Eduardo Ambrosio


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LA GUERRA FREDDA

STORIA > NOVECENTO > IL DOPOGUERRA

LA GUERRA FREDDA
IL BIPOLARISMO E L'EUROPA - IL SISTEMA INTERNAZIONALE TRA IDEOLOGIA E GEOPOLITICA

Guerra Fredda, un concetto composto da un sostantivo e da un aggettivo che serve a limitare e specificare il sostantivo. Si vuole cioè dire che la condizione di guerra tra Usa e Urss (entrambe, negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale, quando erano ancora formalmente alleate, cercavano di condizionare il futuro assetto dell'Europa) non giunse mai al punto di esplosione perché raffreddata dalla consapevolezza reciproca che il potenziale atomico rendeva la guerra non più possibile, pena la fine dell'umanità, comunque, la guerra planetaria fu sostituita da guerre locali (insomma una guerra non combattuta o combatttuta per procura) e da un forte ricorso allo spionaggio e al controspionaggio per prevenire le mosse dell'avversario per l'incombente rischio nucleare.

IPOTESI DI PERIODIZZAZIONE DELLA GUERRA FREDDA
S
i possono distinguere 4 periodi nello sviluppo della Guerra Fredda:
- i
l primo (1946-1962), quello della guerra fredda propriamente detta, si evolve attraverso la divisione della Germania e sistemazione dell'Europa postbellica, il discorso di Churchill a Fulton su "la cortina di ferro" del 1946, l'enunciazione della dottrina Truman del "containment" ed il Piano Marshall del 1947, l'istituzione del Cominform e le tesi zdanoviane sui "due campi" del 1947, la guerra di Corea (1950-53), il lancio dello Sputnik sovietico e questione del "missile gap" del 1957, e, infine, la crisi dei missili a Cuba del 1962;
-
il secondo (1963-1976), la distensione, è caratterizzato dalla crisi della dottrina della "rappresaglia massiccia" (massive retaliation), dalla "perdita" da parte della Russia della Cina (1964), dai dissensi interatlantici (l'annuncio del 1965 della uscita della Francia dal comando integrato della NATO), dagli accordi sulla parità strategica e coesistenziali (Strategic Arms Limitation Talks - SALT,1971 - e Mutual and Balanced Reduction - MBFR,1973), e, finalmente, dall'Accordo di Helsinki per la stabilità in Europa;
-
il terzo (1977-1987), la cosiddetta "Seconda Guerra Fredda", s'impernia sulle innovazioni militari sovietiche in Europa (SS20 e bombardiere Backfire) e attivismo nel Terzo Mondo (Angola, Etiopia, ecc.), sul legame (dibattito tedesco) tra il deterrente nucleare americano e la difesa dell'Europa (vincolo strategico e decoupling), sul programma (1977-'79) di difesa a lungo termine della NATO (installazione degli "euromissili" Pershing II e Cruise), sull'invasione sovietica dell'Afghanistan del 1979, sulla dottrina Carter sul Golfo Persico del 1980, e infine, nel 1983, sul riarmo nucleare e Iniziativa di difesa strategica (SDI, altrimenti detto "guerre stellari");
-
il quarto (dal 1987), l'eclisse del nemico e la nuova era negoziale, è caratterizzato dalla presidenza di Gorbaciov e il problema della "sovraesposizione imperiale", dall'accordo di Washington sugli euromissili del dicembre '87 e dal tentativo di riforma, presto trasformatasi in dissoluzione, dell'Est.

NASCITA SVILUPPO DELLA GUERRA FREDDA

Nel 1943, a Casabanca (gennaio) e a Mosca (ottobre),
cominciarono a delinearsi alcuni indirizzi generali per il dopoguerra, come la volontà di imporre alla Germania la "resa incondizionata"; fu, tuttavia, a Teheran (novembre-dicembre) che si ebbe il primo significativo incontro al vertice, con Roosevelt, Stalin e Churchill.
Il primo accordo riguardò la
Polonia: territori (quelli del patto nazi-sovietico) polacchi ai sovietici e compensazione a spese della Germania per la Polonia; il secondo uno smembramento della Germania: cinque zone indipendenti, con il controllo internazionale di alcuni punti strategici (il canale di Kiel, il porto di Amburgo, la regione della Ruhr e della Saar); non mancò la rivendicazione sovietica degli Stati baltici.

