande gavettone di 170 metri alla via Vecchia Catapano e grande corsetto aperto di metri 120 nella traversa, per riunire tutte le acque piovane colanti dalla piazza Municipio nel tombino sotto la Provinciale, previo l'apertura di un grande canale nel fondo Menichini per bonificare l'intero Borgo Nuovo; ricacci di muri e gavetta via Boscariello, un canale aperto di metri 200 per sottrarre il rione Principessa Margherita al pericolo costante di alluvioni; altro canale per proteggere dalle acque ; gavete, muri, pavimentazione e piani a scivoli sulla strada Ottajano - Bosco e del Mauro per liberare la strada "promiscua" per Poggiomarino e annesse traverse, e la strada S. Felice. Il tutto per una spesa di lire 275.000.

34. I Gionti sono a Terzigno dalla fine del '700 quando Gregorio Gionti, per sfuggire alla peste, costruisce la sua dimora in un esteso podere in campagna nella frazione di Ottajano, il figlio Luigi laureatosi a Napoli (1834) sarà agrimensore ed avrà quattro figli Gregorio, il notaio, Angela, Felicia e Giuseppina, ai quali, con testamento olografo del 25.1.1870. Intanto Luigi, con decreto del 23.2.1828 diel Re Francesco 1°, ersa stato nominato notaio nel Comune di Ottajano, sostituito poi dal figlio Gregorio, l'artefice principale dell'Autonomis di Terzigno. Giuseppina, unica ad avere eredi, sposa il segretario del Comune di Saviano, Michele Allocca ai cui eredi Luigi, Vittorio - Tito e Salvatore, negli anni Trenta del '900, andrà la proprietà. Gli Allocca (di provata italianità si fusero con i Gionti dui provata fede borbonica) - discendenti di quel Pietro Allocca che, nel 1820, ospitava riunioni segrete della Carboneria nei sotterranei del proprio palazzo mentre nei piani superiori si tenevano feste - trasferitisi a Terzigno svolsero l'attività forense (Luigi e Salvatore) e, proseguendo l'opera di zio Gregorio, fecero conoscere in tutta Italia il vino di Terzigno con la classificazione al primo posto all'esposizione del 1936. Quale riconoscimento il Comune di Terzigno intitola ai Gionti e Agli Allocca due strade del paese adiacenti la loro proprietà. Notize integrate, nel 2013, con le indicazioni di Elena Allocca.


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LA CASA COMUNALE


Per la sede della Casa Comunale il nuovo Comune utilizzò, provvisoriamente, gli stessi uffici della frazione. Una sede idonea doveva, come stabilito nell'atto della divisione delle competenze, essere costruita dal Comune di Ottaviano, ma non si è mai realizzata.
Negli anni vi sono stati vari tentativi per edificare una Casa Comunale come quello degli anni Sessanta, quando fu approntato un progetto per realizzarla in piazza Immacolata, ma difficoltà economiche e di spazio, in quanto zona già fortemente urbanizzata, bloccarono l'iniziativa. Per altri progetti successivi si sono scelte, prima l'area vasca Campitelli, poi il palazzo Menichini sito in piazza Trojano Caracciolo del Sole, di fronte agli uffici prima della Frazione e poi del Comune, ambedue i tentativi sono stati vanificati da difficoltà economiche e burocratiche.

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(dal capitolo '700)

Da ricordare anche il vano tentativo, dopo l'autonomia amministrativa del primo Novecento, dell'Amministrazione podestarile fascista di inserire nello

Stemma Civico


un ricordo dell'opera del Caracciolo; infatti, la richiesta dello stemma alle autorità competente, descritto in ogni suo particolare, recitava:
Traversato da una fascia tricolore (perché sotto il regime costituzionale Terzigno fu separato da Ottajano, e ciò nel 1917), con la scritta Ter - Ignis (cioè terra ignio, ovvero ter - ignis perché tre volte distrutta dal fuoco del Vesuvio).
Tra le parole ter e ignis è il fascio littorio.
In alto da una parte una corona di dodici stelle e in mezzo la data 1742; indicante l'anno in cui fu eretta la chiesa parrocchiale in Terzigno sotto il titolo della S. S. Vergine titolare del paese; dall'altra parte un tralcio di vite ed un grappolo di uva nera significante la raccolta predominante e la produzione di vino; in basso il Vesuvio in eruzione.
I componenti la commissione araldica napoletana, il prof. Nicola Barone (presidente), il barone Garofalo, il conte Pagliano, il duca di Vastogirardi, il conte Filangieri, V. del Balzo di Caprigliano, G. dei Marchesi de Montemayor, il prof. Antonio Padula, il marchese di Sitizano (segretario), nella seduta del 20 gennaio 1928, con superficialità, senza comprendere correttamente il significato umano di quell'anno, ritennero "poco significativa la corona di dodici stelle con la data 1742", per cui bocciarono l'autorizzazione alla riproduzione e si limitarono a suggerire, sulle parti restanti del modello presentato, alcune "modificazioni" cromatiche, così prescritte: .

D'azzurro alla fascia d'argento accompagnata in alto da un grappolo fogliato d'uva nera e in punta da Vesuvio in eruzione: il tutto al naturale. Il capo tripartito di verde, d'argento e di rosso; l'argento al fascio littorio di nero posto in palo. Motto Ter - ignis.
Con le ornamentazioni prescritte dal regolamento.

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Agli inizi degli anni Novanta, in seguito a gravi dissesti economici ed urbanistici, il Comune di Terzigno viene commissariato e, nelle more di ogni blocco edilizio, viene concesso dalle Autorità superiori competenti di costruire, con un opportuno finanziamento, esclusivamente la Casa Comunale nell'area suddetta di vasca Campitelli, ma anche questo progetto non è stato mai attuato.
Agli inizi del 1973, intanto, gli uffici comunali furono trasferiti nel palazzo di proprietà di Virginia Contaldi nel proseguimento di Via Roma.
Solo alla fine degli anni Novanta, l'Amministrazione De Falco con un tormentato iter riesce ad acquisire un immobile in Via Gionti e, dopo una radicale ristrutturazione, nel maggio 2004 inaugura finalmente la Casa Comunale di Terzigno.

