Eduardo Ambrosio


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LA POLITICA ECONOMIA GLOBALE

STORIA > III MILLENNIO


LA POLITICA ECONOMICA GLOBALE DEL III MILLENNIO

Sommario: L'ECONOMIA - IL VERTICE G8 – GLOBALIZZAZIONE - CAPITALISMO / CAPITALISMI – GLOCALISMO - IL POPOLO DI SEATTLE - IL G8 DI GENOVA, cronaca dell’evento: MANIFESTO (disponibile foto) APPARSO SUI MURI DI TERZIGNO A FINE LUGLIO 2001

Economia, dal greco "oikos" (casa) e "nomos" (legge o regole), sta a indicare l'arte e la capacità di governare, amministrare, condurre bene la casa, la tribù, l'impresa, la città, lo Stato e, alle soglie del III Millennio, il Mondo.
La sua diversa organizzazione ha determinato le epoche storiche: 8000 anni fa in Mesopotamia dall'economia di caccia e raccolta si passò a quella agricola e di allevamento; con i grandi imperi schiavisti nacquero le attività artigianali e di commercio per la gestione urbana della ricchezza agricola nelle nuove città tra re, funzionari, guerrieri e sacerdoti. Il sistema aveva bisogna per sopravvivere, però, di espandersi all'infinito e con l'Impero Romano ebbe la sua massima fioritura. Dopo la pausa dovuta alle grandi migrazioni barbariche, che riportarono l'economia ai livelli di sussistenza agricola, il rifiorire del commercio fra paesi lontanissimi provocò la nascita del capitalismo mercantile (mercantilismo) incentivato fortemente dalla scoperta dell'America e dallo sviluppo dl conseguente colonialismo che portò nuove colture e in gran quantità.
La fase conseguente fu la Rivoluzione Industriale dove la ricchezza non sarà più associata all produzione agricola ma al capitale capace di produrre profitto.
L'impiego del capitale nelle forma liberista dei paesi Occidentali o a controllo statale dei paesi Comunisti determinerà l'economia fino al Crollo del Muro di Berlino.
Dagli anni Novanta si è andata sviluppando la globalizzazione in cui si propone, con i vertici economici, un modello oligarchico della gestione economica mondiale.


IL VERTICE G8
L'economia ormai globale viene definita in riunioni periodiche dei potenti del mondo (i paesi più industrializzati): USA, Canada, Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone, Germania, definiti G7 poi, con la recente aggiunta della Russia, G8: cioè otto Paesi decidono l'economia mondiale anche a nome di tutti gli altri, con lo scopo di sottoscrivere la nuova costituzione globale, dove si privilegia il libero commercio a discapito della vita umana.
Questo ordine economico ha trovato il suo principale alimento nel boom economico degli anni Novanta che, al contrario, ha solo sfiorato le grandi aree di miseria che coprono oltre la metà dell'intera popolazione mondiale, infatti quella che vive con soli due dollari al giorno è passata: dai 2549 milioni nel 1997 - ai 2718 milioni nel 1990 - ai 2811 milioni nel 1998, così ripartita nelle varie aree con i rispettivi accessi (in percent.) alle risorse idriche nel '90 e nel 2000:

America Latina e Caraibi rispettiv.nte 147,6 - 167,2 - 159 milioni; '90 81 % 2000 85 %
Est Europa e Asia Centrale '' 116,3 - 43,8, - 98,2 milioni; '' n.d.'' '' 90 ''
Est Asia e Pacifico '' 1052,3 - 1084,4 - 884,9 milioni; '' 70 '' '' 75 ''
Asia del Sud '' 911 - 976 - 1094,6 milioni; '' 79 '' '' 87 ''
Medio Oriente e Nord America '' 65,1 - 58,7 - 85,4 milioni, '' 85 '' '' 89 ''
Africa Sub Sahariana '' 356,6 - 388,2 - 489,3 milioni '' 49 '' '' 55 ''
Inoltre mentre gli accessi ai telefoni fissi e mobili dei paesi OCSE (i 30 più industrializzati) è passata dal 41,1% del 1990 al 72,1% nel 1998, nei paesi poveri è passata nello stesso periodo dal 2,7 al 7,8%.
Altro elemento di diversità è la forte influenza economica delle Multinazionali che registrano vendite complessive superiore al PIL di alcuni paesi, come da esempio:
GENERAL MOTORS 164, THAILANDIA 154, NORVEGIA 153, FORD MOTOR 147, MITSUI & C.O. 145, ARABIA SAUITA 140, POLONIA 136, ITOCHU 136 SUDAFRICA 129.
Il più alto tasso di squilibrio nei redditi si registra in Honduras, seguita dalla Bolivia.

