Eduardo Ambrosio


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Salò, Resistenza e Regno del Sud

STORIA > NOVECENTO > LA II GUERRA MONDIALE


REPUBBLICA DI SALO', REGNO DEL SUD E RESISTENZA

Dopo la liberazione di Napoli l'interesse alleato si ridimensiona fortemente, il governo del Mediterraneo (il Comando alleato si trasferisce da Algeri a Napoli dove arrivano capi politici, giornalisti, ecc.) ed il controllo di SUEZ garantivano i rifornimenti per cui si concentrano gli sforzi sul fronte giapponese e russo dove si registrano notevoli successi, inoltre, lo sbarco in Italia rappresentò la prova generale per quello in Normandia (2° fronte). La Resistenza italiana avrebbe provveduto ad impegnare i tedeschi e ridurre la loro presenza in Francia.

Dopo l'8 settembre '43, l'Italia si ritrova divisa in tre stati (le tre Italie):
-
il Sud ove continua lo stato- macchina con la vecchia classe dirigente e gli Alleati;
- il Centro con i partigiani ;
- il Nord con Salò.

La Repubblica di Salò
Il 12 settembre1943 un reparto di paracatutisti tedeschi, a bordo di alianti "cicogne", comandati dal maggiore Skorzeny, liberò Mussolini che si trovava prigioniero in un albergo a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, dopo un soggiorno prima a Ponza (dove, prima di giungervi, a Gaeta, il 2 agosto, fu sventato un tentativo di liberazione del Duce) e poi a La Maddalena.

La liberazione ("
Operazione Quercia"), fortemente voluta da Hitler (da Himmler: "La liberazione di Mussolini sia eseguita con determinazione assoluta, con tutti i mezzi a disposizione e a qualsiasi condizione" o "Il compito primario consiste nel liberare il Duce"), si realizzò dopo una lunga caccia per scovare il nascondiglio, determinando purtroppo la continuazione della guerra in Italia. L'operazione, favorita anche dalla confusione che si venne a creare dopo l'8 settembre, fu "una corsa tra cavalli di Troia"" con gli inglesi che, conoscendo la chiave per decifrare il codice segreto "Enigma", intercettavano puntualmente le conversazioni che a Berlino giungevano da Roma.

Il 18 settembre, da Monaco in Germania, il Duce lanciò un appello agli italiani, nel quale comunicava la la ripresa della tradizione fascista con la nascita del Partito Fascista Repubblicano e la Repubblica Sociale Italiana (RSI). Mussolini ribadì la piena fedeltà a Hitler e la perdita di "ogni ragione di vita" della monarchia perché aveva mancato i suoi compiti. Il nuovo Stato, richiamando la tradizione repubblicana e mazziniana, sarà <<nazionale e sociale nel senso più alto della parola: sarà cioè fascista nel senso delle nostre origini>>; riorganizzerà le forze armate e riprenderà la lotta al fianco della Germania; eliminerà i traditori del 25 luglio per <<annientare le plutocrazie parassitarie e fare del lavoro, finalmente, il soggetto dell'economia e la base infrangibile dello Stato>>.
la
Repubblica Sociale Italiana pose la sua capitale e la sede del governo a Salò (in un primo momrnto a Merano), sul lago di Garda, il Governo (composto dal capo delle forze armate Graziani, dal comandante della milizia Ricci, dal ministro dell'interno Baffarini-Guida, da segretario del partito Pavolini) si riunì per la prima volta nella Rocca delle Caminate (dove soggiornava Mussolini, opportunamente vegliato dai tedeschi, al rientro dalla Germania) in provincia di Forlì il 27 settembre 1943, ma la presenza militare tedesca condizionò profondamente l'autonomia della Repubblica.
L'appello di Mussolini venne raccolto soprattutto dai ricostituiti nuclei fascisti repubblicani e da giovani ("
I balilla andarono a Salò - Carlo Mazzantini - a cercar la bella morte" o "I figli dell'aquila", stemma ufficiale della Rsi, di Giampaolo Pansa) per difendere l'onore della patria perso l'8 settembre, i cosiddetti "Repubblichini" (che avranno un prosieguo anche nel dopoguerra con il MSI -Movimento, Sociale Italiano- che i giovani interpretavano: Mussolini Sei Immortale); questi si inquadrarono in un esercito regolare, in corpi speciali quali le"brigate nere" e nella guardia nazionale repubblicana per combattere i partigiani; non mancarono corpi autonomi come la "Decima Mas" o la famigerata "Banda Boch", tristemente celebri per la loro ferocia contro ebrei e antifascisti.
Nel Manifesto di Verona del novembre 1943 (il documento più significativo sul piano iideologico-programmatico), vengono affermati i principi di socializzazione dei beni di interesse collettivo, il sindacato unico dei lavoratori e gli obiettivi della lotta a fianco della Germania.
Sempre a Verona, dall'8 al 10 gennaio 1944, si svolse il processo contro i membri del Gran Consiglio del Fascismo che il 25 luglio avevano sfiduciato Mussolini: Ciano, De Bono, Marinelli, Preschi, Gottardi e Cianetti erano presenti mentre gli altri tredici vennero giudicati in contumacia, ad eccezione di Cianetti, i presenti, compreso Ciano (genero di Mussolini), vennero condannati a morte e giustiziati la mattina dell'11 gennaio.



