Eduardo Ambrosio


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MAZZINI E L'EUROPA

STORIA > OTTOCENTO

Mazzini e l'Europa.

Giuseppe Mazzini (1805 - 1872) fu il profeta e l'apostolo dell'unità del popolo italiano, unità che egli intese nel quadro della cooperazione e dell'armonia di tutti i popoli del mondo, andando al di là di un concetto di nazionalità limitata e angusta.

Le dottrine di Rosmini e Gioberti sono dominate dall'idea di tradizione; il pensiero di Mazzini è dominato dall'idea di progresso. Ma l'apparente antitesi delle due concezioni e la dura polemica in cui spesso si sono scontrate, non devono nasconderci il motivo che esse hanno tuttavia in comune: il progresso stesso non è che la tradizione ininterrotta del genere umano. Del resto accentuare, come fa Mazzini, il concetto di progresso implica una differenza importante dal punto di vista pratico - politico: in quanto significa far servire l'idea della tradizione al fine della trasformazione della società e delle istituzioni umane, anziché al fine della loro conservazione.

Tutto il pensiero di Mazzini è dominato dall'idea di progresso in cui coscienza e tradizione sono la rivelazione stessa della verità; rivelazione che, con la famosa frase di Lessing, Mazzini chiama anche "
l'educazione progressiva dell'umanità" in quanto la storia dell'umanità è un incessante progresso.

Nel concetto di coscienza e tradizione che, secondo Mazzini, sono i soli criteri che noi possediamo per raggiungere il vero, traspare la sua concezione religiosa il cui punto fermo è la nazionalità; essa è ciò che Dio ha assegnato ad ogni persona come missione da compiere.

- Mazzini accusa i socialisti perché hanno falsato la vasta idea sociale, gloria e missione dell'epoca di cui si dichiara precursore, in quanto hanno:- falsato, mutilato, rigredito quel grande pensiero con sistemi assoluti, che usurpano ad un tempo sulla libertà dell'individuo, sulla sovranità del Paese e sulla continuità del progresso, legge per tutti noi; - sostenuto che la vita è ricerca di felicità, mentre la vita è una missione, il compimento di un dovere; - fatto credere che un popolo può rigenerarsi impinguando; - sostituito al problema dell'umanità un problema di cucina dell'umanità; - detto: a ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni, invece di bandire: a ciascuno secondo il suo amore, a ciascuno secondo i suoi sacrifici -

E' una nazionalità che, una volta riconosciuta ed affermata all'interno di un popolo, va poi allargata fino ad abbracciare tutta l'Europa.

Mazzini andrebbe considerato un nazionalitario.
Per la sua idea di
nazione ricorreva a un paragone con le famiglie: io amo la mia famiglia, coltivo il suo orticello, ma voglio vedere felici anche tutte le altre famiglie.

La "Giovine Europa" (naturale evoluzione della "Giovine Italia", la cui eroica missione storica, in uno con le numerose affiliate come ad es. il movimento meridionale di Musolino in Calabria "I Figli della Giovine Italia", è la costruzione di una nazione grande, potente e libera: ...non grettezza e affarismo, ma una guida luminosa per mondo intero. Pace, libertà, prosperità. Uguglianza totale e assoluta dei diritti fra uomini e donne. Suffragio universale. Libertà di culto, ma divieto assoluto per la Chiesa di ingerirsi negli affari di Stato. Dignità sul lavoro, divieto di lavoro per i fanciulli, istruzione obbligatoria per chiunque fino all'età di diciotto anni... ) di Mazzini inizia la sua esistenza ufficiale il 15 Aprile 1834 e si articolò tra il 1834 e il 1836 rappresentando proprio il primo tentativo organicamente concepito di creare una efficiente organizzazione democratica a carattere sopranazionale. In un clima in cui si stanno affermando le idee giobertiane e marxiste di Socialismo e Federalismo, Mazzini rimane la voce più radicale, espressione della cultura politica romantica. Mazzini aspira alla realizzazione della Futura Europa dei popoli: ogni popolo dovrà avviare un processo per la conquista della pace e della fraternità, le due forze che daranno vita ad un'alleanza fra i popoli e da essa nasceranno gli Stati Uniti d'Europa. Le nazioni devono sentirsi ravvicinate da una comune coscienza e civiltà europea, è questo il maturarsi di una umanità nazionale fondata sulla fratellanza e l'uguaglianza sia degli uomini che dei popoli. Nell'organizzare un'Europa di popoli liberi, Mazzini pone l'accento sulla necessità che ciascun popolo non perda la sua identità e individualità; ciascuno abbia consapevolezza della propria indipendenza nel realizzare la propria missione. La libertà, l'uguaglianza e l'umanità saranno gli intenti comuni a tutti i popoli associati fra loro: è questo lo spirito dell'epoca nuova. Non sarà più un'Europa dei re, ma un'Europa dei popoli, alla cui guida non ci sarà la Francia, da sempre ritenuta centro organico del progresso. Ora è tempo di guardare ai popoli che più hanno sofferto per affermarsi come nazione, l'Italia, la Germania, la Polonia. Il cuore di Mazzini è di acceso fervore per questa Italia che nella nuova epoca può e deve rivestire un proprio ruolo e occupare un proprio posto all'interno dell'Europa dei popoli. In ciò appare evidente la modernità del pensiero di Mazzini, è oggi comune quest'ansia di arrivare in Europa per affermare la propria identità di nazione che è aperta al futuro, e il futuro è solo nell'unità che è la sola forza edificante, laddove l'isolamento distrugge e annienta. Ciò che aveva teorizzato Mazzini, sembra oggi appartenere al nostro tempo. Adesso viviamo il clima di Europa non solo come unione economica ma anche come cultura. Si parla di Comunità e si vive il suo significato; insieme ai confini crollano le idee di diversità che per secoli hanno spaccato e diviso la storia. La cultura europea e la Comunità si basano sui principi di: libertà, uguaglianza, umanità, cose che Mazzini nella sua visione europea aveva affermato già nel secolo scorso.