Gli amministratori del Comune di Terzigno
PREFASCISMO
- Avv. Cav. Emilio Petrocelli - Commissario prefettizio - dal 21 settembre 1916 al 27 ottobre 1920.
- Avv.
Nicola Bifulco - Sindaco - dal 28 ottobre 1920 al 4 dicembre 1925.
FASCISMO
-
Avv. Pietro Monti - Commissario prefettizio - dal 5 dicembre 1925 al 12 giugno 1927
- Avv. Pietro Monti - Podestà - dal 13 giugno 1927 al 7 giugno 1932.
-
Dott. Alfredo Catapano (farmacista) - Commissario prefettizio - 8 giugno 1932 al 7 settembre 1932.
- Dott. Alfredo Catapano (farmacista) - Podestà - 8 settembre 1932 al 21 ottobre 1941.
- Dott. Giovanni Adornato - Commissario prefettizio - dal 22 ottobre 1941 al 4 agosto 1942.
-
Gennaro Boccia (teleria Boccia) - Commissario prefettizio - dal 5 agosto 1942 al 2 gennaio 1944.
-
Gennaro Boccia (teleria Boccia) - Podestà - dal 3 gennaio 1944 al 16 maggio 1944.
REPUBBLICA
-
Gennaro Boccia (teleria Boccia) - Sindaco - dal 17 maggio 1944 al 30 luglio 1944.
- Avv. Francesco Finizola - Sindaco - dal 31 luglio 1944 all'11 novembre 1945.
-
Francesco Manzella (capo stazione) - Sindaco - dal 15 novembre 1945 al 3 febbraio 1946.
- Insegante
Cesare Manzella - Sindaco - dal 4 febbraio 1946 al 25 ottobre 1946.
-
Dott. Nicola Maddaloni (medico) - Sindaco - dal 26 ottobre 1946 al 15 marzo 1948.
- Dott.
Nicola Giugliano Sindaco - dal 16 marzo 1948 al 27 marzo 1949.
-
Dott. Nicola Maddaloni (medico) - Sindaco - dal 28 marzo 1949 al 24 settembre 1950.
- Dott. Mauro Menzione - Sindaco - dal 25 settembre 1950 al 29 giugno 1952.
- Giuseppe Giordano (monarchico) (comm. vini) - Sindaco - dal 30 giugno 1952 al 20 novembre 1960.
- Dott.
Alfredo Catapano (DC) (farmacista) - Sindaco - dal 21 novembre 1960 al 5 marzo 1967 (Morte).
-
Dott. Renato Saviano (DC) (medico) - Sindaco - dal 9 settembre 1968 al 15 luglio 1970.
- Rag. Lucio Fabbrocini (DC) (banchiere) - Sindaco - dal 16 luglio 1970 al 14 giugno 1975.
-
Arch. Luigi Antonio Casillo (Campana, poi DC) - Sindaco - dal 15 giugno 1975 al marzo 1989.
- Da marzo 1989 al 22.5.89
reggono l'Amministrazione i sindaci facenti-funzione De Simone Vittorio (DC)
e
Grotticelli Camillo Arnaldo (DC e assessori anziani) 35.
-
Dott. Gaspare Mannelli - Commissario prefettizio - dal 23 maggio1989 al 18 gennaio 1990.
- Dott. Vincenzo Sangiovanni (DC) (medico) - Sindaco - dal 19 gennaio 1990 al 26 ottobre 1990.
- Dott. Antonio Sangiovanni (DC) (commerc.) - Sindaco - dal 27 ottobre 1990 al 13 gennaio 1992.
- Arch. Luigi Antonio Casillo (DC) - Sindaco - dal 14 gennaio 1992 al 4 maggio 1993.
-
Dal 5.5.1993 al 5.7.93 regge l'Amministrazione il sindaco facente-funzione Ranieri Angelo (DC e ass. anziano).
- Dott.ssa D'Ascia Maria Grazia, dott.ssa Orefice Adriana e dott. Scognamiglio Michele - Commissione prefettizia
dal 6 luglio 1993 al 20 novembre 1993 (per dissesto finanziario - deficit 10 miliardi di lire).
- Dott. Giuseppe Annunziata 36 (medico) - Sindaco - dal 21 novembre 1993 al 19 giugno 1997.
-
Dott. Blasco Ennio, dott.ssa Pazzanese Maria Gabriella e dott. D'Angelo Angelo - Commissione
prefettizia "STRAORDINARIA" dal 20 giugno 1997 al 13 giugno 1999.
- Rag. Antonio De Falco 37 (commercialista) - Sindaco - dal 14 giugno 1999 all'10 luglio 2004
- Dott.
Nunzio Avino 38 (medico) - Sindaco - dall' 11 luglio 2004 al 24 ottobre 2006.
-
Dott.ssa Rosanna Sergio - Commissario Prefettizio - dal 24 ottobre 2006 all'11 giugno 2007.
- Domenico Auricchio - Sindaco - dall'11 giugno 2007 al 4 giugno 2009 38a.
- Dott. Luigi Armogida - Commissario Prefettizio - dal 5 giugno 2009 all'aprile 2010.
- Domenico Auricchio - Sindaco - dall' aprile 2010; dal maggio 2013, poi (il prefetto di Napoli lo sospende dalla carica di sindaco a seguito della condanna in primo grado a 14 mesi di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni per falso in atto pubblico), il Comune viene retto dal f.f. vice sindaco Stefano Pagano 38b.
Alle politiche del 2013 è candidato alla Senato della Repubblica, in regione Campania, nelle liste del Popolo della Libertà, risultando il primo dei non eletti. Il 1º luglio 2014, per dimissioni di A. Mussolini (europeo), subentra come senatore della XVII Legislatura.
- Francesco Ranieri (Avv.) - Sindaco - eletto (al ballottaggio) Il 31 maggio 2015 (L.C. Oltre il Vesuvio, L.C. Terzigno, L.C. la Campana, L.C. Francesco Ranieri Sindaco, L.C. il Tralcio); riconfermato (ballottaggio) il 20 e 21 settembre 2020 (Lista Francesco Ranieri Sindaco (Mivar), Terzigno Nel Cuore, Il Tralcio, Terzigno Democratica).


35. Scandalo delle licenze facili (nei primi nove mesi del 1987 circa 700) con rinvii a giudizio per venti tra amministratori e edili.

36. Eletto con la formula della nuova legge elettorale per i comuni con meno di 15.000 abitanti nell'unica lista: "Alleanza democratica progressista" (vani furono i tentativi della Sinistra di presentare una seconda lista con il movimento "Insieme per Terzigno").

37. Eletto con la formula elettorale per i comuni con meno di 15.000 abitanti nella lista "Il polo delle libertà", voti 2687, in concorrenza con altre tre liste: - "Per Annunziata", voti 1134, con Luigi Annunziata; - "Insieme per Terzigno", voti 1950, con Antonio Casillo; - "La svolta", voti 1234, con Vincenzo Carotenuto ,

3
8. Eletto, nell ballottaggio con il Vaiano (formula per i comuni con più di 15.000 abitanti) con l'appoggio di "FI, AN, UDEUR, N.PSI", voti 4733 - 48%, in concorrenza con altri tre candidati: - Carlo Vaiano (Margherita, DS, Boccia al Mauro, SDI), voti 2616 - 26.5%; - Antonio Casillo (UDC,Campana, DC), voti 1860 - 18.9%; - Francesco Ranieri (Giovani, Tralcio), voti 652 - 6.6%.
Dopo una lunga inattività per contrasti nella maggioranza, nella primavera del 2006, Avino aderisce alla Margherita e tenta un nuovo assetto, ricercato fino all'ottobre 2006, quando, vista la impossibilità, si dimette.

38a. Eletto, nel ballottaggio (affluenza 66,2 %) con il Sangiovanni, grazie all'appoggio di FI, L. C. PdL, AN, L.C. I Gio. per Terz., L.C. Il Tralcio, Udc, Udeur, D.Cr.Per Aut., con voti: 4.304 - 53,0 % (contro voti: 3.812 - 47,0% del rivale, sostenuto da L.C.Terra Viva, L.C. Per Sang. Sind., Sdi, Dem. sinistra, Di Pietro IdV, Verdi. -
I risultati del primo turno del 27-28 maggio 2007 (Affluenza 81,8 %): Vincenzo Sangiovanni voti 3.805, 39,0% (L.C. Terra Viva, L.C. Per Sang., Sdi, Dem. sin., IdV, Verdi); Domenico Auricchio voti 1.533, 15,7 % (L.C. Partito della Libertà, A. N.); Carlo Vaiano voti 1.503, 15,4% (DL - La Margherita); Luigi Antonio Casillo voti 1.396, 14,3% (FI, Udeur); Francesco Ranieri voti 942, 9,6% (L.C. I Giovani per Terzigno, L.C. Il Tralcio); Paolo Caldarelli voti 375, 3,8% (UdC); Antonio Nino De Falco voti 212, 2,2% (Dem. Cr. Per Aut).
Auricchio, nel maggio 2009, dopo appena due anni di mandato molto effervescente ma troppo burrascoso, viene sfiduciato con il determinante apporto di voti provenienti dalla variegata, traballante per i continui rimaneggiamenti, rocambolesca sua stessa maggioranza.
Domenico Auricchio viene eletto sindaco di Terzigno nel maggio 2007 al ballottaggio con il 53,05% dei voti e, dopo la fine anticipata del suo mandato provocata dalle dimissioni contemporanee di 11 consiglieri comunali su 20,

38b. Eletto (2010, sempre nel turno di ballottaggio con il 61,64% dei voti, nel ballottaggio (11 e 12 aprile 2010) - Affluenza pari al 65,96% - con voti 5118 61,64% (sostenuto da IL PdL, MPA e LA DESTRA) contro
FRANCO ANNUNZIATA voti 3185 38,35% (sostenuto da L. C. OLTRE IL VESUVIO, L. C. GIOV. DEM. e VERDI)
I risultati del primo Turno del 28-29 marzo 2010: DOMENICO AURICCHIO voti 4780 47,74% con IL PdL 26,19, MPA 11,75 e LA DESTRA 8,61 - FRANCO ANNUNZIATA voti 2566 25,63% con L. C. OLTRE IL VESUVIO 17,66, L. C. GIOV. DEM. 3,56 e VERDI 2,08 - SALVATORE ANNUNZIATA voti 2194 21,91% con UdC 16,83, L. C. INSIEME PER TERZIGNO 6,99 e L. C. CEN. DEM. LIB. 3,09 - FRANCESCO RANIERI 471 4,70% con IdV 3,19



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I primi anni della autonomia amministrativa
(il primo dopoguerra)

