Eduardo Ambrosio


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CONFUCIANESIMO

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Confucianesimo

Principale scuola di pensiero della filosofia cinese, nata dall'insegnamento di Confucio e dei suoi discepoli. Le dottrine del confucianesimo si imperniano su principi etici, sull'arte del buon governo e su una saggezza pratica che concerne la qualità delle relazioni sociali. Affermatosi nel V secolo a.C. in Cina, dove divenne ideologia ufficiale dello stato sotto la dinastia Han, il confucianesimo si è poi diffuso in Corea, Giappone e Vietnam, costituendo uno dei fondamenti ideologici della cultura dell'Asia orientale.
Il confucianesimo non fu mai una religione istituzionalizzata. Gli eruditi cinesi onorarono Confucio, considerandolo un grande maestro e un saggio, ma non lo venerarono mai come una divinità personale, sebbene gli occidentali abbiano per lungo tempo ricondotto la fortuna del confucianesimo al culto degli antenati, che è parte integrante della religione cinese. Confucio non si proclamò divinità in nessuna occasione: a differenza delle chiese cristiane, i templi eretti in onore di Confucio non erano luoghi in cui la comunità religiosa si riuniva per pregare, bensì edifici pubblici destinati a cerimonie annuali, la più importante delle quali si svolgeva nel giorno del compleanno del filosofo. I numerosi tentativi di divinizzare Confucio e di interpretare il confucianesimo in chiave religiosa fallirono grazie alla natura essenzialmente laica di questa filosofia.

I fondamenti del confucianesimo
I principi del confucianesimo si trovano in antichi testi raccolti e ordinati da Confucio e dai suoi discepoli, che vissero durante la dinastia Chou, in un'epoca di grande fermento intellettuale. Questi scritti possono essere suddivisi in due gruppi: i "Cinque Classici" e i "Quattro Libri".
I Wujing (Cinque Classici), probabilmente scritti anteriormente all'epoca di Confucio, comprendono il Yijing o I Ching (Libro dei mutamenti), lo Shujing (Libro della storia), lo Shijing (Libro delle odi), il Liji (Libro dei riti) e il Chunqiu (Annali primavera-autunno). Il Yijing è un manuale di divinazione compilato probabilmente al tempo della dinastia Shang (prima dell'XI secolo a.C.), la cui sezione filosofica, contenuta in una serie di appendici, potrebbe essere stata scritta successivamente dalla scuola di Confucio. Lo Shujing è una raccolta di antichi documenti storici, mentre lo Shijing è un'antologia di poemi. Il Liji si concentra sui principi della buona condotta, in particolare quelli che riguardano le cerimonie pubbliche e private; benché sia stato distrutto nel III secolo a.C., molti degli argomenti ivi trattati sono stati salvati nella compilazione sopravvissuta fino alla nostra epoca, che risale alla dinastia Han. Il Chunqiu, l'unica opera presumibilmente compilata da Confucio stesso, è una cronaca dei principali eventi storici accaduti nella regione in cui nacque Confucio, Lu, e in altre zone della Cina feudale a partire dall'VIII secolo a.C. fino alla morte di Confucio, avvenuta all'inizio del V secolo a.C.
I Sishu (Quattro Libri), compendio dei detti di Confucio, del filosofo Mencio e delle ri-flessioni dei discepoli sui loro insegnamenti, comprendono il Lunyu, una raccolta di massime di Confucio che costituisce il fondamento della sua dottrina morale e politica; il Daxue (Il grande sapere) e lo Zhongyong (La dottrina del mezzo), che riportano alcune affermazioni filosofiche di Confucio stilate in forma sistematica insieme a commenti e osservazioni dei suoi discepoli, e il Mengzi (Libro di Mencio), in cui si concentrano gli insegnamenti del filosofo Mencio5.

