Eduardo Ambrosio


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DIALOGO RELIGIONI

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DIALOGO TRA LE DIVERSE RELIGIONI


Il Giubileo del 2000 ha sicuramente contribuito enormemente al dialogo, iniziato timidamente con il Concilio Vaticano II nel documento NOSTRA AETATE del 1965 (apertura iniziata con papa Giovanni XXIII, proseguita da Paolo VI che, con i suoi viaggi alla guida del Concilio, propone la teoria dei tre cerchi: nel primo c'è la chiesa cattolica, nel secondo le chiese cristiane, nel terzo le religioni monoteiste, nel quarto le altre), volto a cercare il superamento delle divisioni tra i cristiani (cattolici, ortodossi e protestanti, con questi ultimi è iniziato una sorta di revisione della scomunica a Lutero) con la celebrazione dell'unità dei cristiani e a quello tra i tre grandi credi monoteistici (ebrei, mussulmani, cristiani) con la celebrazione della unità dei credenti.

Il Papa ha definito, nella storica visita del 1986 alla Sinagoga di Roma, gli ebrei "fratelli maggiori".

IL TEMA DEL GIUBILEO (da jobel, capro da cui si ricavano i corni suonati per adunare - oggi le campane; ridare la gioia a Dio, primo formulatore S. Girolamo) DEL DUEMILA:
Il 2000 è l'anno del XXVII Giubileo proclamato il 10 novembre 1994 da Giovanni Paolo II con l'enciclica "Tertio millenio adveniente", dove vi è il significato del tempo nel cristianesimo: "nel cristianesimo il tempo ha un'importanza fondamentale. Dentro la sua dimensione (L'APOCALITTICA CRISTIANA in antitesi all'ESCATOLOGICA PAGANA) viene cre-ato il mondo, al suo interno si svolge la storia della salvezza, che ha il suo culmine nella PIENEZZA DEL TEMPO dell'Incarnazione ed il suo traguardo nel ritorno glorioso del Figlio di Dio alla fine dei tempi (…). Da questo rapporto di Dio col tempo nasce il dovere di santificarlo".
L'ICONA (immagine sacra, di sapore orientale, fatta da un mistico) di questo Giubileo è la S.S. TRINITA', tratta dalla cultura religiosa ortodossa russa, raffigurante Abramo che rice-ve tre persone molto simili tra loro " … ne vide tre ma ne adorò una … ".
Il SIMBOLO è formato da un disco la cui parte centrale, in azzurro, indica il Globo su cui domina la Croce, quasi a fasciarlo, per ricordare che Cristo è morto per la salvezza di tutti, mentre le tre linee multicolori che compongono la Croce richiamano il mistero della Trinità. Nel centro, a significare lo spirito dell'unità dei figli di Dio e di riconciliazione tra i popoli, figurano cinque colombe intrecciate di colore diverso, a rappresentare i cinque continenti. Dal centro della Croce si sprigiona una luce, simbolo di Cristo "vera luce del mondo", come viene indicato dalle parole disposte in circolo: "Christus heri, hodie, semper" (Cristo ieri, oggi, sempre).

Durante il Giubileo del 2000 non si è realizzato l'incontro, come era desiderio del Papa e già realizzatosi nel 1986 ad Assisi dove vennero a pregare congiuntamente tutti i capi delle religioni del mondo, tra ebrei, mussulmani e cristiani sul monte Sinai dove Mosè - profeta riconosciuto dalle tre comunità - ricevette da Dio i dieci comandamenti.
Soprattutto con i mussulmani il dialogo si è presentato sempre molto complesso a causa della mancata esigenza dell'Islam di dialogo con gli altri (poiché si tratta di una religione dalle prospettive universa-listiche, aspetto che va bene se è una fede, un modo di credere, meno bene se si trasforma, come spesso è accaduto e accade, in intolleranza); della mancanza di un unico interlocutore: l'Islam non ha gerarchia, referenti: fino al 1924, c'era il Gran Sultano Ottomano, Maometto VI, califfo di Costantinopoli, cancellato dalla rivoluzione turca di Kemal Ataturk. Non ci furono successori poiché si stabilì che il Corano non lo richiedeva, così abbiamo avuto molti Gran Mufti, in diverse nazioni, con esiti diversi: quello di Gerusalemme, che fu alleato di Hitler nel nome dell'antisemitismo; quelli de Il Cairo, dove c'era la tradizione della millenaria università al Azhar; quello di Damasco (in Siria la politica è più laica), l'ottantaseienne sheikh Kaftaro che ha favorito l'incontro tra religioni, visitando S. Pietro, dialogando con il cardinal Martini e invitando l'arcivescovo di Canterbury, Carey; dalle divisioni interne dove i sunniti (circa il 90%) sono rappresentati da Malikiti in Nord Africa e Kuwait, da Hanfiti nell'ex impero ottomano e oggi in Egitto, da Shafi'iti in Indonesia e dai più rigorosi Hanbaliti, della famiglia dei Wahhabiti, in Arabia Saudita, dove, come in Nord Africa non è permesso l'accesso alle moschee ai non mussulmani, neanche al Papa.