GLOBALIZZAZIONE (ha intrecciato i popoli ma non li ha uniti)
La mondializzazione dei problemi può essere sintetizzata nei seguenti 10 punti, rappresentati in maniera opposta tra global (G8) e antiglobal (Seattle):
cibo, l'antiglobal combatte i cibi transgenici con la richiesta di vietare tutte le trasformazioni in laboratorio e la proposta di boicottare le multinazionali alimentari - il global è favorevole al biotech (G8 collusione con le multinazionali, timide limitazione proposte dall'UE);
salute, l'antiglobal chiede di abbattere i costi dei medicinali per l'AIDS in favore dell'Africa - il global con le multinazionali ha respinto ogni richiesta;
ambiente, l'antiglobal accusa le multinazionali di uccidere l'ecosistema con uni sviluppo dissennato che provoca il buco dell'ozono - il global contestano ai grandi che, nonostante l'impegno di Kyoto, non spingono gli USA (Bush ha respinto l'accordo perché costa troppo) a rispettare le limitazioni:
immigrazione, l'antiglobal vuole eliminare ogni barriera con lo slogan " no alle barriere, no alla nuova schiavizzazione" - i global affermano le barriera che esistono in tutti gli stati del G8, la libera circolazione è stata realizzata dall'UE ma solo per i suoi aderenti;
guerra, l'antiglobal è contraria ad ogni intervento militare, strumento colonialista per imporre la legge dei più ricchi ai più poveri, propone il nuovo modo di combattere: la disubbidienza civile, usare i corpi come scudi;
commercio, l'antiglobal contesta il WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) perché impone regole penalizzanti per i paesi più poveri e propone un commercio equisolidale - il global con il WTO non ha preso in esame alcun provvedimento nella direzione dei più poveri;
lavoro, l'antiglobal con i più radicali (centri sociali e tute bianche) chiede il "salario sociale garantito", denuncia la schiavitù del terzo mondo e combatte la flessibilità - il global propone la flessibilità, l'abbattimento delle barriere sindacali;
tecnologia, l'antiglobal si propone di abbattere il "digital divide", cioè il divario tecnologico, Internet è uno degli aspetti positivi della globalizzaione ma va aperto a tutti con il progetto "Seattle Wireless" cioè accesso a Internet attraverso le frequenze radio, accessibili a tutti, invece che con le linee telefoniche (preclusione dove mancano in Africa) - il global ha iniziato qualche progetto per iniziativa dell'ONU e nel vertice del G8 di Okinawa, ma i pc e l'accesso a Internet sono sempre molto costosi;
debito, l'antiglobal propone la "Drop the debt", cancellazione del debito dei paesi poveri con il Fondo Monetario Internazionale e con i diversi stati - il global continua la politica del Fondo anche se alcune banche iniziano ad inserire le cifre del debito nella voce perdite, mentre alcuni stati, come l'Italia, pianificano la cancellazione;
soldi, l'antiglobal non ha una specifica proposta sul riequilibrio del sistema finanziario, si parla, soprattutto ad opera dei politici di centrosinistra, di " tobin tax", la tassazione su scala mondiale delle operazioni di borsa a carattere speculativo - il global con gli USA in testa è contrario ad ogni forma di limite all'attività finanziaria.
Da sempre l'attività delle economie industrializzate è stata il "produrre cose", ma nella globalizzazione essa è solo una parte secondaria, si appaltano, grazie alla liberalizzazione dei commerci mondiali e alle modifiche delle leggi sul lavoro, le produzioni a terzi, situati prevalentemente oltreoceano.
Le aziende attraverso
cool (far tendenza), megastore, usa e getta, lavoro temporaneo dettano legge smuovendo miliardi di dollari e riaffermando prepotentemente il profitto, che incide poi sul diritto: Amnesty International, impegnata nella difesa di prigionieri perseguitati per le loro convinzioni religiose o politiche, attribuisce alle multinazionali la responsabilità nella sconfessione dei diritti umani a livello mondiale.