Gli insegnamenti di Confucio, che vennero dapprima tramandati oralmente e successivamente redatti in forma scritta nel Lunyu, sono caratterizzati da un chiaro atteggiamento conservatore in campo morale, giacché l'intento del filosofo era quello di offrire principi immutabili in un'epoca turbolenta, contrassegnata dal caos politico e dai traumatici mutamenti sociali che seguirono la disintegrazione del regno Chou in piccoli stati feudali in guerra fra loro. Questa instabilità aveva in certo modo costretto Confucio a inaugurare la riflessione sulla perduta "Via degli antichi re" della dinastia Chou, e sul modo di farla risorgere. Credendo che le virtù morali dei sovrani e dei cittadini più abbienti potessero garantire la salvezza dello stato, Confucio sottolineò la funzione educativa dei riti (li), della musica e dei poemi dell'antica letteratura cinese (in gran parte musicati), nell'ambito di un progetto politico volto all'eliminazione di qualunque turbativa dell'ordine costituito. Uno stato provvisto dei riti e della musica più appropriata avrebbe reso automaticamente felici e virtuosi i suoi cittadini: non sarebbero occorse leggi poiché non sarebbero mai nate dispute.

Il motivo fondamentale dell'etica confuciana è ren, concetto variamente tradotto con i termini "amore", "bontà", "umanità" e "sensibilità". Ren è la virtù suprema, che rappresenta lo stadio di piena fioritura umana. Nelle relazioni tra due individui ren si manifesta in zhong (lealtà reciproca) e in shu (altruismo), espresso nel modo migliore dalla regola aurea confuciana: "Non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te". Altre importanti virtù confuciane sono rettitudine, decoro, integrità e amore filiale: chi possiede tutte queste virtù diviene uno junzi (uomo perfetto). In ambito politico Confucio appoggiò un governo di tipo paternalistico in cui il sovrano è benevolo e stimato e i sudditi sono rispettosi e obbedienti. Il re dovrebbe aspirare alla perfezione morale al fine di rappresentare un buon esempio per il popolo e far sì che i sudditi rendano prospero il suo regno.


Scuole di pensiero confuciano
Dopo la morte di Confucio nacquero due scuole di pensiero, una rappresentata da Mencio, l'altra da Xunzi (Hsün-tzu). Mencio proseguì nella trasmissione degli insegnamenti etici di Confucio, ponendo in rilievo l'innata bontà della natura umana. Egli riteneva, tuttavia, che l'originaria bontà umana potesse corrompersi in seguito alla volontà distruttiva dell'individuo o al contatto con un ambiente malvagio. Il problema dell'educazione morale è perciò preservare o, almeno, riportare in vita la bontà innata di ciascuno. In campo politico, Mencio può essere considerato uno dei primi sostenitori del diritto di resistenza ai poteri iniqui e del principio di sovranità popolare. Egli elaborò un meccanismo di revoca del potere politico in base al quale l'Essere supremo (Tian), che conferiva autorità e potere a un sovrano virtuoso (il cosiddetto "Mandato del Cielo"), poteva sottrarli entrambi a un tiranno, manifestando la propria volontà tramite la volontà del popolo, che è felice di essere governato da un buon sovrano, ma si ribella legittimamente contro un oppressore.
In contrapposizione a Mencio, Xunzi riteneva che ognuno nascesse con una natura malvagia (o, quantomeno, caotica e ingovernabile), ma che tale natura potesse essere rigenerata mediante l'educazione morale. Egli credeva che i desideri dovessero essere incanalati ed eventualmente repressi dai canoni del decoro e che il carattere dovesse essere plasmato da una regolare osservanza dei riti e dalla pratica della musica. Tali precetti, indirizzando correttamente le emozioni, avrebbero favorito l'armonia interiore. Xunzi fu il principale esponente del ritualismo di epoca tardoconfuciana.

