Eduardo Ambrosio


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CULTURA (INTER..., MULTI...), RELIGIONE, ESOTERISMO

CULTURE E RELIGIONI > MULTICULTURALITA'

CULTURA, INTERCULTURA, MULTICULTURA.
RELIGIONE e Storia delle Religioni. Esoterismo.


La società contemporanea intende per Multiculturalità una compresenza di varie comunità con origini, abitudini e culture differenti e indica le iniziative per limitare le diseguaglianze tra i diversi gruppi etnici e per valorizzare laingua, le credenze e gli stili di vita. Come auto in un parcheggio che accostate non si mescolano (si parla di MELTING POT, attori che occupano la stessa scena senza costruire niente insieme: coabitano ma non si urtano).
Per una vera integrazione, alla multiculturalità è preferibile la interculturalità che permette un dialogo frai gruppi etnici (Etnia, al contrario di razza che considera solo le caratteristiche somatiche, comprende un rilevante numero di persone che, in conseguenza di tratti culturali comuni - lingua, religione, origine nazionale, consuetudini alimentari - e dell'alto livello di interazione reciproca, considerano se stessi e vengono considerati dagli altri come un'unità culturale) con scambio, contaminazione di lingue, abitudini e culture (meticciare): noi siamo fatti di altri.

L'educazione interculturale è un filone di studi abbastanza recente, e questo lo si può notare grazie alla pluralità di termini con cui si designa tale filone (educazione multiculturale, transculturale ecc..) . Questa pluralità di termini rinvia ad una pluralità di significati che derivano dal diverso valore semantico delle parole.

L'adattamento fisico e la flessibilità offerti dal nostro smisurato cervello hanno fatto di noi uomini la specie più creativa nella storia del pianeta. L'Homo Sapiens si è insediato in tutti i continenti, divenendo la specie più diffusa. Come si spiega ciò? La risposta risiede in una sola parola: CULTURA.
Abbiamo prodotto cultura ma, allo stesso tempo, siamo un prodotto della cultura.
Creiamo il nostro ambiente sociale inventando e condividendo le regole e i modelli di comportamento che disciplinano la nostra vita e utilizzano la nostra conoscenza appresa per modificare, a nostro favore, l'ambiente naturale.
In questo modo, però, si sono delineate differenze nell'ambito della stessa specie: ogni popolo, infatti, ha sviluppato una propria dottrina nella quale si potesse ritrovare, com-piacere. Da ciò possiamo distinguere due principali filoni che comprendono tutte le culture minori: quello orientale e quello occidentale (divisione non necessariamente geografica).
Il primo, più esteso ed antico, si caratterizza per sistemi più originali, creativi, a volte anche estrosi, ma statici, incentivati da personaggi quali Cristo, Maometto, Averroè, per citarne solo alcuni. Differentemente l'occidentale, posteriore e più contenuto, si caratterizza per sistemi puramente razionali, evolutivi e dinamici. Esso ha prodotto lo sviluppo economico favorendo così il progresso, il consumismo e, quindi, il benessere diffuso.
Tutto questo non è presente in Oriente dove il progresso è minimo e il benessere è limitato solo a pochi.
Gli Orientali, in ambito culturale, si caratterizzano in termini statici e irrazionali: per fare un esempio basti pensare che, secondo la religione islamica, le donne sono considerate "oggetti" impuri e per questo devono vivere nascondendo persino gli occhi. Quest'idea risale a circa 1300 anni fa, al tempo di Maometto, eppure, in alcune realtà, è ancora valida tutt'oggi (si pensi ai risorgenti integralismi e fondamentalismi). Così, nello stesso ambito cristiano, mentre quello storicizzatosi in Occidente si evolve attraverso i concili e le riforme, quell'Ortodosso, storicizzatosi in ambito orientale, resta fedele alla più rigida tradizione.
Anche se statica per ciò che concerne lo sviluppo, l'orientale è una cultura che attrae per le sue originalità spesso anche gli occidentali: i Beatles, all'apice del successo, si recarono in Oriente per avvicinarsi ai santoni indiani o, per non andare troppo in là con gli anni, attori quali R. Gere o calciatori come R. Baggio, si rivolti all' Oriente alla ricerca di una diversa interiorità.
Perché tutto questo? Semplicemente perché l'Occidente, essendo troppo razionale, manca di quel pizzico di fantasia culturale che è propria dell'Oriente.