ALLA RICERCA DI RADICI

Una delle prime iniziative per costruire una significativa identità della cittadina e definire le radici, verrà individuata nella celebrazione dei morti in guerra; infatti, nel 1921, con forti toni celebrativi, fu eretto in Piazza Trojano Caracciolo del Sole (allora piazza Vittorio Emanuele III) il monumento ai caduti della Grande Guerra, nella quale Terzigno pagò il suo pesante tributo di sangue come si evince dall'elenco successivo.
Non mancarono anche
momenti di autentico eroismo, testimoniati dai riconoscimenti ufficiali conferiti al:
- Capitano dei Bersaglieri Allocca Salvatore, prese parte alla guerra come Tenente nella 193/ma Compagnia Mitragliatrici, 13° RGM Bersaglieri e, per il valore mostrato nelle operazioni militari di Col di Prai il 15 novembre 1917, fu decorato con la medaglia d'argento al valor militare con la seguente motivazione:"Comandante di una sezione mitragliatrici, resisteva con valore ed energia contro i poderosi attacchi, manovrando egli stesso l'arma nei momenti più gravi. Ferito, non abbandonava il suo posto finché colpito una seconda volta più gravemente. Nel cedere il comando, incorava ancora i suoi dipendenti e soltanto la perdita dei sensi gli impediva di continuare nella sua opera di incitamento a resistere".
-
Maggiore di Fanteria Giordano Gennaro, quale Tenente di fanteria operò sul Carso, sul monte Zebio in Trentino, sul monte Grappa e sul col Moschin. Gli fu conferita la medaglia di bronzo per il valore dimostrato il 26 e 27 maggio 1918 nel fatto d'armi di Flondar presso l'Hermada con la seguente motivazione:"Durante i violenti ritorni offensivi del nemico, si portava arditamente e risolutamente con la sua sezione mitragliatrici fuori della trincea e col tiro delle sue armi infliggeva gravi perdite e causava il panico nel reparto d'assalto avversario, costringendolo a ripiegare in disordine".
-
Sottotenente di fanteria Giordano Vittorio, nato il 21.12.1898, da studente di medicina e chirurgia fu chiamato alle armi. Dopo aver frequentato, nella primavera del 1917, il 2° corso allievi ufficiali a Caserta, divenne aspirante e, dopo una breve permanenza al Deposito del 30° RGT. FTR., fu inviato al fronte associato prima alla 224/ma Fanteria e poi al 23° Reparto d'Assalto Bersaglieri "Fiamma Cremisi" II^ Compagnia. Morì sul Piave il 30 ottobre 1918. Successivamente gli sono state conferite due medaglie una di bronzo, per il valore dimostrato nell'azione militare a Bocca di Collalta il 15-17 giugno 1918, con la dicitura: "Sempre alla testa del proprio plotone con fermezza e coraggio singolari, respingeva reiterati attacchi nemici e faceva dei prigionieri"; e una d'argento per la tragica operazione militare di Ponte di San Donà di Piave del 30 ottobre 1918, con la dicitura:"Comandante di un plotone di arditi, per primo, con mirabile coraggio, si slanciava contro una mitragliatrice nemica che contrastava l'avanzata dei nostri, ed incontrava morte gloriosa sul campo".
Il Comune ha dedicato a Vittorio Giordano la via su cui insiste la sua casa.

Per la realizzazione del
monumento fu utilizzato un suolo di proprietà della parrocchia Immacolata, ceduto dietro una simbolica indennità (lire mille da utilizzare per celebrazioni di S. Messe).

Il monumento ha una base quadrata a forma di tronco di piramide e su di esso svetta una colonna spezzata. Tutta l'opera è realizzata in pietra vesuviana locale, sulle 4 facce della base sono poste lastre di marmo bianco sulle quali sono incisi, su tre lati, il nome dei caduti della prima guerra mondiale:

lato 1: S.TEN. VITTORIO GIORDANO, SERG. MAGG. ANGELO RANIERI, CAPOR. PASQUALE BOCCIA, SOLDATI: ALFONSO ANNUNZIATA, VINCENZO CAROTENUTO, GIACINTO GUASTAFERRO, SALVATORE ANNUNZIATA, SAVERIO AUTORINO, GIUSEPPE AVINO, VITALIANO PORCELLI, RAFFAELE DE VIVO, ANGELO SANGIOVANNI, GIOACCHINO RANIERI, ANTONIO PAGANO, ARCANGELO RANIERI, BENIAMINO AVINO, SALVATORE BIFULCO, UMBERTO PAGANO, FELICE RANIERI, GIUSEPPE AUTORINO, LUIGI GIUGLIANO, MICHELE RANIERI

lato 2:
VINCENZO COZZOLINO, PASQUALE RANIERI, ANTONIO CASILLO, GIUSEPPE ANNUNZIATA, GIOVANNI COZZOLINO, SALVATORE GIUGLIANO, CIRO PAGANO, GIUSEPPE IERVOLINO, GIULIO FIDANZA, ANIELLO GIUGLIANO, ANGELO CALDARELLI, FRANCESCO GIRARDI, GABRIELE NAPPO, RAFFAELE AURICCHIO, ARCANGELO GIUGLIANO, DOMENICO GRAZIANO, MICHELE CARBONE, LUIGI BIANCO, BENEDETTO AURICCHIO, VINCENZO CAPASSO, DOMENICO PRISCO, MICHELE ANNUNZIATA

lato 3:
FRANCESCO PAGANO, GIOVANNI CALDARELLI, ANGELO AVINO, GIUSEPPE AURICCHIO, FORTUNATO RANIERI, ANTONIO BIFULCO, ANTONIO BIANCO, FRANCESCO PARISI, FRANCESCO PRISCO, VINCENZO BIANCO, VINCENZO NAPPO, FRANCESCO AMBROSIO, ANTONIO ROSA, ALFONSO CIRILLO, VINCENZO D'ASCOLI, FEDELE AVINO, PAOLO ALLOCCA, ANGELO PAGANO, ANGELO CASILLO, MICHELE AURICCHIO, FRANCESCO AVINO, CARLO NAPPO

mentre su quello prospiciente la piazza vi si legge la seguente epigrafe:

CADDERO NELLA GUERRA
CHE DISTRUSSE L'IMPERO AUSTRO-UNGARICO
E RESTITUÌ SULLE ALPI
IL GIUSTO CONFINE D'ITALIA.
PERCHÉ DEI NOMI GLORIOSI,
IL RICORDO SIA ETERNO,
IL CITTADINI DI TERZIGNO
LO VOLLERO QUI
NEL MARMO
Novembre 1921

Nel 1921, per onorare la memoria dei caduti in guerra, fu deciso di costruire il monumento al "milite ignoto": fu preso un cadavere a caso tra le migliaia di morti rimasti senza nome nella estenuante Grande Guerra del 1915.18 e, in treno da Trieste Roma, fu celebrato un funerale di stato, la salma, poi, fu sepolta nell'Altare della Patria.
Tale evento portò un po' tutti comuni ad elevare un monumento ai caduti che sono quasi tutti coevi.
Nel 1977 e nel 2003, eliminando il recinto chiuso, l'area del monumento è stato radicalmente modificata, prima con la pavimentazione, poi con l'applicazione di lastre di pietra lavica, a mio avviso adatte, sulle pareti perimetrali e con l'illuminazione.

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Gli anni Trenta


IL VESUVIO RITORNA PROTAGONISTA, L'NTERVENTO DEL GOVERNO

In seguito alla lava del 1929 (video anche su facebook) 39 , che produsse gravi danni al paese e molti senzatetto (distruzione di 178 per 78 proprietari), ci fu un sostanziale intervento governativo (1930-33) con la costruzione di case popolari sia nella parte a valle del paese, nell'attuale C.so L. Da Vinci ('e palazzine), che nella parte alta in Via Campitelli Nuovo. Le abitazioni erano tutte composte da due e tre vani con accessori e cantina, riunite in isolati identici comprendenti 4 unità abitative.

Con il supporto di fedeli, con piccole offerte e mano d'opera gratuita, e di autorità, tra cui Umberto di Savoia con lire 25.000, fu costruito, su terreno concesso del parroco, l'asilo parrocchiale (già ricordato nell'elenco parroci).

39. Nel maggio il Vesuvio alzò il caratteristico pino di fumo e gas e subito dopo cominciò ad emettere lava. Tra il 2 e il 3 giugno, giunse, dopo aver distrutto numerose abitazioni nel rione Campitelli ed alcune decine nella località Pagani e Pagliarone, fino a 200 metri dalla chiesa di S. Antonio (si racconta che una donna anziana, rivolta alla lava, si espresse: "hai preso la casa, prendi anche la chiave" e lanciò le chiavi nella lava incandescente). I fedeli portarono la statua di S. Antonio nella notte del 4 giugno davanti alla lava che subito si arrestò diramandosi in due versanti laterali (il fatto, ritenuto miracoloso, è ricordato con un cippo in loco e una lapide davanti alla chiesa). L'evento ebbe molta risonanza tanto da provocare la visita, il 6 giugno, del Principe ereditario Umberto di Savoia, del Vescovo di Nola Melchiorri e di molte autorità (evento documentato da foto). In tale occasione il Rittman propose invano di deviare la lava con il rinforzo delle barriere esistenti.
Dopo un breve riposo, nel giugno 1933, ripresero le colate laviche che, però, essendo molto lente, non raggiunsero l'abitato, fermandosi nella Valle dell'Inferno per uno spessore di 70 m. (i caratteristici domi superficiali senza "radici").




LA PARTECIPAZIONE ALLA GRANDE STORIA


Una discreta adesione al fascismo caratterizza, come tutta la provincia italiana, la vita socio-politica di Terzigno in questi anni, adesione che si infiamma per la Guerra d'Africa, mossa contro l'Etiopia dal 1935 al 1941, testimoniata dalla decorazione con medaglia d'argento al valor militare al Capitano Medico di complemento Giuseppe Giugliano, che vi partecipò come sottotenente medico di complemento nel 26° BTG. Eritreo.
La motivazione della medaglia, conferita per il fatto d'armi di Noari del 23-27 maggio 1937, è la seguente:"Ufficiale medico di un battaglione coloniale, in due violenti e difficili combattimenti, conscio dell'ardita missione a lui devoluta, dette costante prova del suo coraggio, sprezzo del pericolo e religione del suo mandato. Per portare più prontamente i soccorsi della sua scienza, non esitò a recarsi più volte, attraverso zone fortemente battute da mitragliatrici nemiche, sulle linee più avanzate del battaglione. Saputo che un Ufficiale era gravemente ferito, lo raggiunse in linea nel momento più difficile del combattimento e, per non sottrarvi uomini, ne curava personalmente il trasporto caricandoselo sulle spalle. Esempio di altruismo e di alte virtù militari" (Decreto di S. M. Vittorio Emanuele III, Re Imperatore, n. 886 del 2 marzo 1938).