La riunificazione si realizzerà il 25 aprile '45 con la liberazione di Milano.

Il
MODERATISMO, prima solo al Sud poi in tutta Italia, era già attivo nel '44 prima del governo Parri ('45).

Parte
il ciclo della Resistenza con i fatti di Porta S. Paolo a Roma e gli avvenimenti di Cefalonia (isola greca abbracciata a Itaca) luogo dell'eccidio da parte dei tedeschi in violazione di tutte le leggi della guerra e dell'umanità, in 10 giorni di combattimenti furono bombardati e massacrati 7000 soldati, i cadaveri buttati a mare per nascondere le tracce, altri 3000 furono fucilati (c'era quasi una gara per andare prima degli altri davanti al plotone di esecuzione) o naufragarono, tra il 23 e il 28 settembre, in tre navi cariche di prigionieri dirette ai lager nazisti e affondate in mare (solo con le ricerche degli anni Cinquanta si sono individuate e riportate in patria alcune salme).

Il 1 marzo 2001 il presidente della Repubblica Italiana Carlo Azelio Ciampi ha commemorato sul posto l'avvenimento. Alcuni passi del suo discorso:
"A voi, alla fin e del lungo travaglio causato dal colpevole abbandono (del Governo Badoglio), furono poste tre alternative: combattere coi tedeschi, cedere le armi, tenerle e combattere. Vi fu chiesto (con un inedito referendum), in circostanze del tutto eccezionali in cui mai un'unità dovrebbe trovarsi, di pronunciarvi e con orgoglioso passo avanti faceste la vostra scelta: unanime, concorde, plebiscitario: combattere. - Noi ricordiamo oggi la tragedia e la gloria della Divisione Aqui (12.000 uomini con due reggimenti di fanteria, uno di artiglieria e tre compagnie del Genio). Il cuore è gonfio di pena per la sorte di quelli che ci furono compagni della giovinezza; di orgoglio per la loro condotta. - la loro scelta consapevole fu il primo atto della Resistenza di un'Italia libera del Fascismo. - Decideste così, consapevolmente, il vostro destino. Dimostraste che la Patria non era morta. Anzi con la vostra decisione, ne riaffermaste l'esistenza. Su queste fondamenta risorse l'Italia" -

Seguono le
Quattro Giornate (28 settembre - 1 ottobre) e la strage di Caiazzo (CE) del 10 e 11 ottobre '43.

Insomma dopo Napoli si conobbe il senso della lotta partigiana.

