Eduardo Ambrosio


Vai ai contenuti

Menu principale:


GADAMER

FILOSOFIA > NOVECENTO

HANS GEORG GADAMER (1900 - 2002 /14 marzo)

E' il testimone più rappresentativo e l'ultimo grande maestro del Novecento.
Formatosi alla scuola del neokantismo e della filologia classica e soprattutto a quella di Heidegger, è stato l'erede della tradizione umanistica ed ha combattuto la prepotenza uniformante della Tecnica.


Nel suo capolavoro "
Verità e metodo" ha sviluppato il programma di una "ermeneutica filosofica", ossia il tentativo di considerare la "comprensione" non soltanto come tipo di sintesi conoscitiva che si attua nell'interpretazione e nella traduzione di testi, bensì come l'articolarsi stesso della vita umana nel suo essere nel mondo e nella storia. La sua prospettiva filosofica e compendiata nella tesi secondo cui "l'essere che può essere compreso è linguaggio".

L
'ERMENEUTICA (da Hermes, il messaggero degli dei, significa interpretazione dei significati nascosti o metaforici della comunicazione scritta) viene elaborata da GADAMER in "Ermeneutica e metodica universale" con una teoria dei "progetti di senso" nelle opere letterarie, cioè delle varie interpretazioni possibili a seconda dell'interprete. Non è possibile annullare la tradizione o meglio il pregiudizio come prevalutazione ermeneutica per cui quasi come la filologia per la storia, l'ermeneutica deve saper distinguere la "comprensione pregiudiziale".

Il ruolo di compensazione che la cultura umanistica può svolgere nel "deserto che cresce" della razionalizzazione e del disincanto del mondo; l'ingovernabile complessità del progresso tecnologico e la sua incapacità di generare forme simboliche di senso; il conflitto delle culture e delle confessioni, e la rinnovata esigenza di tolleranza e solidarietà nel mondo della globalizzazione.
Di fronte allo svanire dei modelli tradizionali di orientamento Gadamer sostiene l'urgenza di una riflessione sulla ragione pratica (dove, con Kant, la libertà non è certezza ma nostra decisione - metafisica morale - l'agire deve sempre rispondere al comando è "giusto - non è giusto" e non a "mi piace - non mi piace"), rivendicando l'attualità del "sapere pratico aristotelico".
Nel contempo, prendendo le difese del protofilosofo, intesse un elogio con la teoria. Con la riabilitazione della saggezza pratica e della teoria Gadamer intende affrontare, attraverso due strategie convergenti, i problemi di cui è costellato il cammino della finitudine umana in vista della sua riuscita, ovvero la felicità. La condizione felice presuppone la riuscita di quella prassi che è la vita ed è possibile in quell'attitudine eccelsa, praticabile dall'uomo, che è la teoria. Ma la teoria non è una facoltà di cui noi disponiamo, bensì una condizione di serenità e di pienezza d'essere a cui bisogna prepararsi a formarsi. E il cui senso, purtroppo, sembra esser scomparso dall'orizzonte delle esperienze dell'uomo contemporaneo.
Gadamer, ricordato anche come il "filosofo della salute" del Novecento, nell'insegnare la "prudentia" dell'attesa, esorta "al costante uso della mente: la filosofia è una pratica che riguarda ogni singolo uomo nel suo rapporto col mondo e che lo porta a preservare il proprio giudizio sulle cose; ad accettare le condizioni date, ma nello stesso tempo a cercare continuamente nuove ragioni per cui vale la pena - nel senso letterale - di sentire, di pensare, di immaginare".

Il nostro tempo si è espresso in modo pressoché esclusivo attraverso il linguaggio della Tecnica. Le stesse guerre mondiali (una sola di trent'anni - la seconda - con il suo filo conduttore economico e sociale nella rivoluzione e sviluppo industriale) hanno visto trionfare, prima che l'una o l'altra nazione, questa potenza impersonale e planetaria, cui l'uomo del Novecento pare essersi completamente abbandonato. La colonizzazione del sapere tecnico - scientifico a danno di tutte le altre nostre forme espressive, ha finito per amputare la natura umana.
La filosofia è la disciplina della verità mentre la scienza è la disciplina del metodo, l'uomo fa esperienza compiuta di verità solo nelle esperienze artistiche in quando ne esce modificato nell'incontro personale con l'opera.


