Eduardo Ambrosio


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Lo Sbarco alleato in Sicilia del 1943: I Retroscena

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Lo Sbarco alleato in Sicilia del 1943: I Retroscena

La fulminea conquista da parte degli Alleati della Sicilia ebbe un enorme impatto e fu un punto di svolta nello svolgimento dell'intero conflitto, da rilevare la disarmante facilità con cui avvenne lo sbarco grazie ai numerosi accordi sottobanco portati a termine prima dell'azione bellica, che consentirono ai militari di avere supporto ed informazioni una volta giunti sull'isola.

Lo sbarco degli Americani fu preparato sul modello della spedizione garibaldina del 1860 la quale, nonostante fosse protetta dagli Inglesi, si preoccupò di assicurarsi il favore delle organizzazioni della delinquenza locale e la "compiacenza" di alcuni generali napoletani. Analogamente lo sbarco anglo-americano in Sicilia avvenne non senza aver preventivamente stipulato solidi rapporti tra mafia siciliana e mafia americana. In entrambi gli avvenimenti la mafia ebbe dei compiti rilevanti: quello di influire sugli umori della popolazione, spingendola prima a favorire lo sbarco e poi a collaborare con l'occupante, mentre per attirare il favore di una certa borghesia fu fatta intravedere la possibilità di un'eventuale indipendenza dell'isola.

I contatti dello spionaggio americano con la mafia siciliana furono assicurati da Lucky Luciano, boss della delinquenza di New York, con l'appoggio del presidente Roosevelt e del ministro della marina Knox. Importantissimo fu anche il contributo di Mayer Lansky, boss indiscusso del gangsterismo ebraico negli U.S.A. Proprio quel Lansky che nel dopoguerra, insieme a Luciano, controllerà il mercato mondiale degli stupefacenti tra Medio Oriente, Sicilia, Cuba e Stati Uniti.
I due furono abilmente manovrati dal loro avvocato Allen Dulles, che diresse durante tutta la guerra le operazioni di spionaggio in Europa e che dopo divenne il capo della CIA.
Luciano e Lansky, ai quali fu promesso in cambio ogni tipo di copertura per i loro traffici, mobilitarono per lo sbarco in Sicilia tutti i capi mafiosi degli U.S.A.: Adonis, Costello, Anastasia, Profaci. Costoro fecero sbarcare clandestinamente in Sicilia moltissimi loro emissari che, accolti fraternamente dai mafiosi locali, organizzarono rapidamente una vasta rete di "uomini d'onore" a disposizione dei "liberatori".
Lo sbarco statunitense fu di una facilità estrema. Gli americani conoscevano non solo la dislocazione delle batterie e dei reparti italiani, ma anche i nomi degli ufficiali che li comandavano. La popolazione civile, ancora prima dell'armistizio, accolse con applausi e fiori gli invasori, dei quali quasi il 15% era di origine siciliana.
I soldati italiani catturati se erano siciliani venivano liberati e inviati alle loro case, mentre gli "altri" furono destinati ad una lunga prigionia in Africa o negli Stati Uniti.
La difesa dell'isola, in realtà, non era sicuramente in grado di contrastare efficacemente gli invasori, ma a facilitare lo sbarco delle truppe anglo-americane contribuì fortemente la rinuncia ad inviare la flotta italiana contro le navi alleate nonostante i servizi segreti italiani fossero a conoscenza della data e delle località dello sbarco. Un vero e proprio tradimento che permise alle navi inglesi ed americane di appoggiare tranquillamente con micidiali cannoneggiamenti le operazioni di sbarco e di avanzata delle truppe lungo tutta la costa fino a Messina.
Anche in quest'invasione l'altro fattore importante fu quello della "compiacenza" di alcuni generali italiani, altrimenti sarebbe veramente inspiegabile il mancato uso della flotta. Come avvenne con l'invasione garibaldina, anche in questo caso i più importanti mafiosi locali, Genco Russo e Calogero Vizzini, accolsero gli americani e da essi vennero scelti per la carica di sindaco.

Oltre cinquecento mafiosi (assassini e analfabeti) confinati ad Ustica furono immediatamente liberati e tra essi il governatore americano Charles Poletti scelse i suoi più validi collaboratori, intorno a quali incominciarono a ruotare altri personaggi, i "politici", pur essendo vietata nell'isola qualsiasi attività politica.
Questi erano i "separatisti" che organizzavano liberamente pubbliche riunioni cui partecipavano anche ufficiali americani in divisa (rilevanti, per la causa, furono le stragi del bandito Salvatore Giuliano).
Intanto incominciò a crescere l'interesse del capitale americano per la Sicilia, anche in seguito alle sollecitazioni del capo del movimento separatista (nato il 28 luglio 1943, il cui simbolo era giallo/rosso con tre gambe) Andrea Aprile Finocchiaro, il quale millantava appoggi alleati inglesi e francesi, poi rivelatisi infondati in quanto non era ben vista un indebolimento dell'Italia, mentre il movimento era molto ben visto in America, soprattutto fra gli emigranti. Vi erano anche dei comitati italo-americani, diretti da Fiorello La Guardia e dal giornalista Max Johnson, che appoggiavano il Movimento per la quarantanovesima stella, guidato in Sicilia da Calogero Vizzini e dal gangster Vito Genovese, ufficiale dell'esercito americano.



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