Da quanto premesso e in considerazione dell'insopprimibile diversificazione della condizione umana che è al pari tanto razionale quanto irrazionale, scaturisce la necessità di un'integrazione delle due culture, entrambe portatrici di valori esemplari, necessità quanto mai evidente proprio nel Meridione d'Italia dove, anche per motivi geografici, convivono sia l'originale ma statica cultura orientale (arte dell'arrangiarsi, poesia, canzoni e ecc.), sia la sterile ma evolutiva cultura occidentale (industrie, anche se fallimentari!).
La storia, inoltre, è già stata testimone sia di un modello unico mediterraneo (Impero Romano), sia di un modello unico europeo (Sacro Romano Impero), perciò, in definitiva, le divisioni sono solo culturali.

Queste brevi notazioni per significare un progetto mirante ad individuare un percorso possibile per la comprensione dell'altro, sicuramente il primo passo verso una reale in-tegrazione culturale <<se io dò un euro a te e tu dai un euro a me, abbiamo un euro ciascuno, se io dò un'idea a te e tu dai un'idea a me, abbiamo ciascuno due idee>>.

Per quanto riguarda il concetto di cultura vari scrittori così definiscono:

Umberto Eco distingue tre modi di intendere la cultura:
a) Formazione del gusto estetico,
b)Atteggiamento superiore contro la bestialità, l'ignoranza, l'idolatria tipica delle masse ,
c) Insieme delle istituzioni, dei miti, dei riti, delle leggi, della credenza, dei comportamenti quotidiani, dei sistemi di valori e delle tecniche materiali elaborate da un gruppo umano.

Rossi, invece, ci dà tre accezioni diverse di intendere la pluralità delle culture:
a
) Il " Riduzionismo ", che considera le diverse culture come la manifestazione di principi comuni, dove vi sono valori universali e assoluti che però spesso si identificano con i valori universali della propria cultura;
b) Il "
Relativismo culturale " assoluto che valuta ogni realtà a se stante che non può avere nessun tipo di relazione con le altre culture; esso si basa su quattro principi della metafisica:
1) la cultura è una e non vi possono essere contraddizioni e differenze interne;
2) la cultura rappresenta un " sistema suscettibile di modificazioni soltanto dall'interno ",
3) la cultura ha una compiutezza dei sistemi di valori che rappresenta " un insieme di norme le quali dirigono infallibilmente la condotta degli individui che partecipano a tale cultura ";
4) la cultura è immutabile e i membri del gruppo sociale non possono " prendere posizioni " nei confronti dei valori della propria cultura, né contribuire alla correzione o alla trasformazione di questo sistema
;
c)
oltre al relativismo assoluto abbiamo anche il relativismo relativo, che ha la finalità di accettare una cultura diversa dalla nostra; esso si fonda su quattro presupposti, opposti a quelli del relativismo assoluto:
1) la cultura vista come una costellazione di elementi in rapporto tra loro;
2) l'apertura, cioè la concezione di cultura come sistema aperto a contatti esterni;
3) la modificabilità dei sistemi di valori, poiché questi possono mutare senza mettere in crisi una data cultura;
4) rapporto tra valori e gruppo sociale, in quanto appartenere ad una data cultura non comporta il riconoscimento degli stessi valori, ma consente ai membri della società di accettare o rifiutare i valori della propria società.

Ai tre modi di concepire la cultura di Rossi si contrappone quella di Mauviel:
a) il "multiculturalismo paternalista" che si basa sulla consapevolezza dell'esistenza di culture diverse;
b) l'
educazione relativa alla comprensione interculturale che identifica come destinatari gli studenti.
Questa impostazione ha come obiettivi la percezione delle differenze culturali come risorse da salvaguardare, ma ha i seguenti limiti :
1) considera gruppi etnici come entità monolitiche;
2) accentua la somiglianza e la differenza tra le varie culture;

" L'EDUCAZIONE INTERCULTURALE COME ESPERIENZA UMANA NORMALE " CHE SI BASA SU UNA SERIE DI DITINZIONI :
L'EDUCAZIONE NON VA CONFUSA CON LA SCOLARIZZAZIONE FORMALE;
LA CULTURA NON COINCIDE CON IL GRUPPO ETNICO;
L'IDENTITA' PERSONALE VA DISTINTA DALL'IDENTIFICAZIONE SOCIALE.