Dopo un breve periodo di oscurità nel III secolo a.C. sotto la tirannica dinastia Qin, il confucianesimo tornò in auge durante la dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.). Le opere confuciane riconquistarono il favore di un tempo e vennero canonizzate e trasmesse dagli eruditi nelle scuole pubbliche. Questi testi divennero il riferimento obbligato degli esami finalizzati al reclutamento di amministratori statali: i candidati a funzioni di responsabilità nel governo ottenevano la carica in virtù della loro conoscenza della letteratura classica. Sia Gaodi, fondatore della dinastia, sia il suo grande discendente Wu-ti appoggiarono ufficialmente il confucianesimo, che si assicurò una forte influenza sulla vita intellettuale e politica della Cina, e venne inoltre diffuso in Vietnam dagli eserciti di Wu-ti. Ma il successo del confucianesimo nel periodo Han è dovuto principalmente a Dong Zhongshu, che per primo impose un sistema educativo interamente basato sugli insegnamenti di Confucio.
Nel caos politico che seguì alla caduta della dinastia Han, il confucianesimo fu oscurato dai sistemi rivali del taoismo e del buddhismo e subì un temporanea diminuzione di popolarità. Ciononostante, i classici confuciani continuarono a rappresentare per gli studiosi le fonti principali del sapere, e il ritorno della pace e della prosperità con la dinastia Tang (618-906) incoraggiò nuovamente la diffusione del confucianesimo. Ancora una volta il monopolio della cultura da parte degli studiosi confuciani assicurò loro le cariche burocratiche più elevate; il confucianesimo tornò a essere la dottrina ufficiale dello stato. Sull'esempio della civiltà cinese, il Giappone del VII secolo con il principe Shotoku e l'imperatore Tenji introdusse un drastico programma di riforma dello stato ispirato al confucianesimo, istituendo una burocrazia imperiale e un sistema di esami sul modello cinese. Tuttavia, le nuove istituzioni diedero origine a un apparato di governo spropositato per un piccolo stato aristocratico come il Giappone, divenendo principalmente fonti di titoli onorifici per la nobiltà Fujiwara.

Il neoconfucianesimo
In Cina, il clima culturale fiorito sotto la dinastia Song (960-1279) contribuì alla nascita di un nuovo sistema di pensiero confuciano, frutto di una sintesi di elementi del taoismo e del buddhi-smo Avatamsaka; la nuova scuola di confucianesimo divenne nota come neoconfucianesimo. Benché fossero in primo luogo docenti di etica, gli studiosi che svilupparono questo sistema di pensiero si orientarono verso ulteriori campi di ricerca, privilegiando l'indagine sull'origine dell'universo e della natura umana.
Il neoconfucianesimo si suddivise ben presto in due scuole. L'esponente principale di una di queste scuole fu Zhu Xi, un grande pensatore il cui prestigio fu secondo soltanto a quello di Confucio e di Mencio. Zhu Xi fornì un nuovo fondamento filosofico agli insegnamenti del confu-cianesimo, conferendo una struttura unitaria e sistematica al suo pensiero speculativo. Secondo il sistema neoconfuciano illustrato da Zhu Xi, tutti gli oggetti in natura sono il prodotto di due forze inseparabili: li, un principio o una legge universale e immateriale, e qi, la sostanza di cui si compongono tutti gli oggetti materiali. Spesso tradotto come "materia", qi viene immaginato in-fatti quale un continuum cangiante, soggetto a un costante mutamento secondo uno schema ci-clico. Mentre qi può mutare e dissolversi, li, la legge fondamentale degli innumerevoli esseri esi-stenti, rimane costante e inalterata. Zhu Xi, inoltre, riteneva che il li del genere umano fosse la natura umana, che è sostanzialmente la medesima per tutti gli uomini. L'esistenza di particolari differenze può essere ascritta alla variabilità nella proporzione e densità del qi che si riscontra tra gli individui. Così, quanti ricevono un qi torbido avranno una natura originaria offuscata e dovranno purificarla al fine di recuperare la propria integrità. Tale integrità può essere ottenuta estendendo la propria conoscenza del li a ogni singolo oggetto. Si giunge alla saggezza quando, dopo prolungati sforzi, è stato indagato e compreso il li universale o legge naturale intrinseca a tutti gli oggetti animati e inanimati.
Contrapposta alla scuola li (legge) è la scuola xin (mente) del neoconfucianesimo. L'esponente principale della scuola xin fu Wang Yangming, che concepì l'unità della conoscenza e della realtà. La sua affermazione più celebre fu: "Al di fuori della mente, né legge né oggetto". Egli asserì che la mente racchiude tutte le leggi della natura e che nulla esiste indipendentemente dalla mente. Sforzo supremo di ognuno dovrebbe essere lo sviluppo della "conoscenza intuitiva" della mente, la quale non può essere conseguita mediante l'indagine di una legge naturale, ma è invece il frutto di un'intensa riflessione e una pacata meditazione.