Oggi si parla sempre più in termini europei: normative comuni; politiche comuni; tutto rientra nell'orientamento comunitario. Si auspica che l'Europa Unita possa migliorare la qualità della vita di tutti i popoli partecipanti, in quanto nell'Unione ciascuna nazione riuscirà a formarsi e a crescere in modo globale ed integrato.
Forse è follia pensare di unirsi in un mondo così impegnato a riscoprire spesso con il gusto amaro e puntiglioso della rivendicazione, le infinite, inconciliabili particolarità di ciascuna nazione. E' esattamente quello che si sta cercando di fare in Europa. Un sogno antico, Saint Simon considerava Carlo Magno il primo europeista, che oggi è, almeno sulla carta una realtà. L'Unione Europea è una macchina complessa da avviare e da gestire, per non parlare di quanto è costato arrivarci, in termini di tempo, fatiche, sacrifici finanziari e non solo. Ed è, per contro, un concetto fragile, che una presa di posizione mancata basta ad incrinare. Il viaggio verso l'Europa unita è stato ed è un tragitto a ostacoli, insidiato dagli euroscettici e dagli europessimisti in agguato, ma anche vivificato dalle frasi memorabili di politici e pensatori, che vi hanno trovato un tema forte, adatto ad osservazioni evocative.

Per il futuro immediato, un dato certo è il comune desiderio di vivere in un'Europa che unisca gli italiani chiacchieroni, i francesi malati di grandezza, gli spagnoli imprevedibili, i tedeschi accentratori, gli inglesi isolazionisti, gli irlandesi irascibili, gli austriaci nostalgici, e così via fino ai lontani e a noi poco noti finlandesi. Pensare che questo ci darà una cittadinanza più estesa, un territorio più ampio da chiamare nostro e dove mettere alla prova capacità e aspirazioni, vivendo il sogno internazionalista vagheggiato da Mazzini. Una terra tutta da inventare e da esplorare con le sue potenzialità e i suoi tranelli; per questo ne serviranno di ponti (gli stessi che oggi si bombardano), metaforici e reali, capaci di fare da ponte, appunto, fra i diversi popoli in nome di quell'unità che fortifica, rende grandi e trasforma in una trama comune le differenze nazionali e le diverse mentalità (usi, costumi, tradizioni) in arrivo da tutto il Continente.

Si ritiene particolarmente interessante riportare qui il pensiero di grandi uomini che nel tempo hanno pensato in termini europei, ciascuno in modo diverso, auspicando una sorta di unione in cui la convivenza rispettosa dei diritti di ciascuno fosse la prima ed insostituibile condizione per la realizzazione di una comunità. Pertanto non perseguire il sogno dell'Unità europea, significherebbe ricacciare la storia all'indietro e renderla non un pegno di futuro per tutta l'umanità.

" L'Europa non è altro che una nazione composta di molte nazioni.
E lo stato che crede di aumentare la sua potenza con la rovina di quello confinante, di solito si indebolisce con esso ".

Montesquieu, 1734

" Ci sono tre principali gruppi d'uomini:
selvaggi, barbari inciviliti, europei ".

