Eduardo Ambrosio


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SVILUPPI E TENDENDENZE

STORIA > I TEMI DEL '900 > LA GRANDE TRASFORMAZIONE SOCIALE

LA GRANDE TRASFORMAZIONE:

SVILUPPI E TENDENZE DELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA

L'analisi muove dalla constatazione dei profondi mutamenti avvenuti negli ultimi 50 anni (Germania, Giappone e Italia, pur sconfitti nella seconda guerra mondiale, hanno subìto il massimo sviluppo economico) nei rapporti tra "centro" e "periferia", del tasso di crescita di paesi un tempo sottosviluppati (Corea, Cina, Filippina, il nuovo modello Singapore, ecc.), del ruolo decisivo assunto dall'area del Pacifico a scapito di quella atlantica, molti sono propensi a prevedere nei prossimi 50 anni un completo ribaltamento con un Occidente nel ruolo di "nuova periferia", da ciò e per l'accentuazione con la militarizzazione del centrato Nord - Sud, favorito dagli USA, si fa concreto il rischio di un terzo conflitto mondiale.

Il
concetto di imperialismo può essere ben definito proprio col rapporto economico produttivo tra "centro" e "periferia", il primo stabilisce le regole del gioco e regola il mercato, il secondo subisce le regole e si adegua al mercato.
La
Periferia è specializzata in produzioni per l'esportazione, spesso monocolturale, di materie prime o di prodotti di base (ad es.: lo zucchero cubano), per cui è alla completa mercé del mercato.
Il
Centro, al contrario, si caratterizza per esportazioni differenziate, con la produzione di manufatti ove è forte il "valore aggiunto" (il lavoro dell'operaio), cioè il profitto.
La
tendenza verso la periferia, degli ultimi anni, spinge il centro a rispondere con maggiore tecnologia che, come vedremo, è negativa per il profitto e finisce per ritorcersi sull'operaio (disoccupazione).

Nel
rapporto tra capitalismo e imperialismo è quest'ultimo che precede storicamente (come l'imperialismo dei romani o delle conquiste americane di Spagna e Portogallo).

Il
capitalismo si afferma a partire dal 1450 e, perlomeno fino al 1900, ha rappresentato la sistemazione mondiale delle aree economiche determinate dalle conquiste coloniali.

Dal Settecento alla metà dell'Ottocento si ha una fase di
sviluppo "pacifico" del capitalismo si segue il principio di "convivenza economica", cioè si conquista solo se conviene economicamente e si liberano popoli (come l'Inghilterra con gli Stati Uniti) se non è più conveniente dominarli, inoltre le mire di occupazione sono sempre rivolte a territori non già occupati da europei.

Diversa è la teoria del c
apitalismo come "mercantilismo corporato" o ricerca del benessere a scapito delle potenze straniere: fenomeno di sviluppo integrato tra centro e periferia (in USA, limitati nello sviluppo dalle riserve indiane, molti rifiutavano l'indipendenza perché il Liberismo avrebbe prodotto il massimo benessere).
Anche la finanza internazionale con i Rotschild aveva un ruolo pacifico.

Dal 1870 viene meno il principio della convenienza ed l
'imperialismo assume un carattere "aggressivo", con caratteristiche analoghe a quelle delle strutture pre-capitalistiche:
- la rivoluzione industriale inglese è avvenuta nel tempo, molto diluita, ed ha sofferto meno il trauma del passaggio dal rurale all'industriale, molto costoso in termini sociali;
- l'industria produce molto e di
qualità;
- l'
industria tessile di Napoli sopravvive solo grazie al protezionismo finito nel 1861, per cui soccombe subito per la povertà dei mezzi tecnologici ed il suo mancato rinnovamento appunto tecnologico (la prima ferrovia, la prima nave in ferro, ... solo una favola);
- lo s
viluppo industriale medioevale non è capitalista perché il modello era sempre lo stesso ( ad es.: a Firenze la cellula industriale era il telaio con due operai, se l'azienda si ingrandiva riproduceva una seconda identica cellula indipendente e così via, per cui il rapporto tra macchina e addetti e sempre uguale) e l'imprenditore è anche commerciante;
- la
logica capitalista tende ad aumentare il capitale fisso (macchine, tecnologia) e non la mano d'opera;
-
rifiuto di un unico modello di sviluppo economico e politico (l'eurocentismo, le difficoltà del take off dopo la Rivoluzione industriale in Inghilterra, il precedente giapponese, il ruolo dello Stato del Bismark in Germania e del Giolitti in Italia);
- il ruolo dei
condizionamenti internazionali con lo stabilirsi di gerarchie tra gli Stati in seguito all'esito delle guerre (austro-prussiana del 1866, ispano-americana del 1898 e russo-giapponese del 1904).