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I terribili anni Quaranta


IL PAESE SUBISCE SUBITO LA GUERRA

Verso la fine del 1940, nei mesi successivi alla dichiarazione di guerra del 10 giugno, Terzigno registrò un abnorme aumento della popolazione 40 a causa dell'arrivo degli sfollati da Napoli, furono occupati tutti i vani liberi anche quelli più diroccati; la nuova situazione, se da un lato, provocò uno stravolgimento nella tranquilla vita paesana con pesanti condizionamenti sociali, dall'altro, il contatto con i più evoluti cittadini, alimentò, anche nella nostra realtà amorfa e provinciale, le prime timide forme di dissenso al fascismo.
Quando il bombardamenti, dopo Napoli, interessarono anche la provincia, si utilizzarono cave della pietra lavica come rifugi e, nel rione Campitelli, un tunnel (ancora esistente) di circa 200 metri, costruito 50 anni prima nella roccia vulcanica per il passaggio del condotto principale dell'acqua del Serino.
Testimonianze orali registrano che nell'estate del 1942 cadde la prima bomba su Terzigno sull'abitazione di Ferdinando Avino, uccidendo due fratelli napoletani sfollati, Italia e Federico Fantini; un'altra bomba cadde nel 1943 nel cortile Rosa, vicinissima al tunnel rifugio suddetto.

Non mancarono anche in questi anni
momenti di autentico eroismo, testimoniati dai tanti riconoscimenti ufficiali come, ad esempio, quelli conferiti a:

-
Capitano dei Carabinieri Angelo Fabbrocini, prese parte alla guerra combattendo sul fronte russo, quale Sottotenente in servizio permanente effettivo dell'80° RGT fanteria "Roma", comando 2° BTG, 2° Plotone esploratori Arditi e, per il valore mostrato nelle operazioni militari nella zona di Ambrosimowa, fronte del Don, tra il 10 dicembre 1942 e il 15 gennaio 1943, fu decorato con le medaglie al valor militare d'argento con la motivazione: "Comandante di plotone esploratori in ripetute ricognizioni e colpi di mano eccelleva per intuito, ardimento e bravura di combattere. Delineatasi un grave situazione, con prontezza e perspicacia organizzava un'audace azione che concludeva dopo aspra lotta, a corpo a corpo, durante la quale dava prova di indomito valore, con la cattura di due muniti presidi. Fronte Russo, 10 Dicembre 1942" (Ministero della Difesa 15 giugno 1950) e di bronzo motivata: "Durante un tormentoso ripiegamento assumeva più volte il comando di reparti di formazione e, alla testa di essi, contrassaltava con audacia incalzanti forze preponderanti riuscendo a rompere successivi accerchiamenti. Esempio in ogni circostanza di indomito valore ed elevato spirito di abnegazione. Fronte Russo, 20 Dicembre 1942 15 Gennaio 1943" (Ministero della Difesa n. 21506 del 18 giugno 1950).

-
Capitano di Fanteria di Complemento Bianco Raffaele, prese parte alla guerra combattendo sul fronte dell'Africa Settentrionale (zona Tobruck-Bardia) dall'11 giugno 1940 al 31 maggio 1942, quale Tenente di fanteria ed aiutante maggiore del 1° BTG. Del 39° RGM. Fanteria (Brigata Bologna) e, per il valore mostrato nelle operazioni militari nella zona di Sidi Rezegh del 20-21 novembre 1941, fu decorato con croce di guerra al valor militare, con la seguente motivazione:"Aiutante Maggiore di Battaglione, in due giorni di ininterrotti ed aspri combattimenti, con assoluto sprezzo di ogni pericolo ed instancabile attività, con capacità e perizia, contribuiva alla salda valorosa resistenza del suo battaglione" (Decreto Presidente della Repubblica n. 37470 del 1° luglio 1953). Partecipò, poi, anche alla guerra di liberazione col nucleo C. 3 della 228/ma Divisione, al seguito dell'VIII Armata Alleata, dal 1° marzo 1944 all'8 marzo 1945.

-
Soldato Ambrosio Pasquale (genitore di chi scrive), richiamato alle armi, dopo il normale servizio di leva, nel 1940 nel 6° RGT. Lancieri "Aosta", prese parte alla guerra sul fronte italiano dal 1940 al 1943, impiegato nel rischioso e difficile controllo antisbarco alleato sulla costa ionica della Calabria, dove, per le disagiate condizioni (turni di guardia ininterrotti e all'addiaccio per oltre sei mesi), si ammalò di pleurite, per lungo tempo, lottò tra la vita e la morte; fu decorato con croce di guerra al valor militare e, quale invalido di guerra, con medaglia di minorato di guerra (Associazione Combattenti e reduci Roma). Al rientro ebbe non poche difficoltà ad inserirsi perché, data la tremenda malattia di cui era affetto, gli venivano concessi solo pochi anni di vita, poi, grazie alla forte fibra ed a cure continue e sempre più efficaci, è morto nel 1992 all'età di 78 anni.

40. Nei registri della Scuola Elementare "D. Savio" sono visibili, nei registri delle varie classi del periodo 1941-44, i corposi elenchi aggiuntivi, riferiti agli sfollati in età scolare.


L'ARMISTIZIO ANZICHÉ LA FINE FU IL VERO INIZIO DELLA GUERRA. LE MEMORIE

Alle prime reazioni ottimistiche, convinti della fine della guerra,
dopo l'8 settembre '43 subentrarono immediatamente nuove e più gravi preoccupazioni per la pesante occupazione tedesca che si consumò in razzie, deportazione di uomini validi, distruzioni di abitazioni. Una certa tranquillità, dopo vari spontanei atti di sabotaggi contro i tedeschi 41, si raggiunse solo in ottobre con il sofferto arrivo degli Alleati: - (Dal libro di Angelo Pesce SCAFATI E L'AGRO cinquant'anni fa la guerra - Scafati - 1993, pag. 162 - cronaca del giorno 30 settembre 1943) "… il 1°/6° Queen's riprese da Passanti la marcia in direzione nord verso Terzigno . - parla il militare Nick Nice - … La Compagnia "D" del maggiore Ted Kilshaw gradualmente si fece strada sulla destra ma venne immobilizzata nell'area del passaggio a livello (della linea Cancello - Torre Centrale, a Boccia al Mauro) a circa un chilometro e mezzo da Passanti sulla solita strada rettilinea. Un efficientissimo semovente impediva lo spostamento dei mezzi di trasporto e noi ne sentimmo gli effetti a circa metà percorso allorché le schegge bucarono le ruote del nostro cannone e noi fummo costretti ad avvantaggiarci della dubbia protezione fornita da una capanna di pietra a lato della strada. Astutamente il nemico cambiava la portata dei suoi tiri : balzando fuori per un istante dalla copertura, lasciava partire alcuni colpi a tutto campo per dissuadere i veicoli dal muoversi dai Passanti; poi si ritirava, poi ricompariva di nuovo per destinare qualche colpo a distanza ravvicinata sulla Compagnia "D", ed infine raggiungeva completa soddisfazione piazzandone qualche paio a metà strada per sbilanciare l'equipaggio del mio canone e quello raccolto da un camion finito in un vicino canaletto. …
Verso mezzogiorno, a fronte di un'opposizione sempre più decisa per mantenere il passo con il 1°/7° che aveva anch'esso difficoltà ad avanzare per più di un paio di chilometri a nord di Poggiomarino, il 1°/6° si arrestò appena oltre Terzigno (quartiere Principessa Margherita) con l'ordine di consolidare la posizione sui tre assi dell'avanzata prepararsi ad una attiva azione di pattugliamento appena calata la notte, analogamente avrebbe fatto l'altro battaglione. Nella fase iniziale sia il 1°/6° che il 1°/7° vennero a contatto con l nemico più di una volta, ma nelle ore piccole fu chiaro che questi si stava ritirando, eccezion fatta per la zona a sinistra del 1°/6°, dove un distaccamento di tedeschi dava la sensazione di volersi trattenere in un gruppetto di case non lontano dalla chiesa di S. Antonio. Michael Forrester di conseguenza ordinò alla pattuglia da Combattimento al comando del ten. Peter Kime di sloggiarli per le prime luci dell'alba, quando il battaglione doveva riprendere l'avanzata. "Dopo aver messo in atto un'accanita resistenza il nemico si ritirò, lasciandosi indietro, con grande sgomento da parte del ten. Kime, i corpi di due giovani donne (in località Sisandoli ad est della chiesa di S. Antonio, delle due donne si sa solo che erano due sfollate chiamate "le signorine" o "le napoletane" - una signora che da bambina portava il latte alle stessa, riferisce molto vagamente "Tecla e Fannina" ... ...e moglie di un ufficiale con dama di compagnia - ritenute spie dai tedeschi, poiché sembra fossero state sorprese mentre facevano segnali luminosi a degli agenti inglesi che si trovavano sulla lava del 1929 ad ovest del paese. Testimoni parlano di ritrovamenti in casa delle sfortunate in via Fiume di apparecchi ricetrasmittenti)".

