Eduardo Ambrosio


Vai ai contenuti

Menu principale:


Medievo e Pico della Mirandola

UNIVERSITA' > LEZIONI SVOLTE IN ANNI PRECEDENTI > FILOSOFIA

PREMESSA: IL MEDIOEVO

Il Medioevo è l'età dell'immaginario dove si individuano le origini di tutte le fantasie che ancora utilizziamo, nonché della teologia (disciplina che cerca di indagare Dio) che non si riassume semplicemente nell'intelligenza scientifica della fede, ma per quel periodo va intesa anche come affetto, estetica, rappresentazione. Con S. Tommaso abbiamo la migliore, anche rispetto all'oggi, comprensione di Aristotele, sorprendenti sono le sue osservazioni sul "principio di non contraddizione".

Il Medioevo, inoltre, è un'età di convivenze e di fecondissimi scambi culturali, dove dobbiamo cercare le nostre radici identitarie, perché in quel periodo comincia la modernità, grazie all'incontro tra la tradizione ellenistico-romana e la scienza arabo-mussulmana; quest'ultima con Alhazen, Avicenna e Averroè, ci ha restituito molta filosofia antica ed ha posto i fondamenti della scienza attuale(lo zero, tanta matematica, medicina, chimica, astronomia, ecc.); fiorente fu anche il pensiero ebraico, che, con Mosé Maimonide, tentò di conciliare Bibbia e filosofia, rintuzzando i contrasti tra ragione e fede che ancora oggi tormentano i nostri dibattiti.

Il dialogo fra le fedi è continuamente evocato nel Medioevo: tra i molti, il catalano Raimondo Lullo lasciò un'opera carica di speranza facendo dialogare un cristiano, un
ebreo e un musulmano con un filosofo pagano (ancora un sogno!).
Tuttavia l'interpretazione biblica monopolizza quasi completamente questa età trasformandosi continuamente in cultura (si perde la cura del corpo, sacra per i Romani e attualmente), privilegio che si ridimensionerà con il Concilio di Trento (XVI secolo).

La concezione che l'uomo torna a Dio in quanto muove da lui; e l'amore supremo con cui l'uomo conosce e ama insieme Dio, lo stesso amore con cui Dio ama e conosce sé stesso, è manifesta anche in Dante. L'universo è un circolo, per cui l'azione divina scende per risalire, si moltiplica, come luce che piove di cosa in cosa, per raccogliersi nella sua unità eterna e infinita.


PICO DELLA MIRANDOLA

Uno dei personaggi più interessanti e inquietanti del Rinascimento è Giovanni Pico, conte della Mirandola
Ricchissimo (almeno dieci volte più del nostro Berlusconi) e bellissimo, con il cervello di dieci premi Nobel, era un uomo geniale. Dall'esame del DNA fatto dopo la riesumazione (del 26 luglio 2007) si è accertato che aveva un cervello superiore alla norma (1770 cc.) ed era alto 188 cm.


Umanista, filosofo, cultore di cabala, avversatore dell'astrologia. Spese la metà del suo patrimonio in libri. Per tutta la sua breve vita, morì a 31 anni(avvelenato con l'arsenico - pratica molto diffusa, nel Quattrocento furono avvelenati papa Innocenzo VIII, Lorenzo de' Medici, Poliziano - probabilmente per gelosia da Piero, figlio di Lorenzo de' Medici) ha cercato la conoscenza, il vero dono divino, la cosa più importante della vita di un uomo, ovunque essa porti. A 23 anni pubblicò le 900 tesi, una summa di proposizioni dialettiche, morali, fisiche, matematiche, teologiche, magiche, cabalistiche, sia proprie che dei sapienti caldei, arabi, ebrei, greci, egizi e latini e propose di discutere queste tesi in un Concilio dei Saggi (visto come l'occasione per arrivare a qualcosa di più profondo, data la sua ossessiva ricerca della perfezione e del numero perfetto: 900 + 99 = 999 cha alla rovescia diventa 666, il numero del Diavolo) delle tre religioni monoteistiche per rivendicare un Dio unico. Ma il convegno non ci fu mai, e, nel 1487, alcune delle sue tesi (tredici) vennero giudicate eretiche con la messa all'Indice e al rogo del suo libro (mai più ristampato fino al secolo dei Lumi) e Pico condannato da papa Innocenzo VIII. Lorenzo de' Medici gli salvò la pelle, ma non riuscì ad ottenere il perdono del papa.

Lo studioso Carlo A. Martigli ha immaginato in un romanzo molto verosimile che oltre alla 900 tesi Pico avesse scritto 99 conclusioni segrete sulla natura femminile di Dio, come Maria Creatrice. Un segreto che il Vaticano nasconde e avversa dai tempi di Efeso (dove, nel 431 d. C., nel concilio ecumenico, si discusse di cristologia e della natura di Maria e si stabilì che essendo la madre di Dio, e non di Cristo, le venisse attribuita la qualifica di Theotokos e non di Christotokos come volevano i puristi della Chiesa) in poi. E forse non è un caso se pochi giorni dopo avere affermato << Dio è madre>> papa Luciani morì all'improvviso suscitando molti interrogativi. Anche i Hitler si interessò a questi segreti per negare la paternità della Chiesa a Pietro e sostituirlo.

Probabilmente Pico avrebbe voluto presentare al mancato concilio (visto come una grande occasione culturale), anche L
'orazione sulla dignità dell'uomo (definito il manifesto dell'Umanesimo), un'opera rivoluzionaria perché fino a quel momento la "dignità" era solo divina.
Pico fu riabilitato dal nuovo papa Alessandro VI che da vero Borgia lo fece in modo fariseo: pur di non ammettere un errore della Chiesa affermò, con un assurdo logico, che quelle tredici tesi rimanevano eretiche, ma non poteva dirsi altrettanto del suo autore.

Anche l'epigrafe sulla tomba è un enigma, che recita:
<<
Sì Ioannes iacet hic Mirandula caetere norunt et Tagus et Ganges foran et antipodes (Qui giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno il Tago, il Gange e forse anche gli antipodi)>>.


Torna ai contenuti | Torna al menu