Eduardo Ambrosio


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CULTURA, POLITICA E SOCIETA' - II RIVOL. INDUSTRIALE

STORIA > NOVECENTO > I PRIMI40 ANNI

POLITICA, CULTURA E SOCIETA' - II RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Il crollo dei piccoli Stati del XIX sec. determinò nel secolo successivo l'ascesa di grandi potenze. La rivoluzione industriale aveva aperto grandi strade per la conquista e il dominio dei territori d'Oltremare a quei paesi avviati allo sviluppo capitalistico. Così l'Europa colonizzò il mondo, ma le forti tensioni fra i vari stati e la contesa dei territori d'Oltremare portarono a ciò che fu la "Grande Guerra".
La Gran Bretagna era in possesso di territori molto vasti per cui era difficile evitare rivendicazioni di autonomia; la Francia aveva ingrandito i suoi domini grazie ad ingenti investimenti ma senza ottenere nulla in cambio; Germania e Italia erano alla ricerca di un territorio da colonizzare allorquando il mondo era già stato suddiviso; Austria - Ungheria, Russia e Turchia si indebolivano sempre di più fino alla rovina. In questo contesto la società fu costretta ad adattarsi cotinuamente ai problemi del nuovo secolo: i movimenti operai cominciarono a rivendicare con più tenacia i propri diritti; marxisti ed anarchici facevano sorgere timori tra le istituzioni più antiquate; invece le donne, grazie alle suffragiste, cominciarono a lottare per un riconoscimento politico.
Questa rivoluzione la si notò anche nel mondo artistico. Una delle personalità più importanti in questo campo fu
Pablo Picasso. Nuove correnti artistiche furono: cubismo, espressionismo e astrattismo.
In letteratura furono note le opere di Proust e di Henry James.
Scienza e tecnica furono due protagoniste del secolo, con grandi personalità come Albert Einstein (oggi celebrato come "Uomo del Secolo").

Verso la guerra

In questi anni, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Russia ed USA diedero inizio ad una
politica colonialistica sia per espandersi economicamente, sia per avere una maggior forza negli affari internazionali.
Grazie alla potenza industriale e ai nuovi mercati conquistati, gli
USA divennero uno dei paesi più potenti del mondo. D'altro canto le nazioni europee, sempre più ambiziose, formulavano piani che però finivano sempre con lo scontrarsi gli uni contro gli altri.
Il
crollo dell'impero Austro - Ungarico e del potere Ottomano favorirono il dominio tedesco, che organizzò un esercito sempre più potente nel centro Europa.
Anche l'Italia, nonostante la sua precaria economia, partecipò alla corsa coloniale, e con la guerra di Libia fu reso più precario l'equilibrio politico internazionale.
Inghilterra e Francia erano impegnate a proteggere i loro Imperi dalla Germania. La Russia cercava di mettere in piedi il suo Impero senza tener conto della crisi della sua società che sfociò in una rivoluzione male organizzata.
Fu in questo periodo di debolezza russa e di distrazione occidentale che il Giappone impose la sua forza politica, industriale e militare, entrando in competizione con gli Imperi europei e costruendo un proprio spazio asiatico.
Nel frattempo, in seguito alle razzie colonialistiche, la
Cina andava via via dissolvendosi. Era noto infatti che, fin dalla fine del 1800, le grandi potenze europee avevano avviato l'espansionismo coloniale che portò alla loro evoluzione economica e diplomatica. Le motivazioni del cristianesimo, che erano state alla base dell'occupazione delle nuove terre per la diffusione della fede cristiana e della civiltà dei bianchi, si sostituirono agli interessi commerciali e politici. Così, l'occupazione delle colonie incrementò il flusso migratorio proveniente dagli stati europei.
Robert Salisbury, primo ministro britannico, affermò:"Possiamo suddividere le nazioni del mondo in due gruppi: quelle vive e quelle moribonde". Le nazioni "vive" erano quelle che godevano della forza derivante dallo sviluppo industriale come Francia, Germania, USA e Gran Bretagna; quelle "moribonde" erano da identificarsi in Turchia e Cina perché in via di disintegrazione politica e geografica. Proprio per questo motivo erano state sovrastate dalle potenze europee.
I territori conquistati furono organizzati in diversi modi per cui ci furono i seguenti tipi di colonialismo:
enclave di carattere strategico: in cui la potenza colonizzatrice stabiliva una guarnigione militare per vigilare le rotte commerciali;
colonie economiche: in cui la madrepatria non sottometteva politicamente la colonia, ma si limitava allo sfruttamento delle sue risorse;
colonie di ri-popolamento: alle quali venivano indirizzate le masse emigranti con lo scopo di annettere quelle "nuove terre" alla "madrepatria";
protettorati: ossia territori con una propria struttura politica e culturale ma appoggiati al paese colonizzatore il quale offriva loro sostegno militare ed ingenti concessioni economiche;
concessioni o affitti di enclave in paesi indipendenti: generalmente si trattava di porti attraverso i quali le potenze potevano esercitare un controllo commerciale.
Avvenuta l'occupazione i colonizzatori imponevano la loro organizzazione politica e successivamente passavano allo sfruttamento economico del territorio.