41. Alcuni momenti di quei terribili giorni, attraverso testimonianze orali, sono state raccolte nel 1996 dagli alunni del locale liceo nell'opuscolo LA CAMPANIA TRA IL 1943 ED IL 1945 - La memoria, le memorie.

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TUTTI I CADUTI E I DISPERSI DI TERZIGNO DURANTE IL 2° CONFLITTO MONDIALE

IL SEGUENTE ELENCO ALFABETICO (COMPRENDE TUTTI I NATI NEL COMUNE DI TERZIGNO - LE INDICAZIONI TRA PARENTESI SONO DI FONTI DIVERSE, SOPRATTUTTO ORALI) È STATO FORNITO DAL MINISTERO DELLA DIFESA - 7^ DIVISIONE ALBO D'ORO (PROT. N. LEV-7/07068/STC/MECC. DEL 19.10.2000):

1. SOLDATO ALARICO DOMENICO, NATO IL 19.9.21, DELLA 155^ BTG TERR. FTR, FANTERIA, DECEDUTO SUL FRONTE FRANCESE IL 23.8.43.
2.
SOLDATO AURICCHIO ANTONIO, NATO IL 22.1.14, DEL 21° RGT. ART. DIV. FANT., ARTIGLIERIA (MOTORIZZATA "TRIESTE"), DECEDUTO SUL FRONTE IN AFRICA SETTENTRIONALE IL 22.4.43 (O DISPERSO IL 20.11.42 IN RUSSIA).
3.
PARTIGIANO AURICCHIO MARIA, NATA IL 26.9.23, DEL REPERTORIO DELLA FORMAZIONI PARTIGIANE, FORMAZIONI PARTIGIANE, MORTA IN TERRITORIO METROPOLITANO IL 13.10.43.
4.
AURICCHIO MICHELANGELO, NATO IL 13.10.19, DEPORTATO DAI TEDESCHI IL 23.9.43 NON È PIÙ TORNATO).
5.
SOLDATO AVINO FRANCESCO, NATO IL 19.10.19, DEL BTG. MOV. STRADALE (O DEL 26° BTG. 8^ ARMATA), CAVALLERIA, DECEDUTO DURANTE LA PRIGIONIA IN RUSSIA IL 5.2.43 ( O DISPERSO IL 17.1.43 IN RUSSIA).
6.
AVIERE AVINO FRANCESCO, NATO IL 24.4.20, AEROPORTO 515 P. M., DECEDUTO PER FRATTURA ALLA BASE CRANICAPER INCIDENTEAUTOMOBILISTICO IL 21.1.43)
7.
SERGENTE MAGGIORE AVINO GIUSEPPE, NATO 1.1.18, DELLA 51^ BTG. MORT., MORTAI, DISPERSO SUL FRONTE GRECO (CRETA) IL 5.9.43.
8.
SOLDATO AVINO GIUSEPPE, NATO IL 21.11.12, DEL 10° CP. SAN., SANITÀ, DECEDUTO DURANTE LA PRIGIONIA IN GERMANIA IL 22.4.45.
9.
SOLDATO AVINO GIUSEPPE, NATO IL 3.8.21, DELL'11° RGPT. C. D. A. ART., ARTIGLERIA, DISPERSO SUL FRONTE RUSSO IL 21.4.43.
10.
CAPORALE AVINO LUIGI, NATO IL 21.1.19, DELL'8° RGT. ART. DIV. FANT., ARTIGLIERIA, DISPERSO SUL FRONTE RUSSO IL 31.1.43.
11.
SOLDATO AVINO NUNZIO, NATO IL 1.5.22, DELL'80° RGT. FTR., FANTERIA, DISPERSO SUL FRONTE RUSSO IL 21.12.42.
12.
SOLDATO AVINO NUNZIO, NATO IL 3.10.15, 15° RGM. FANT. DISPERSO IN LIBIA DOPO IL COMBATTIMENTO DEL 13.12.41)
13.
SOLDATO AVINO RAFFAELE, NATO IL 3.10.15, DEL 15° RGT. (515) FTR, FANTERIA, MORTO SUNL FRONTR IN AFRICA SETTENTRIONALE IL 11.12.41.
14.
CAPORAL MAGGIORE BIFULCO GIOVANNI, NATO IL 16.2.20, DEL 383° RGT. FTR., FANTERIA, DECEDUTO SUL FRONTE ALBANESE (BOMBARDAMENTO AEREO) IL 16.11.43.
15.
SOLDATO BIFULCO PASQUALE, NATO IL 26.11.23, DEL 31° RGT. FTR., FANTERIA, DISPERSO SUL FRONTE GRECO L'8.9.43.
16.
AFFILIATO ALLA R. S. I. BIFULCO PASQUALE, NATO IL 6.1.10, REP. DELLA R. S. I., FORMAZIONI REPUBBLICANE, MORTO IN TERRITORIO METROPOLITANO (FAENZA) IL 13.5.44.
17.
SOTTOCAPO (M.M.) BIFULCO PASQUALE, NATO IL 22.2.22, ROMA, ELETTRICISTA, DISPERSO NEL MARE MEDITERRANEO CENTRALE (SINISTRO ALLA R. N. "ROMA") IL 9.9.43.
18.
CAPORAL MAGGIORE BOCCIA GIUSEPPE, NATO IL 20.1.11, AUTOGRUPPI AUTO, AUTOMOBILISTI TRAP. SALM., MORTO SUL FRONTE IN AFRICA ORIENTALE IL 13.11.40.
19.
SOLDATO BOCCIA LUIGI, NATO IL 26.11.18, DEL 3° RGT. BERS., BERSAGLIERI, DECEDUTO PRIGIONIERO IN RUSSIA IL 30.4.43.
20.
SOLDATO CALDARELLI ALFONSO, NATO L'8.12.20, DEL 31° RGT. FTR., FANTERIA, DISPERSO SUL FRONTE ALBANESE (MONASTIR) IL 19.3.41.
21.
SOLDATO CALDARELLI FRANCESCO, NATO A S. GIUSEPPE VES. IL 10.5.12, 10° RGM. MITRAGLIERI, MORTO IN JUGOSLAVIA PER SCOPPIO MINE IL 22.6.44).
22.
SOLDATO CARILLO FRANCESCO, IL 22.2 (O 11).21, DEL 51° CP. FTR, CANNONI DA 47/32, DISPERSO IN PRIGIONIA NEL MARE MEDITERRANEO IL 18.10.43 (DICHIARATO IRREPERIBILE IL 15.10.43, DISPERSO SUL FRONTE GRECO).
23.
MARÒ (M.M.) CAROTENUTO FRANCESCO, NATO IL 7.5.24, POZZI, MARÒ, MORTO (PER USTIONI AL CORPO A NAPOLI) IN TERRITORIO METROPOLITANO IL 15.6( O 4).44.
24.
SOLDATO CARILLO ALFONSO, NATO IL 14.7.21, DEL RGT. BTG. COLONIALI -RGPT. FTR., FANTERIA, MORTO IN TERRITORIO METROPOLITANO IL 24.5.41.
25.
SOLDATO COZZOLINO NICOLA, NATO L'8.1.09, DEL 21° GR.-SQD. CAV., CAVALLERIA, DISPERSO IN TERRITORIO METROPOLITANO IL 27.9.43.
26.
SOLDATO DI PRISCO ANDREA, NATO IL 26.2.21, DEI DEPOSITI FTR., FANTERIA, MORTO IN TERRITORIO METROPOLITANO IL 19.8.43.
27.
SOLDATO DI PRISCO ANTONIO, NATO L'1.2.14, DEL 14° RGT. MITR., FANTERIA, MORTO IN PRIGIONIA SUL FRONTE JUGOSLAVO IL 21.2.45 ( O PER BOMBARDAMENTO IL 16.10.43 - SALMA TUMULATA NELL'ISOLA DI LERO NELL'EGEO) .
28.
SOLDATO ESPOSITO GIULIO, NATO IL 7.7.20, DEL 56°(O 65) RGT. ART. DIV. FANT., ARTIGLIERIA, MORTO SUL FRONTE GRECO IL 28.9.43 (O SCOMPARSO IN GRECIA IL 20.8.43).
29.
SOLDATO GAROFALO MICHELE, NATO IL 17.4.13, DELL'80° (O 108 TR. I.M.T. COMANDO 1 GRUPPO ARTIGLIERI) RGT. FTR., FANTERIA, MORTO IN PRIGIONIA SUL FRONTE RUSSO IL 30.1.43.
30.
SOLDATO GIUGLIANO ANTONIO, NATO L'8.3.09, DELL'8° RGT. ART. DIV. FANT., ARTIGLIERIA, DECEDUTO PRIGIONIERO IN GERMANIA IL 25.12.44.
31.
SOLDATO GIUGLIANO DOMENICO, NATO IL 27.5( O 4).18, DEL 30° RGPT. C.D.A. ART. (O 10° GRUPPO 22° BTG), ARTIGLIERIA, MORTO IN PRIGIONIA SUL FRONTE RUSSO IL 31.1.43 (O IRREPERIBILE DOPO IL COMBATTIMENTO DEL 20.11.42).
32.
CAPORALE GIUGLIANO GIUSEPPE, NATO IL 29.11.12, DEL 3° RGT. BERS., BERSAGLIERI, MORTO (PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO) SUL FRONTE RUSSO (SAGEDUIJ) IL 26.8.42(O 1).
33.
SOLDATO GUASTAFERRO GIUSEPPE, NATO IL 10.3.22, DEL 79° RGT. FTR., FANTERIA, MORTO IN PRIGONIA SUL FRONTE RUSSO IL 29.3.43(O IRREPERIBILE DOPO COMBATTIMENTO DEL 19.12.42).
34.
SOLDATO IERVOLINO FRANCESCO, NATO IL 13.11.20, DEL 5° RGT. GENIO, GENIO E CHIMICI, DISPERSO NEL MARE MEDITERRANEO IL 24.5.41.
35.
AVIERE IERVOLINO FRANCESCO, NATO IL 27.4.20, AEROPORTO PANTELLERIA, REPARTO SERVIZI, MORTO IN TERRITORIO METROPOLITANO IL 21.1.43.
36.
SOLDATO IERVOLINO RAFFAELE, NATO IL 10 (O 7).12.20, DEL 13° RGT. MONFERRATO (CAVALLEGGERI), (2° RAGGRUPPAMENTO COMANDO) CAVALLERIA, DISPERSO IN TERRITORIO METROPOLITANO (ZORA) L'8.9.43.
37.
SOLDATO IOVINO RODOLFO, NATO IL 5.4.20, DEL 10° RGT. GENIO, GENIO E CHIMICI, DISPERSO NEL MARE MEDITERRANEO IL 24.5.41.
38.
SOLDATO MANZO MICHELE, NATO A BOSCOREALE IL 17.11.16, FANTE EFFETTIVO 3 C.C. 47/32 DEL 38° FANTERIA, SCOMPARSO DOPO IL COMBATTIMENTO DEL 16.12.42 IN FILONOWO - RUSSIA).
39.
SOLDATO MAROTTA AURICCHIO GAETANO, NATO IL 9.10.13, RADIOTELEGRAFISTA DEL 50° RGT. DIV. SAVONA, MORTO A TERZIGNO PER MALATTIA CONTRATTA IN GUERRA IL 30.3.47).
40.
SOLDATO MASSI PASQUALE, NATO IL 7.7.07, DEL 40À RGT. FTR., FANTERIA, MORTO IN PRIGIONIA SUL FRONTE TUNISINO IL 28.5.44.
41.
SOLDATO MIRANDA PASQUALE, NATO IL 4.7.16, DEL 31° RGT. FTR., FANTERIA, MORTO SUL FRONTE ALBANESE IL 23.12.40.
42.
CAPORAL MAGGIORE MIRANDA LUIGI, NATO L'1.2.13, DEL 3° RGT. BERS., BERSAGLIERI, DISPERSO SUL FRONTE RUSSO L'11.12.42.
43.
SOLDATO PARISI GIOVANNI, NATO IL 16.9.21, DEL 2° RGT. CONTRAEREO ART., ARTIGLIERIA, DISPERSO NEL MARE MEDITERRANEO L'8.2.42.
44.
SOLDATO PARISI SALVATORE, NATO IL 16.12.14, DEL 62° BTG DI CPL. FTR., FANTERIA, MORTO SU L FRONTE IN AFRICA SETTERNTRIONALE L'1.8.40.
45.
SOLDATO PISACANE PASQUALE, NATO IL 24.1.20, DEL 62° RGT. FTR., FANTERIA, MORTO IN PRIGIONIA SUL FRONTE RUSSO IL 31.1.43.
46.
AFFILIATO ALLA R. S. I. RANIERI FRANCESCO, NATO IL 5.10.19, REP. DELLA R. S. I., FORMAZIONI REPUBBLICANE, DISPERSO IN TERRITORIO METROPOLITANO IL 20.10.44 (GIÀ SOTTOTENENTE DEL 4° RGM. BERSAGLIERI).
47.
SOLDATO RANIERI VINCENZO, MORTO IL 25.7.41 PRESSO L'OSPEDALE MARITTIMO DI LA SPEZIA).
48.
SOLDATO ROSA ANGELO, NA IL 25.5.17, DELL'8° RGT. FTR., FANTERIA, MORTO SUL FRONTE ALBANESE L'8.1.41.
49.
VICE BRIGADIERE ROSSI SALVATORE, NATO IL 10.1.24, DEL XXII BTG. CC., CARABINIERE, MORTO SUL FRONTE JUGOSLAVO L'8.9.43.
50.
SOLDATO SANGIOVANNI ANGELO, NATO IL 14.10.19, DEL 5° RGT. LANCIERI DI NOVARA, CAVALLERIA, MORTO (A CAUSA DI INCIDENTI DOPO LO SBANDAMENTO) IN TERRITORIO METROPOLITANO (CASTEL SAN PIETRO) IL 12.9.43.
51.
APPUNTATO SANGIOVANNI PASQUALE, NATO L'1.1.03, DELLA GUARDIA DI FINANZA G. DI F., GUARDIE DI FINANZA, MORTO IN TERRITORIO METROPOLITANO IL 22.5.44.
52.
SOLDATO TORTORA PATRIZIO, NATO IL 13.1.22, DEL 341° RGT. FTR., FANTERIA, DISPERSO SUL FRONTE GRECO L'8.9.43.
53.
CAPORAL MAGGIORE ULIANO PASQUALE, NATO IL 16 (O 4) .3.16, DEL 5° RGT. BERS.("ALBANIA"), BERSAGLIERI, MORTO (FRATTURA GAMBA SINISTRA E SETTICIMIA) IN TERRITORIO METROPOLITANO (BARI) L'8.12.40.
54.
SOLDATO ZUROLO ANIELLO, NATO A GRAGNANO IL 1.1.22, DEL 73° RGT. FANT. 1° BTG 4^ COMPAGNIA, SCOMPARSO IN RUSSIA DOPO GLI EVENTI DEL 15.11.42.

