Eduardo Ambrosio


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DINAMICHE E MOVIMENTI DEMOGRAFICI

CULTURE E RELIGIONI


DINAMICHE DEMOGRAFICHE E MOVIMENTI MIGRATORI

La Demografia si presenta come scienza ostica, limitata dal punto di vista metodologi-co per la sua forte dipendenza dalla statistica del numero difficilmente veritiero, per cui si appoggia alla economia, alla storia, alla sociologia, ecc. Il problema demografico, a livello mondiale, è analizzato in conferenze a scadenza decennale, in quella del 1994 a IL CAIRO, emerse la necessità di definire un EQUILIBRIO DINAMICO che collegasse lo sviluppo demografico a quello economico.

In antitesi alle contrastanti posizioni
(la cattolica contro ogni forma di intervento, la laica a favore di un deciso controllo delle nascite, la neomalthusiana - la forbice - cioè per regolare il rapporto intervengono eventi catastrofici: peste, carestie, guerre atomiche) la Conferenza ha sancito l'intangibilità della famiglia, ha permesso solo l'uso di metodi anticoncezionali classici (di difficile applicazione però in realtà ignoranti e arretrate del Terzo Mondo) ed ha ribadito il diritto di ogni paese a definire la strategia più idonea.

Per definire una politica demografica bisogna avviare una seria indagine conoscitiva, molte esperienze hanno dimostrato che il risultato è migliore in un clima volontaristico anziché‚ coercitivo, infatti il benessere e la cultura sono i migliori anticoncezionali. Oggi il più alto tasso di natalità (6-7 figli per donna) si registra nelle realtà islamiche dove la donna è totalmente subalterna e ignorante. Per contro il tasso mondiale è di 3-4 figli per donna.
I movimenti migratori non sono dovuti a pressioni del Terzo Mondo ma alla capacità del Primo Mondo di attirare manodopera da quella realtà per il basso costo: infatti le migrazioni quasi sempre sono di tipo familiare o di clan (ricomposizione di cellule sociali originarie).
In Italia il fenomeno è in evoluzione nel '92 le presenze erano di circa 900.000 unità, nel 1995 intorno a 500.000, oggi è in vistosa crescita.
Nel 1650 la popolazione di Asia e Africa era il 78% di quella mondiale, nel 1950 era il 72%, si prevede solo nel 2030 che ritorni sul livello del 78%. Variazione dovuta al grande espansionismo europeo dell'Ottocento, evento giustificato dalla cultura domi-nante europea, ora l'espansione fisiologica di Asia-Africa crea problemi.
L'Occidente, infatti, negli ultimi anni (California contro i centroamericani, Germania e Austria contro extracomunitari) sta alzando steccati per difendere la propria identità culturale.
Le previsioni demografiche sono molto difficili se non impossibili per la forte complessità:
-
l'inquinamento occidentale e i gravissimi problemi ecologici di alcune megalopoli terzomondiste o bidonville (ricettacolo di affamati e non frutto di un processo di urbanizzazione - fra 50 anni conterranno l'intera popolazione) provocano la sterilità;
- si parla di esaurimento delle risorse ma osserviamo che la tecnologia aumenta la produzione e ne abbassa i costi per cui fornisce più alimento e aumenta la popolazione, anche le carestie non sono assoluta penuria di risorse alimentari bensì cattiva utilizzazione (accaparramento, scorte, ecc.) delle stesse.


La
politica di aiuti al Terzo Mondo (L'Italia con circa 20-25 miliardi) ha alimentato solo le oligarchie quasi sempre militari (che hanno anche determinato un enorme debito e-stero, attualmente congelato dalle banche occidentali, e rappresenta l'ipoteca dell'Occidente sulle risorse ecologiche terzomondiste come legno, fra non molto acqua, ecc.), che li hanno gestiti molto personalisticamente (tasso di corruzione occidentale 10%, tasso di corruzione nel Terzo Mondo dal 40 al 100% - sulle banche svizzere sono depositate fortune), si valuta che, se di colpo si sospendessero gli aiuti, la situazione migliorerebbe enormemente, inoltre gli aiuti, allungando la vita di una fetta di popolazione, hanno rotto il precedente equilibrio.
Per avere buoni risultati, i programmi per un organico sviluppo del Terzo Mondo de-vono essere seri (aderenti alla realtà) e applicati in loco (molti paesi, aldilà delle oggettive difficoltà di censire per le difficili condizioni culturali e ambientali, forniscono dati sul numero di abitanti gonfiati anche del 50% per avere più aiuti), caratterizzati soprattutto da una rigorosa politica igienico-sanitaria:
" in Africa vi sono 320/1000 morti tra i nati vivi nel primo anno di vita (in Italia 6-7/1000); - sui 20 milioni di abitanti in Uganda 4 milioni sono malati di AIDS (in Occidente è quasi sotto controllo grazie all'igiene), il paese rischia di scomparire (nel continente africano meno del 50% dei bambini sono registrati ed il 30% sotto i 5 anni soffre di ritardo nella crescita); - le febbri emorragiche (ebola, anta, ecc.) mietono un elevatissimo numero di vittime in gran parte non rivelate;
" le popolazioni reagiscono ai troppi morti con più figli per rimpiazzare, più igiene = meno morti = meno nascite come è accaduto per l'Occidente. una nascita non deve essere un obbligo, ma una scelta;
" la "speranza di vita" (la vita media) delle donne in Occidente è altissima ed è più ampia di quella degli uomini, il rapporto è totalmente rovesciato nel Terzo Mondo, le numerose gravidanze (spesso doppie del numero dei figli), debilitano il fisico.
In definitiva è chiaro che il problema non è affatto demografico (Islam donna ignorante = molti figli) ma esclusivamente culturale (igiene, politica, tecnologia, ecc.).