Nel 1944, a Mosca si tenne La Conferenza fra Stalin e Churchill dal 9 al 19 ottobre, caratterizzata dall'episodio ricordato come la cinica divisione dei Balcani in zone di influenza: il britannico sottopose al sovietico un'indicazione dell'influenza che Urss e Gran Bretagna avrebbero potuto esercitare in alcuni paesi orientali: <<Romania: Urss 90% e gli altri 10%; grecia : Gran Bretagna e Usa 90% e Urss 10%; Jugoslavia e Ungheria 50%; Bulgaria:Urss 75% e gli altri 25%>> che Stalin approvò pienamente.

I tre grandi tornarono a riunirsi a
Yalta, in Crimea, dal 4 all'11 febbraio 1945. Le decisioni adottate riguardavano in primo luogo la sorte della Germania, che doveva essere divisa in quattro zone di occupazione (Usa, Gran Bretagna, Urss e Francia) con lo scioglimento delle forze militari tedesche e la distruzione dell'industria di guerra. L'Urss si impegnò ad entrare in guerra contro il Giappone, due o tre mesi dopo la capitolazione della Germania, ma richiese quale compenso la parte sud dell'isola di Sachalin, le isole Kurili, la restituzione di tutte le perdite subite nella guerra del 1904-1905.
Infine, a
Yalta venne definita una "Dichiarazione sull'Europa liberata", che prevedeva la presenza di rappresentanti delle tre potenze a tutti i consigli di controllo e all'amministrazione dei vecchi nemici. Si affermava poi <<il diritto di tutti i popoli a scegliere la forma di governo sotto la quale dovranno vivere e la restaurazione dei diritti sovrani e dell'autonomia per i popoli che ne erano stati privati con la forza dagli aggressori>>.
A Yalta venne anche stabilito che la futura organizzazione delle Nazioni Unite sarebbe stata governata da un Consiglio di sicurezza composto da cinque membri permanenti (Usa, Gran Bretagna, Urss, Francia e Cina) con diritto di veto.

L'ultima conferenza tra i "tre grandi" ebbe luogo a Potsdam, città tedesca del Brandeburgo, nei pressi di Berlino, dal 17 luglio al 2 agosto 1945, dove si adottarono le risoluzioni riguardanti la Germania: il disarmo e la democratizzazione, il controllo dell'economia, la confisca, a titolo di riparazione, di una parte dell'attrezzatura industriale e la spartizione della marina da guerra fra gli alleati; la cessione all'Urss della città di Konisberg e della parte settentionale della Prussia orientale, alla Polonia, fino ai trattati di pace, i territori situati ad est della linea Oder-Neisse; l'espulsione delle popolazioni tedesche dalla Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria e Romania e il lore traferimento in Germania. L'Austria veniva esonerata dalle riparazioni. Infine a Potsdam venenro fissate le norme per l'avvio dei negoziati di pace, con il Council of Foreign Ministers (i ministri degli esteri dei paesi vincitori), che si sarebbe riunito a Londra a partire dal 1 settembre.
A Potsdam cominciarono comunque ad emergere con chiarezza i segni del contrasto tra occidentali e Unione Sovietica come le vibrate proteste anglo-americane per come l'Urss stava gestendo la vita interna di Romania e Bulgaria o le decise opposizioni per contenere le continue richieste.
Inoltre cambia la rappresentanza Usa con il più intransigente Truman al posto del più diplomatico Roosevelt morto il 12 aprile 1945 e inglese con il nuovo primo ministro, il laburista Clement Attlee. D'altro canto, negli stessi giorni, il 6 e il 9 agosto, erano state lanciate le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. L'atomica poneva gli Usa in una posizione di forza rispetto all'Urss, che si vedeva, per altro verso, sempre più convinta dell'esigenza di sfruttare i successi militari in Europa orientale, attraverso un controllo politico costruendo una specie di"cordone sanitario" difensivo, che prese il nome di
"cortina di ferro", destinata a costruire un blocco ideologicamente compatto da contrapporre allo schieramente occidentale.
Il progressivo accentuarsi delle differenze e dei contrasti reciproci tra i paesi che avevano condotto vittoriosamente la lotta contro il nazismo, era destinata a produrre l'emergere di
due blocchi contrapposti, che erano anche espressione di due diversi modelli, di due ideologie, , di due "civiltà", destinate a dar vita ad un contrasto , che pur non assumendo mai il carattere di scontro armato diretto, tenne il mondo in ansia e non mancò di manifestarsi in conflitti limitati e circoscritti.

