Eduardo Ambrosio


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LA PSICANALISI DI FREUD

FILOSOFIA > NOVECENTO

FREUD SIGMUND (1856-1939) In appendice: Jung e Klein

FREUD, non è un filosofo nel senso più rigoroso del termine (i saggi psicoanalitici non possono essere letti come testi filosofici), ma con la scoperta dell'inconscio e della sessualità come fondamento della vita psichica, ha esercitato un influsso importante sulla filosofia, rivoluzionando i modi di pensare della cultura moderna.
Al contrario di
Marx (il fondatore del materialismo storico e dialettico) che in nome dell'eguaglianza (estratta direttamente dalla dialettica hegeliana) ha posto alla base della civiltà moderna la dinamica delle forze economiche, ha messo in nome della libertà (di derivazione più empirica: la cura dell'isteria o nervosismo del secolo e sua analisi) il fondamento della vita nelle pulsioni inconsce che emergono dalla psiche (dal greco: anima o vento) e che si trasformano in comportamenti dominati dalla polarità tra la ricerca della felicità individuale e le restrizioni che la società le contrappone con i suoi comandamenti morali e le sue leggi coercitive.

La coscienza o psiche è suddivisa in tre strati:
- un sostrato -
ES (sé) o SUBCONSCIO (primordiale) - animato dall'istinto naturale il cui unico obiettivo è il piacere.
- un piano intermedio -
IO o EGO - tra subconscio e super-io in dissidio perenne, date le loro opposte esigenze.
- un piano superiore -
SUPER-IO o SUPER-EGO - la legge morale e le sanzioni dettate dalle norme sociali, dalle idee religiose seguite dall'ambiente.

Queste tre figure hanno un prologo in Nietzsche anche se si tratta di una disamina filosofica senza alcun appiglio sperimentale: corpo come organismo capace di percezioni e di manifestazioni materiali e immateriali fortemente interrellate, le pulsioni dell'inconscio, il rapporto conflittuale tra la volontà di potenza e la necessità di un contratto sociale: una rete mobile, danzante; poi, va oltre con lo smantellamento dell'Io per il Superuomo.

Dal subconscio salgono continuamente alla coscienza desideri, tendenze, bisogni e fantasie; ma il super-io, rigido custode dei dettami della morale e della religione, cerca di impedire a quei bisogni e a quei desideri di affiorare alla sfera della coscienza (o conscio).
Si costituiscono allora i
bisogni repressi, il che non vuol dire che i bisogni e i desideri vengono eliminati, ma semplicemente che si trasformano, che inconsciamente diventano complessi di colpa (che si razionalizzano solo se riescono a consapevolizzarsi).
Allo scopo di esprimersi in qualche modo, e pur di sfuggire al solerte controllo del super-io
(a sua volta, per la sua radice inconscia, diventa l'animatore del complesso di colpa esistenziale, una sorta di peccato originale), questi complessi trovano il modo di manifestarsi sotto aspetti permessi dalla censura; ma talvolta il mascheramento crea tali storture e deviazioni da originare delle vere e proprie nevrosi.

Parte da questo principio la
terapia psicoanalitica (per natura molto lunga che, negli ultimi tempi, ha ceduto il passo alla più immediata farmacopea, anche se la cura dell'anima è diventata la cura del cervello), secondo la quale la cura di molti disturbi nervotici consiste nel cercare la loro origine negli istinti repressi, nel farli affiorare alla coscienza, e nel dare ad essi libero sfogo attraverso la valvola di sicurezza della parola.

L'istinto predominante che muove il subcosciente all'azione è la LIBIDO, l'istinto sessuale, che si esplica in tre fasi:
-
amore narcisistico, sessualità infantile: il bambino non avverte alcun oggetto fuori di sé, sente soltanto il proprio corpo e su di esso piega la sua libido, che caratterizza molti comportamenti istintivi;
-
amore edipico (dalla tragedia di Sofocle: Edipo, re di Tebe, uccise, senza saperlo, il padre Laio e, non riconoscendola, sposò la madre Giocasta), il bambino, appena superata l'esperienza autoerotica di Narciso, viene coinvolto come attore principale nel dramma amoroso di Edipo. La libido, che dapprima si era ripiegata su di sé, man mano che prende contatto con il mondo esterno si rivolge alle persone più vicine, cioè la madre, ma il padre è un rivale e lo odia.