I M M I G R A Z I O N E


L'immigrazione ha permesso il popolamento di diverse regioni del globo. Nel secolo scorso, Paesi extraeuropei, ricchi di terre fertili e di risorse naturali, ma scarsamente popolati, hanno incoraggiato con ogni mezzo l'afflusso di manodopera dal Vecchio Mondo sovrappopolato. È il caso degli Stati Uniti d'America, che dal 1850 al 1921 (anno in cui, con il Quota Act, modificato nel 1924, veniva attuata una politica anti-immigratoria tesa a difendere il mercato nazionale del lavoro), accolsero più di 31 milioni di immigrati, oltre 27 milioni dei quali europei. Nello stesso periodo affluirono in Canada ca. 3,6 milioni di persone (nel 1920 i residenti erano 8,4 milioni di persone, 3 milioni di origine inglese e 1,6 milioni di origine francese). L'Oceania, nei primi decenni del sec. XIX destinazione forzata dei criminali britannici, contava nel 1861 ca. 1,2 milioni di abitanti, il 75% dei quali immigrati. Ancora Argentina e Brasile, dal 1850 al 1950, accolsero complessivamente 11,8 milioni di immigrati. In Europa sono stati meta degli immigrati i Paesi più industrializzati: Francia negli anni precedenti la II guerra mondiale, Svizzera e Germania negli anni più recenti cui si è aggiunta l'Italia nel corso degli anni Ottanta.

LA LEGISLAZIONE
Le norme sull'immigrazione sono norme speciali ella più generale legislazione sull'ingresso, la cir-colazione e il soggiorno degli stranieri in un Paese. Ogni Stato stabilisce liberamente quali sono le condizioni per cui gli stranieri possono entrare nel territorio nazionale per periodi limitati e per scopi vari. Se poi uno Stato ha un'immigrazione accentuata, allora subentra la necessità di regolamentare più specificamente l'ingresso degli stranieri a scopo di lavoro, talora limitandolo ad alcune categorie di lavoratori o condizionandolo.

IMMIGRAZIONE IN ITALIA
La legislazione italiana prevede un regime differenziato tra area comunitaria (UE) ed extracomunitaria, garantendo la prima una posizione di favore se si considera che, p. es., solo per la seconda viene definita annualmente la programmazione del flusso d'ingresso per ragioni di lavoro. I cittadini extracomunitari possono entrare in Italia per motivi di turismo, studio, lavoro subordinato o autonomo, cura, familiari e di culto (art. 2 legge 28 febbraio 1990, n. 39). Essi devono presentarsi alla frontiera italiana forniti di passaporto valido o documento equipollente, riconosciuto dalle autorità italiane, nonché di visto ove prescritto. Gli uffici di polizia devono respingere dalla frontiera gli stranieri sprovvisti di mezzi di sostentamento in Italia. Non è considerato sprovvisto di mezzi, anche se privo di denaro sufficiente, chi esibisce una documentazione comprovante la disponibilità in Italia di beni o di una occupazione regolarmente retribuita, ovvero l'impegno di un ente o di un'associazione o di un privato che diano idonea garanzia ad assumersi l'onere dell'alloggio e del sostentamento, nonché del rientro in patria dell'immigrato. Può soggiornare nel territorio italiano chi sia munito, dopo essere entrato regolarmente, di un permesso di soggiorno. Questo ha una durata massima di tre mesi se rilasciato per scopo di turismo e di due anni se concesso per altri motivi; è rinnovabile e la durata successiva alla prima concessione è di norma doppia al primo periodo. Il permesso deve essere richiesto dal cittadino straniero entro otto giorni dalla data di ingresso nel territorio italiano. Gli stranieri coniugati con cittadino italiano e residenti in stato di coniugio da più di tre anni in Italia hanno diritto a un permesso di soggiorno a tempo illimitato. La legge n. 39 del 1990 regola i ricorsi contro i provvedimenti di espulsione dal territorio e contro il diniego e la revoca del permesso di soggiorno è ammesso il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del luogo del domicilio eletto dallo straniero. Il ricorso sospende gli effetti del provvedimento fino all'adozione della decisione definitiva. Infine, l'accesso degli extracomunitari in Italia è regolamentato da appositi trattati stipulati con le singole nazioni di provenienza degli immigrati stessi, che in vario modo ne risultano più o meno avvantaggiati.



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