I
l Congresso dei partiti antifascisti di Bari (gennaio '44 - in precedenza, dicembre '43, vietato a Napoli dal Comando alleato) porta alla svolta di Salerno (marzo aprile '44), propiziata anche dal mutato atteggiamento di Togliatti verso il re (prima di chiusura: 3.3.44, unica soluzione un nuovo governo Sforza; poi, dopo l'incontro con Stalin del 4.3.44: più morbido per precisi calcoli politici di futura influenza), con l'ingresso di antifascisti nel governo e, appena liberata Roma, dimissioni del re e di Badoglio sostituito con il socialista Bonomi che, sostenuto dai sei partiti antifascisti, formò un governo di Unità Nazionale (ministri: il liberale Benedetto Croce, il democristiano Alcide De Gasperi, il comunista Palmiro Togliatti, l'indipendente Sforza), il tutto significò un chiaro segnale democratico e antifascista.
Gli anglo - americani favorirono le forze moderate al governo, preoccupati da una possibile crescita dell'influenza sovietica in Italia.
Il 27 marzo '44, a Ravello, il
re fu costretto da Mc Millard a dichiarare, appena liberata Roma, la LUOGOTENENZA del figlio Umberto, formalizzata il 25.6.44, nonché con l'impegno che, a conflitto concluso, il popolo italiano si sarebbe dovuto esprimere sul futuro istituzionale.

La Resistenza
La gran parte degli italiani, militari e civili, respinse l'appello di Mussolini del 1943 e si diede alla macchia organizzando una resistenza armata contro i nazi-fascisti, necessaria premessa alla nascita di un nuovo stato democratico e popolare. La partecipazione degli italiani (definiti "partigiani") alla Resistenza e alla guerra di liberazione fu un fenomeno molto complesso. Si trattò di un impegno sorretto da motivazioni diverse: politiche, ideologiche, etiche, religiose, sociali, destinate comunque a favorire una presa di coscienza politica e democratica e a gettare le fondamenta del nuovo stato democratico e repubblicano.
I partigiani, oltre che dal rifiuto della barbaria nazi-fascista, erano motivati ideologicamente per un futuro democratico, essi erano soprattutto i renitenti alla leva di Salò e i militari sbandati dopo l'8 settembre, non mancarono i militanti dei partiti politici, particolarmente gruppi comunisti e azionisti; rilevante fu anche l'intenso SUPPORTO PARTIGIANO: la cosiddetta ZONA GRIGIA, fatta di protezione partigiana e attesismo senza eccessive compromissioni.
La lotta contro i nazi-fascisti si consumò con eccidi di massa di interi paesi, deportazioni, torture, campi di sterminio: gli eccidi di Ferrara, delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto, di Sant'Antonio di Stazzera, sono le tappe più dolorose della lotta partigiana.
Bocca ha individuato tre episodi di paura e di sangue per illustrare le origini del rapporto fra i residenti e l'occupante, ovverosia eccidio o genocidio e guerra totale applicata in Italia:
la strage di Meina, contestuale a quella di Boves (dove il tedesco applica per la prima volta la politica del terrore per un "energico ammonimento", Boves viene data alle fiamme il 19 settembre 1943, ora le stragi naziste non sono più polacche o russe cioè lontane, ma sono in casa nostra) e la battaglia di San Martino (che è la risposta alla resistenza passiva, non dei combattenti ma di quelli che si difendono solo: l'attacco tedesco del 13 novembre 1943 dà vita quasi ad una brevissima guerra di trincea lungo il confine svizzero, nella notte del 15 i resistenti guidati dal coraggioso ufficiale Croce, soprannominato "Giustizia", riescono a riparare in Svizzera, le perdite furono notevoli da ambo le parti. L'evento ha un valore ontologico in quanto denuncia gli errori che un gruppo partigiano deve evitare:l'attesismo armato, la guerra di posizione, la concentrazione in breve spazio).
Nel clima carico di scontri ideologici di quei mesi di occupazione tedesca, non sono, tuttavia, mancati episodi che videro, tra l'Italia, la Slovenia e la Croazia, stragi compiute da partigiani comunisti slavi e italiani contro di fascisti di diversa ispirazione politica e cittadini italiani che subirono veri e propri massacri, dettati da odio ideologico e da livore nazionalistico. I corpi venivano gettati nelle "foibe", cavità di origine carsica.
Ancora Pansa, squarciando la cortina di silenzio sull'altra faccia della guerra civile, denuncia decine di eccidi e centinaia di delitti, compiuti per vendetta, per punizione, per fanatismo politico e per odio di classe compiuti dai partigiani che combattevano per liberare l'Italia; un bagno di sangue che nel Nord si protrae ben oltre il 1946, dove le vittime non erano tutti criminali di guerra da punire con la morte.