La prima rivoluzione russa (1905)
Agli inizi del '900 Russia e Turchia erano gli unici due paesi in cui vigesse ancora l'"Ancien regime": autocrazie dirette dalla figura del monarca che poggiavano su una minoranza nobiliare, latifondista e fortemente reazionaria.
In Russia il sistema politico era fortemente classista, autoritario e pronto a respingere ogni eventuale "occidentalizzazione".
Lo Zar Nicola II, non attuò programmi di riforma sociale ma diede via allo sviluppo economico basato sull'industrializzazione del paese col sostegno del capitale straniero, così da far registrare un incremento medio dell'8% annuo della produzione industriale: e tutto ciò grazie ai suoi provvedimenti protezionistici. Con una parte cospicua del capitale ricavato fu così migliorata la rete ferroviaria, tanto da portare a termine nel 1904 la "transiberiana"; che mise in collegamento con l'Occidente regioni di enormi risorse.
Tutto ciò portò all'incremento dell' industralizzazione, ma le disuguaglianze tra le classi sociali non scomparvero: il rincaro del costo della vita dovuto al protezionismo industriale, impoveriva sempre di più il livello di vita di contadini ed operai.
Nel 1914 si contavano tre milioni di operai dell'industria, caratterizzati da una forte coscienza di classe. Le loro condizioni di vita erano assai misere: vivevano in periferia, in pessime condizioni sociali e sprovvisti di ogni copertura sociale, come del resto i bambini che venivano assunti a basso costo e sfruttati per lavori pesanti.
La borghesia emergente, assorbì per prima le ideologie liberali e marxsiste provenienti dall' Occidente. Nacquero così i movimenti operai e rivoluzionari. Il malcontento sociale favorì l'attività politica clandestina che si articolò in tre ideologie:
Populismo: movimento socialista antindustrialista composto da giovani universitari che vedevano le masse contadine promotrici di una rivoluzione antizarista.
Anarchismo: (che ebbe come suo maggior rappresentante Michail Bakunin) si trattava di un'ideologia nichilista che puntava al sovvertimento sociale e politico attraverso il terrorismo per il riscatto del popolo.
Neomarxismo: riteneva che il moderno proletariato industriale dovesse essere il nucleo principale del movimento rivoluzionario socialista e rivendicava la dittatura del proletariato.
Tumulti e tentativi di rivolte furono spesso soppressi dalla polizia. La situazione economica di gran parte della popolazione peggiorava e aumentava la tensione sociale.
Nel febbraio del 1904 a Port Arthur, i giapponesi sconfissero la flotta russa. L'indignazione popolare sfociò il 22 gennaio del 1905, in uno sciopero generale ed in una dimostrazione davanti al palazzo di San Pietroburgo, dove i dimostranti si concentrarono, e su di loro si sparò ad altezza d'uomo.
Gli scioperi antizaristi continuarono fino a costringere lo Zar Nicola II a firmare il "
Manifesto di ottobre ", con il quale si impegnò a concedere la libertà civile e politica, a varare nuove leggi elettorali ed a istituire la DUMA (parlamento) con potere legislativo.
I liberali si accontentarono e si staccarono dalla massa rivoluzionaria. Vennero creati i
SOVIET, organi direttivi scelti dagli operai, ma per la repressione condotta dalla polizia zarista, il movimento si indebolì e la rivoluzione fu messa a tacere.