Nel maggio 2001, il Papa ha visitato la Grecia, patria dell'Ortodossia cristiana orientale, dove, nell'ambito del dialogo tra cristiani e ripercorrendo le orme di S. Paolo (che ebbe l'illuminazione sulla via di Damasco), ha esortato a superare la millenaria divisione e, per superare la evidente chiusura dei più intransigenti, ha chiesto perdono per le nefandezze di cui si resero responsabili i cristiani nella IV Crociata per la conquista di Costantinopoli.

Nello stesso ennesimo viaggio, papa Wojtyla si è recato in Siria dove, per la prima volta per un papa, è entrato nella Moschea degli Omayyade (la dinastia che regnò dal 661 al 750 e che, diversamente dalle successive dinastie, fu tollerante con le altre religioni precedenti) a Damasco, dove è la tomba di san Giovanni Battista (ritenuto anche dall'Islam profeta con il nome di Iaia) e, a pochi metri di distanza vi è il mausoleo della "spada dell'Islam", la tomba di Salah al-Din (il Saladino, sultano di Siria ed Egitto, l'eroe mussulmano liberatore di Gerusalemme dagli infedeli, che cacciò i cristiani dal Santo Sepolcro sconfiggendo nel 1187 il re di Gerusalemme, città dove coesistono l'ebraismo con il muro del pianto, il cristianesimo con il Santo Sepolcro e l'islamismo con la moschea al Aksa). A Damasco, che rappresenta il passaggio verso la dimensione imperiale della religione di Maometto, è stata l'incontro unico, forte e profondo del Papa cattolico con l'universo islamico.
Questa moschea che, tranne il venerdì durante la preghiera principale, può essere visitata anche dai non mussulmani (chi non è vestito convenientemente, deve indossare una lunga tunica nera) è un'immensa costruzione che rappresenta l'ultima evoluzione di un tempio degli Aramei nel IX secolo a.C., trasformato prima, nel III secolo, dai romani in un tempio dedicato a Giove, e dopo, nel IV secolo, dai cristiani in una chiesa dedicata a san Giovanni B., la cui testa si riteneva sepolta in quel luogo (la tomba in legno è stata recentemente ricostruita in marmo). Con l'avvento dei mussulmani l'edificio si raddoppiò, permettendo ai cristiani di continuare a cele-brare il loro culto nella parte più antica. Nel 705 tutto l'edificio fu ri-modernato per farne la grande Moschea (157x97 metri), ancora ri-costruita nell'Ottocento. Negli anni Novanta è stato unito il confinan-te mausoleo di Salatino.

Se l'Islam è, per tanti occidentali, sinonimo di brama di conquista, il mondo cristiano a sua volta è percepito da milioni di mussulmani come aggressivo: secondo un filo rosso che va dalle crociate al colonialismo. Perciò l'obiettivo del Papa è stato quello di cancellare l'immagine di "nemico".

Da notare che in Italia 50mila cristiani sono passati dal cattolicesimo all'Islam, mentre pochissimi nel processo inverso. Segno che i mussulmani sono dotati di uno spirito di identità fortissimo, mentre la cultura cristiana è poco aggressiva, se non passiva, pronta a lasciarsi persuadere. Per il seguace dell'Islam non esiste la laicità dello stato o della morale del singolo individuo. L'orizzonte è quello teocratico: ciò che è scritto nel Corano non è solo un fatto religioso, ma una norma civile e sociale.

I precedenti di questo tentativo di dialogo sono: il viaggio in Turchia, agli inizi del pontificato di Giovanni Paolo II, del novembre '79 dove Alì Agca, futuro attentatore, accolse il Papa a Istanbul con una lettera aperta in cui minacciava di morte il romano pontefice, definito novello "comandante delle crociate"; il secondo viaggio in un paese mussulmano: il Pakistan, dove nella breve tappa del 16 febbraio 1981, un potente ordigno esplose all'ingresso dello stadio di Karachi poco prima che arrivasse il papa. Da allora il Papa ha sviluppato un intenso dialogo islamo-cristiano su tutti i fronti e molti paesi islamici come Tunisia, Giordania, Egitto e Libano lo hanno accolto calorosamente, meno fruttuoso è stato il dialogo in Africa.
Altro impegno è la continua richiesta di tolleranza: mentre nelle re-altà cristiane è ammessa la pratica islamica, in occasione, negli anni Settanta, della discussione della richiesta per il permesso di costruire una moschea nella Città Eterna il Papa disse che una moschea a Roma (inaugurata nel 1995) arricchisce la civiltà; in molti Paesi islamici più islamizzati, come in Arabia saudita (culla storica dell'Islam e nazione-simbolo), il cristianesimo che conta 800.000 anime perlopiù lavoratori filippini è negato, non è possibile alcuna manifestazione cristiana nemmeno in casa privata, è punito anche il solo possesso della bibbia.