Le forze partigiane, riunite nel
Comitato di Liberazione Nazionale (CLN, poi, dalla fine 1944 CLNAI, Alta Italia ), cui aderirono i costituiti partiti antifascisti italiani (la Democrazia Cristiana, i partiti Comunista, Socialista, Liberale, Azionista e Democratico del Lavoro) controllavano la lotta armata nelle città con i GAP (Gruppi di Azione Patriottica) e nelle campagne (un esempio la REPUBBLICA DELL'OSSOLA, 9.9.44 - 14.10.44: un mese di libertà). Dalla prima organizzazione in bande, si passa, nell'estate del 1944, all'unità militare della brigata ("Garibaldi" comunista, "Giustizia e Libertà" del Partito d'Azione, "Matteotti" socialista, "Osoppo" e "Fiamme Verdi" cattoliche, formazioni composte da militari dell'esrcito, da liberali e monarchici) composta da qualche centinaia di uomini e suddivisa in battaglioni, distaccamenti e squadre.
Nell'Italia liberata vennero organizzate le truppe regolari del
Corpo Italiano di Liberazione (CIL), che dal 13 ottobre 1943, dichiararono guerra alla Germania e combatterono a fianco degli alleati.
Dopo la liberazione di Napoli e dell'intera Campania, l'avanzata degli alleati si interruppe sul fronte di Cassino, ove i tedeschi avevano allestito una linea fortificata, la "linea Gustav", che resistette a lungo e venne sfondata solo nel marzo 1944, con costi altissimi, la distruzione dalla celebre abbazia benedettina e ben trecentocinquantamila morti: un bilancio molto più grave delle duecentomila vittime causate a Hiroshima dalla bomba atomica, ma che sarà un passaggio necessario per la liberazione nazionale.
Infatti, dopo lo sbarco ad Anzio, il 4 giugno gli alleati entravano in Roma, salutati calorosamente dalla popolazione, che aveva conosciuto la dura occupazione tedesca con i 340 trucidati nelle Fosse Ardeatine, il terrore del carcere di via Tasso, lo sgomento degli ebrei deportati e sterminati, la fame e le ristrettezze alimentari.
Il 2 settembre gli alleati entravano in Firenze e i tedeschi si arroccarono su un nuovo sbarramento a sud di Bologna, la "linea Gotica", tra Cattolica e Viareggio, situazione che fece rallentare il processo di liberazione, anzi il capo delle forze alleare, generale Alexander, il 13 dicembre invitava i partigiani a ridurre le attività avendo deciso di rinviare in primavera l'attacco.
Il CLNAI, per evitare un concentramento delle forze nazi-fasciste contro i partigiani, si oppose fermamente e raggiunse un intesa formale, sottoscritta il 7 dicembre, con gli alleati, con la quale ottenne aiuti, forniture militari e la rappresentanza politica di tutte le formazioni che operavano nell'Alta Italia. Grazie all'accordo del
governo Bonomi del 26 dicembre il CLNAI assunse anche la funzione di "delegato del Governo italiano" nelle zone ancora da liberare; veniva costruito un comando superiore partigiano, con a capo il generale Raffaele Cadorna e vicecomandanti Parri dell Partito d'Azione e Longo del Partito Comunista.
Con l'offensiva alleata di inizio aprile 1945, il 17 veniva sfondata la linea Gotica e il 21 si liberava Bologna, contemporaneamente i partigiani insorgevano in tutto il Nord, il 30, da un reparto di partigiani comandati dal colonnello Valerio, fu catturato a Dongo e giustiziato Mussolini mentre, travestito da soldato tedesco, cercava di fuggire in Svizzera, assieme alla sua amante Claretta Petacci; i loro corpi vennero esposti nel
Piazzale Loreto (nel '44, teatro dell'impiccagione di partigiani ad opera dei tedeschi) Milano tra lo scempio della folla.
Altre forme di Resistenza sono visibili nelle tragiche storie particolari come il rifiuto ("resistenza senz'armi" di Giovannino Guareschi) degli Internati Militari Italiani (IMI) di collaborare per cui, essendo traditori, deportati e utilizzati, in condizioni disumane e senza alcuna garanzia internazionale (come la Croce Rossa Internazionale), come forza lavoro aggiuntiva in Germania.

