Eduardo Ambrosio


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CROCE

FILOSOFIA > NOVECENTO

IL NUOVO IDEALISMO

BENEDETTO CROCE


Chiaramente antipositivistico è lo sviluppo del nuovo idealismo sia nei paesi anglosassoni, dove ha prevalentemente un carattere morale e religioso e, nel campo teoretico, è impegnato a combattere l'empirismo (Giosuè ROYCE), che in Italia dove è molto più profondo e compie una trasformazione originale dell'idealismo precedente post- kantiano: precursori dell'idealismo italiano, nella seconda metà dell'Ottocento, sono Francesco DE SANCTIS e Bertrando SPAVENTA, entrambi si ricollegano alla tradizione filosofica italiana (Vico, Bruno e Campanella), il loro obiettivo è quello di riformare la dialettica hegeliana, ponendo la coscienza non come ultimo momento del divenire o come ultimo atto dello sviluppo dell'Idea, ma come atto originario in cui l'essere è concepibile come divenire.

BENEDETTO CROCE, insieme a Gentile principale esponente del nuovo idealismo, nato a Pescasseroli nel 1866 e morto a Napoli nel 1952, iniziò la sua attività dedicandosi alla storia e, volendo chiarire le sue idee per scrivere una storia spirituale d'Italia, si dedicò allo studio del Vico, che egli considera uno dei maggiori maestri.
L'interesse principale rimane sempre quello storico e il problema che egli propone nella sua filosofia è quello di scoprire una metodologia della storia, cioè di scoprire i fondamenti cui lo storico, qualunque sia il suo campo (storia della letteratura, della politica, dell'arte) deve attenersi. Nello sforzo di risolvere questo problema, il Croce cominciò dalla critica della concezione storica del Marx (materialismo storico: tutti gli avvenimenti della storia derivano da fattori economici e non da fattori spirituali). In secondo momento il Croce, preoccupandosi dei problemi della storia dell'arte, concepì la sua filosofia dell'arte che espose nella "Estetica". In un terzo momento egli aggiunse poi la logica, la filosofia pratica, la teoria e storia della storiografia. ESTETICA, LOGICA, e FILOSOFIA della PRATICA sono le opere fondamentali che contengono il sistema del Croce.

Il Nostro ha scritto moltissime opere di storia tanto di politica quanto letterarie e filosofiche ed ancora molti altri libri sull'estetica, modificando via via la concezione espressa nella "ESTETICA".
Per quanto attiene al suo problema fondamentale (dal quale è nato il suo sistema filosofico), quello della storia, Croce ritiene che la storiografia si limita a narrare ciò che è accaduto, ma essa deve anche giudicare e avere perciò un criterio di giudizio: se si fa la storia dell'arte bisogna sapere che cosa è l'arte, per distinguere le manifestazioni artistiche da quelle che non lo sono e così se si fa la storia dell'attività economica, oppure quella della scienza, oppure quella dell'attività pratica. I concetti fondamentali che devono servire da criterio e da giudizio devono essere forniti dalla filosofia, la quale li approfondisce e li chiarisce; perciò Croce dice che la filosofia non è altro che la "metodologia" del "giudizio storico" (la necessità logica di Aristotele).

La filosofia crociana giunge ai risultati che abbiamo detto, partendo dalla critica del dualismo fra spirito e natura e dimostrando che tutta la realtà è spirito; siccome lo spirito è per sua essenza storia, cioè attività che si svolge storicamente, lo studio della realtà deve avere sempre carattere storico.
Croce dimostra che il dualismo tra natura e spirito non esiste: non c'è una realtà spirituale e vivente ed una materiale e necessaria; si tratta soltanto di due diversi modi di considerare una medesima realtà. Siccome però è impossibile che questi modi così diversi siano ambedue esatti, bisogna vedere qual è quello vero.

Noi possiamo considerare non soltanto le pietre, i vegetali, gli animali, ma persino l'uomo come materia, per la sua mancanza di libertà e per la subordinazione al determinismo delle leggi naturali. Per es. l'uomo viene studiato da questo punto di vista dalla psicologia empirica propugnata dal positivismo. Oppure possiamo considerare non solo l'uomo ma anche la natura come attività vivente che crea sempre qualche cosa di nuovo e quindi come spirito. Qual è la considerazione esatta?

Qui il Croce, come tanti altri antipositivisti, dimostra che il punto di vista delle scienze naturali non risponde alla realtà; la moderna critica delle scienze ha già stabilito che la conoscenza scientifica ha soltanto un carattere economico, ma non coglie la vera essenza della realtà.
Questa è continuo sviluppo, ossia si estrinseca storicamente. La distinzione tra spirito e natura viene dimostrata inesistente specialmente dalla "economica" e dalla "estetica". L'economica studia la prassi, cioè l'attività che l'uomo svolge nel mondo ai fini dell'utile, e dimostra che tra oggetto e soggetto non c'è dualismo.