La Corea nell'epoca della dinastia Choson e il Giappone durante il dominio degli shogun della di-nastia Tokugawa adottarono il neoconfucianesimo, che in questi paesi divenne vera e propria ortodossia. In Cina, durante la dinastia Manciù (1644-1912), si verificò una violenta reazione contro entrambe le scuole di pensiero neoconfuciano. Gli eruditi dell'epoca Manciù invocarono un ritorno all'antico - e a loro parere più autentico - confucianesimo del periodo Han, che non era stato ancora "corrotto" dalle concezioni buddhiste e taoiste. Essi elaborarono una critica testuale dei classici confuciani ispirata a un metodo scientifico che applicasse discipline come la filologia, la storia e l'archeologia. Inoltre, studiosi come Dai Zhen introdussero nella filosofia confuciana una prospettiva empirista.


Il confucianesimo in epoca moderna
Verso la fine del XIX secolo la reazione contro la metafisica neoconfuciana seguì una nuova linea di sviluppo. Invece di limitarsi all'esame di testi, gli studiosi si interessarono attivamente alle questioni politiche e formularono un programma di riforma basato sulla dottrina confuciana. Kang Youwei, l'esponente principale del movimento riformista confuciano, cercò di elevare il confucianesimo a religione di stato. A causa delle minacce esterne cui la Cina era sottoposta e all'urgente necessità di drastici provvedimenti politici, il movimento di riforma fallì; nella confu-sione intellettuale che seguì la rivoluzione cinese del 1911 il confucianesimo finì per essere con-siderato decadente e reazionario. Con la caduta della monarchia e del tradizionale modello fami-liare, da cui derivò gran parte della sua forza e che fu il suo principale sostegno, il confuciane-simo perse la sua presa sulla nazione. In passato esso era spesso riuscito a superare ogni av-versità rinascendo con rinnovato vigore, ma durante questo periodo di agitazioni sociali senza precedenti esso non riuscì a ritrovare la capacità di adattarsi a situazioni mutevoli.
La vittoria del comunismo cinese nel 1949 mise in rilievo l'incerto futuro del confucianesimo. Molte tradizioni che si basavano sul confucianesimo vennero soppresse: fu destituito di ogni im-portanza, ad esempio, il sistema familiare, tenuto in gran conto nel passato quale fondamentale istituzione confuciana. Durante la rivoluzione culturale vennero organizzate campagne ufficiali contro il confucianesimo. Tuttavia, nel corso degli anni Ottanta e Novanta, quando si poté con-statare l'allontanamento del paese dal maoismo e dal dogmatismo che lo caratterizzava, il Partito comunista cinese tornò a sostenere la legittimità del confucianesimo.

Per lungo tempo gli studiosi occidentali hanno ammirato il confucianesimo per la sua sintesi di ra-zionalismo laico e consapevolezza etica; più di recente esso è stato considerato nuovamente con favore alla luce della filosofia contemporanea, che ha sottolineato la debolezza delle tradizionali dicotomie filosofiche occidentali, come "materia e spirito", oppure "fatto e valore". Nello stesso tempo, alcuni paesi asiatici, in particolare Singapore, hanno approvato una legislazione fedele ai precetti confuciani, ispirandosi alla filosofia quale fonte di quei "valori asiatici" non-occidentali che conferiscono maggior rilievo a un'amministrazione di tipo paternalistico e alla solidarietà sociale di contro all'individualismo, che caratterizza il liberalismo e che tende a introdurre divisioni nel corpo sociale. L'attenzione del confucianesimo all'istruzione, inoltre, ha certamente favorito lo straordi-nario sviluppo economico del Giappone, di Taiwan, della Corea del Sud e di altri stati dell'Asia o-rientale.


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