In Europa la Resistenza fu principalmente animata dai comunisti con molto sospetto alleato.
In
Francia fin dal 1941 con i comunisti maquisard e la France libre di De Gaulle contro i tedeschi e i collaborazionisti della Repubblica di Vichy.
In
Polonia, dopo la rivolta nel ghetto di Varsavia dell'aprile '43, vi fu una nuova rivolta fra il primo e 2 agosto '44, allorché forze partigiane filo-occidentali presero l'iniziativa contro i nazisti per prevenire la liberazione ad opera dei russi, di cui temevano la successiva dominazione. La rivolta fu però stroncata nel sangue, anche perché i sovietici, oramai vicini a Varsavia, ritardarono l'attacco contro i tedeschi, consentendo loro di liquidare la rivolta, giudicata da Stalin pericolosamente anticomunista.
Ma il paese dove la Resistenza assunse proporzioni più vaste fu certamente la
Jugoslavia, anche se spaccata in due: le forze del colonnello Mihailovic e i partigiani comunisti di Tito, che miravano ad una rivoluzione sociale e alla trasformazione della Jugoslavia in senso federale.
In Germania fu molto debole con la "Rosa Bianca", sorta tra intellettuali dell'Universitàdi Monaco, stroncata nel febbraio '43 o l'attentato a Hitler del 20 luglio del '44, dove il caso favorì il Fuhrer.

Il REGNO DEL SUD
Nel Regno del Sud ci fu un
concentramento forzato di forze politiche, i poteri forti (economici, istituzionali: i prefetti sono ex fascisti, ecc.) si saldano prima che altrove, la vita politica si svolge tra due moderatismi (forte produzione di POLITICANTI).
L'occupazione alleata (100.000 americani) con
Poletti abolisce la legge fascista, ripristina quella del '15 e produce, per la sopravvivenza, una immoralità (42.000 prostitute) e un'illegalità (contrabbando) diffuse; si cerca di restare fuori dal contrasto con la chiusura iniziale al CLN (si nega il congresso dei partiti antifascisti a Napoli nel dicembre '43); solo in una seconda fase inizia il dialogo con i partiti ed il CLN quali rappresentanti delle forze operaie e produttive, prologo dell'imminente democrazia di massa, i risultati sono scarsi per le poche risorse ed aiuti (si può pensare a Napoli come laboratorio della politica americana nei territori occupati).
Nel Sud la Resistenza è solo antitedesca, la Monarchia e le istituzioni vanno difese perché‚ appaiono, diversamente che al Nord, antitedesche e protettrici; convinzione suffragata successivamente dal REFERENDUM istituzionale e mantenuta in vita dal successivo LAURISMO (responsabile dell'appannamento della memoria delle "quattro giornate").
Sicuramente i
valori resistenziali giungono forti a Napoli solo con i partiti di sinistra nella lotta repubblicana anche se la lettura della Resistenza non può avere una visione esclusivamente partiticentrica (i capi della Resistenza vengono tutti dall'Aventino, processo da rivalutare in quanto estremo tentativo di resistenza politica visto che li movimento operaio era stato già distrutto con il delitto Matteotti).