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IL 1944: LAPILLO E "VERA LIBERAZIONE"

Nel marzo, il Vesuvio pose fine alla fase attiva, cominciata agli inizi del secolo, con una copiosa pioggia di lapilli e Terzigno fu coperto, in media, da uno strato di circa mezzo metro. Furono completamente perdute le colture, bruciarono boschi secolari e crollarono molti solai di abitazione per il peso del materiale vulcanico, nonostante il tempestivo intervento degli abitanti che, coperti il capo alla meglio, sotto l'imperversare del vulcano spalavano i tetti 42.
Gli Alleati dovettero smantellare e trasferire l'aeroporto militare (appena costruito in località Camaldoli, per i bombardieri impiegati contro la linea Gustav a Cassino), in quanto il lapillo aveva danneggiato le turbine degli aerei. L'evento se da un lato privò il paese di una risorsa, data le gravissime condizioni imposte dalla guerra, dall'altro pose fine al dilagante malcostume di asservimento agli spavaldi ed esigenti americani (spesso alcolizzati alla perenne ricerca di vino in ogni ora del giorno e della notte), soprattutto per la dilagante prostituzione, molte donne si concedevano, sotto le tende del campo, per fame.
Inoltre,
molti sfollati (in genere cittadini con abitudini e comportamenti spesso incompatibili con la vita paesana), con non poco sollievo del paese, abbandonarono precipitosamente Terzigno.
Pertanto, grazie all'eterno "amico" Vesuvio, ci liberammo in un colpo solo dei "liberatori" e degli "ospiti" per niente desiderati.