CAPITALISMO / CAPITALISMI
Il capitalismo attuale si presenta in due principali determinazioni:
di tipo anglosassone o neoamericano caratterizzato dalla deregolametazione, dalla liberalizzazione e dalla privatizzazione,
di tipo renano (tedesco) caratterizzato dalla concertazione e dalla coesione sociale con il coinvolgimento di più attori quali i vertici, i manager, gli operai, i sindacati.
Il Novecento presenta la più grossa accentuazione capitalista e consumistica dall'Antico Regime e, dal crollo del Muro di Berlino, è vincente il modello neoamericano imperniato sul neoliberismo di Reagan e della Theacher e orientato verso l'individualismo e la concorrenza, il tutto afferma la convinzione di Marx sulla capacità del capitalismo di rinnovarsi.
Per una storia dell'impresa del '900 bisogna fare perno sulla crisi del '73.
Il concetto di grande impresa è tedesco sia per la gerarchia che per il militarismo (l'organizzazione dei campi di concentramento e la loro produzione e lavoro).
La grande industria è soggetto storico negli USA per la forte autonomia sia per le materie prime che per il mercato dato il vasto territorio e la continua proliferazione demografica (anche per l'immigrazione).
La proprietà dell'impresa si parcellizza nascono i manager.
L'impiegato d'impresa diversamente da quello della pubblica amministrazione è in forte competizione (meritocrazia e competitività).
Nell'industria giapponese invece prevale il concetto di comunità dove il valore principale è l'appartenere: godere del prestigio, del giudizio dei capi, assenza di conflittualità, poca differenza fra le classi.
La produzione è legata ala domanda per cui si riducono gli sprechi, gli operai lavorano coscientemente solo quando serve: Melfi ne è l'esempio italiano con una trasformazione della cultura economica della Lucania.
Siamo al post-fordismo, il padronato non ostacola più l'aumento salariale perché il lavoratore diventa consumatore.
Il maggiore successo orientale (la tigri orientali: Taiwan, Singapore, ecc.) è dovuto al maggior valore dell'appartenenza (confucianesimo) contrapposto al valore gerarchico (cristiana).
Auspicabile è la rifondazione dell'amministrazione pubblica per motivare l'industrializzazione.
Un'ultima espressione è il NO-PROFIT (O.N.L.U.S.: Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) dove sono in gioco Risorse Immateriali (capacità artigianali ed artistiche, volontariato, ecc.) in piccoli distretti.
In
campo macroeconomico con la globalizzazione si supera anche il concetto di multinazionale e si formano RETI di grandi imprese.
In
Italia la riconversione è vincente con la piccola impresa che è specializzata in un segmento della produzione. Tendenza che dà vita al DISTRETTO produttivo che al Centro-Nord, per la tradizione della mezzadria (antenata del distretto), si sviluppa maggiormente e richiede una presenza politica vicina all'impresa per superare le varie difficoltà (Leghismo). Confuso il distretto al Sud.
La miglior realizzazione del capitalismo moderno è quello che si è realizzato nel Nord-Est.


