Eduardo Ambrosio


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SCINTOISMO

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Scintoismo

Lo scintoismo è la religione nazionale del Giappone. Culto politeista, lo scintoismo (dal giapponese shinto, "la via degli dei") venera un nutrito pantheon di kami ("dei" o "spiriti") che comprende varie classi di divinità, tra le quali gli dei locali, i fenomeni naturali, gli esseri viventi (considerati depositari di una forza vitale e spirituale) e gli antenati nobili deificati; l'imperatore è stato a lungo venerato come kami vivente. Sorto in una cultura preletteraria, lo scintoismo conserva tuttora i suoi caratteri di religione spiccatamente rituale, che invita i fedeli a venerare i kami, propiziandoseli con preghiere e offerte, e a scongiurare la loro ira evitando gli stati di impurità.
Offerte di riso, sakè, pesce, frutta e verdura caratterizzano le cerimonie più importanti, connesse sia con i cicli stagionali, a testimonianza del fatto che i riti traggono origine da una società agricola, sia con le tappe della vita del fedele; queste sono segnate dalla prima visita dei neonati al loro kami tutelare, dal Shichi-go-san (Sette-Cinque-Tre), una festa durante la quale i bambini di cinque anni e le bambine dai tre ai sette anni pregano nei templi per ottenere buona salute, e dalle tradizionali cerimonie nuziali. Durante una festa annuale (Rei-sai) si usa portare in processione una sorta di tabernacolo, il mikoshi, fra canti e invocazioni.
Lo scintoismo sottolinea l'importanza della purezza rituale e non possiede una gerar-chia clericale, tramandando le funzioni sacerdotali per via genealogica. Poiché il contatto con la morte, con la malattia e con il sangue è ritenuto oltremodo dannoso, si prescrivono alcuni riti, detti kegare, volti a liberare il fedele da qualsiasi forma di contaminazione. Questa religione è fondata su base territoriale e assegna agli abitanti di ciascun quartiere o paese un luogo di culto che contiene un oggetto utilizzato come manifestazione tangibile delle divinità; queste vengono venerate anche pregando presso gli altari domestici o visitando le montagne sacre, numerose in tutto il Giappone.
Testi sacri Fra i libri considerati sacri dallo scintoismo figurano in primo luogo testi mitologici redatti nella forma di antiche cronache, come il Kojiki (Documenti degli antichi avvenimenti, 712) e il Nihongi (Cronache del Giappone, 720). Questi testi insistono sulla discendenza della dinastia imperiale della dea solare Amaterasu, come motivo di legittimazione dei sovrani per diritto divino. Compendi dei rituali che costituiscono ancora oggi la liturgia dello scintoismo sono l'Engishiki (Istituzioni dell'età Engi, 905-927), un testo ricco di minuziose prescrizioni, e i cosiddetti "Cinque libri dello Shinto" (Shinto Gobusho), risalenti al XII secolo e riservati ai sacerdoti anziani.
Storia Nato dall'evoluzione di credenze popolari di natura sciamanica e animistica, lo scintoismo assunse caratteri distintivi soltanto alla fine del VI secolo, quando la famiglia imperiale fece divi-nizzare gli ujigami, i numi tutelari dei clan guerrieri, collocandoli in un pantheon che rispecchiava fedelmente la struttura politica vigente. Ciò rese lo scintoismo la religione ufficiale giapponese. Tuttavia l'introduzione del buddhismo (538) in Giappone influì in modo sempre più evidente sulla religione tradizionale, al punto di creare un culto sincretistico che fu codificato in termini filosofici come Ryobu Shinto ("Shinto dei due volti "). Soltanto nel XII secolo si tentò di liberare la religione tradizionale dal legame con il buddhismo; Yoshida Kanemoto (morto nel 1511), membro di una delle famiglie sacerdotali che guidavano questo movimento riformatore, elaborò una visione teo-logica dello scintoismo, proponendolo come religione destinata a fondere in sé tutte le altre: la sua scuola, detta Yoshida Shinto, acquisì un ruolo predominante con l'inizio della dinastia Tokugawa nel 1603 e, pur non riuscendo a sradicare il culto sincretistico, ispirò direttamente le scuole Kokugaku ("Dottrina nazionale"), che alla fine del XVII secolo restituirono alla fede nazionale la sua funzione di strumento di identificazione patriottica e favorirono, attraverso ricerche filologiche, la corretta interpretazione dei testi sacri.
Questa ideologia radicale divenne dominante con la restaurazione Meiji del 1868, anno in cui lo scintoismo diventò religione di stato: la separazione definitiva dal buddhismo fu sancita per decreto e le immagini del Buddha furono rimosse dai templi e dal Palazzo Imperiale.
Il processo di politicizzazione della religione nazionale ebbe il suo culmine nel 1932 con il decreto del ministero dell'Istruzione che, assegnando ai santuari scintoisti il ruolo di scuole di patriottismo, creava la struttura necessaria a sostenere il regime militarista e imperialista di quegli anni; con la sconfitta del Giappone nella seconda guerra mondiale, il governo di occupazione insediato dagli Stati Uniti sancì già nel 1945 la fine dello scintoismo come religione di stato, imponendo all'imperatore di negare esplicitamente la sua natura di divinità. I santuari si riorganizzarono nel 1946 come associazioni autonome, sostenute da donazioni private, e i riti privati della famiglia imperiale furono reinterpretati come cerimonie di corte. Nonostante questa profonda laicizzazione del paese, lo spirito dello scintoismo sopravvive tuttora in forme che si adattano, talora paradossalmente, alle esigenze della società moderna.


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