DOTTRINA TRUMAN
Subito, dal 1946, l'Occidente cominciò a temere la sovietizzazione in funzione della questione tedesca, per la egemonia sull'Est (dal '45 al '48 furono sette i paesi egemonizzati dall'Urss: Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia, Romania e Ungheria), la pressione sulla Turchia e sulla Grecia simile a quella degli Zar: perciò Churchill a Fulton, negli Stati Uniti, il 15 marzo 1946 per primo denunciò il "sipario di ferro" che era calato sul continente europeo, <<da Stettino, nel Baltico, a Trieste, nell'Adriatico>>.
Il processo di sovietizzazione (nazionalizzazioni e collettivizzazioni), mentre fu accettato dalla Bulgaria, fu traumatico negli altri paesi soprattutto in Cecoslovacchia di lunga tradizione di democrazia liberale con assassini dei leader (Masaryk) e colpo di stato del '48 (deposizione di Benes).Un caso a sé fu quello della Jugoslavia, dove la liberazione fu sopportata dalla sola lotta partigiana con in prima linea i comunisti di Tito, il cui prestigio riuscì a tenere testa a Stalin allorché fu chiara la subordinazione dell'economie dei paesi satelliti al potente alleato. Ne derivò lo scisma del giugno '48, in virtù del quale la Jugoslavia (accusata di deviazionismo e tradimento dei principi del socialismo), pur rimanendo un paese ad economia socializzata e a regime di partito unico, non entrò a far parte del sistema sovietico (i non allineati). Nel 1955, il successore di Stalin, Kruscev, ammettendo le errate valutazioni di Stalin, operò un sostanzioso avvicinamento.
Alla
Turchia, i sovietici chiedevano di partecipare al controllo comune degli Stretti (Bosforo e Dardanelli) sostenuti dai comunisti greci, e incoraggiati dal progressivo ritiro inglese per la mutata politica interna. Il ritiro inglese offriva agli USA l'occasione per assumere la guida antisovietica emanando la "Dottrina Truman", presentata agli americani il 12 marzo 1947 in occasione del progetto di legge per lo stanziamento di 400 milioni di dollari per aiuti militari ed economici alla Grecia e alla Turchia, essa conteneva i principi e le linee direttive che dovevano ispirare la politica americana nei confronti dell'espansionismo sovietico, che andava arrestato <<sostenendo i popoli liberi che resistano ai tentativi di coercizione da parte di miniranze armate o di pressione esterne>>. La dottrina Truman rappresenta la definitiva accettazione della divisione del mondo in due sfere di influenza, cioè il vero inizio della Guerra Fredda.
Il fondamento teorico-filosofico e politico-militare della "Dottrina" fu ulteriormante precisato, dall'ambasciatore americano a Mosca, George Kennan che, sulla rivista "Foreign Affairs" del luglio 1947, enunciò il principio del containment (contenimento) cioè gli la politica Usa doveva mirare a un <<paziente ma fermo e vigilante contenimento delle tendenze espansionistiche sovietiche>>. Finiva così anche l'arretramento (roll back) russo da posizioni occupate, con una sorta di cristallizzazione dello status quo, situazione in definitiva ampiamente condivisa in quanto l'Urss non ostacolerà più l'influenza occidentale in Grecia e Turchia e i condizionamenti che la politica americana esercitò negli sviluppi di altri paesi europei, quali l'Italia e la Francia.

PIANO MARSHALL
Nella logica del containment si colloca il varo del piano promosso dal Segretario di Stato americano George Marshall, che nel giugno 1947, in un discorso ad Harvard, dichiarò che gli Stati Uniti erano pronti ad aiutare l'economia del mondo, la cui vitalità era garanzia di stabilità e di pace. Il Piano, nel mentre assicurava agli Usa la leadership occidentale, permise la ricostruzione e la modernizzazione nei paesi europei. Il piano era diretto a tutti i paesi, anche filosovietici, già sostenuti con l'UNRRA (gli aiuti di prima assistenza - United Nations Relief and Reheblitation Administation). Tuttavia il blocco sovietico rifiutò con il ministro degli esteri sovietico Molotov, che, a Parigi, alla fine di giugno del 1947, pose due condizioni: la redazione di liste separate dei bisogni per le varie nazioni e l'esclusione della Germania, non accettate dagli occidentali. La Cecoslovacchia, orientata ad accettare le condizioni occidentali, fu costretta a rifiutare facendo rientrare in patria la delegazione presente a Parigi per la Conferenza sulla cooperazione economica europea.
Poco dopo la risposta sovietica all'iniziativa americana fu la nascita del
Cominform (ufficio informazione dei partiti comunisti), organismo di collegamento dei partiti comunisti europei che veniva a colmare il vuoto lasciato , nel 1943, dallo scioglimento del Comintern, reintroducendo il coordinamento e il controllo da parte di Mosca sui partiti comunisti degli altri paesi.
Il
Piano Marshall, con 13 milioni di dollari tra il 1948 e il 1952, prese il nome di piano ERP - European Recovery Progam - , amministrato dall' ECA - Economic Administation Cooperation - con sede a Washington, che, nel 1951 venne sostituito dal Mutual Security Agency. Gli europei aderenti risposero con l'OECE - Organizzazione Europea di Cooperazione Economica - che aveva il compito non solo di ripartire gli aiuti militari tra i vari paesi, ma anche di promuovere la liberalizzazione degli scambi in ambito europeo.
Gli aiuti, tra il 1945 e il 1964 furono consistenti anche verso il Medio Oriente e l'India con 14 miliardi di dollari, verso l
'Africa 2 miliardi, all'Estremo Oriente 14 miliardi, alla America Latina 5 miliardi. Si trattava di aiuti che avevano, in questo caso, l'obiettivo di influenzare psicologicamente questi paesi, allontanandoli dal comunismo.

