Eduardo Ambrosio


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DX E SX (Marx) HEGELIANA

FILOSOFIA > OTTOCENTO

DESTRA E SINISTRA (Marx) HEGELIANA

Subito dopo la morte di Hegel, la scuola hegeliana si divise in:
-
Destra Hegeliana, senza grandi trasformazioni, al contrario, con una rigorosa interpretazione della teoria del maestro, identificò la filosofia idealista con la religione - orientandosi principalmente verso l'interpretazione della teologia cristiana -
e la costituzione politica dello Stato -
con la concezione corporativa della società, la teoria dei <<forti>> che hanno il diritto e le qualità di governare e dei <<deboli>> che debbono servirli.
- Sinistra hegeliana, spesso su posizioni diametralmente opposte, si sviluppò nel campo economico, politico e sociale.

La Sinistra Hegeliana

STRAUSS Davide Federico (1808 - 1874) esamina criticamente il l problema religioso, dove esclude la valenza storica nella narrazione del Vangelo per cui esso non è un "fatto storico", ma, in antitesi, una "produzione mitica" delle idee e delle aspirazioni dell'umanità.

FEUERBACH Ludovico (1804 - 1872) mette in discussione il rapporto che il maestro aveva stabilito tra ideale e reale (razionale) ed, al contrario, afferma che non è l'idea a generare la realtà, ma è la realtà che produce l'idea. Il Nostro sostiene che la filosofia deve ricercare il razionale nel reale e il fondamento della religione non deve ricercarsi nella ragione, ma nei sentimenti e negli impulsi dell'uomo. "Dio è l'essere primo in teoria, ma l'uomo è l'essere primo in pratica" (l'uomo è ciò che mangia).
Opere:
Essenza del Cristianesimo, Critica della filosofia hegeliana, Principi della filosofia dell'avvenire, La Teogonia (studio dell'origine di Dio).

* * *

Il vero fuoco che incendia l'Ottocento non sarà artistico o filosofico ma quello divampato nella religione che si propaga come ideologia della rivoluzione e il suo profeta è:

KARL MARX

(n. nel 1818 a Treviri in Prussia renana, m. nel 1883) che comincia una radicale rilettura della storia universale, anche se limitata a Inghilterra, Francia e Germania.

Marx critica il maestro (Hegel) in quanto ha ignorato la realtà concreta dell'uomo, ed ha fatto dell'idea il soggetto dell'uomo concreto; in antitesi, sostiene che il vero soggetto è l'uomo e predicato sono i risultati collettivi della sua iniziativa:
L'UOMO e il POPOLO formano la SOCIETA' e lo STATO e non il contrario.
L'idea hegeliana viene, però, sviluppata da Marx in senso economico. La storia non è mossa dall'ìdea ma dall'attività economica degli uomini e trova i suoi principi negli "
individui reali, nella loro azione, nelle loro condizioni materiali di vita"; la base della storia sta negli individui e "ciò che essi sono, coincide immediatamente con la loro produzione, sia con ciò che producono, sia col modo come producono": perciò "ciò che gli individui sono, dipende dalle condizioni materiali della loro condizione".
Riprendendo e cambiando il pensiero di Hegel, Marx afferma che l'alienazione è una specifica condizione storica ed è rappresentata dalla funzione che i mezzi di produzione esercitano sui lavoratori, espropriandoli da se stessi; e la dialettica è il passaggio dalla società capitalistica a quella comunista.

La storia viene fatta dagli uomini in quanto essi vivono (PRASSI, determinismo = sviluppo della vita umana).

I principi del
MATERIALISMO STORICO vengono così formulati da Marx: "spiegare il processo reale della produzione, e precisamente muovendo dalla produzione materiale della vita immediata; assumere come fondamento di tutta la storia la forma di relazioni che è connessa con quel modo di produzione e che da esso è generata, e pertanto la società civile nei suoi diversi stadi; rappresentarla nella sua azione come Stato, e spiegare partendo da essa tutte le varie creazioni teoriche e le forme della coscienza, religione, filosofia, morale, ecc." - STRUTTURE E SOVRASTRUTTURE.
Perciò "
tutte le forme e i prodotti della coscienza possono essere eliminati non mediante la critica intellettuale, risolvendoli nell'autocoscienza, ma solo mediante il rovesciamento pratico dei rapporti sociali esistenti, dai quali queste fandonie idealistiche sono derivate", in quanto "non la critica, ma la rivoluzione (dittatura del proletariato) è la forza motrice della storia, anche della storia della religione, della filosofia e di ogni altra teoria".
Da ciò l'ordine di comprensione della storia non va dal cielo alla terra (
la religione = oppio dei popoli) ma dalla terra al cielo, ovvero "non si parte da ciò che gli uomini dicono, si immaginano e si rappresentano, né da ciò che si dice, si pensi, si immagina che essi siano, per arrivare da qui agli uomini vivi; ma si parte dagli uomini realmente operanti (come dovrebbe essere ogni analisi politica in cui non si programma astrattamente ma considerando i soggetti veri a cui ci si rivolge) e sulla base del processo reale della loro vita, si spiega anche lo spirito dei riflessi e degli echi ideologici di questo processo di vita"; perciò "la morale, la religione, la metafisica ed ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse corrispondono non conservano oltre la parvenza dell'autonomia; esse non hanno storia, non hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la loro produzione e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero".