42. All'estremità del gran Cono, nell'interno del cratere, era presente un piccolo cono da cui avveniva la degassazione normale; il crollo di questo conetto, ostruendo il condotto, determinò l'eruzione dei lapilli. Dai primi dati strumentali del 1° marzo (shock spasmodici) ci furono dei crolli nel condotto fino al 17, il 18 iniziò l'effusione che si espanse nell'Atrio del Cavallo lambendo l'Osservatorio, la velocità del magma era di 100 m/h. il 21 furono invasi dal magma Massa e S. Sebastiano e la funicolare (quella di "Funiculì, funiculà"). Vi furono poi le fontane laviche tra il 21 e 22 con colonne di fuoco per oltre 1 km e lanci a oltre 5 che giunsero fino a Pagani, le esplosioni miste del 22 con ceneri e lapilli che giunsero in Albania, e la sismo-esplosiva tra il 23 e il 29 con ripetizioni intermittenti di fasi sismiche sempre meno intense. Come nel 1906 anche alla fine del parossismo del 1944 si era formata una voragine craterica di circa 300m. Dal 9 aprile 1944 il Vesuvio è in un fase di quiescenza assoluta.
Eruzione del Vesuvio del 1944 integrazione del marzo 2014
Dal maggio 1913, il cratere formatosi con l'eruzione del 1906 si va riempiendo per il continuo franamento del materiale vulcanico incoerente ed instabile. Il 10 maggio 1913 il fondo del cratere sprofonda di circa 75 metri per un'area del diametro di circa 150 metri (Mallarda, 1922); a partire dal 5 luglio 1913 tale sprofondamento viene riempito da un efflusso di lava e da scorie che formano un conetto. Fra il 1915 ed 1920 il fondo del cratere si solleva di circa 100 metri. Il primo trabocco esterno di lava avviene il 28 novembre del 1926 e tre anni dopo, nel giugno del 1929 (a Terzigno vengono distrutte lezone di Pagani e Campitelli), si registra una violenta eruzione. Dopo questa eruzione, il Vesuvio alterna stasi e attività, per lo più concentrata all'interno del cono, per parecchi anni.
Il 12 agosto 1943 una nuova risalita magmatica determina la riattivazione di una bocca posta al piede del conetto e il conseguente crollo di questo con aumento delle esplosioni. Il 6 gennaio 1944 il flusso di lave ha un netto incremento. Da una frattura apertasi sul fianco Nord-Ovest del conetto, scaturisce una colata che, dopo aver invaso in meno di un'ora il settori Ovest del cratere, si riversa all'esterno spingendosi per oltre 100 metri a valle. Le lave continuano a fluire all'esterno del cratere sino al 26 gennaio e all'interno dello stesso fino al 23 febbraio, giorno in cui l'attività effusiva cessa del tutto.
Nelle prime ore del 13 marzo 1944 crollano le pareti del conetto e cessa ogni tipo di attività. Ma il pomeriggio del 14 marzo riprendono nuovi deboli lanci di scorie, la cui frequenza e copiosità va lievemente aumentando nei tre giorni successivi, fino a che, nella notte tra il 17 e il 18 marzo, con un poderoso crollo del conetto, cessa nuovamente ogni attività. Questi due crolli del conetto possono essere ricollegati alla mancanza di sostegno per una stasi nella risalita del magma; con il crollo il condotto si ostruisce e l'attività viene impedita per un certo tempo.
Alla 17 del 21 marzo violenti rigurgiti lavici determinano il sollevamento della colonna magmatica sino a 2 km di altezza. Contale fenomeno inizia la seconda fase del parossismo eruttivo definita, dal direttore dell'Osservatorio Imbò, <<
delle fontane di lava>>. La fontana di lava si manifesta per 30 minuti e il lancio di materiali arriva a 2 km di altezza sul cono. Il materiale, ricadendo ed accumulandosi ed sulle pendici del Gran Cono, origina delle pseudo-colate di scorie. Una di queste, particolarmente grande, si manifesta a Ovest-Sud-Ovest dove raggiunge i 700 m s.l.m. alle 17,30 ritorna calma quasi totale con una notevole riduzione dei fenomeni esplosivi e la cessazione dei tremiti. La pausa eruttiva si protrae fino alle 20,10, allorché inizia a manifestarsi una nuova fontana lavica che dura 20 minuti e presenta le medesime caratteristiche di quella precedente con la successiva pausa. L'andamento alternato dura fino al mattino del 22 marzo. In tutto saranno 8 fasi dove l'ultima è la più grande. Le scorie di lapilli eiettati a maggiori altezze vengono trasportati dal vento in quota verso Angri e Pagani.
Alle 9 del 22 marzo a Poggiomarino si osserva la caduta di scorie, caratteristiche della seconda fase, seguono nuovi fenomeni di flusso tipo <<
valanghe incandescenti>> e <<nubi ardenti in miniatura>>. La principale nube ardente si manifesta a Sud alle 10 del 24 marzo. Essa sovrappone alla colata lavica meridionale spingendosi, in pochi secondi, per oltre 2 km oltre l'orlo craterico. Dalle 13 alle 17 l'attività esplosiva aumenterà notevolmente. Il conetto terminale, in ricostruzione già dal 18 marzo, si salda, nel pomeriggio del 22, alle pareti interne del Gran Cono, raggiungendo una quota massima di oltre 1260 m s.l.m. Alle 21 del 22 marzo riprendono le forti esplosioni che vanno decrescendo nelle prime ore del 23, fino all' arresto completo delle colate nella giornata: quella a Sud si ferma a 350 m s.l.m. (rioni Monticelli - Le Vocche) e quella a Nord a 120 m (1,2 km da Cercola). Alle 12 del 23 marzo con il decremento delle esplosioni inizia un'attività sismica (premonitrice di un cambiamento delle caratteristiche esplosive con prevalenza di ceneri e materiali scuri) nei pressi dell'Osservatorio. Col procedere di questa fase alternata, detta da Imbò <<sismo-esplosiva>>, inizia una grande riduzione dei fenomeni. Il 24 marzo escono ceneri chiare e il 27 e 28 le crisi esplosive sono sempre più rare e meno violente e, il 29, l'eruzione può dirsi conclusa, seguono solo semplici esalazioni post-eruttive.
I fianchi del Gran Cono: il cratere dal 29 marzo giace su un piano inclinato da Nord-Est a Sud-Ovest, presenta una profondità centrale di 300 m (rispetto all'orlo), un perimetro di 1,6 km. L'orlo Ovest, il più interessato dalle frane di assestamento, risulta a 1.169 m s.l.m. e quello Nord-Est a 1.300. il bordo del cratere pur essendo alquanto irregolare, si avvicina, visto dall'alto, alla forma ellittica con l'asse maggiore di 580 m (Est-Ovest) e quello minore di 480 m (Nord-Sud). Lievi modifiche negli anni successivi per i continui fenomeni di frana.
Dal 1944 il Vesuvio è in una fase di quiescenza, gli unici segni di attività sono alcuni piccoli terremoti che vengono costantemente registrati dell'Osservatorio Vesuviano e l'attività fumarolica che si osserva al cratere.
Eruzione del Vesuvio del 1944 vista dagli alleati. L'eruzione coglie di sorpresa gli americani, da poco a Napoli, e risulta peggiore di un bombardamento: un intero stormo di bombardieri B29 che si trovava nel campo di atterraggio in prossimità di Terzigno viene in breve distrutto dalle ceneri. Il Vesuvio mostra tutta sua potenza prima di rientrare in un minaccioso riposo.
L'eruzione ispira molte scritti degli alleati. Un ufficiale dei servizi segreti inglesi: Norman Lewis, (Naples'44, Eland Books, 1978) , così scrive: "19 marzo Oggi il Vesuvio ha eruttato. E' stato lo spettacolo più maestoso e terribile che abbia mai visto (...). Il fumo dal cratere saliva lentamente in volute che sembravano solide. Si espandeva così lentamente che non si vedeva segno di movimento nella nube che la sera sarà stata alta 30 o 40 mila piedi e si espandeva per molte miglia. (...). Di notte fiumi di lava cominciarono a scendere lungo i fianchi della montagna. (...) Periodicamente il cratere scaricava nel cielo serpenti di fuoco rosso sangue che pulsavano con riflessi di lampi. (...)
22 Marzo (...) In seguito alle notizie che San Sebastiano stava per essere spazzata via dal corso della lava e che Cercola era minacciata, sono stato mandato per fare un rapporto su quanto avveniva. (...). Io ero proprio sotto la grande nube grigia piena di rigonfiamenti e protuberanze come un colossale pulsante cervello. Raggiunta S. Sebastiano, sembrava incredibile che tutta quella gente potesse aver voluto vivere in tal posto. La città era costruita all'estremità di una lingua di terra fin ad ora risparmiata dal vulcano, ma completamente circondata dai tremendi campi di lava lasciati dall'eruzione del 1872, anzi proprio in una valle fra di esse.(...). Qui, in mezzo a questa "terra di nessuno" del vulcano, qualsiasi dilettante avrebbe predetto la distruzione della città con matematica certezza, ma apparentemente nessun cittadino di S. Sebastiano ne avrebbe mai ammessa la possibilità. Il legame con la città è una questione di fede religiosa. Gli edifici sono stati costruiti solidamente per resistere nei secoli (...) Tutte le finestre guardano ad ovest, alle verdi vallate verso Napoli, e le case hanno il retro verso il grigio, eterno cono del vulcano (...).. All'ora del mio arrivo la lava stava scivolando tranquillamente lungo la strada principale e, a circa 50 iarde dal fronte di questa massa debordante, una folla di diverse centinaia di persone, per la maggioranza vestite di nero, era inginocchiata in preghiera (...). Di tanto in tanto un cittadino più arrabbiato afferrava uno stendardo religioso e lo agitava con furia verso il muro di lava, come a scacciare gli spiriti maligni dell'eruzione. (...). Una casa lentamente aggirata e poi sovrastata dalla lava scomparve intatta dalla vista e seguì un debole, distante scricchiolio mentre la lava cominciava ad inghiottirla. (...) Un certo numero di persone reggeva, a fronteggiare l'eruzione, immagini sante e statue fra cui quella dello stesso S. Sebastiano; ma in un lato della strada notai, con molte persone, la presenza di un'altra statua coperta da un lenzuolo bianco (...).. Questa era l'immagine di S. Gennaro contrabbandata da Napoli nella speranza che essa potesse essere di utilità se tutte le altre avessero fallito. Era stata coperta col lenzuolo per evitare un'offesa alla confraternita di S. Sebastiano e al santo stesso che si sarebbe potuto risentire di questa intrusione nel suo territorio. S. Gennaro sarebbe stato portato all'aperto solo come ultima risorsa. (...) Il carabiniere non pensava che questo sarebbe stato necessario, in quanto gli era chiaro che la colata di lava stava rallentando."
Un
altro esempio di cronaca dal tono presonale e talvolta curioso, ci viene dall'inviato speciale del Manchester Guardian, il quale così scrive nel suo racconto del 22 marzo 1944: "Questi italiani mostrano un'apparente indifferenza, davvero rimarchevole, nei confronti del disastro. Mi ero aspettato scene di panico, donne esagitate, padri di famiglia impazziti. Non vi era niente di tutto ciò. In gruppi si raccoglievano a osservare il lento sacrificio del villaggio come se si trattasse di un incendio casuale. Il medico del paese tralasciò di salvare alcuni suoi beni per mostrarmi un buon punto di osservazione. Ci furono anche alcuni accenni di umorismo. Osservavamo la lava che cominciava ad avvolgere una casa che ancora recava in maniera del tutto non necessaria, date le circostanze, lo slogan fascista "Vivi pericolosamente". In quel momento la casa crollò. Mentre la nuvola di polvere si dileguava, un incrocio di cane pastore improvvisamente sbucò dalla massa di calcinacci e sfrecciò verso la salvezza. Aveva messo in pratica le direttive di Mussolini. (...)"
CONSIDERAZIONI SULL'ATTIVITA' DEL VESUVIO TRA IL 1631 E IL 1944
L'intenso periodo di attività del Vesuvio in epoca relativamente recente e la posizione del vulcano a così stretto contatto con l'ambiente umano sono state causa di apprensioni e sciagure, ma hanno anche stimolato la costante osservazione dei fenomeni vulcanici e il progresso della conoscenza in questo campo. Le eruzioni che si sono susseguite al Vesuvio nel corso degli ultimi tre secoli sono state di tipo diverso, da effusive con formazione di lente colate di lava, a moderatamente esplosive, con fontane di lava incandescente, a fortemente esplosive, con formazione di un'alta colonna eruttiva pliniana. Sulla base delle eruzioni avvenute nel periodo 1631-1944, alcuni studiosi hanno riconosciuto nell'attività del Vesuvio il ripetersi di un ciclo che inizia con un periodo di riposo dopo il quale avviene la formazione, all'interno del cratere, di un piccolo cono. Da questo cono vengono emesse lave che riempiono lentamente la voragine, fino a traboccare all'esterno.
Il ciclo si chiude con una violenta eruzione, cui segue una nuova fase di riposo. Questa periodicità è probabilmente più apparente che reale, ma i periodi di riposo si osservano quasi sempre dopo le grandi eruzioni.
Molte eruzioni esplosive del Vesuvio sono precedute da una fase effusiva, durante la quale vengono emesse in rapida successione colate di lava che raggiungono in poche ore la base della montagna. L'attività esplosiva vera e propria inizia con la formazione di fontane di lava, alte centinaia di metri. Questa fase è accompagnata da un fortissimo tremore del suolo, avvertito non solo in prossimità del vulcano, ma anche oltre (viene spesso segnalato da Napoli). Dopo le fontane di lava l'eruzione diventa fortemente esplosiva e si forma una colonna eruttiva sostenuta, alta parecchi chilometri.
In molti vulcani che, come il Vesuvio, sono caratterizzati da alterna attività di carattere effusivo e esplosivo, la sequenza degli eventi è normalmente invertita, cioé alle prime fasi esplosive seguono fasi effusive o con attività esplosiva meno rilevante.
Inoltre, nelle eruzioni osservate su altri vulcani, la quantità di magma eruttato durante le eruzioni esplosive è di molto superiore rispetto alle effusive. Al contrario, nelle eruzioni del Vesuvio la quantità di magma eruttato risulta molto simile sia nel caso di eventi esplosivi che effusivi.
La composizione chimica del magma è ritenuta uno dei fattori che maggiormente influiscono sullo stile eruttivo: i magmi molto ricchi in silice (magmi acidi) danno più facilmente luogo a eruzioni esplosive, quelli basici a eruzioni effusive, con emissione di colate di lave basaltiche.
Questa condizione non è rispecchiata al Vesuvio, in quanto nella composizione chimica dei prodotti (prevalentemente basalti) di tutte le sue eruzioni avvenute fra il 1631 e il 1944 non esistono variazioni chimiche tali da poter essere considerate responsabili di differenti meccanismi eruttivi. E' probabile, allora, che a incidere sul tipo di attività intervengano fattori connessi con la struttura stessa del vulcano. Le eruzioni possono essere innescate dalla formazione di fratture nelle rocce poste intorno alla camera magmatica. L'allargamento di queste fratture può giustificare l'aumento di portata che si osserva nelle fasi iniziali dell'eruzione che vanno dalle effusioni di lava alla formazione di fontane laviche. Insieme all'incremento della portata, cresce anche la velocità di fuoriuscita del magma dal cratere. Questa, infatti, deve essere dell'ordine dei 2-300 m/s per formare fontane laviche di 3.000 metri di altezza, come ad esempio quelle descritte nell'eruzione del 1906.