LA QUESTIONE TEDESCA, il blocco di Berlino e la nascita delle due Germanie
Le autorità miiltari alleate non riconobbero il governo Karl Doenitz, che aveva firmato la resa senza condizioni della Germania (distrutta materialmente e psicologicamente), dichiarandolo decaduto il 22 maggio 1945, e affermando che avrebbero esercitato direttamente il potere.
Alle quattro zone (russa, francese, inglese e americana) decise a Potsdam si aggiunse il governo di Berlino che, pur ricadendo nella zona russa (quindi isolato con l'Occidente), veniva amministrata da una commissione quadripartita, si operavano le già menzionate decurtazioni territoriali e i rientri dall'Est di 9 milioni di tedeschi.
Gli alleati, ad eccezione dei francesi, cercavano interlocutori tedeschi affidabili e vicini alla loro politica nelle rispettive zone di occupazione:
i sovietici tra i comunisti, gli inglesi tra i socialdemocratici e gli americani tra liberali o cattolici; i francesi, restii a favorire una ripresa, miravano a staccare dalla Germania la Saar o la Renania e a rivendicare il controllo o l'internazionalizzazione della Ruhr. Questa diversificazione e mancata normalizzazione poneva la questione tedesca al centro dei rapporti internazionali.
Falliti i vari tentativi di risoluzione, visti l'atteggiamento francese e le resistenze sovietiche, gli Usa, con Byrnes, il 12 settembre 1946 manifestarono la volontà di favorire la ripresa economica e politica della Germania e il 1 gennaio '47 unificarono le zone inglese e americana (la cosiddetta "
bizona") con la nascita, il 9 febbraio '48, di un governo provvisorio tedesco. Ciò portò alla decisione del 2 giugno '48 di favorire l'elezione di un' Assemblea costituente, alla fruizione delle provvidenze del piano Marshall e nel giugno '48, una sostanziosa riforma monetaria con un nuovo marco sorretto dagli americani.
Stalin reagì all'iniziativa americana con il
"blocco di Berlino" vanificato con un ponte aereo e quindi tolto nel maggio '49.
Questi eventi accelerarono il processo politico e si decise di unificare la Germania occidentale con l'approvazione tra l'8 aprile e il 13 maggio 1949 della costituzione definita "
Legge fondamentale" che sanciva la nascita della Repubblica Federale Tedesca, composta da 11 Lander. Nel successivo settembre venne eletto alla Presidenza della Repubblica il liberale Theodor Heuss, mentre la carica di cancelleria veniva assunta da Konrad Adenauer, a cui si deve assieme al ministro dell'economia Ludwig Erhard il "miracolo economico" tedesco.
La risposta sovietica fu la creazione, i 7 ottobre 1949, della
Repubblica Democratica Tedesca (DDR), con capitale Pancow nei pressi di Berlino. La svolta si ebbe nel '46 con la fusione di comunisti e socialdemocratici nel Partito Socialista Unificato Tedesco (SED), che assunse il controllo della vita politica con Piek presidente, capo del governo Grotwohl e Walter Ulbricht influente leader comunista, fedele all'Urss.