GLOCALISMO

Data la confusione, spesso voluta, relativa ai piani anche cronologici, dobbiamo fissare all'oggi il riferimento tenendo presente la storia locale: storicamente è il locale che viene globalizzato (omologazione), oggi accade il contrario il globale accoglie il locale e l'azzera, riproducendo i vecchi imperi addirittura virtuali, senza origine.
La regia, dopo la fine dei cambi fissi (Bretton Woods 144) ad opera del neoliberismo della Theacher e di Reagan, è nella costellazione dei centri d'interesse come FMI, G8, WTO che, quali poteri transnazionali, esercitano il governo del sistema globale.
Il glocalismo è il passo successivo alla globalizzazione con i suoi ibridi non controllati, meticciati.
Agire localmente e pensare globalmente (ad esempio: la residua mentalità contadina a Terzigno e a Poggiomarino).
È necessario globalizzare dal basso per democraticizzare il processo, non tanto dal punto di vista economico (Euro a esempio), ma da quello umano per la democrazia.
Il "Popolo di Seattle", il movimento dei movimenti (rappresenta la fine degli anni freddi della stagione "post-ideologica" dagli anni Settanta alla fine degli anni Novanta) cita il Sessantotto, che non era cosmopolita, e non si oppone alla globalizzazione ma la utilizza proponendola dal basso, non ha élite ma è orizzontale, a rete che parla lingua sottile di diritti multimediali e rivendica la loro globalizzazione; si riprendono i temi su universalismo e liberazione.
Il globalismo transita sull'intero pianeta con gli stili occidentali (nuova modernità illuministica) superando le vecchie diversità Oriente/Occidente, Nord/Sud, ecc. che sono al loro interno plurali (la cultura al plurale).
Tutti i saperi vanno verso il locale di più facile lettura rispetto al macro.
Il ”locale” non è una fetta della torta ma un “ingrediente” che la pervade tutta.
Un effetto devastante è la crisi della "sapienza ambientale" relativa a natura, territorio, antropomorfizzazione che procura lo snaturamento dell'ambiente.

Secondo il sociologo Zygmunt Bauman, è inutile contare sugli Stati-nazione per risolvere i gravi problemi globali che affliggono l'umanità: occorre costruire un'opinione pubblica che operi finalmente su scala mondiale, attraverso organizzazioni cosmopolite, extraterritoriali e non governative.
L
o Stato sociale non costituisce più una valida alternativa, è ora di costruire il "Pianeta sociale", che potrebbe recuperare quelle funzioni finora svolte, con alterne fortune, dallo Stato. La politica deve avere la forza di reinventarsi su scala planetaria per affrontare l'emergenza ambientale o il divario crescente tra ricchi e poveri, bisogna giungere ad una "società liquida".
Spetta ai singoli
(individualizzazione), in un ambiente istituzionale politico e giuridico internazionale, trovare e mettere in pratica soluzioni individuali a problemi prodotti dalla società nel suo comlesso. Queste organizzazioni cosmopolite, extraterritoriali e non governative sono le uniche in grado di raggiungere in maniera diretta chi si trova in una condizione di bisogno, sorvolando le competenze dei governi locali e sovrani e impedendogli di interferire.