Storiografia della RESISTENZA (nel SUD)

Un ragazzo napoletano di 17 anni, a pochi minuti dall'esecuzione capitale da parte dei tedeschi, scrisse: "E' PIU' FACILE MORIRE PER UN'IDEA CHE VIVERE PER REALIZZARLA".

La Resistenza, quale fondante dello stato repubblicano e nesso forte dell'identità collettiva dello stato ita-liano, è definita
milanocentrica e permangono forti le difficoltà per delineare una Resistenza del Sud, a causa del breve tempo in cui si è palesata (25 luglio '43 - 28,29,30 settembre e 1 ottobre '43); inoltre, la si ritiene non del tutto veritiera (le 4 giornate rappresentano solo una sommossa d'istinto) o necessaria (gli Alleati erano in vista di Napoli).

Per una corretta analisi è necessario verificare anche se ci furono, nel Sud,
tendenze antifasciste e repubblicane nel periodo fascista, attraverso il dibattito storiografico. Le valutazioni si orienteranno sulla opposizione, la crucialità, la rilevanza e la peculiarità di Napoli, e considereranno se il vento democratico del Sud smosse le masse, fondendo il sociale con il politico, e si contrappose al vento del Nord.

Indubbiamente la difficoltà delle comunicazioni costringe le notizie alla sola lingua parlata, molto diversa tra nord e sud,
ma Napoli insorge mentre Roma viene liberata.

Geograficamente il Mezzogiorno si diversificherà, per la durata: brevissima in Sicilia (entro il 3 settembre '43), veloce in Calabria (entro il 10 settembre '43) e a Napoli (entro il 1 ottobre '43), lunga in Abruzzo (nel '44).

Per lo storico
CHABOD, le 4 giornate rappresentano un evento esemplare ed eccezionale, proprio perché nel "Regno del Sud" non si conobbe la lotta partigiana né i CLN.

Per lo storico
Roberto BATTAGLIA, si devono legare gli episodi della Resistenza, la peculiarità del Sud si caratterizza da una limitata reazione per la brevità dello stato di guerra, ma è forte l'INERIRE nel corpo sociale della rivoluzione vista la spontaneità e la resistenza passiva: infatti si registra una esplosione di collera secolare prima con le LOTTE CONTADINE in provincia (vedi ad esempio opuscolo su Terzigno) e poi con le 4 giornate in città. Solo nel Sud l'urto elementare tra l'efficientissimo apparato militare nazista ed il popolo senza alcuna organizzazione predeterminata ma in grado di scegliere d'ISTINTO subito la STRADA GIUSTA (filoalleati e non filotedeschi) da nessuno indicata e senza disorientamenti altrove registrati.

Per Giampaolo Pansa, infatti, contrariamente alla vulgata resistenziale, nel Nord non ci fu alcuna insurrezione delle città contro nazisti e fascisti, sia perché l'avanzata di aprile '45 degli Alleati si rivelò molto più rapida del previsto, sia perché le città settentrionali si ritrovarono liberate dal momento che, nelle ore finali della guerra, tedeschi e fascisti se ne andarono o, se si preferisce, scapparono: i tedeschi nel tentativo di arrivare in Austria e di lì in Germania, con un ripiegamento spesso disordinato e accompagnato da stragi di civili; i fascisti per raggiungere il fantomatico ridotto armato dalla Valtellina, ma soprattutto per disperdersi e non essere catturati dai partigiani. (…). A riprova di ciò è l'assenza quasi totale di morti in queste città, anche se si sono raccontate molte bugie come la leggenda dei 320 morti (articolo di Gravagnuolo apparso sull'Unità del 30 ottobre 2005, recensito come Sconosciuto 1945) da parte dei cecchini fascisti a Torino (in città non vi è alcuna lapide o monumento per tali numerosissime vittime).

Il testimone Pasquale SCHIANO, nel '65, parla della presenza a Napoli di intellettuali antifascisti e di un Fronte Napoletano di Liberazione, di tradimento di politici (politicantismo) che smorzò la spinta resistenziale; le Quattro Giornate furono un momento dell'intero processo antifascista come il compiersi di un processo lungamente incubato e non pura occasionalità, tanto che Mussolini affermava che Napoli era la meno fascista delle città italiane e Hitler ordinò di distruggerla.