Di recente la critica si è orientata a pensare che il sentimento dominante, alla base della competizione, è l'invidia, non la gelosia. Il conflitto padre-figlio non sorge dalla gelosia erotica , ma dagli stessi meccanismi invidiosi che si scatenano fra l'allievo e il maestro, fra i seguaci e il capo.
Ci si identifica con chi si considera migliore, più forte, più potente, più abile e si vuole imitarlo. Se lo si ama, lo si ammira, lo si considera un capo. Se invece prevale il rancore lo si invidia. Si vorrebbe che non valesse così tanto, sbagliasse e, per dimostrare agli occhi degli altri e di sé stessi di valere più di lui, lo si calunnia, lo si denigra.
È più facile ammirare un personaggio lontano, un cantante, un regista, un attore, un leader politico che ti appare irraggiungibile piuttosto che uno con cui vivi fianco a fianco e di cui vedi i difetti, le debolezze, le miserie per cui, quando trionfa, ti dici "me lo meritavo più io!".
L'invidia scoppia fra simili (l'avvocato invidia l'avvocato più ricco, ecc.) e può insinuarsi anche tra coloro che vivono insieme, fra amici, tra fratelli, tra marito e moglie quando uno riesce e l'altro no.
C'è sempre un momento in cui il figlio non vuole sentirsi inferiore al padre e cerca di fare come lui o meglio di lui.

Tale complesso perdura fino a circa il 5° anno di età, poi di norma superato; nella bambina solo a questa età comincia a manifestarsi l'attaccamento verso il padre e la conseguente rivalità verso la madre
(complesso edipico femminile: ELETTRA);
-
crisi della pubertà, qui le attività sessuali si concentrano negli organi specifici e si orientano verso la ricerca di un piacere eterosessuale, ma prima che la libido raggiunga il suo stadio perfetto è facile che un ostacolo psichico ne arresti lo sviluppo o la costringa a deviare; da qui nascono le perversioni.
La libido evolvendosi e maturandosi attraverso le diverse fasi, si orienta verso il compimento dell'atto sessuale. Ma non si fissa necessariamente in esso. Può accadere, però, che gli istinti originari si rivolgano ad obiettivi diversi da quelli sessuali; a mete, a sfere di azioni aventi un più alto valore sociale e morale
(interessi scientifici, artistici, religiosi, ecc.) dove la libido si appaga e appare desessualizzata, sublimata.

Freud afferma che le nevrosi sono causate da
istinti repressi (complessi) sommersi nel subcosciente e portatori di cariche affettive che, non liberate normalmente, divengono perturbatrici dell'organismo psichico. Ora siccome la libido non si rassegna ad essere repressa trova nella "attività onirica" (i sogni) una specie di compromesso: il sogno e la strada principale con cui il subcosciente affiora simbolicamente, come pure attraverso i "lapsus linguae".
Il medico deve studiare il subcosciente per riportare alla luce della coscienza quanto represso e liberare la carica affettiva, indirizzandola verso una evoluzione normale.

E' questo il metodo della
PSICOANALISI, dove la fase più importane è quella del TRANSFERT (trasferire su altro oggetto la carica emotiva per poi razionalizzarla).

La libido (che è sinonimo di eros = amore) è essenzialmente istinto di vita, energia di vita che, identificandosi con la dinamica essenziale di vita, si trova in rapporto dialettico con l'istinto opposto, quello di morte.

Mitologicamente Eros appare nel momento stesso in cui la luce si divide dalle tenebre e le terre dalle acque, dal caos indistinto cominciano ad emergere le forme, ben prima di tutti gli dei, esso contiene anche elementi di aggressività che Freud chiama Morte o pulsione di morte (Thanatos).

Felicità e morte - Eros e Thanatos sono pulsioni intrecciate che a volte si contrappongono e a volte agiscono all'unisono potenziandosi a vicenda con il comune obiettivo di possedere l'oggetto, annullarlo , introiettarlo.
La vita naturale/storica fatalmente deve giungere allo stadio della sua completa estinzione.
La sua esistenza è essere per la morte.
La forma in cui si manifesta l'istinto di morte è l'istinto di aggressione, per il quale l'uomo infierisce contro i propri simili e contro se stesso. Il Super-io manifesta questa aggressione, esteriormente, nella forma collettiva ed individuale dell'autorità; interiormente, come coscienza, normale e perversa (sadismo).
Così l'aggressione appare come istinto fondamentale della natura umana, della vita stessa.

Freud ha ben sottolineato il dinamismo degli istinti umani con la possibilità di intervenire sul subcosciente cioè all'interno dell'anima per guarire, contro il fisicismo ed il fisiologismo dilaganti e fedele, al valore portante della libertà, ha indicato la via della liberazione dai complessi di colpa esistenziali, dai tabù e dai totem, dal narcisismo e la guarigione dai disturbi nevrotici non soltanto individuale ma sociali e collettivi. Ovviamente la liberazione deve necessariamente avere dei limiti, la libertà deve essere esercitata entro argini ampi e solidi; ci deve essere insomma un punto di equilibrio tra la pulsione del piacere e la necessità della convivenza, tra l'irrazionalità dell'inconscio
(ma che assicura memoria, identità, storia, sentimento della morte, cioè il pensiero) e la razionalità della mente, tra il "sé" desiderante e il "super-io" legiferante (psicologia del profondo).