Il materialismo di Marx è un
MATERIALISMO DIALETTICO, secondo il quale la natura è la sola realtà esistente di cui si può dare un'interpretazione razionale. I fenomeni naturali vengono spiegati mediante cause naturali, secondo un moto che fa del procedimento dialettico la legge del moto della natura, della quale il moto del pensiero è il riflesso della mente.
Il materialismo dialettico è una concezione che trae dall'idealismo il metodo d'interpretazione della realtà. Per Marx
il divenire della natura è un processo evolutivo non reale , ma apparente. La materia ha una dinamicità interna, ma non come elemento meramente meccanico al quale si opponga quello dello spirito.
E' la materia, infatti, la sola realtà che, per effetto della propria struttura dialettica, è percorsa da un processo interno per il quale le cose nascono, divengono, si trasformano e muoiono.

Ne
IL CAPITALE (che tratta di plusvalore, rendita delle terre più fertili, interesse, salario insomma del materialismo storico caratterizzato dal determinismo rivoluzionario, cioè un modo di leggere come mai prima la storia e lo sviluppo delle società attraverso l'evoluzione delle forze produttive e del capitale: una storia della struttura al posto di quella borghese ancora oggi più praticata della sovrastruttura).
Marx espone la sua analisi economica, spesso ancora valida, volta a definire l'unica merce che il proletario possiede: il lavoro; ovvero mette in rapporto il capitale e la forza lavoro affermando che le storture sono dovute all'errato possesso dei mezzi della produzione (materiale, e, automaticamente, anche intellettuale): in mano ai capitalisti creano concorrenza e differenza a causa del cattivo uso del plusvalore derivante dal pluslavoro (cioè la classe dominante - la borghesia, la prima classe dominante e non governante, governa per interposte persone e interposte istituzioni - domina la produzione e la distribuzione delle idee della loro epoca), al contrario, nelle mani degli operai (lotta di classe e dittatura del proletariato), creano armonia e benessere per tutti; tale passaggio, però, può avvenire solo in modo violento (la rivoluzione).

L'ideologia marxista intravede come visione finale una società perfettamente equilibrata e armonica in cui viene completamente superato l'apparato statale - quello che la borghesia aveva edificato a beneficio dei propri interessi di classe - non più necessario perché non vi sarà più alcuna concorrenza: una sorta di paradiso in terra, fissando, come tutti gli utopisti, lo sguardo sulla <<Città futura>> e sull'approdo senza più conflitti, nella pace e nella felicità (ciò ha esercitato un'azione dirompente ed ha contribuito alla nascita del mito che ha sedotto nel tempo metà del pianeta) .

Le
ideologie, anche quella di Marx, quali schemi semplificatori di una realtà comlessa che deve essere pensata dalle masse, diventano inutilizzabili quando si trasformano in utopia (la quale non consente verifiche con la realtà, non conosce il gioco degli specchi e delle rifrazioni; abolisce il labirinto, le sue sorprese, le sue trappole, la libertà che riserva a chi lo percorre, e finisce per smarrire la sua fertilità, fino a diventare bieco strumento di potere e di servitù delle menti altrui).


L'incendio appiccato da Marx, oggi, è sopito (a causa delle deviazioni dalle idee di Marx dei brutali socialismi reali), ma le sue braci non sono spente. Avverrà in altri modi, su altri terreni; ma il tema dell'eguaglianza, dello sfruttamento, dei bisogni, delle società inclusive, della democrazia e dello Stato: non sarà il comunismo la panacea di questi mali, i mali restano, resi ancora più urticanti nel mondo delle comunicazioni globali.

Opere: Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, Manoscritti economico-filosofici, Il Capitale, Manifesto del Partito Comunista (con Engels)


ENGELS Federico (1820 - 1895), amico e collaboratore di Marx, sviluppa la dialettica economica, alla cui base sta l'attività umana, esposta da Marx nel CAPITALE, insistendo su una dialettica reale ed oggettiva della natura. La dialettica è per Engels "una legge estremamente generale della natura, della storia e del pensiero, che ha un raggio di azione e un'importanza estremamente grandi".
Engels modifica la filosofia di Hegel nel senso che lo stesso Hegel ha affermato che
le leggi della dialettica non sono ricavate dalla natura e dalla storia, ma vengono ad esse elargite dall'alto come leggi del pensiero.
Engels ha formulato le tre leggi della dialettica:
-
legge della conversione della quantità in qualità e viceversa;
- legge della relazione reciproca degli elementi di una totalità;
- legge della negazione della negazione.


Opere: Anti-During, Manifesto Partito Comunista (con Marx).


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