Eduardo Ambrosio


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IL MEDIOEVO

FILOSOFIA


IL MEDIOEVO

Il Medioevo è l'età dell'immaginario dove si individuano le origini di tutte le fantasie che ancora utilizziamo, nonché della teologia (disciplina che cerca di indagare Dio) che non si riassume semplicemente nell'intelligenza scientifica della fede, ma per quel periodo va intesa anche come affetto, estetica, rappresentazione. Con S. Tommaso abbiamo la migliore, anche rispetto all'oggi, comprensione di Aristotele, sorprendenti sono le sue osservazioni sul "principio di non contraddizione", aveva capito che coloro che lo negano possono fare ciò soltanto a parole, senza poter credere a quel che dicono.

<<Noi diciamo -
dice, con un forte sapore di attualità, Marsilio da Padova nel "Defensor pacis" - che il legislatore, cioè causa effettiva prima e propria della legge, è il popolo, ossia la collettività dei cittadini o la parte più importante di essi, che per sua scelta, ossia con volontà espressa con parole nell'adunanza generale dei cittadini stessi, ordina ovvero determina di fare o di omettere una cosa concernente gli atti civili umani con minaccia di pena o supplizio terreno>>.
Le leggi e lo Stato sono dunque cosa e costruzione umana e trovano giustificazione unicamente nella nostra volontà.

Il Medioevo, inoltre, è un'età di convivenze e di fecondissimi scambi culturali, dove dobbiamo cercare le nostre radici identitarie, perché in quel periodo comincia la modernità, grazie all'incontro tra la tradizione ellenistico-romana e la scienza arabo-mussulmana; quest'ultima con Alhazen, Avicenna e Averroè, ci ha restituito molta filosofia antica ed ha posto i fondamenti della scienza attuale
(lo zero, tanta matematica, medicina, chimica, astronomia, ecc.); fiorente fu anche il pensiero ebraico, che, con Mosé Maimonide, tentò di conciliare Bibbia e filosofia, rintuzzando i contrasti tra ragione e fede che ancora oggi tormentano i nostri dibattiti.
Anche nei primi secoli di vita i Padri della Chiesa fanno trasparire nuove idee bibliche sull'uomo e sull'anima mescolate con la tradizione greca. E da S. Agostino, il più rappresentativo, l'intuizione che si deve credere per capire e, quando abbiamo compreso, la nostra fede aumenta (
un vero e proprio circolo ermeneutico); o la convinzione che quantunque i pensatori antichi avessero inteso e visto l'aldilà, non riuscirono a comprendere l'amore di Dio, che giunge agli uomini tutti solo con Cristo.

Il dialogo fra le fedi è continuamente evocato nel Medioevo: tra i molti, il catalano Raimondo Lullo lasciò un'opera carica di speranza facendo dialogare un cristiano, un ebreo e un musulmano con un filosofo pagano (ancora un sogno!).

Tuttavia l'interpretazione biblica monopolizza quasi completamente questa età trasformandosi continuamente in cultura (si perde la cura del corpo, sacra per i Romani e attualmente), privilegio che si ridimensionerà con il Concilio di Trento (XVI secolo).



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