Contemporaneamente in U.S.A.
Gli USA, invece spinsero la loro politica interventista in America latina: l'obiettivo era quello di controllare alcuni mercati andando alla ricerca di nuovi sbocchi, facendosi così scudo dalla dottrina Monroe: L'America agli americani, (che giustificava l'intervento nordamericano in America latina utilizzando come pretesto la salvaguardia del nuovo continente dall' ingerenza economica europea).



La II Rivoluzione Industriale
Dalla seconda metà dell'Ottocento la modernizzazione dell' industria conobbe una notevole accelerazione grazie alla comparsa di nuove fonti energetiche, al miglioramento dei materiali, all' espansione mondiale delle comunicazioni, nonchè alla diversificazione dell' economia.
Ebbe inizio così la Seconda Rivoluzione Industriale.
L'elettricità fu la fonte energetica più utilizzata grazie alla quale si raggiunse uno sviluppo senza precedenti.
Nel 1867 venne costruita la prima dinamo e nel 1872 Thomas Alve Edison diede vita alla prima centrale a corrente continua mentre in America nel 1893 dalla Westinghouse fu progettata e messa in funzione la prima centrale a corrente alternata. Nel 1910 erano già ampiamente sviluppati gli alternatori ed i trasformatori. Da qui si ha uno smisurato sfruttamento dell' elettricità soprattutto per i mezzi di trasporto: tram, metropolitana e ferrovia.
Questa nuova energia diede ampio spazio allo sviluppo delle telecomunicazioni e si cominciarono a costruire i primi elettrodomestici. Infine è stata fonte di miglioramento per le industrie metallurgiche, in quanto era indispensabile per il processo dell' elettrolisi. Secondo solo all'elettricità, come fonte energetica fu il petrolio: usato dapprima per illuminare e riscaldare, dopo l' invenzione del motore a combustione interna di Daimer e di Diesel, divenne il cosiddetto "oro nero" per la nascente industria automobilistica.
All'inizio del '900 la produzione dell'acciaio prese il sopravvento su quella del ferro, per le migliori prestazioni del materiale rendendo così possibile la costruzione di nuovi edifici sempre più alti, nonché di ponti più sicuri. Si fecero così passi avanti anche grazie allo sfruttamento del rame, piombo, alluminio, stagno, di vernici e di batterie elettriche.
Anche le ricerche chimiche ebbero successo con grandi scoperte. La ferrovia, che aprì i primi tragitti nel 1830-1840, all' inizio del 1900 arrivò addirittura a congiungere le due sponde oceaniche. Grazie alla sostituzione del legno con l'acciaio e delle vele con i motori a combustione interna, il trasporto per mare divenne più veloce e sicuro cosicchè anche il commercio marittimo si internazionalizzò e consentì un migliore sfruttamento delle materie prime provenienti dalle colonie.
Lo sviluppo industriale degli ultimi trent'anni dell'Ottocento provocò eccedenze di produzione nei paesi più avanzati. I mercati nazionali non erano in grado di assorbire l'offerta e l'unica via d'uscita era l'esportazione dei prodotti. La soluzione sembrava essere solo le colonie. Queste sin dall' inizio del XIX secolo erano la madrepatria dei prodotti agricoli inesistenti in Europa. Quindi le eccedenze produttive iniziate dalla rivoluzione industriale ebbero sbocco nelle colonie. Man mano che il processo si espandeva, l'aumento del traffico commerciale provocò il rialzo dei prezzi dei prodotti agricoli rendendo così possibile il miglioramento e l'estensione delle piantagioni.
La Gran Bretagna era il paese più industrializzato del mondo e la sua economia si basava sul sistema del "
libero scambio". Il protagonismo della Gran Bretagna fu decisivo per lo sviluppo dell'economia internazionale e provocò una reazione negli altri paesi industrializzati che furono importanti per l'espansione del capitalismo.
Verso la fine dell'Ottocento l'Italia, la Germania, la Francia, gli Stati Uniti e la Russia impostarono dazi molto alti alle dogane per proteggere la produzione interna e difendersi dai manufatti inglesi. In molti casi, il
protezionismo favorì lo sviluppo della produzione interna. Gli americani e i tedeschi riuscirono a superare gli inglesi nell'industria chimica, elettrica e automobilistica anche grazie alla grande produzione di ferro e acciaio. In ogni caso, negli anni che precedono la prima guerra mondiale, la potenza commerciale del Regno Unito, fece di Londra il punto di riferimento di un'economia in pieno sviluppo.
L'esigenza tecnica dei lavoratori e di attrezzature di ricerca, dovuta agli aggiornati sistemi produttivi della seconda rivoluzione industriale, richiesero l'investimento di ingenti somme che non sempre si rilevarono redditizie.
Verso la fine del 1800 si delineò la tendenza imprenditoriale alla concentrazione, così da poter trarre il massimo profitto dal capitale e ridurre i costi. Tale tendenza si sviluppò maggiormente nei primi anni del '900 con due tipi di concentrazioni: quella verticale, in cui una stessa impresa si concentrava su tutta la catena produttiva, dalla materia prima, al prodotto finito; quella orizzontale invece, consisteva nel controllare un determinato prodotto mediante un'associazione di vari produttori, una sorta di monopolio. Questa concentrazione, si divise a sua volta in varie modalità tra le quali ricordiamo:
il Cartello : si realizzava un accordo fra imprese dello stesso settore per controllare la produzione e i prezzi (Sistema molto utilizzato in Germania);
il
Trust: varie imprese si rafforzavano sotto la direzione di una nuova azienda che doveva riuscire a stabilire un buon coordinamento per assicurare il monopolio del mercato (Sistema molto utilizzato in USA).