Novalis, 1797

" L'Europa non è una fantasia. Ciò che è fantastico è la credenza
che la Francia, la Germania, l'Italia e la Spagna siano realtà indipendenti ".

Josè Artega y Gasset, 1930

"
L'Europa non nascerà di getto, come città ideale.
Essa si farà; anzi si sta facendo, pezzo per pezzo, settore per settore ".
Robert Schumann, 1951

" L'Europa che nascerà sarà un'Europa capace di suscitare
un vero partito rivoluzionario ".

Altiero Spinelli, 1952

"
L'Europa si trova a un bivio. O andiamo avanti con risoluzione e
determinazione, oppure ricadiamo indietro nella mediocrità ".

Jacques Delors, 1985

"
Il pericolo che incombe è quello di un'Europa senza europei ".
Oskar Lafontaine, 1995

Da quanto detto emerge con chiarezza la forza e la modernità del pensiero di Mazzini che lo rendono uomo del nostro tempo, segno ineluttabile dell'incessante progresso della storia dell'umanità vista come la risultante della cooperazione e dell'armonia di tutti i popoli del continente. Ma guardando la realtà in cui oggi viviamo appare evidente che il sogno di unità dei popoli in un'Europa Comune sembra svanito o almeno compromesso.
Milosevic, la Nato, la guerra sono i soli protagonisti dei nostri giorni. Milosevic è un dittatore assoluto; è stato il regista della pulizia etnica contro bosniaci e albanesi. Ha promesso la grande Serbia.
Ora che il suo sogno si sta sgretolando eccolo solo contro tutti. Nessuna manovra diplomatica, nessun appello di pace sembra fermarlo. Forte e chiara si eleva la voce di Giovanni Paolo II: nessuno deve consentire a che le popolazioni della ex Iugoslavia siano considerate "
come la posta di una partita politica giocata con regole vecchie che minacciano di rendere la storia un incubo che ritorna…..". Sembrano ora assopiti tutti i desideri di unità e di collaborazione, e i popoli lontani dal realizzare il sogno di nazionalità tante volte scelto e voluto attraverso i secoli.
È tempo di ricostruire una mentalità europea fatta di popoli liberi capaci di vivere con gli altri e per gli altri in un clima di intesa condivisa e di rispettosa convivenza dei diritti di ciascuno, solo in questo modo si potrà assicurare un futuro all'Europa.



L'ULTIMO MAZZINI, RITRATTO DI UN MODERNO.


Mazzini è più moderno anche nella polemica con
Marx: l'Ottocento e il Primo Novecento ha visto il prevalere del marxismo, poi si sono sempre più affermate le tesi mazziniane. I principi-chiave ribaditi da Mazzini sulla rivista <<La Roma del Popolo>> durante il 1871-1872 prospettano oltre alla <<guerra al materialismo>> il progetto di una <<democrazia repubblicana>> in aperto contrasto con la pretesa <<dittatoriale>> dell'esercizio del potere espressi dal Manifesto e dalla Comune di Parigi, con l'aggravante di un'ipotesi <<classista>>, esatta antitesi di quell'idea di solidarietà, che Mazzini voleva riuscire ad applicare a tutti i popoli, dentro e fuori la cornice d'Europa.
Da qui l'insistenza di <<coniugare l'io e il noi>>, respingendo l'idea - anzi, la pretesa - che per progredire bastasse affidarsi a un partito-guida (<<il socialismo reale>>). Tuttavia, l'alternativa alla politica marxista, non conduce Mazzini a scegliere il campo opposto, caro ai moderati. Al contrario, il costante appello ai principi di libertà e di uguaglianza rimane tuttora un forte imperativo etico-politico contro le minacce, sempre incombenti, di nuove avventure autoritarie, magari mimetizzate dal grigio conformismo delle società di massa.
Esplicativa per l'Italia è questa riflessione di
Walter Veltroni: <<L'Io (il singolare che caratterizza l'attuale politica, anche nel centrosinistra) è più comodo, il Noi (si intravedeva ancora nel primo governo Prodi, poi il deserto) fa paura. È assunzione di responsabilità. Sì, la scomparsa del Noi è la vera tragedia italiana. Di Berlusconi e del berlusconismo si può dire di tutto, raccontare lo scandalo, ma l'essenza di quanto è avvenuto in Italia negli ultimi anni sta nel trionfo dell'individualismo e della cancellazione dell'idea stessa di interesse e progetto collettivo. Senza il Noi un Paese è finito l'Io identitario (dietro Berlusconi ci sono tanti piccoli berluschini) è una truffa, un'invenzione. Quando si cancella un'identità vera emergono le false. La nostre identità è la memoria storica e la nostra Costituzione>>.



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