La militarizzazione della Guerra Fredda: dal Patto atlantico al Patto di Varsavia.
Il 17 marzo 1948, a Bruxelles, con la firma di un patto tra Inghilterra, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo (
"Unione Occidentale") si dava inizio al processo di integrazione politica, culturale, sociale, militare ed economica europea. Truman volle verificare l'affidabilità militare europea, avviando una serie di colloqui esplorativi dal luglio '48 al marzo '49 con la partecipazione dei paesi dell'Unione occidentale, degli Usa e del Canada. I colloqui portarono alla firma di un trattato militare che garantiva la comune difesa dei paesi europei e dell'America del Nord da possibili attacchi armati. L'adesione dell'Italia, che avrebbe dato al trattato un tono meno marittimo e più continentale, fu molto discussa per i suoi trascorsi e per la poca affidabilità, cosa che fu superata grazie al sostegno francese e alla mediazione del nuovo segretario di stato americano Acheson nei confronti di Truman. La firma del trattato del 4 aprile 1949 a Washington, con l'adesione di 12 paesi: Usa, Canada, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Portogallo, Italia, Norvegia, Islanda e Danimarca, segnò la nascita della NATO - North Atlantic Treaty Organization - o Patto Atlantico, dalla durata di 20 anni, tacitamente rinnovabili. La Nato si ispirava alla esigenza di <<salvaguardare la libertà, l'eredità comune e la civiltà>> dei paesi partecipanti, <<fondata sui principi della democrazia, della libertà individuale e del rispetto della legge>>; per l'art. 5, in caso di attacco armato contro uno o più paesi firmatari, gli altri sarebbero intervenuti per ristabilire e mantenere la sicurezza; l'art. 9 stabiliva la costituzione di un Consiglio di rappresentanti permanenti e di un Comitato di difesa. La Nato si estese con l'ingresso della Turchia e della Grecia nel 1951, della Germania federale nel 1954. La Spagna stipulò un accordo con gli Usa nel 1953.
La risposta sovietica alla Nato fu la creazione, il 25 gennaio 1949, di un consiglio di mutua assistenza economica, il
COMECON, con Urss, Bulgaria, Ungheria e Polonia, in seguito anche da Albania, Repubblica Democratica Tedesca, Mongolia, Romania e Cecoslovacchia. Più che un accordo militare il Comecon era un sistema economico sulla base del modello sovietico, sul piano politico il Comecon introdusse un rigido monolitismo e una profonda trasformazione economico-sociale dei vari paesi, imponendo non solo la collettivizzazione in agricoltura e l'imposizione di un'industria pesante, ma anche l'avvio di una sorta di rivoluzione culturale, attraverso la scolarizzazione massiccia, che favorì l'alfabetizzazione, imponendo una comune ideologia alle popolazioni di questi paesi.
L'ingresso della Germania nella Nato offrì l'occasione all'Urss di contrapporre un'organizzazione militare anti-Nato, e così, il 14 maggio 1955, nasce tra i paesi dell'Est, guidati dai sovietici, il
Patto di Varsavia, che si ispirava all'esigenza di difesa della "zona di sicurezza sovietica".

Alcuni esempi del confronto militare durante la Guerra Fredda.
La Corea è stata proprio l'emblema della localizzazione dei conflitti, occupata, come la Germania, dai sovietici nel nord e dagli americani nel sud, per l'impossibilità di un accordo furono costituite una Repubblica popolare (comunista) guidata da Kim Il Sung a nord ed una democratica (filoamericana) a sud. Dopo una settimana di incidenti di frontiera, in un clima di tensione perché entrambi gli stati rivendicavano l'intero territorio, il 25 giugno 1950 i nordcoreani, armati dai sovietici e dai cinesi, invasero la linea di divisione con il Sud posta al 38° parallelo. L'immediata risposta americana sembrava inizialmente volgere con il generale Mac Artur ad un aperto conflitto contro il mondo comunista, ma il cauto Truman richiamò Mac Artur in patria e l'iniziativa militare fu assunta dell'ONU (quasi solo forze americane) dopo la condanna della Corea del Nord quale paese aggressore. Il conflitto durò tre anni con due milioni di morti e la distruzione completa delle risorse produttive. La conclusione, rimasta sempre provvisoria, si ebbe con l'armistizio di Panmunjon, il 27 luglio 1953, che confermò al 38° parallelo la frontiera fra le due Coree.