Una bella riflessione di respiro europeo sul valore e il significato della cultura, molto esplicativa ed attuale anche sul piano del conflitto generazionale, è di Thomas Mann:
- <<"La gente giovane non ascolta più. Certo per ascoltare ci vuole anche una particolare cultura". - Cultura! Le risa beffarde di tutta una generazione rispondono a questa parola. Sono dirette, si capisce, contro il termine prediletto della borghesia liberale, come se sul serio la cultura non fosse proprio nient'altro che questo: liberismo e borghesia. Come se essa non significasse il contrario della volgarità e della povertà umana, il contrario anche della pigrizia, di una miserabile rilassatezza, che rimane miserabile rilassatezza per quanto prenda atteggiamenti risoluti, insomma come se la cultura in quanto forma, volontà di libertà e di verità, vita coscienziosamente vissuta, sforzo, infinito, non fosse la disciplina morale stessa!
Goethe apriva una sua poesia senile con: "Dov'è uno che si affatichi / Col peso che noi abbiamo portato?"
Sì, dov'è uno che si affatichi? I figli del mondo giovane affermano di avere la vita più difficile di quella che abbiamo mai avuto noi, perché ad essi è riservata l'avventura, la miseria, l'assoluta incertezza, mentre noi abbiamo potuto crescere nella sicurezza economica dell'epoca borghese. |…| Il fatto decisivo è che essi non sanno più che cosa sia "cultura" nel senso più elevato e più profondo, che cosa sia il lavoro in sé stesso, la responsabilità e la sollecitudine individuale, e trovano invece più comodo adagiarsi sulla vita collettiva.
La vita collettiva è una fera comoda in confronto con l'individuale, comoda fino alla dissolutezza, quello che la generazione collettivistica si augura, si concede ed approva, sono le vacanze continuate del proprio io. |…| Questa gioventù ama il fatto per se stesso di perdersi nella massa, sottraendosi ad ogni serietà di vita personale, senza preoccuparsi molto delle mete della marcia. |…|
>>
L'incredibile decadenza culturale e il regresso morale, che constatiamo è dovuto all'ascesa dell'uomo di massa e del suo impadronirsi del potere, rischia di rigettarci nella barbarie: le nuove masse invadono una società di cui si servono come se fosse natura, senza conoscerne le complicatissime premesse e senza, quindi, averne il minimo rispetto, calpestano, o per meglio dire sfruttano la democrazia decretandone la distruzione. Ancora , è possibilissimo che con tutto il loro amore puerile per la tecnica (resa mero consumismo) provochino la decadenza anche di questa, perché non sanno che essa è il prodotto utilitario di uno studio libero e disinteressato per amore della conoscenza e perché disprezzano l'idealismo e tutto ciò che a che fare con esso, quindi la libertà e la verità.

Il brusco abbassamento di livello, di regresso, di ritorno al primitivo a cui assistiamo, impensabile da molti fino a poco fa, riempie di sgomento, in quanto apre ulteriori possibilità e mostra che le più grandi conquiste possono andare ancora perdute e cadere nell'oblio (i corsi e ricorsi di Vico), e che la società stessa non è affatto sicura da un tale destino.

La risposta può essere solo l'affermarsi di un nuovo umanesimo, che si deve liberare, però, da ogni debolezza come <<il disprezzo del fanatismo, della tolleranza, dell'amore per il dubbio, insomma con la sua naturale bontà, e che in certe circostanza può diventargli fatale. Ciò che oggi sarebbe necessario è un umanesimo militante, un umanesimo che scopra la propria forza e si saturi della convinzione che il principio della libertà, della tolleranza e del dubbio non deve lasciarsi sfruttare e sorpassare dal fanatismo, che è senza vergogna e senza dubbi>>.

L'umanesimo, quindi, deve poggiare su una gagliarda rinascita delle sue idee, deve essere in grado di rendere la propria anima consapevole di sé stessa in una pugnace alacrità di vita, andrà in rovina ogni forma di sodalizio socio-politico.


LA RELIGIONE
Dal latino religio, a sua volta derivato da relegere, "trattare con cura" (Cicerone, De natura deorum, II, 28), o da religare, "unire con vincolo" (Lattanzio, Divinae institutiones, IV, 28); sempre dal latino, anche "superstizione" o "scrupolo".