La società
La società occidentale dei primi anni del '900 visse rapidi mutamenti. Le campagne si spopolarono a favore delle grandi città e tutto questo comportò la mobilitazione di massa e dure contestazioni.
Proprio in questo periodo si intensificò il fenomeno del terrorismo. Alcuni giovani combattevano per migliori condizioni di vita mentre altri, cercavano fortuna all'estero.
Questo fu anche il periodo delle grandi costruzioni tra le quali il
Titanic, il canale di Panama e centinaia di migliaia di chilometri di ferrovia.
All'inizio del Ventesimo Secolo il livello di vita in Occidente era aumentato come era aumentato anche il numero dei consumatori. Da qui iniziò senza dubbio la
febbre consumistica. Ciò contribuì al sorgere di nuove imprese come la Pepsi Cola (1903) che cominciò a competere con la Coca Cola del 1892.
Dal 1901 vennero messi in commercio gli elettrodomestici. Aumentarono sia le forme di vendita attraverso la pubblicità che i venditori a domicilio. Naquero poi i
Grandi Magazzini (D'Annuzio diede il prestigioso nome a "La Rinascente") ed i cataloghi di vendita per corrispondenza.
Lo sviluppo che si ha in questo periodo fa cambiare il modo di vestire, soprattutto quello femminile. Anche grazie ad una mentalità più aperta e all'inserimento sempre più deciso della donna nel mondo del lavoro, si smise di considerare biasimevole che le donne passeggiassero da sole.
La presenza di donne in uffici, negozi ed altre attività, portò alla comparsa dei completi "
gonna e giacca" il cosiddetto stile "Gibson girl".
Fra gli uomini si estese invece l'uso del cappello di paglia e dei pantaloni corti e stretti, mentre i più giovani, li portavano con il risvolto in fondo ed erano soliti portare colletti molto alti ed inamidati.

I cambiamenti più rilevanti nel mondo della moda del primo decennio del XX secolo giunsero dalla Francia. Paul Poiret, che raggiunse il successo liberando le donne dal fastidiosissimo
"corsetto", ideò cappotti ampi e stretti.
Nel 1902 furono inventati in Francia i bottoni a pressione cuciti. L'anno seguente comparvero le prime cerniere lampo (
convenzionalmente ritenute il simbolo della terza ed ultima rivoluzione industriale) negli U.S.A., dove nel 1914 fu organizzata la prima sfilata con la partecipazione di indossatrici di professione. In quello stesso anno, l'americano Caresse Crosby brevettò il primo reggiseno. Successivamente, l' uso della "gonna a pantalone", che scandalizzò i settori più conservatori, divenne un simbolo della "lotta femminile" per l'uguaglianza dei diritti.
Lo sfruttamento discriminato della natura e l'accorgersi di animali in via di estinzione, fece nascere una sensibilità collettiva nei paesi occidentali.
Nel 1903 la Norvegia varò una legge che proibiva la cattura delle balene per un periodo di quindici anni. La Russia ed il Giappone firmarono un trattato per la protezione delle foche e delle otarie mentre nel 1911 la Duma russa vietò la caccia alle marmotte e agli zibellini. Infine nel 1902 il Governo Federale U.S.A. incaricò il popolare
Buffalo Bill per la protezione dei bisonti.