La crisi di Cuba. Nel 1960, il presidente americano Kennedy avventatamente appoggiò una spedizione militare di esuli cubani anti-castristi, sbarcati nell'isola - governata dal comunista Fidel Castro che seguiva dittatura di Fulgencio Batista - alla Baia dei Porci, ma presto uccisi e catturati dalle milizie cubane, il fallimento non giovò alle residue possibilità di intesa tra Usa e Cuba e, soprattutto, al prestigio del giovane presidente: l'insuccesso compromise pure la sua politica innovatrice dell'"Alleanza per il progresso", ossia un accordo tra Usa e stati sudamericani per il loro decollo, del marzo 1961; anche la questione di Berlino, caratterizzata dalla fuga continua di cittadini dalla parte sovietica a quella occidentale, fece passi avanti, nel clima di tensione, dopo l'incontro a Vienna con Krusciov nel giugno 1961, anzi, in una notte dell'agosto 1961 fu alzato un muro (il muro di Berlino , il "muro della vergogna") militarmente controllato per separare Berlino est da Berlino ovest, rimasto nel cuore d'Europa per circa 30 anni a simboleggiare la divisione del mondo in due blocchi. Inoltre, il 6 dicembre 1962, Kennedy, sicuro dell'installazione a Cuba, da parte dei sovietici, di missili in grado di raggiungere il territorio Usa, dopo sei giorni di laboriose trattative, decise per atteggiamento di assoluta fermezza e, denunciando la violazione dello status quo, annunciò il blocco navale di Cuba, per evitare l'ingresso nell'isola di altri armamenti anche nucleari, e l'ultimatum all'Urss per l'immediato smantellamento delle rampe missilistiche già installate. Di fronte alla concreta minaccia di un conflitto atomico, dopo 4 giorni nei quali il mondo visse nella tensione acuta - da ricodare l'impegno profuso da papa Giovanni XXIII - di una guerra nucleare imminente, Krusciov ordinò alle navi sovietiche di fare marcia indietro, impegnandosi al ritiro dei missili e ricevendone come contropartita la garanzia Usa di non appoggiare più alcun tentativo militare contro Cuba e Castro e, come contropartita di facciata, il ritiro di alcuni missili Usa da Italia e Grecia.

Le antiche attenzioni americane per il Vietnam, prima col finanziamento del regime coloniale francese - posto sotto pressione dalla guerriglia indipendentista guidata dal comunista Ho Chi-Minh, che, nonostante gli Usa, riuscì a sconfiggere i francesi ottenendo la divisione in un Nord comunista e un Sud con un governo fantoccio filoccidentale - si manifestarono pienamente con il sostegno massiccio del Vietnam Sud e impedendo le elezioni nazionali favorevoli al Nord: finendo con riproporsi come nuovi dominatori di pallida tradizione coloniale. Il Nord comunista intraprese allora una guerra di "liberazione" finalizzata a unificare la nazione; Kennedy, vedendo nel remoto Vietnam un sotto-insieme dello scontro con il comunismo, decise di "salvarlo" con aiuti economici ed un diretto intervenendo militare con 16.000 soldati operativi; dopo l'assassinio del presidente del 1963, il suo successore Johnson continuò con una rapida escalation dell'intervento militare: prendendo a pretesto una scaramuccia nel Golfo del Tonchino fra imbarcazioni nordvietnamite e americane, con l'approvazione del Congresso, <<per prevenire future aggressioni>>, senza alcuna dichiarazione di guerra, gli Usa entrarono nella guerra più lunga e sanguinosa della loro storia; nel 1965 le truppe americane erano salite a più di 180.000 uomini e nel 1969 raggiunsero il massimo con 500.000.
Per contrastare i guerriglieri comunisti (i vietcong) e l'esercito del Vietnam del nord, che premeva da settentrione, gli
Usa sganciarono più bombe dell'intera seconda guerra mondiale; volumi di fuoco mai visti, defolianti, napalm, armi chimiche produssero enormi danni a uomini e cose, la degenerazione permise da parte americana brutalità e atroci massacri come quello del villaggio My Lai, dove furono trucidati centinaia di contadini indifesi, tra cui moltissime donne e bambini.
La
Vietnam War dilagò in Cambogia ed in Laos con azioni devastanti, mentre Washington sosteneva ad oltranza un regime sudvietnamita via via sempre più parassitario e corrotto. Nonostante i costi materiali ed umani terrificanti, 58.000 morti americani, milioni di morti asiatici, altrettanti di feriti e di sfollati, gli Usa furono sconfitti dai norvietnamiti e dai vietcong sempre animati da spirito incontrollabile in cui la fede comunista si fondeva a un nazionalismo di antichissima origine e sorretti da cospicui aiuti bellici di Urss e Cina: nel 1975 il Vietnam del Sud cadde e l'intera nazione venne unificata sotto un governo comunista.
L'
unica sconfitta militare degli Usa fu devastante anche in patria: i quasi tre milioni di giovani complessivamente impegnati tornarono segnati nello spirito e molti nel fisico, cosa che portò disillusione e dubbi sulla superiore missione dell'America; la gestione fu confusa e disastrosa per l'ignoranza dei luoghi e incompetenze con vari inganni sulle reali condizioni. Soprattutto dal 1965 nel paese si formò un vasto movimento di protesta, che ben presto si saldò con la contestazione del '68, migliaia di giovani per le denunce dei reduci si rifiutarono di prestare servizio militare, al fronte si registravano sempre più insubordinazioni, risse, tensioni razziali, consumi di alcool e droghe. La svolta si ebbe nel gennaio 1968, quando con l'offensiva del Tet (il capodanno vietnamita), la guerriglia comunista giunse fino a Saigon (capitale del sud) attaccando l'ambasciata militare. Anche se l'offensiva fu respinta le scene viste in televisione in tutto il mondo contrastavano con i proclami del governo che assicurava una imminente vittoria, pertanto, Johnson non si ricanditò alle elezioni del 1968 e fu eletto Nixon.
Nixon nominò suo Segretario di Stato
Kissinger, professore di Harvard ed esperto internazionale, insieme diedero vita alla politca del "linkage", cioè di collegamento, in nome della quale tutte le questioni andavano considerate in modo complementare, giovando contemporaneamente sulla dissuasione militare, sulla possibilità di accordi economici e sull'intersambiabilità delle intese diplomatiche; puntarono, poi, ad una "vietnamizzazione" del conflitto, rafforzando l'esercito sudvietnamita per lasciargli per intero il peso della lotta; si disponeva, quindi, il progressivo ritiro delle truppe americane, ma al contempo intensificando drammaticamente i bombardamenti al nord promuovendo l'invasione della Cambogia.
Decisiva, sul piano strategico internazionale, fu la
normalizzazione delle relazioni con la Cina comunista (dove esauritasi la spinta della rivoluzione culturale e morto l'intransigente Lin Piao, era al potere il moderato Chou En-Lai), col viaggio di Nixon a Pechino del febbraio 1972. I rapporti con la Cina, insieme ad un dialogo con l'Urss, permisero a Nixon di procedere nelle trattative di pace che si trascinavano a Parigi senza risultati dal 1969. Nel marzo 1973 Nixon potè annunciare il ritiro definitivo delle truppe americane dal Vietnam. La guerra durò ancora - come effetto della vietnamizzazione - due anni e si concluse il 30 aprile 1975 con la caduta del governo sudvietnamita e l'unificazione dei due Vietnam.