La religione è una delle componenti fondamentali della civiltà umana e individua nell'uomo l'aspirazione a sollevarsi al di sopra della materia e delle cose finite, dando nel contempo una spiegazione del proprio essere nel mondo.
Il processo dell'evoluzione d'una religione va dalla formulazione di ingenue o fantastiche storie intorno a oggetti, forze naturali, eventi, persone, quasi sempre connesse al tentativo di servirsi di tali elementi per ottenere beneficio o scacciare i mali (magia), alla credenza in divinità complesse, nelle quali sono identificati aspetti universali della coscienza.
Vi sono religioni politeistiche, che ammettono una molteplicità di divinità, e religioni monoteistiche, accentrate su un'unica divinità, per quanto spesso non manchino in esse minori enti, quali, per es., i santi. Inoltre, mentre in talune religioni predomina uno spirito materialistico, altre sono invece eminentemente spiritualistiche.
Nessun popolo è stato immune da credenze religiose e in genere dappertutto queste rispecchiano una determinata condizione culturale. Anche presso le società occidentali, oggi al culmine del progresso scientifico e economico, la religione resta un fenomeno di capitale importanza. Il sostituirla, come si tenta di fare nei paesi socialisti, con un'interpretazione scientifica del mondo e del destino umano non appare destinato ad avere successo, in quanto la scienza è per ora ancora molto lontana dall'avere spiegato il mistero dell'uomo.
La istintiva tendenza religiosa che si riscontra nelle società primitive dà luogo, in un periodo storico, alla cosiddetta religione positiva, cioè ad un organismo religioso socialmente articolato, che spesso finisce per allearsi col potere politico o essere esso stesso una forma di potere. In tal senso prima le rivoluzioni liberali, quindi quelle marxiste, queste ultime radicalmente, hanno combattuto, sia pure in modo diverso, la religione, ritenuta un ostacolo al progresso.
Lenin, come è noto, considerò la religione "oppio dei popoli".
In Europa, dal XVIII sec. in poi, vi è stata un'accanita lotta per dare alla religione positiva un contenuto eminentemente spirituale e giungere così alla separazione dei poteri tra Chiesa e Stato. Tale linea viene oggi comunemente accettata da tutte le Chiese europee.
Circa l'origine delle religioni è da ricordare la spiegazione data dagli studiosi marxisti, secondo i quali la religione nacque quando la società si suddivise in classi, evento questo determinatosi con il costituirsi della proprietà privata. Fu allora che si sviluppò il concetto di divinità, corrispondente al capo o al re, o di forze misteriose che gli stregoni misero al servizio del principio di sovranità e di gerarchia sociale. Tale tesi trova sostegno dall'analisi della storia di numerosi popoli da un determinato stadio della loro civiltà in poi, ma l'indagine condotta sui culti dei primitivi mostra come anche in gruppi viventi praticamente secondo un'economia comunitaria esistano credenze in forze astratte e siano praticati riti magici.
Un'altra interpretazione del fenomeno religioso è quella psicologica, che tende a spiegare gli aspetti d'una religione come espressione dei sentimenti. In particolare è da ricordare la scuola psicoanalitica, con la sua teoria della proiezione del concetto di padre in quello di Dio.
Fondamentali in una religione progredita, come la Cristiana, sono la fede e la grazia. La prima si estrinseca nella devozione e nella ferma fiducia nella grazia (S. Agostino), cioè nella possibilità, concessa da Dio, di salvazione dal peccato e quindi di liberazione dalla miseria della carne e dagli altri mali della vita terrena. Il tema della salvezza si riscontra nelle religione spiritualistiche e in quelle mistiche dell'antichità classica. Altro concetto è quello della rivelazione (Cristo) attraverso cui la divinità si "è mostrata" all'umanità. Rivelazione e grazia sono dogmi assoluti e contengono implicitamente il concetto di punizione, cioè del castigo per quelli che rifiutano la salvezza.
Le principali religioni sono oggi il
cristianesimo, l'islamismo, il giudaismo, il buddismo, il confucianesimo, il taoismo, lo scintoismo, l 'induismo, lo zoroastrismo. Inoltre esistono una serie di religioni primitive osservate in Asia, in Africa e in America da popolazioni rimaste ad uno stadio primitivo.