L'equilibrio tra felicità basata sull'inconscio individuale e moralità figlia della socievolezza (
la società deve contenere entro limiti accettabili la ferinità delle pulsioni emergenti dall'inconscio con la persuasione, con il concetto di utilità, con la forza della legge, con la coscienza vigilante o Super-io, a sua volta con radici nell'inconscio ma resta razionale) rappresenta il massimo possibile di felicità in una società che reprime ma in compenso gestisce la repressione con una serie di conquista che accrescono la felicità: il dominio della natura, la continuità della specie, il culto dei morti e quindi la sublimazione della morte attraverso la memoria delle "gesta" compiute.

La maggiore critica ricevuta da Freud è quella di aver attribuito troppa importanza alla sessualità, sminuendo anche l'istinto di sopravvivenza sia dell'individuo che della specie; inoltre molti limiti giungono dalle più recenti ricerche biologiche che in gran parte hanno superato le relative conoscenze su cui si basa il suo studio.

Anche se non previde il declino della sua terapia, ben presto Freud spostò la sua attenzione dalla psiche individuale a quella collettiva, da terapeuta si trasformò in storico delle idee, da medico in scrittore e intellettuale. Negò sempre il carattere filosofico (dove regna certezza ed evidenza) affermando che l'attività psichica è quanto di più incerto e di più oscuro vi sia nell'evoluzione della nostra specie: qui si procede a tentoni cercando di conoscere l'indicibile e di descrivere l'indescrivibile.



CARL GUSTAV JUNG (1875-1961)

JUNG, contrariamente al Maestro FREUD, afferma che la psiche non è spiegabile col solo istinto sessuale perché essa affonda le sue radici nell'inconscio collettivo, cioè nel patrimonio ereditario di idee, sentimenti, ecc. il quale è il risultato delle funzioni psichiche degli antenati, come pure delle tradizioni, della mitologia, dalla religione
(molto importante nella vita dell'uomo), dal folclore dei vari popoli.

JUNG divide la storia religiosa dell'umanità in una prima fase in cui l'uomo trasferisce nel mondo esterno i sentimenti, le aspirazioni, gli ideali della sua anima; in una seconda fase li recupera riconoscendo in essi ciò che egli è. La proiezione è la soluzione naturale e originaria dell'uomo, per recuperare se stesso gli è necessario uno sforzo, la riconquista dei contenuti proiettati è compito della civiltà, che compie l'individualizzazione dell'uomo. Proiezione e inconscio sono solidali, così pure presa di coscienza e umanizzazione.
L'uomo moderno con la cultura scientifica ha prodotto una diffusa "deproiezione" senza prendere nella stessa misura possesso dell'inconscio. Gli ideali, gli archetipi sono ora in lui stesso ma egli ne è dominato, dall'interno, e a sua insaputa. E' passato dallo stato proiettivo allo stato di inflazione, che non è meno distruttivo, e non meno esposto alla psicosi.

La psicologia moderna deve permettere di prendere coscienza delle forze psichiche che invadono l'uomo e lo dirigono inconsciamente, solo così egli sarà un individuo, un "Selbst" (se stesso) in possesso della sua pienezza psichica.

Le religioni sono le forme proiettive delle ricchezze interiori dell'uomo. Dio non più metafisico è il più intimo dell'essere dell'uomo, dunque, con Jung, siamo di fronte ad una gnosi atea, in cui il sapere fa coincidere l'umano e il divino.

MELANIE KLEIN (1882-1960)

KLEIN pur mostrando una decisa indipendenza critica da FREUD con un marcato revisionismo, inaugura una linea di pensiero che verrà poi sviluppata da alcuni autori della scuola inglese.

KLEIN pone il concetto di fantasia inconscia coinvolta nelle attività dell'Io primitivo e nella costruzione del mondo esterno, critica decisamente la libido, la seduzione e la visione di una personalità dipendente dal gioco istintuale con l'io sottoposto all'es. I processi fantastici inconsci, più precoci rispetto a quelli freudiani, attraverso il meccanismo della proiezione, rivolgono all'esterno la pulsione di morte ed i fantasmi ad essa connessa, da cui il soggetto rischia di essere sommerso. Stabilito così un primo legame con l'oggetto, la fantasia continuerà ad attuare continui spostamenti di questo fra mondo interno e mondo esterno.

Per la KLEIN infatti, la fantasia inconscia affonda le sue radici nella struttura somatica, emerge nello psichico come espressione degli istinti e, proiettandosi all'esterno, forma un mondo primitivo assoggettato al loro dominio; ma ancora di più nel mondo interno il rapporto tra soma e psiche si stringe e l'espressività somatica diviene il registro attraverso cui si esprimono i processi fantastici più profondi, con rapporto particolarmente stretto fra mente e corpo.

Partendo da queste premesse, di tipo più clinico, la Nostra descrive i rapporti oggettuali e la loro evoluzione nel primo anno di vita. Il passaggio dalla posizione schizo-paranoide dei primi tre mesi, in cui gli oggetti vengono percepiti come parziali e scissi in buono e cattivo e l'angoscia persecutiva si trova in primo piano.

In conclusione la NOSTRA limita fortemente l'importanza della sessualità ed afferma che sono molto più importanti e influenti i fattori ambientali , sociali e culturali.



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