RENDA e PAVONE nel loro "Movimento contadino" ('80) affermano che le spontanee lotte contadine del '43 sono una scelta strategica non armata che supportò il Nord, per le antitesi alle iniziative moderate dello stato monarchico. Si realizza una certa saldatura tra città e campagna; nel Regno del Sud il ceto dirigente, per il ruolo cruciale sul piano interno ed internazionale, si allena alla politica interna ed internazionale.
PAVONE ('92): Le QUATTRO GIORNATE un MOTO TELLURICO poco analizzato dagli storici nazionali, è utile ricercare i nessi e le equivalenze fra i partigiani del Nord ed il movimento contadino, la mobilitazione popolare e repubblicane del Sud. La gente comune (zona grigia) è fortemente convinta del cambiamento, sostenuta dalla stessa Chiesa. LOTTA PARTIGIANA: tre guerre: patriottica, di classe, antifascista.

Per CORTESI ('75) il napoletano è un laboratorio e il processo è unico con tante specificità.
Non si deve ovviamente commettere l'errore di dividere sociale e politico, a causa della man-canza della struttura e organizzazione politica, ma considerarli tutt'uno. Nell'azione rivoltosa sono presenti tutti (docenti, studenti, operai, disoccupati, ecc.) e in tutti i luoghi (il signorile Vomero e il proletario Ponticelli), non è esclusiva la figura dello scugnizzo che va ridimensionata. La sconfitta in guerra è un grosso colpo all'identità nazionale per la classe media in quanto si perdono referenti e protezioni, anche l'ingresso nel fascismo a Napoli fu di tipo opportunistico, non certo politico.

Il fascismo per reati minori e dei fascisti stessi condannava con la semplice denuncia (anche nel privato) al CONFINO perché meno duro ma molto adatto in quanto enucleava anche il mi-nimo dissenso (bastava citare abbasso il re o il duce) e nello stesso tempo evitava i processi dove necessariamente doveva svolgersi un dibattimento pubblico sul fascismo.


Il laboratorio Napoli finirà per condizionare fortemente gli eventi.

Per una lettura scientifica: ricercare i collegamenti incrociati Nord- Sud: LA RESISTENZA FU UNITARIA? (possibile una conferma attraverso un'analisi geografica della sua evoluzione).



SAREBBE OPPORTUNO PROPORRE UN PERCORSO DAL TITOLO: "NAPOLI RIVOLUZIONARIA 1799: Repubblica partenopea - 1861/5: Il Brigantaggio - 1943: Le Quattro Giornate" con un prosieguo nella attuale sfida che la Città, ferita a morte ed a rischio di toccare il punto di non ritorno, per una "rinascita" deve affrontare per l'emergenza delinquenziale e camorristica i "padroni" del malaffare.

Nel settembre 2006, ad esempio, in occasione della celebrazione delle Quattro Giornate, al motto:"Le quattro giornate di Napoli contro la camorra. Un invito alla resistenza che non puoi rifiutare." Si sono tenuti convegni in quattro città simbolo: Casal di Principe, Afragola, Ottaviano, Marano.
Studenti e cittadini tutti, come i partigiani del '43, con un estremo sforzo devono organizzare, questa volta, la resistenza al sanguinario nemico della legalità e del vivere nel pieno rispetto delle regole.
Lo sforzo consiste nel superare il colorito contrabbando, tollerato da tutti e spesso utilizzato dalle stesse forza dell'ordine; la politica, per fare la propria parte, non deve solo non avere rapporti con la camorra; lotta all'occupazione commerciale camorristica (bar, circoli, mercato carni, ecc.); non reprimere, ma prevenire; utilizzazione sociale immediata dei beni confiscati, altrimenti l'immagine è di sconfitta e di abbandono; distinzione tra ordine camorristico, più semplice e quindi più sconfiggibile, da quello mafioso.





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