Caratteristica religiosa tutta meridionale è la manifestazione. In antitesi all'abolizione del culto dei santi, e quindi di processioni e pellegrinaggi, della Riforma protestante, dove il Natale diventerà la festa della famiglia, Pasqua dei bambini e Pentecoste della primavera e, con il pietismo, la religiosità sarà, attraverso antiche correnti mistiche e la lettura della Bibbia, soprattutto interiorizzazione; nel Meridione d'Italia il culto è rumore e chiasso, a tratti inquietante e sconcertante.
Nell'Otto-Novecento alla solennità e discrezione delle liturgie romane corrispondeva, a sud del Volturno, una rumorosa messinscena collettiva spesso ritenuta sconveniente a cattolici di altri paesi.
Da una parte si parla di superstizione, paganesimo, o anche della seduzione di un popolo da parte di un clero fraudolento:
a Napoli i miracoli non sono merce rara, il popolo, che non ha altro da fare, se ne occupa volentieri; dall'altra si ammira in questo culto rozzo e superstizioso lo spettacolo ricco di bellezza e poesia, dove si oscil-la tra teatro-chiesa e chiesa-teatro per una religione della fantasia: la statua che dondola (davanti al duomo di Amalfi) è della Madonna o di Artemide, di Cibele o della Magna Mater?
Tutto ciò rappresenta l'aprirsi del presente negli abissi del passato: a poca distanza, ad esempio, dai templi dei Paestum e del santuario di Hera, si venera la madonna del Granato:
Maria sopra Giunone, l'immagine della Madonna cristiana sopra le rovine di templi dorici; o a Positano (festa dei pescatori - 15 agosto), nell'affondare della Grande Madre nei flutti si vede un atto di riconciliazione con la natura: il mare è aperto, il suo grembo fruttuoso è reso accessibile dalla Vergine Madre.



Storia delle Religioni

La storia delle religioni è una disciplina sorta tra la fine del XVIII sec. e gli inizi del XIX, ma lo studio e la critica di esse risale all'antichità classica. I Greci e i Romani ebbero notizia degli antichi culti cretesi, pelasgici, etruschi, italici e conobbero le religioni dell'Asia Minore, dell'Egitto, della Babilonia, della Persia, della Scizia e della Sarmazia, specie attraverso Ecateo di Mileto ed Erodoto. La spedizione di Alessandro in India fornì altri dati, utilizzati da vari studiosi.
Nello studio delle religione da parte dei Greci si possono distinguere
tre epoche: il periodo mitico-poetico, ossia l'epoca della raccolta ingenua dei miti da parte di Omero e di Esiodo; il periodo filosofico, quando cominciò la discussione sulla verità e falsità della religione; il periodo prammatico, con l'inizio della critica e dello scetticismo. Nel secondo periodo i filosofi Talete ed Eraclito identificarono le divinità con le forze della natura, mentre Pitagora, Senofane, Parmenide, Empedocle, Democrito e anche Platone e Aristotele combatterono la mitologia e la superstizione popolare. Nel terzo prese il sopravvento lo scetticismo, che contribuì non poco a corrodere le basi del paganesimo. Allo scetticismo si oppose però Antioco di Ascalona con l'eclettismo, una filosofia che traeva origine dall'insegnamento stoico, vivamente interessato alla morale e portato ad elevare la religione dai comuni miti a forme più alte. La diffusione d'una molteplicità di culti a Roma durante il periodo imperiale sollevò problemi che ebbero spiegazioni diverse nei neopitagorici Plutarco e Massimo di Tiro e negli stoici Seneca, Epitteto e Marco Aurelio.
I primi considerarono gli dei inferi e i demoni come creature della divinità suprema, mentre i secondi li ritennero emanazioni di tale divinità. Tale spiegazione venne favorita dall'interpretazione allegorica dei riti e dei miti, che ammetteva la pratica attiva di qualunque numero di culti e la tolleranza verso tutte le religioni.

