Eduardo Ambrosio


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TAOISMO

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Taoismo

Il taoismo è l'insieme delle dottrine filosofiche e religiose che, in concorrenza con il confucianesimo, ebbero origine intorno al IV secolo a.C. in Cina.
Il taoismo risulta oggi costituito da due sistemi distinti: il "taoismo filosofico", che si ritiene nato nella Cina dell'epoca classica con la dinastia Zhou, e il "taoismo religioso", che si affermò 500 anni più tardi con la dinastia Han. Quest'ultimo si fonda sulla rivelazione del saggio Lao Zi, che un taoista di nome Zhang Daoling asserì di aver accolto nel 142 d.C. sui monti del Sichuan. Il taoismo filosofico è rimasto il fondamento immutato di un coacervo di credenze religiose ereditate dall'originario politeismo cinese e di atteggiamenti e pratiche che per l'Occidente moderno sono definibili come superstiziose, come lo sciamanesimo e la divinazione; il taoismo religioso è invece tuttora una religione praticata ed è divenuta parte integrante della cultura popolare cinese.

Origine e dottrine fondamentali
Il taoismo filosofico ebbe origine nel fermento intellettuale del periodo della dinastia Zhou, quando numerose scuole filosofiche si interrogarono sul corretto modo di vivere in un mondo lacerato dai mutamenti politici e sociali. Verosimilmente, le sue origini sono da ricercare nella cosiddetta "scuola yang", tanto disprezzata dal filosofo confuciano Mencio, il quale affermava che gli yangisti non si sarebbero neppure strappati un capello dal capo a beneficio del mondo intero. In effetti, la scuola yangista predicava la crescita e la valorizzazione dell'interiorità dell'individuo, ispirandosi a una tradizione cinese di mistica e contemplazione simile allo yoga, che era stata diffusa nel tardo IV secolo dal filosofo Zhuang Zi.
Le dottrine taoiste fondamentali, sia filosofiche sia mistiche, sono contenute nel Tao-te ching (Libro della via e della virtù), che risale al III secolo e viene attribuito a Lao Zi, e nel Zhuangzi, un testo composto di parabole e allegorie, anch'esso risalente al III secolo, ma ricondotto a Zhuang Zi. Mentre il confucianesimo esortava l'individuo a conformarsi alle norme tradizionali della "Via degli antichi re", il taoismo asseriva che l'individuo dovrebbe ignorare le imposizioni della società e cercare unicamente di conformarsi al disegno della natura, il Tao (la "via", il "cammino", il "principio"), che non è definibile a parole né concepibile con il pensiero. Per essere in armonia con il Tao è necessario "non agire" (wu-wei), non fare cioè nulla di artificioso o innaturale: abbandonandosi liberamente agli impulsi della propria natura e affrancandosi da qualsiasi dottrina si giunge all'unità con il Tao e si acquista un potere mistico (De), che consente di trascendere qualunque contraddizione tra gli aspetti del mondo, persino quella tra la vita e la morte. In seguito, i taoisti interpretarono il Tao come una sorta di potere magico, sebbene sia Lao Zi sia Zhuang Zi si siano serviti del termine solo per designare, in generale, le capacità dell'individuo perfettamente libero. Zhuang Zi, in particolare, si oppose ai confuciani e alla scuola di Mo Zi, i quali sostenevano che la ragione umana avrebbe potuto rivelare il Tao; Zhuang Zi riteneva invece che le distinzioni del pensiero concettuale rappresentassero la distanza dell'uomo dal Tao.
Quanto alle dottrine sociali e politiche, i taoisti invocarono un ritorno alla vita agreste delle origini. Nel Tao-te ching il "non agire" fa riferimento tanto al sovrano quanto al privato cittadino. Diffidando degli artifici concettuali, al pari di Zhuang Zi, Lao Zi rac-comandò al sovrano di riempire il ventre dei sudditi, ma di vuotare le loro menti, in modo tale che essi non potessero desiderare alcunché; per Lao Zi lo stato ideale doveva incarnarsi nella dittatura di un filosofo-sovrano alla guida di un popolo obbediente e passivo. Tale visione è ravvisabile, benché sussistano alcune differenze, nella teoria dello stato totalitario sviluppata dalla scuola filosofico-politica dei legisti fiorita al tempo degli stati combattenti, il cui massimo esponente fu Han Fei.

Storia
Il taoismo sopravvisse agli attacchi di concezioni filosofiche concorrenti sotto la dinastia Qin, che aveva unificato la Cina, e il pensiero di Lao Zi venne rielaborato dai cortigiani della dinastia Han, che vi innestarono le leggende dell'Imperatore Giallo, Shi Huangdi, e la cosmologia yin-yang del Tai Ji, al fine di arricchire la filosofia di governo dell'impero. Si verificò inoltre una fusione di ta-luni aspetti del taoismo con la religione cinese: i seguaci di questi culti, come i Turbanti Gialli di Shandong, contribuirono a rovesciare la dinastia (220 d.C.). Dopo di allora il popolo fu più incline ad abbracciare il taoismo religioso, mentre il ceto dei mandarini, più colto, adottò il taoismo filosofico associandolo a speculazioni cosmologiche e scientifiche.
Il taoismo influenzò profondamente l'arte cinese e la letteratura cinese, in particolare la poesia di Tao Yuanming e di Li Po; la pittura paesaggista si ispirò in larga misura all'evocazione delle forze della natura e al culto di un idillico ritiro dal mondo. La ricerca dell'immortalità, sulla scorta dei riferimenti metaforici alla perfettibilità e all'immortale xian che costellavano l'opera di Zhuang Zi, portò alla nascita di una chimica rudimentale. Gli esperimenti di alchimia cedettero il posto, tra il III e il VI secolo, a una serie di pratiche igienico-sanitarie, tuttora seguite, che, sottolineando l'importanza della respirazione regolare e della concentrazione per prevenire le malattie, miravano a favorire la longevità.
Il taoismo e il buddhismo cinese si influenzarono reciprocamente dopo la diffusione del buddhismo nel IV secolo. Anche il taoismo si diede un'organizzazione monastica: alcuni discepoli taoisti sostennero persino che il leggendario Lao Zi avesse effettivamente lasciato la Cina e fosse divenuto il Buddha, ma la dinastia mongola Yuan con l'imperatore Kublai Khan condannò questo mito nel 1281. Il taoismo fu responsabile della più massiccia persecuzione del buddhismo mai avvenuta in Cina (842-845), a opera di un imperatore taoista della tarda dinastia Tang; infine, le dottrine taoiste si fusero con le idee buddhiste, determinando la nascita del buddhismo Zen.

Gli studiosi moderni hanno rivelato la profondità filosofica del taoismo più antico. Martin Heidegger tentò di tradurre il Tao-te ching, e reminiscenze taoiste ricorrono nella sua filosofia e in quella dei pensatori da lui ispirati. Inoltre, il taoismo filosofico ha destato grande interesse in molti orientamenti del pensiero contemporaneo, in particolare nella filosofia del linguaggio e nelle correnti antirazionaliste.


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