La fragilità dei legami sociali dovute ad ansie e insicurezze spinge a ricostruire un certo tipo di comunità. Una comunità impossibile, composta così com'è da soggetti totalmente dipendenti da processi globali che tentano, invano, di trovare radicamento in uno spazio locale (dai confini sicuri, marcato da una visibile mobilitazione identitaria, nel quale gli "estranei invasori" e gli "elementi pericolosi" non possono entrare) che appare loro finalmente difendibile. Nell'immaginario della comunità impossibile (cioè identicità, collettività mondata da ogni differenza mediante l'esclusione dell'altro) lo straniero è sempre pericolosamente alle "porte di casa", dove prende forma un gruppo solipsistico, composto da individui che si aggregano in forme labili; lungi dal costruire comunità "reali", in cui i membri agiscono reciprocamente e nei confronti degli altri anteponendo i valori e gli interessi della collettività, ritenuta un tutto unitario, queste forme di aggregazione disperdono l'impulso socializzante, riperpetuando la solitudine di coloro che le animano, uniti solo dall'ossessione della contaminazione e dal consenso verso una strategia di separazione e accesso selettivo degli spazi presi-diati. Strategia che consiste nel rigettare fuori dal loro obbligato, ma troppo limitrofo, "ghetto" gli altri: gli stranieri, in particolare gli immigrati, ritenuti alla stregua di "non-persone".
Ma la ricerca dell'identità a partire da un localismo fattosi disciplinare illumina impietosamente il vano tentativo di restaurare l'equilibrio perduto. La violenta accelerazione spazio-temporale imposta dalla globalizzazione ha reso indefinibili i confini di quell'ipotetica comunità. Sottoposto a incessanti trasformazioni, il territorio appare incapace di generare e imporre significati all'esistenza: questi vengono a dipendere da decisioni prese altrove, sottratte ai vincolo locali. Gli individui che lo abitano non possono rifondare le
"comunità locali" (solo immaginata) del passato; dei legami di un tempo resta poco. Le invocate identità comunitarie, che si presuppongono naturalmente condivise, sono, in realtà, sottoprodotti di un'attività artificiale di definizione di confini. Il tentativo di rico-struzione riproduce, al massimo, un surrogato di comunità, che placa solo temporaneamente le ansie individuali e collettive scatenate dai processi di trasformazione globale.
Simili forme di aggregazione nascono anche per effetto della destrutturazione dei contesti collettivi di identità, istituzionalizzati e centralizzati, che nella modernità liquida svuota luoghi sociali caratterizzati in precedenza da una forte partecipazione politica.
La
globalizzazione, infatti, accentua i processi di spoliticizzazione. Nello spazio in cui operano il capitale, la finanza, l'informazione globale non esistono istituzioni di governo e nemmeno "cittadinanza". Mentre il concetto di potere globale indica una realtà tanto inafferrabile quanto concreta nella sua deresponsabilizzata capacità di decisione, quello di " cittadinanza globale" resta vuoto; nel tempo in cui il potere globale si separa dalla politica, fluisce e si muove liberamente, le istituzioni restano vincolate al territorio ma senza la stessa capacità di incidere del passato. La stessa autodifesa comunitario che assume un volto "securitato", localista o etnico, esprime, paradossalmente, sia pure in forme ipertrofiche e patologiche, la disperata richiesta di spazio pubblico partecipato. Individuare colpevoli finalmente visibili - ritenuti responsabili del caos e della frammentazione sociale causata dalle conseguenze secondarie o irriflesse della globalizzazione - permette, da un lato, di sfuggire al crescente senso di impotenza, dall'altro di tentare di riscrivere il patto che lega una comunità al territorio, stabilendo un qualsiasi nesso tra politica e responsabilità. Anche se, in questa prospettiva, l'ordine locale viene pensato essenzialmente come ordine pubblico, fatto valere in primo luogo verso le "nuove classi pericolose", delle quali gli immigrati fanno parte ascrittivamente.
Nel momento in cui i cittadini appaiono frastornati dalla crisi di sovranità degli stati nazionali e dalla loro incapacità di
affrontare fenomeni su scala globale, "fare qualcosa" a livello locale offre l'illusione di ricostruire, attraverso una nuova regolazione disciplinare che ha come oggetto gli immigrati, un legame qualsiasi. In realtà la rifondazione del potere mediante l'antagonismo nei confronti dello straniero non risolve alcun problema. Nessuno può promettere un'esistenza sicura agli insicuri, tanto meno un futuro meno incerto attraverso l'esclusivo uso della politica come ars persecutoria.

Diceva
Tocqueville che l'eguaglianza, una volta messa al mondo, non può più uscirne.





IL POPOLO DI SEATTLE
Al G8 si oppone un movimento culturale denominato "IL POPOLO DI SEATTLE", apparso per la prima volta nel dicembre 1999 al vertice del WTO di Seattle con una consistenza di 50000 giovani: movimento che è esploso nel giro di due anni con la partecipazione sempre più ampia dei ragazzi dei centri sociali, donne, operai, persone di varie idee politiche, uniti nella protesta contro la globalizzazione e i rigidi meccanismi della NEW ECONOMY che tagliano fuori dalla ricchezza e dalle decisioni i paesi più poveri.
Una delle richieste è l'azzeramento del debito dei paesi più poveri.