Contro il sincretismo teorico e la tolleranza di tutte le religioni si schierò con la massima intransigenza il cristianesimo, che sostenne risolutamente di essere la sola vera religione. Nel primo periodo, sul finire del II sec., gli scrittori cristiani Taziano, Ireneo, Ippolito e Teofilo di Antiochia polemizzarono più contro gli Ebrei e contro il sincretismo degli gnostici che contro il paganesimo. In un secondo periodo ebbe inizio la lotta contro i rappresentanti del paganesimo, i quali avevano considerato il cristianesimo con indifferenza e disprezzo. Rapidamente il cristianesimo guadagnò terreno, spiritualmente e materialmente. Agostino prese posizione contro la reazione pagana, che attribuiva la rovina dell'impero all'abbandono degli antichi culti politeistici. Nella sua De civitate Dei egli svolge la teoria dello sviluppo della religione. Dopo aver dimostrato la falsità del politeismo, presenta il paganesimo come voluto da Dio stesso allo scopo di preparare in vari modi la strada alla diffusione del cristianesimo. L'opera di Agostino divenne un testo di capitale importanza per tutto il Medioevo (la patristica), quando molte sue idee riaffiorarono nelle condanne dei concili contro le superstizioni di origine pagana e nell'attività apologetica contro gli eretici, l'islamismo e il giudaismo.
Nel 622 d.C., nel Mediterraneo irruppe l'islamismo, un'altra religione monoteistica, mentre gradualmente i popoli germanici e slavi venivano sottoposti a un processo di cristianizzazione.
Successivamente, nei sec. XV, XVI e XVII, si ebbero una serie di avvenimenti che trasformarono le condizioni economiche e culturali dell'Europa e di altre vaste aree geografiche. Da un lato vi furono infatti le grandi scoperte geografiche, dall'altro il Rinascimento, la Riforma e la Controriforma.
Il
Rinascimento, influenzato dall'età pagana, si interessò grandemente all'interpretazione dei miti, prima di quelli classici, poi anche dei miti relativi alle religioni osservate nelle nuove terre scoperte.
La Riforma e la Controriforma risultarono importanti per la storia delle religioni, perché nelle reciproche controversie furono chiariti molti concetti della conoscenza di essa ed ebbero incremento gli studi critici comparati, specie di archeologia cristiana.
Inoltre si studiarono la lingua ebraica e le altre lingue semitiche e si gettarono le basi dell'orientalistica.
Le
grandi scoperte dei nuovi continenti, grazie alle relazioni di missionari, viaggiatori e navigatori, ampliarono in misura notevolissima il campo delle ricerche della storia delle religioni, abbracciando sia quelle dei popoli di civiltà avanzata dell'Asia orientale e meridionale e dell'America centrale e meridionale, sia quelle dei popoli primitivi dell'Africa, dell'America e dell'Oceania.
In tal modo alla fine del sec. XVIII la storia delle religioni era una vera disciplina (scientifica). In questo periodo sorsero le prime scuole che affrontarono il
problema dell'origine della religione.
La
scuola più antica fu quella della mitologia della natura, che vide la fonte della religione nei miti naturistici, in particolare nei miti astrali, spiegati per lo più in senso simbolico. Verso la metà dell'Ottocento, sotto gli influssi del darwinismo e del positivismo, sorsero scuole che formularono le loro teorie sull'origine della religione secondo il metodo naturalista ed evoluzionista. Furono così delineate la teoria del feticismo, già formulata da De Brosses (1760) e poi ripresa e sviluppata da A. Comte (1851) e J. Lubbock (1870), quella del manismo di H. Spencer (1876), quella dell'animismo di E. B. Tylor (1872), quella della magia di J. G. Frazer (1890) e quella del preanimismo di R. R. Marett (1895), di K. T. Preuss (1904) e di E. S. Hartland (1908).
Agli inizi del XX sec., in contrapposizione alle scuole evoluzioniste, sorse
la scuola storico-culturale, che ebbe in Gräbner e Ankermann i fondatori e in W. Schmidt il continuatore e il teorico.
Tale nuova scuola pose a base della sua indagine una serie di cicli culturali, corrispondenti ai vari stadi di civiltà dell'uomo, attualmente essa, anche se è stata sottoposta a critiche da parte di studiosi neo-evoluzionisti, domina ancora il campo della storia delle religioni.