IL "DOPOGUERRA" FREDDA
Con la caduta del Muro di Berlino (COSTRUITO IL 17 AGOSTO 1961 E ABBATTUTO IL 9 NOVEMBRE 1989), l'Europa sicuramente varca le soglie di equilibrio precedentemente determinate: quella del 1919 stabilita a Versailles e quella della cortina di ferro stabilita a Yalta.
La
Germania da fronte antisovietico e linea di confine orientale dell'Europa, con l'unificazione, diventa nuovo centro aggregante dell'Est e soprattutto della Russia (a ovest vi è lo storico sbarramento francese), di conseguenza non è più definibile il confine orientale dell'Europa.
La Russia mette in discussione, anzi
dismette tutte le conquiste prima zariste e poi sovietiche-staliniane: il tentativo della C.S.I. (Comunità degli Stati Indipendenti) resta molto blando e stenta a decollare. In questi anni, poi, finisce l'effetto livellatore del sistema stellare; e, dopo l'unificazione, la Germania diventa centro anche dei paesi dell'Est e di conseguenza è da ripensare il progetto occidentale di unificazione europea.



Il dibattito storico sulla GUERRA FREDDA (epoca post-europea) è tuttora aperto con diverse interpretazioni, gli storici tutti, allo stato, sono in pieno accordo solo sul fatto che è finita (caduta del Muro di Berlino nel 1989).
Molto rilevante in tutti i dibattiti è il cosiddetto FATTORE FENICE (risorgere dalle ceneri), cioè le potenze sconfitte nella seconda guerra mondiale si sono ampiamente riprese ed addirittura hanno sorpassato le potenze che le hanno battute.
Insomma le due guerre mondiali non hanno sconvolto i sistemi di potere precedenti (Germania).

E' necessario tuttora dare una spiegazione della Guerra Fredda.
Possibili letture:
- conflitto ideologico tra USA e URSS (possibile retrodazione al 1917);
- episodio della GUERRA CIVILE MONDIALE (Nolte);
- storico-politica fase molto determinata temporalmente Anni Quaranta e Cinquanta fino alla guerra di Corea e la morte di Stalin;
- proiezione politico-militare di un progetto di tipo economico (il vero motore);
- sovrastruttura di un sistema internazionale INEDITO: bipolarismo non come occasione episodica, ma modalità permanente di un sistema di potere di portata mondiale (qui si parla di azzeramento ideologico);
- razionalizzazione in chiave ideologica di un problema geopolitico: riempire il vuoto lasciato dalla sconfitta Germania con la sua forte connotazione statuale (lo Stato etico);
- periodo di straordinaria stabilità internazionale con una sorta di CONDOMINIO di potere.
- la politica sull'orlo dell'abisso per la tendenza dei due poli a conquistare il monopolio del potere.