Per la legge 209/2000 possono chiedere all'Italia di cancellare il debito: BENIN, BOLIVIA, BURKINA, BURUNDI, CAMERUN, CIAD, CONGO BRAZZ., COSTA D'AVORIO, ETIOPIA, GHANA, GUINEA BISSAU, GUINEA CONAKRY, HONDURAS, LIBERIA, MADAGASCAR, MALI, MAURITANIA, MONZAMBICO, MYANMAR, NICARAGUA, PRE. CENTRAFRICANA, CONGO, SAO TOME', SENEGAL, SIERRA LEONE, SOMALIA, SUDAN, TANANIA, TOGO, UGANDA, ZAMBIA.
Le altre principali richieste riguardano l'impegno dei singoli Stati affinché:
vengano tutelati i diritti fondamentali e intangibili dei cittadini del mondo al lavoro, alla salute, alla tutela dell'ambiente, alla libertà do espressione e a un'informazione corretta;
vengano definiti finalmente i beni comuni indisponibili per l'umanità (quali la biodiversità, il patrimonio genetico, le risorse idriche, ecc.);
vengano tutelati pienamente il diritto alla libertà ( di opinione, solidarietà e equità per tutti con il rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione) di opinione (ricusazione di qualsiasi forma di esclusione), organizzazione (tutela particolare delle procedure partecipative e delle forme associative)
e manifestazione, che sono contemplati nella Costituzione italiana e nella Carta dei cittadini e delle cittadine europei.

IL G8 DI GENOVA (cronaca dellevento)
Il Movimento, dopo le proteste a Seattle, Praga, Quebec City e dopo le prove di forza in Italia a Napoli e a Genova (con scontri alla fiera del biotech), preparano in circa 100000 giovani le più opportune forme di lotta per il prossimo vertice del G8 in calendario dal 19 al 21 luglio 2001 a Genova (per ciò che concerne la politica interna italiana sarà anche la prima volta del Governo Berlusconi).
Mentre vengono annunciate imponenti misure per la sicurezza (tra l'altro, gli ospiti dormiranno su navi da crociera), il Genova Social Forum, che raccoglie oltre 200 associazioni anti- globalizzazione, con altri gruppi chiedono risposte precise su accoglienza e diritto a manifestare "visto che - affermano - viviamo dentro la società e non fuori di essa, che non ci muoviamo solo in occasione dei grandi vertici, ma lavoriamo tutto l'anno per costruire un mondo diverso, e che non siamo le avanguardie di nessuno, anche perché siamo convinti che la rivoluzione si fa solo con le moltitudini; è necessario combattere per conquistarsi la parola perché è possibile cambiare il mondo; è il conflitto a salvare la democrazia, altrimenti ci sarà un solo modo di pensare, quello di chi ha in mano il potere".
"Il problema si avverte in Italia più che mai - aggiungono - dove ha vinto la destra, la peggiore destra possibile, che ha dato vita al peggiore governo d'Europa, dove non c'è solo il miliardario di turno al timone, ma anche i fascisti e i mafiosi (riaffiora Forza Nuova)".
Infine "Ci muoveremo - affermano - dal basso, come abbiamo sempre fatto, dal territorio, dalla gente, dalle diverse esperienze dei singoli, non dalle dieci solite facce che appaiono in TV, come dovrebbero fare, dopo la sconfitta elettorale, le varie forme della sinistra" aggiungono "perché sarà anche vero che è giunto il tempo della fine delle ideologie, come hanno sbandierato da più parti, ma noi siamo convinti che c'è nel mondo un disperato bisogno di avere delle idee, degli ideali, di ritrovare un'anima in tutto quello che si fa"
In Italia
"i guerrieri del no- global" hanno tante anime: cattolica, ambientalista, e di sinistra, e vanno dagli Zapatisti di Sampierdarena ai Leoncavallini di Milano, da Pax Christi a Mani Tese, dal WWF al Cocis.
Il G8 di Genova del 20,21 e 22 luglio 2001, nonostante la enorme contestazione giovanile (purtroppo guastata dagli estremisti del "Black bloc" di ispirazione neonazista) e la brutale repressione (un dimostrante è stato ammazzato da un carabiniere), può essere definito innovativo anche nel campo umanitario: per la prima volta si sono affrontati temi sulla vita, la solidarietà e la speranza e sono stati ascoltati esponenti del Terzo mondo (Senegal) e il segretario dell'ONU.
Sono stati compiuti i primi passi nella giusta direzione: è stato deciso di creare un gruppo di lavoro per la partnership Africa/G8; è stato creato il Fondo per la lotta all'AIDS, alla malaria, alla tubercolosi con un'immediata disponibilità finanziaria di 1,3 miliardi di dollari da parte degli Otto e di 500 milioni di dollari dai privati; iniziative sono state prese per la cancellazione del debito dei paesi poveri. Per i responsabili del G8 è necessario mantenere questi vertici perché, se vincessero i movimenti antiglobalizzazione, tornerebbero ad alzarsi le frontiere e i problemi tornerebbero ad essere nazionalizzati.