Lo sbilanciamento a favore dello sviluppo tecnologico ha portato a questo paradosso: quanto più le forme di vita vengono organizzate razionalmente su basi astratte e generali, tanto meno viene esercitata la facoltà di giudizio del singolo cittadino, tutto ciò finisce per mettere in crisi la stessa forma politica della democrazia.

In questo contesto prende corpo il volano dell'indirizzo teorico più seguito al mondo cioè l'ERMENEUTICA, da interpretazione diventa teoria generale della comunicazione, dell'ascolto, della comprensione dell'Altro. "L'intesa fra gli uomini avviene infatti sulla base di un orizzonte comune che vive nelle lingua che parlano, e nei testi eminenti che costituiscono il patrimonio di questa lingua". Pensare insomma è pensare insieme. Ascoltare l'altro. "Piegare la propria intenzione per integrarla con quella di chi ci sta di fronte. L'esperienza di verità, pertanto, si dà solo nel dialogo, in quella dialettica di domanda e risposta che alimenta il movimento circolare della comprensione".
Però mentre nella nostra società cresce la comunicazione con essa cresce anche un profondo senso di solitudine perché viviamo nell'epoca degli esperti, dei tecnici e dei funzionari, e l'autorità della scienza e degli esperti ci porta a liberarci del peso della responsabilità connessa all'azione (responsabilità anonima). "La qualità maggiormente richiesta, ormai, è l'adattabilità, il funzionariato. Funzionario è colui che sorveglia l'andamento di uno specifico apparato, sia esso di tipo tecnico - scientifico, o relativo alla pubblica amministrazione. Per questo viene scelto, e in questo risiedono le sue possibilità di carriera. Anche se è chiaro a tutti che sono sempre meno coloro che prendono decisioni, mentre sono sempre più quelli che seguono semplicemente il funzionamento dell'apparato. E ciò nonostante la moderna società soggiace alla necessità interna anche se irrazionale di questo stato di cose. Il conformismo che ne discende, come hanno dimostrato tutti i regimi di massa, è una straordinaria arma per il potere, in grado di uccidere qualunque spontaneità del singolo".
Stando così le cose - frantumazione dei linguaggi specialistici e atomizzazione dell'esistenza - sarà solo attraverso questa filosofia del "dialogo sociale", del sapere comune, che potremo garantire la sopravvivenza della democrazia e di un individuo ancora consapevole delle proprie scelte. La filosofia del dialogo, superando l'arida convenzionalità del linguaggio scientifico, utilizzerà la ricchezza dei linguaggi filosofici ed artistici con la ridondanza del problema della verità rispetto al problema della verità scientifica.

In Gadamer, quindi, è forte la ottimistica concezione che l'ermeneutica, l'interpretazione, abbiano davanti a sé un campo d'azione praticamente illimitato; all'accusa di troppo ottimismo, amava ribadire che esso non è una pecca e neppure una virtù, ma un bisogno connaturato alla natura dell'uomo; il pessimismo, invece, quello sì che è un lusso: soltanto due "borghesi" come Schopenhauer e Leopardi se lo potevano permettere.



ESTETICA (Abbiamo sentito una lezione il 22.2.94 presso I.S.F.)

Il bello è la liberazione dell'uso per l'utilità. L'estetica moderna deriva dalle scienze che sviluppano il progresso nella razionalità (la rivoluzione francese svolge l'ideale razionale).

L'arte va al di là della realtà non è fiction ma radice reale (ad es.: una foto è collocata in un solo tempo quindi morta, un quadro supera la dimensione temporale quindi e sempre vivo). Essa esula e supera il tempo e resiste all'utilità.

L'estetica è una disciplina filosofica si svolge dall'arte alla trascendenza (autonomia) ed alla religiosità.

GIUDIZIO (forma logica), GUSTO (il bello non è apparenza ma giudizio senza interesse) e IMMAGINAZIONE rappresentano l'ESTETICA, mentre giudizio più esperienza rappresentano la SENSIBILITA'.

La seconda rivoluzione industriale segue automatismi e non permette lo sviluppo della personalità limitando il giudizio, il gusto e la libertà: lo stesso artista oggi segue erroneamente l'automatismo (la tecnica di riproduzione sterilizza l'arte).

Il giudizio che distingue e sceglie è la virtù (il demonio di SOCRATE), che deve ricercare in sé (uomo, famiglia, ecc.) la radice.
Il bello nella natura ne decreta il potere della natura e determina il SUBLIME.
ESTETICA diventa ERMENEUTICA



Torna ai contenuti | Torna al menu