In questo periodo la società si concentrò con tutte le sue forze per rendere più agili e veloci le telecomunicazioni, fondamentali per l'espansione economica. Il modo più veloce e soddisfacente per comunicare era senz'altro il telegrafo.
La stampa americana e inglese inventarono un nuovo modo di vendere i giornali, inserendovi le pubblicità ed i primi cruciverba.
Gli immigrati cercavano informazioni sui propri luoghi d'origine: questo portò negli Stati Uniti alla pubblicazione di più di mille giornali in lingua "non inglese". In questo periodo si affermarono: "The Times","Daily Mail","New York Evening Journal","Daily Mir-ror","The Illustration" e "Le petit Journal".
In Italia si era affermato come primo quotidiano il " Corriere della Sera ", fondato nel 1876 da Eugenio Torelli Voillier e diretto dal 1900 da Luigi Albertini (molto critico dell' esperimento politico di Giolitti). Nacquero in seguito:"La Domenica del Corriere", "Il Corriere dei Piccoli" e l'"Avanti".
Il mondo delle comunicazioni fu totalmente cambiato dall' invenzione dello scienziato italiano
Guglielmo Marconi: la trasmissione radiotelegrafica sostituì quella dei segnali Morse.

Dall'anarchismo teoretico all'azione terroristica
La società del primo decennio del XX secolo era divisa in due parti ben definite: da una parte le alte classi aristocratiche unite alla nuova borghesia industriale; dall' altra, la grande popolazione di lavoratori. Le misere condizioni di vita erano favorevoli al marxismo e all' anarchismo.
Mentre il marxismo voleva porre il potere politico per i lavoratori, l'anarchismo incitava il proletariato ad abolire ogni autorità statale per dare maggior sviluppo alla libertà individuale. "
Ciò che più importa è che il popolo, gli uomini tutti perdano gli istinti e le abitudini pecorili che la millenaria schiavitù ha loro ispirato ed apprendano a pensare e ad agire liberamente." Gli Anarchici. (lapide nel giardino comunale sul posto di Pozzuoli).
I teorici dell'anarchismo di maggiore influenza furono Pierre Joseph Proudhon, Max Stinner, Michail Bakunin ed il russo Seregej Nechaiev. Con 1e teorie di quest'ultimo, l'anarchismo si identificò col terrorismo. Gli atti terroristici erano giustificati con la necessità di rispondere con la violenza alla violenza repressiva dei governi e delle classi dominanti. Furono così commessi celebri omicidi: Sadi Carnot (presidente francese), William Mckinley (presidente statunitense), Jose Canalejas (presidente del consiglio spagnolo).

Dopo lo scontro fra marxismo e anarchismo, i gruppi marxisti formarono l'Union General de Trabajadores (UGT), mentre gli anarchici diedero vita alla Fèdératiòn Regional de Trabajadores. Quest'ultima influenzò in modo decisivo i conflitti sociali.