La fine del bipolarismo ha liberato energie e la guerra, non più totale, diventa di nuovo possibile, si tramuta in strumento di politica.
La guerra nucleare faceva parte del gioco strategico.
Le tesi sopraelencate sono i FUOCHI CONCETTUALI, che se estremizzati sono tra loro incompatibili.

LA STORIOGRAFIA
Bisogna innanzitutto rilevare che l'intero
dibattito storiografico è interno al mondo occidentale (polo americano) e può essere distinto in:
-
ortodosso (sviluppatosi a ridosso della guerra fredda militante, cioè fino alla destalinizzazione a metà degli anni Cinquanta);
Indaga in modo privilegiato sui sistemi politico-sociali sviluppando le tematiche sulla responsabilità sovietica nell'avvento della Guerra Fredda, sull'analisi delle origini e della natura dell'espansionismo sovietico, sull'antagonismo tra sistemi ideologici inconciliabili e sulla critica alla diplomazia rooseveltiana, accusata di miopia e di ingenuità; il motivo conduttore è il conflitto insopprimibile tra sistemi economici, politici e sociali incompatibili.
Nell'analisi della condotta sovietica, caratterizzata dalla visione della libertà contro l'oppressione totalitaria, dibatte una tesi della discontinuità: necessità di espansionismo per l'affermazione del marxismo, e due tesi della continuità: interpretazione geopolitica con analogia tra impero zarista e Russia sovietica (dal marzo '47 la necessità di contenimento, la dottrina Truman), interpretazione cultural-psicologica (storico senso di insicurezza prima dei russi, poi dei sovietici circa l'integrità territoriale dello Stato, sia per la sensazione di aver vinto la guerra ma perso la pace, sia per la mancanza di confini naturali).
Denuncia i suoi limiti nella continua motivazione ideologica della politica dell'avversario e nell'assenza di un'analisi della politica americana e degli interessi mondiali degli Stati Uniti.
- revisionista (di carattere alternativo di rovesciamento - storiografia arruolata),
Privilegia l'indagine sui sistemi economici sviluppando le relazioni tra URSS e paesi occidentali dal 1917, le responsabilità americane nello scatenamento della Guerra Fredda e la contrapposizione tra modelli politico-sociali antagonisti; il motivo conduttore è l'espansionismo economico americano e natura aggressiva e controrivoluzionaria del suo capitalismo.
Nell'analisi della condotta sovietica, anche qui caratterizzata dalla visione della libertà contro l'oppressione totalitaria, riprende il tema della paura russa e del trauma dell'invasione.
Nell'analisi della condotta americana dibatte quattro punti:
1) dottrina dell'open door (porte aperte), politica imperialista di apertura dei mercati internazionali e di sostegno all'espansione del capitale americano;
2)
piano Marshall e condizionamento del prestito a precise richieste economico-politiche;
3) monopolio atomico;
4) il deterioramento delle relazioni sovietico-americane avviene nel passaggio dalla diplomazia americana rooseveltiana (di apertura) a quella trumaniana (di chiusura), il d
ibattito di Posdam fu più condizionante della conferenza di Yalta.
I limiti del revisionismo sono rappresentati dall'assenza di un'analisi degli interessi sovietici e della condotta internazionale dell'URSS.
- post-revisionista (in formazione e privo dei forti connotati precedenti).
Il campo d'indagine privilegiato è orientato verso le problematiche geostrategiche e politiche di national security sviluppando le tematiche sugli esiti della seconda guerra mondiale e ricerca di nuovi equilibri di potere, sulla sconfitta e divisione della Germania e "vuoto di potere" in Europa centrale, e sulla centralità degli imperativi della national security.
Critica gli "ortodossi" in quanto l'ostilità ideologica non è una variabile decisiva, ma quasi una razionalizzazione del problema geopolitico, essa infatti diventa efficace solo dopo la vittoria sovietica sulle armate hitleriane; la critica ai "revisionisti" è mossa in quanto questi ignorano la dimensione geostrategica delle problematiche post-belliche e attribuiscono un valore esplicativo assoluto alle variabili di ordine economico.
Nel dibattito post-revisionista, mentre scompaiono o perdono del tutto rilevanza gli attori, le forze, le dinamiche e le problematiche non-statuali (ciò è senz'altro un limite), si segue lo schema delle scienze politiche: prevale l
a "percezione" dell'altro, si perde la dimensione statuale e l'esame è rivolto ad altri aspetti come burocrazia, apparato, società, ecc.




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