Eduardo Ambrosio


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GIOBERTI

FILOSOFIA > OTTOCENTO

GIOBERTI VINCENZO (1801-1852)


Gioberti, intellettuale del Risorgimento italiano, approfondisce in termini filosofici, soprattutto in campo pedagogico, il rapporto fra autorità religiosa del maestro e autonomia del credente, dell'educando; convinto, come Mazzini, della perfetta corrispondenza di politica e pedagogia, pensa che la rinascita politica italiana potrà avvenire solo mediante una nuova educazione del popolo che produca la formazione di un carattere virile, una coscienza delle proprie capacità ed uno spirito di libertà.

Con il "
Primato morale e civile del popolo italiano", afferma che, non lo straniero, non la Provvidenza, ma il riscatto dalla secolare servitù sta nel risveglio spirituale, possibile solo attraverso la vera filosofia, la quale è fondamento e stimolo della civiltà; essa non deve essere astratta ma al tempo stesso religione, fede e deve anche estrinsecarsi nell'azione per poter finalmente risvegliare la forza di volontà.

Gioberti, come il Rosmini, critica la filosofia moderna da Cartesio in poi, soprattutto perché essa ha affermato la libertà dell'individuo contro la libertà della tradizione. Premesso che la libertà non è contro la tradizione, contro l'autorità, il Nostro afferma che come è vero che l'individuo da solo non è capace di giungere alla verità e di sviluppare la cultura (contro Cartesio), è anche vero che lo sviluppo della cultura non avverrebbe se la tradizione non fosse preceduta dall'attività degli uomini (contro i Gesuiti e in generale contro i sostenitori dell'autorità dispotica); da qui il concetto che l'uomo è libero, non contro la storia (cioè come semplice individuo), ma nella storia (cioè come anello del progresso umano).

Il Gioberti critica al Rosmini (che a sua volta aveva criticato per lo stesso concetto Kant) il soggettivismo: infatti, l'idea dell'ente possibile che sarebbe il fondamento della conoscenza, essendo soltanto un'idea, è anch'essa soggettiva; invece il fondamento della conoscenza non è soltanto l'idea dell'Essere (il rosminiano Essere ideale), ma l'Essere stesso, l'ESSERE REALE, cioè Dio, presente nello spirito umano e intuito dall'uomo.

L'intuito, fondamento della conoscenza, consiste nella intima connessione del nostro spirito con l'ente creatore che è depositario della verità totale, per cui intuire Dio significa intuire tutte le verità. Questo intuito, però, senza una vera riflessione, cioè l'attività della mente umana, non coglie alcuna conoscenza che progredisce a poco a poco determinando nel corso del tempo e quindi della storia, quelle verità che nell'intuito sono soltanto indeterminate (l'uomo essendo imperfetto intuisce inizialmente Dio soltanto in modo oscuro e indeterminato). Solo grazie alla riflessione, all'attività umana (poco considerata dal Rosmini), si sviluppa la cultura e la civiltà nel corso della storia.

La formula della filosofia giobertiana: "l'ente crea l'esistente e l'esistente torna all'ente", significa che Dio crea il mondo e l'uomo e pone nell'animo dell'uomo con l'atto stesso creazione i germi della verità; ma l'uomo poi (l'esistente) deve sviluppare tale verità, realizzare la civiltà e così innalzarsi con le proprie forze di nuovo a Dio.

Il ritorno dell'uomo a Dio avviene nel corso della storia in continuo progresso, il che è tutto merito dell'uomo che è un "collaboratore di Dio".

L'attività reale storica è di massima importanza e il progresso di un popolo è determinato dalla sua attività, per cui bisogna avanzare proposte opportune per risvegliare il popolo italiano tenendo conto delle reali condizioni; questo è il realismo politico con cui Gioberti si oppone al Mazzini, giudicato un utopista.



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