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LA COSTRUZIONE DEL CIMITERO

Fin dalla autonomia, per il rispetto delle leggi in materia vigenti 43, si pose il problema per il Comune della costruzione del cimitero. I cristiani fino al XVIII secolo seppellivano nelle apposite cripte delle chiese e, la gente di Terzigno ha seppellito fino al 1758 in S. Michele di Ottaviano e dopo nella chiesa dell'Immacolata, successivamente nei Cimiteri di Ottaviano e Boscoreale (gli abitanti di Boccia al Mauro).
Il p
rimo tentativo è del 1937 allorché l'Amministrazione Comunale tentò di espropriare un ettaro di terreno, l'opposizione dei proprietari, circa una ventina, fu tale che la pratica si prolungò per circa dieci anni.
Nel
1949, con la mediazione del parroco dell'Immacolata, don Antonio Rossi, si raggiunse finalmente l'accordo tra Comune e proprietari (ad ognuno di essi veniva concesso, quale indennità di esproprio, un lotto di terreno per la costruzione della tomba di famiglia, accordo ratificato dal Sindaco Nicola Maddaloni con delibera n. 44 del marzo 1950) e si poté procedere per la realizzazione del Camposanto. Molti cittadini collaborarono come meglio potevano, con trasporto pietre, mano d'opera, ecc. e alla fine del 1949 fu completato il muro di cinta.
L'8 gennaio 1950 fu seppellita la prima salma, quella di Vincenzo Auricchio fu Pasquale.
L'area cimiteriale, dato il forte incremento demografico (dai ca. 6000 abitanti degli anni Trenta, agli oltre 16.000 attuali) e la massiccia presenza di sepolture provenienti da San Giuseppe Vesuviano (che non ha un proprio cimitero), negli anni Ottanta, è stata notevolmente ampliata per una superficie doppia di quella iniziale e, allo stato, si parla di un ulteriore ampliamento per la continua richiesta, talvolta di sospetta speculazione, di loculi e lotti per tombe di famiglia.
Il tutto ha determinato una caotica crescita, poco razionale e di difficile gestione.
Il cappellano del Cimitero è, per disposizione del Vescovo e sovvenzione del Comune, il parroco della parrocchia M. S. S. Del Carmine di Boccia al Mauro

43. Con l'editto di S. Cloud del 5 settembre 1806, emanato da Napoleone e pubblicato sul Giornale Italiano il 3 ottobre 1806, si dava attuazione alla illuminata legge del 1776 volta a far sorgere, soprattutto per igiene, i Cimiteri (la parola cimitero deriva dal greco "koimeterion" = dormitorio, del verbo koimao = addormentare) fuori dai centri abitati in aree ben definite e recintate.
Queste disposizioni, del resto, sono le stesse dei primi cimiteri cristiani, quando l'area prescelta era, in genere, intorno alla tomba di un martire. Solo dal IX secolo, per seppellire i propri morti vicino ai corpi o reliquie dei martiri, trasferiti, per motivi di sicurezza, all'interno delle mura cittadine, si cominciò a destinare ambienti delle chiese a cimiteri (come abbiamo visto anche per l'Immacolata di Terzigno).



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