L'ETA' DELL'IMPERIALISMO è caratterizzata da un ritmo rapidissimo delle occupazioni dei territori "liberi" (1870-1914) per far fronte alla "lunga depressione" (1873-1896) dovuta:
- al forte r
icorso al protezionismo con relativa strozzatura del mercato;
- alla
sovrabbondanza di capitali e sovrapproduzione (per abbassare i costi) industriale con la conseguente necessità di sbocchi per capitali e merci (il colonialismo era sufficiente a regolare la concorrenza tra le aziende o compagnie, ora in presenza dello Stato-azienda occorre l'imperialismo).

Si registra la nascita di Trast e cartelli, nonché delle corporations in America.
Il centro tenderà di ottenere il controllo della popolazione mondiale.

LE PREMESSE TEORICHE DELL'IMPERIALISMO sono riconoscibili nella legge della caduta tendenziale del saggio di profitto in Marx, cioè, in sintesi, la tecnologia assorbe il capitale e riduce il guadagno, si rimedia con forte crescita del capitale (da rilevare il forte parassitismo che scaturisce dal capitalismo).
Conviene investire in paesi sottosviluppati dove c'è poca tecnologia e molti operai, che producono profitto.

Nell'
interpretare l'imperialismo si possono sintetizzare come:
-
cause: il determinarsi di un capitalismo monopolistico e finanziario, le necessità crescenti di materie prime a buon mercato, il bisogno di espansione produttiva per la ristrettezza del mercato interno, la necessità di esportare il surplus di capitali;
-
conseguenze: la progressiva occupazione "pacifica" di tutto il mondo (la spartizione dell'Africa, la "Nuova Frontiera" americana), l'inevitabilità della guerra tra le potenze del centro per il dominio del mondo (essendo già occupate tutte le colonie resta solo la guerra per appropriarsene).

Le
guerre per il dominio del mondo sono sostanzialmente due, la prima (1700-1815) è la contesa tra la Francia e L'Inghilterra, la seconda (1900-45) vede contrapposti Inghilterra e USA alla Germania e, poi, al Giappone.

La PRIMA GUERRA MONDIALE con la mobilitazione totale (o di massa) e l'enorme perdita di vite umane, con il "socialismo di guerra" (per la massima mobilitazione arrivano le promesse per i contadini della terra e di migliore qualità della vita per gli operai), accelera fortemente la trasformazione e modifica i rapporti di forza fra gli Stati: ascesa USA e crollo austro-ungarico.

La CRISI DEL PRIMO DOPOGUERRA impone, per la presenza del modello URSS, il punto di non ritorno, mentre la restaurazione del 1815 ebbe la capacità di incamerare e razionalizzare la rivoluzione, la rivoluzione del '17 condiziona fortemente gli altri Stati: in Italia va in crisi la tendenza in atto di intesa impresa-operai (Turati) grazie all'alto profitto, nasce il concetto di "rivoluzione passiva" (Gramsci) o cesura storica (no linearità - no indietro) e, infine, si passa dalla carota al bastone con il fascismo che svilupperà il corporativismo e il divertimento di massa (calcio, viaggi, ecc.); in USA il fordismo, grazie all'aumento di capitali, razionalizza la produzione stabilizzandola; il mercato unico mondiale va in frantumi per la crisi del gold standard (rapporto fisso moneta-oro) in quanto occorrerebbero immense quantità d'oro, insomma il sistema non regge.