Come già abbiamo visto in precedenza, le donne cominciarono a cambiare stile di vita; non più rinchiuse in casa, cominciarono anch' esse a lavorare in fabbrica.
Nei primi anni del secolo, la figura femminile entrò nella storia politica con la norvegese Anna Rogstadt, che nel 1911 fu eletta nel parlamento del proprio paese.
Una delle battaglie più dure che le donne combatterono, fu quella del diritto di voto. La pressione fu così tanta che molte donne furono arrestate per turbamento dell'ordine pubblico.
Un altro fattore che diede problemi alla società del periodo, ma soprattutto ai datori di lavoro, furono le organizzazioni operaie. L'affluire nelle grandi città di masse contadine e di emigranti forniva manodopera a buon mercato che consentiva agli imprenditori di rimpiazzare gli scioperanti.
Gli scioperi in Europa ed in America furono determinati da alcuni punti: giornate lavorative troppo lunghe; numerosi infortuni sul lavoro; bassi salari.
Mentre gli
operai si organizzarono in sindacati, i datori di lavoro si organizzarono, a loro volta, in associazioni per resistere alle richieste operaie come la: National Assosacion of Manifacturers (associzione nazionale dei fabbricanti) negli USA.
In Italia, dopo che nel 1906 fu fondata la Lega Industriale di Torino, volta a difendere gli interessi degli imprenditori, nel settembre dello stesso anno sorse a Milano la
Confederazione Generale del Lavoro (CGdL), un sindacato operaio dominato dai socialisti riformisti.

La scienza
Nel campo scientifico medicina e fisica fecero passi da giganti. La medicina svelò nuovi segreti dell'organismo e riuscì a curare malattie definite incurabili.
Mentre la fisica, con la conoscenza della materia di Max Planck e la
"teoria della relatività" di Albert Einstein, costituì il pilastro portante su cui hanno poggiato i progressi tecnologici del XX secolo e le nuove concezioni del mondo in cui viviamo.
Grazie a tutti questi studi ed alla collaborazione tra ricerca ed industria, l'uomo cominciò a volare.
Nel contempo, l'industria automobilistica si sviluppò ancora di più grazie all'invenzione dei motori a benzina. I mezzi di trasporto quindi, insieme alla radiotelegrafia di Guglielmo Marconi, "
rimpicciolirono" il mondo.
Le turbine a vapore furono inventate nel 1883, ma ebbero scarso sviluppo industriale.
All'
Esposizione Universale del 1900 a Parigi, l'ingegnere francese August Rateau presentò una nuova turbina modificata, che lavorava più lentamente, ma che non perdeva potenza. Poco dopo l' impresa inglese fabbricò la più grande turbina a vapore dell' epoca, che sviluppava una potenza massima paragonabile a 1000 kW di una centrale elettrica. Intanto l'americano Charles Gordon Curtis costruì una nuova turbina con asse verticale che riuscì a raggiungere i 5000 kW di potenza. Fu quindi la turbina, la protagonista delle industrie pesanti e della Seconda Rivoluzione Industriale.

Cultura e Sport
E' un periodo culturale molto ricco di fermenti e aperto a nuove sperimentazioni. Le basi sulle quali poggiava il mondo della pittura si erano ormai incrinate per le innovazioni portate dal
Cubismo di Picasso e dal Fauvisme di Georges Braque. Anche la scultura subì trasformazioni rivoluzionarie e le città spinsero l'architettura alla ricerca di nuove dimensioni. I concetti tradizionali furono trasformati da nuove tendenze artistiche come l'Art Nouveau.
Nel campo della letteratura, i testi teatrali furono l'espressione artistica nella quale si avvertì per primo un profondo rinnovamento. Questi riflettevano le nuove problematiche ed i sentimenti collettivi. L'anno 1913, fu l'anno in cui si vide con maggior evidenza la spaccatura tra vecchie tradizioni e nuova espressione.
Proprio in quell' anno, infatti Igor Stravinskij mise a soqquadro il mondo della musica con la sagra della primavera. Oltre a Stravinskij però, anche Gustave Mahler, Claude Debussy, Maurice Ravel e Arnold Schonberg fecero parte degli artefici dei grandi cambiamenti musicali.
Il cinema intanto si avviò a diventare industria; nacquero le prime case di produzione e le prime case cinematografiche.
Per quanto riguarda lo sport, il secolo si aprì con le
Olimpiadi Moderne volute dal Conte Pierre de Coubertaine. Lo sport, divenne strumento di conoscenza, di pace e di fratellanza fra i popoli. Fu proprio in questo periodo che nacquero tornei come quelli di Wimbledon, Coppa Davis, Giro d'Italia e Tour de France.
La rivoluzione dell' industria automobilistica fece subito nascere le gare di velocità. Sino all'inizio del '900 lo sport era stato una attività ricreativa per le persone più agiate, ma col passare del tempo le competizioni atletiche oltrepassarono le frontiere nazionali.



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