L'oggetto è la stessa vita passionale del soggetto, cioè che egli si pone dinanzi; quindi, anche nell'estetica viene dimostrato che l'oggetto non è qualche cosa di estraneo, ma la stessa attività fantastica del soggetto. Insomma, tanto nell'economica quanto nell'estetica, Croce dimostra che l'oggetto non è altro che una "forma" o "categoria dello spirito".

Noi pensiamo che di fronte alla libertà dello spirito stia come ostacolo la natura materiale; ma ciò non è vero. Gli ostacoli che lo spirito trova, in realtà non stanno fuori di lui, ma in lui stesso e sono un momento interiore del suo svolgimento. Ostacoli della vita spirituale sono il male e l'errore; ma questi non sono derivanti dalla natura, bensì nascono dalla lotta che lo spirito compie per passare da un grado inferiore ad uno superiore. Quando l'uomo raggiunge una verità, si accorge dell'errore in cui era precedentemente e così, divenendo morale, si accorge dell'immoralità ormai superata.

Tutta la realtà è spirito, perciò la filosofia del Croce è una filosofia dello spirito, nel quale egli distingue due attività fondamentali: quella "pratica" e quella "teoretica". Ciascuna di esse comprende due momenti.
Nell'attività pratica il momento inferiore è quello dell'utile, ossia il momento economico, che si estrinseca nelle azioni compiute unicamente per l'interesse; momento superiore è quello etico, che si estrinseca nelle azioni morali che l'uomo compie quando, lottando contro il proprio egoismo, supera le preoccupazioni dell'utile.

Nel campo dell'attività teoretica il momento inferiore è quello estetico, che consiste nell'intuizione individuale con cui noi vediamo le cose secondo il nostro stato d'animo; il momento superiore è quello logico, con cui noi conosciamo la verità. Nel momento logico Croce distingue la verità delle scienze naturali, che sta non in veri e propri concetti ma in pseudo-concetti, vale a dire concetti che non ci fanno conoscere veramente la realtà, ma soltanto servono ai fini pratici della vita umana. Veri concetti sono soltanto quelli della filosofia e sono quattro; concetto dell'utile, concetto del bene, concetto del bello, e concetto del vero, rispondenti ai quattro momenti della vita dello spirito.

Secondo Croce questi quattro momenti sono distinti e non semplicemente opposti (invece il sistema hegeliano parla di sintesi degli opposti, che si fondono l'uno nell'altro). Distinti vuol dire che ciascuno di essi ha il proprio valore e che il momento superiore, (per es. la moralità rispetto all'utile) non può esistere senza quello inferiore, mentre al contrario il primo grado può stare a sé. Per es. l'uomo può ricercare l'utile senza avere ancora preoccupazioni morali, ma l'agire morale non prescinde mai dall'utile. E così nel campo dell'attività teoretica, l'arte (momento estetico) sta a sé, ma la filosofia (momento teoretico) non può astrarre dall'arte, poiché deve esprimere proprie idee e così assumere anche forma artistica.
Il Croce espone questa concezione dei distinti nella sua teoria della circolarità dello spirito; la vita dello spirito passa circolarmente da un momento all'altro; ma questi momenti non si dissolvono l'uno nell'altro, ciascuno ha il proprio posto la propria funzione. Ciò non vuol dire che lo spirito si divida, perché esso passa da un momento all'altro ponendosi tutto intero in ciascuno.

Il critico d'arte, che deve pronunciare giudizi estetici, nel fare la storia dell'arte deve dire se quel dato fatto che egli sta studiando, ossia un'opera letteraria o pittorica ecc., sia o non sia intuizione artistica, deve dire se quel frutto è reale come arte oppure irreale, cioè bello o brutto; se è espressione artistica o non è e di che specie di espressione artistica si tratti. Ma siccome, per distinguere l'arte da ciò che non è arte, bisogna saper giudicare tutte le opere della vita assegnando a ciascuno il proprio carattere, lo storico dell'arte deve avere non soltanto il gusto ma anche una vera e propria conoscenza filosofica di tutte le forme della realtà proprio allo scopo di poter distinguere la forma artistica da tutte le altre forme.

Per Croce l'ente è l'espressione, cioè sintesi di forma e contenuto, vale a dire l'intuizione artistica non è un pensiero che poi in un secondo momento l'artista rivestirebbe di forme, parole, colori, ecc. ma nasce già concretata nella sua propria forma. E' erroneo dire che si ha il pensiero e mancano le parole per esprimerlo; quando il pensiero c'è ci sono anche le parole, poiché esse fanno tutt'uno con quello. Questo vale per l'arte in cui non si hanno pensieri ma intuizioni, ossia immagini, la filosofia, invece, ha a che fare con veri e propri pensieri cioè concetti che devono pur essi venire espressi.



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