La tolleranza fra i monoteismi è possibile in quanto tutti hanno la loro radice in Abramo (semita: discendente Sem, figlio di Noè, appellativo per ebrei e mussulmani), secondo il Pontefice, è possibile fondando un'alleanza sulla spiritualità e sulla trascendenza, come affermò nel 1985, parlando a Casablanca in Marocco a migliaia di giovani mussulmani e elogiando le pratiche insegnate dal Corano, che sono valori preminenti la preghiera, il digiuno, l'elemosina, la penitenza e il perdono; ancora che se cristiani e mussulmani si fossero umilmente sottomessi alla volontà di Dio, sarebbe nato un mondo "in cui uomini e donne di fede viva avrebbero cercato di costruire una società umana secondo la volontà di Dio".

La distinzione tra cristiani e mussulmani non è del tutto diversificata:

I cristiani, il 33% dei credenti nel mondo sono quasi due miliardi (di cui 1 miliardo e 63 milioni i cattolici) che, agli inizi del terzo millennio, sono così ripartiti nei vari continenti: stabilmente poco più di 200 milioni in America del Nord, in forte crescita sui 500 milioni in America latina, in perenne precarietà per le persecuzioni in Asia sono 300 milioni, poche decine di milioni in Oceania, in Africa i 330 milioni sono in eterna lotta con l'Islam per la supremazia nel continente, il resto - circa 700 milioni - in Europa, professano una religione monoteista, rivelata da un messia-fondatore (Gesù), con un testo sacro (il Vangelo). Dio è creatore e salvatore: libera dai peccati. Dopo la morte c'è la vita o la dannazione eterna: nel Giudizio universale, i buoni saranno divisi dai malvagi, per i primi si apriranno le porte del Paradiso per i secondi quelle dell'Inferno, regno di Satana da cui non si torna. Con delle posizione diverse a seconda delle divisioni tra cattolici, protestanti e ortodossi, le regole di vita non ammettono comunque il divorzio, l'aborto, la contraccezione e il suicidio; non è tollerata la omosessualità. I principali precetti, sempre con le diversità soprattutto tra cattolici e protestanti, sono, per la chiesa di Roma, i sacramenti del battesimo, della confessione e della comunione, nonché la frequenza della messa.

I mussulmani, il 19,6% dei credenti nel mondo sono quasi 1 miliardo e 188 milioni, professano monoteista, rivelata, con un illuminato-fondatore (Ma-ometto, sepolto a Medina) e un testo sacro (Il Corano), Gesù considerato un semplice profeta che ha preceduto Maometto. Dopo la morte un giudizio porterà al Paradiso o all'Inferno che qui, però, e considerato un luogo di e-spiazione temporaneo, da cui si può anche tornare indietro. Il suicidio non è ammesso, a meno che non venga commesso in nome di Allah; divorzio, aborto e contraccezione sono vietati; è ammessa la poligamia, la omosessualità è sempre condannata. Le manifestazioni di fede principali sono: la preghiera 5 volte al giorno, la visita alla moschea il venerdì, fare l'elemosina, non consumare alcol e carne di maiale, digiunare nel Ramadan, compiere un viaggio alla Mecca (primo luogo sacro e centro dell'Islam dove nella gigantesca moschea si trova la KAABA, la pietra nera) almeno una volta nella vita.


Nelle nuove sfide della globalizzazione - esortava instancabilmente il Papa - è necessario che le religioni collaborino perché fratellanza, giustizia e solidarietà guidino i destini del pianeta: Islam e cristianesimo non sono nemici ma "partner di un dialogo indispensabile per la costruzione del mondo nuovo".

Un esempio viene dal viaggio verso
Santiago dei Compostela che è culturale e religioso e che contiene la storia della religiosità, in quanto riproduce il tracciato degli antichi culti solari precristiani, il percorso sacro dei druidi celtici (si procede inseguendo il Sole verso occidente, una linea retta da est a ovest fino alla <<fine della Terra>>, l'oceano Atlantico, nei cui flutti l'astro tramonta).


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