La CRISI DEL '29, causata dalla saturazione della produzione e dalla distrazione di capitali dalla produzione a favore della speculazione borsistica, farà sentire i suoi effetti con:
- l'
ascesa del Nazismo per la difficoltà della Germania a onorare il pesante debito di guerra (soprattutto con la Francia);
- la
depressione in America per la mancanza di capitali, bruciati dalla borsa, e la presenza di molte industrie che producono per chi non può comprare;
-
un'economia orientata alla logica del baratto per la difficoltà a stabilire costi con moneta e a mettere in atto, per mantenere il prezzo, "regolatori di mercato" (come ad es.: l'Aima);
- l
o Stato Corporativo in Italia, l'Autarchia cioè un'economia autosufficiente sena dipendenza dal sistema mondiale, i Piani Quinquennali in URSS (tutti tentativi dello Stato di fare da volano per la ripresa);
- l'
aggressività del Giappone, dove l'industria funziona al 100% (quella americana appena al 40-50%), per garantire sbocchi alle esportazioni e compensare le importazioni di materie prime;
- l'
isolazionismo americano, causato da un diffuso antiliberismo (Keynes e New Deal - apparenti analogie tra Roosevelt e Mussolini).

La
SECONDA GUERRA MONDIALE modifica i rapporti tra gli Stati e determina una guerra e una mobilitazione totale: gli uomini al fronte e le donne in fabbrica.
In USA si ha
un vero e proprio boom economico con un industria funzionante al 100% e un'agricoltura in piena ripresa (prima il contadino americano, per la depressione, pur producendo di più non guadagnava, con la guerra le cose cambiano in quanto bisogna rifornire l'Europa alla fame).

Altri elementi peculiari della guerra sono lo
sterminio a vicenda tra Germania e URSS e il determinarsi di un ruolo di superpotenze per USA e URSS, elementi che determineranno, nel primo dopoguerra, il crollo degli Imperi (scompare la Germania), la decolonizzazione con la dismissione delle colonie (o provincia economica) da parte di Francia e Inghilterra (ultimo tentativo fallito: il monopolio di Suez), la gara nucleare con un iniziale monopolio americano, l'egemonia economica degli USA con il 50% delle esportazioni mondiali (lo spauracchio comunista serve a ridurre l'isolazionismo americano per cui si sviluppa una politica di aiuti a paesi in difficoltà, come l'Italia, dove conviene fornire aiuti per evitare che diventi comunista e poi costa di più combatterla).

Il
Free World e l'integrazione in un unico mercato mondiale, nonché la coesistenza di due sistemi chiusi (Nord-Sud s'interseca con Est-Ovest) sono le caratteristiche della Guerra Fredda, dove, per poter essere egemonici al centro, si permettono reciproci vantaggi pur mantenendo le logiche dell'Impero, da rilevare il carattere "democratico" dell'imperialismo americano.


LA CREAZIONE DEL MERCATO COMUNE EUROPEO poggia sulla questione Germania (il cuore d'Europa devastato e diviso), contempla i rapporti bilaterali tra USA e paesi europei e la debolezza politico-militare dell'Europa; produce il fenomeno del "miracolo economico" italiano, del '68, della crisi degli Anni Settanta e il debito pubblico.

In Italia il Nord non ostacola lo sviluppo del Sud, ma vuole guidarlo infatti l'industria meridionale sarà solo metallurgica, quella pesante e a basso tasso tecnologico, il suo ruolo non sarà autonomo capace di sviluppare indotto ma di supporto; del resto è l'assenza di un imprenditoria meridionale capace e autonoma, senza la quale non si costruisce l'alternativa, a determinare l'incapacità del Sud dove trainanti sono i politici.



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