Ancora, in seguito al G8 di Genova, riappare l'ombra degli anni di piombo e la " strategia del terrore" con una bomba al tribunale di Venezia dell'agosto 2001 attentato rivendicato dalle riemergenti BR (definitesi nelle rivendicazioni: NTA - Nuclei Territoriali Antimperialisti) evento che sembra collocarsi in linea con Piazza Fontana (a Milano, nel 1969, una bomba nella Banca dell'Agricoltura con 12 morti: ora è stato condannato un gruppo di terroristi neri), con il sequestro Moro del 1978 (muoiono cinque agenti della scorta e poi, dopo 54 giorni, Moro viene ritrovato morto in via Caetani), con la strage di Bologna (nel 1980 esplode una bomba alla stazione con 85 morti e 200 feriti: sono stati riconosciuti colpevoli in via definitiva i terroristi neofascisti Giusva Fioravanti e Francesca Mambro) e con l'omicidio D'Antona (nel 1999, in via Salaria a Roma, viene assassinato il consigliere del Ministro del Lavoro Massimo D'Antona, omicidio rivendicato dalle nuove BR).


MANIFESTO APPARSO SUI MURI DI TERZIGNO A FINE LUGLIO 2001
GENOVA 20 - 21 - 22 LUGLIO 2001
Mentre i rappresentanti del G8 decidevano di ridurre il debito dei paesi poveri e di finanziare le campagne contro le malattie che affliggono i popoli più sfortunati e le nazioni meno sviluppate, la ''Guerriglia comunista'' camuffatasi dietro il paravento di tante sigle di comodo, scatenava la più ''bestiale e gratuita delle violenze'' contro una ''città'', contro un ''popolo'', contro una ''nazione'', contro il ''mondo libero e democratico''!
I tanti assalti preparati scientificamente a tavolino dai cosiddetti ''pacifisti'' ci hanno riportato alla memori a le "gesta" di coloro che urlavano ed amplificavano il motto:'' se vedi un punto nero spara a vista, o è un carabiniere o un fascista!''
Nel più drammatico degli scontri, un servitore, anzi un ''difensore'' dello Stato, in procinto di essere ''linciato'' da decine di armati e coperti assalitori, ha sparato per ''difendere legittimamente la propria vita''.
La pietà, invocata dal padre del ragazzo ucciso per le due povere vittime della ''strategia della tensione'', è il sentimento che ci anima da veri cristiani, da veri uomini liberi che respingono ''i violenti di professione'' , ''i provocatori di mestiere'', coloro che si rifanno alla mai abbandonata ambiguità del vecchio PCI e dei suoi servi.
Ma non è il 1960 … !!! …
Ciò che poterono i ''Ganci dei portuali'' contro Tambroni non lo potranno tute, tinte di ''bianco'' o di ''nero'', il cui vero colore ''è il rosso della violenza comunista!''
Per concludere, cari concittadini, scommettiamo che al fianco di Bertinotti, di Fassino, di Rutelli, di Francescato, un domani ci ritroveremo l'Agnoletto ed il Casarini in Parlamento ?!?

A cura dei Circoli AZIONE GIOVANI e di ALLEANZA NAZIONALE di Terzigno.
Seguono il simbolo di Alleanza Nazionale e (in modo sfumata) la fiaccola del FUAN (copia manifesto disponibile)
Bollo ''Servizi affissioni'' del Comune di Terzigno del 27 luglio 2001




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