Esoterismo
Vastissimo tema millenario i cui saperi sono stati molto influenti nella storia italiana di sempre, l'esoterismo si snoda attraverso ermetismo, orientalismo messianico e miti illuministici, zoroastrismo ed egittomania, cabalisti e teosofi di tutte le razze (slavi, slavofili o anglofili che siano), sofismi e misticismi, quietismi, giansenismi e disciplina degli arcani, passando per il pensiero magico e quello pagano.
Il
Risorgimento affonda le sua radici nelle logge e nelle società segrete unitarie del periodo napoleonico, dove prevalsero filoni illuministici che cercavano in antiche pratiche misteriche, tipo Menfi o Eleusi, una tradizione di tipo naturalistico fondata sulla libertà della ricerca scientifica, continuata dalla carboneria. Poi si sono aggiunte altre correnti culturali, che vedevano nel cristianesimo una forma storica destinata a essere superata da altre culture e da altre forme di religiosità, dal sansimonismo ai circoli del Libero Pensiero. Questo è il retroterra culturale di Mazzini e Garibaldi, Settembrini e Bovio, Carducci e Pascoli.
Garibaldi, ispirandosi alla cultura panteista (il mondo è un grande corpo vivente) del filosofo massone tedesco Krause, contribuirà insieme ai suoi seguaci a produrre un arcipelago di società tematiche di cui tuttora viviamo: le associazioni per la pace nel mondo e per la costituzione di organi internazionali di arbitrato, la battaglia per l'abolizione della pena di morte, la società per la protezione degli animali, le associazioni sportive, le società per l'emancipazione femminile. Nelle logge massoniche garibaldine anche le donne venivano iniziate e assumevano ruoli dirigenti.
L'
esoterismo [dove custodi - attraverso rituali di iniziazione, simboli identitari e liturgie di accesso - rivendicano la doppia funzione di perfezionamento del singolo e di cura del mondo] parte da paradigmi spirituali che in Occidente risalgono al periodo ellenistico e che riaffiorano con una certa frequenza, dalla scuola di Chartes del XII secolo all'Accademia platonica fiorentina (Lorenzo il Magnifico, Marsilio Ficino, ecc.) del XV secolo, poi appannati dall'ostilità della chiesa tridentina; è un arcipelago di mondi culturali dalle tradizioni multiple con vari punti in comune. Il suo messaggio afferma che la verità risiede nelle potenzialità spirituali dell'uomo e che solo lo sforzo individuale di perfezionamento, collegandosi al mondo dei simboli e dei riti, può dare risposta alla ricerca di verità. Tale messaggio racchiude due contenuti incompatibili con il cristianesimo: il primo che la ricerca della verità legittimi una pluralità delle vie, dei percorsi per raggiungerla; il secondo che non vi sia corruzione originaria, non vi sia mai stata Caduta - per cui sta al coraggio e alla fiducia del singolo di credere nelle proprie possibilità di perfezionamento e di cercare di realizzarle.
In Italia, le culture egemoni sembrano avere delegittimato queste tradizioni, ma la convergenza fra Benedetto XVI e i crociani o gramsciani nel rifiutare ogni paradigma spirituale che non faccia parte dell'ortodossia ebraico-cristiana lascia qualche dubbio. Comunque non si può non ammettere che l'Europa ha radici in Atene e Roma pagane o che sono state influenti le confessioni indigene, la diaspora ebraica antecedente al cristianesimo (in fondo anch'esso di origine asiatica), la secolare presenza musulmana nei Balcani o la presenza buddiste nella Russia europea: una pluralità di radici che si stanno arricchendo con i nuovi flussi migratori.
Le società secolarizzate o le religioni civile annunciate da filosofi e sociologi non si sono mai effettivamente realizzate, anzi si parla di ritorno della religiosità, quella dell'affratellamento artificiale, come invenzione del legame sociale. <<
Il sacro - per Goethe - è ciò che lega insieme molte anime. La miopia deriva dall'aver schiacciato la categoria di religione sui tre monoteismi abramici, mentre nella storia dell'umanità le forme religiose sono assai più ricche e variegate. È proprio questa ricchezza che motiva il loro riproporsi in forme vecchie oppure nuove, a seconda dei contesti storici>>.

I
rituali di affratellamento e identitari di età più antiche, mentre vanno sempre più scemando nelle società segrete, sopravvivono nella criminalità organizzata, dalla 'ndrangeta alla Sacra Corona Unita (dove sono evidenti tracce dei due primi gradi carbonari), alla potenti mafie russe, giapponesi e cinesi, al fine di intrecciare in dimensione sempre più transnazionale legami con le istituzioni e il mondo politico.
Il confronto fra paradigmi culturali diversi, anche nella globalizzazione, mostra la formazione di gruppi di classi dirigenti in relazione col politico, mescolando novità del presente e tradizioni del passato.
La comprensione di quanto accade in questo universo passa attraverso una ricerca approfondita della dimensione filosofico-religiosa che sostanzia l'invenzione del legame sociale e non, come si pratica, di quella della criminologia.



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