Eduardo Ambrosio


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Mio Iintervento

UNIVERITA'... > Popolare di TERZIGNO > 24.5.2015 Centenario Grande Guerra

24 maggio 1915 - 24 maggio 2015
centenario de "LA GRANDE GUERRA"
Prima della S. Messa
Il mio compito è quello di presentare il programma della celebrazione,
(da me a suo tempo proposta al sindaco f.f. Stefano Pagano, che entusiasta dell'idea pregò il consigliere Antonio Pisacane di affiancarmi nella realizzazione, successivamente ho interessato il disponibile parroco don Antonio, l'amico Mario Grazio Balzano e le ragazze che nomineranno gli eroi terzignesi; tutti un mio sentito ringraziamento)
e di fornire brevissimi Cenni storici, ovviamente sono a completa disposizione per chi è interessato a fornire, in altro momento, opportuni approfondimenti.
Dopo la S. Messa ci rechiamo, in corteo, presso l'attiguo Monumento ai Caduti dove ci sarà la chiamata di tutti gli eroi terzignesi, un proclama al monumento, e la deposizione di un omaggio floreale al Monumento.
La "Grande Guerra" fu una guerra "totale", non solo guerra fra eserciti, ma guerra che coinvolse l'intera società; un avvenimento orribile, sanguinosissimo, dove le classi dirigenti europee impazzirono e si macchiarono di colpe ignominiose che aprirono le porte a fascismo e nazismo.
Alcuni intellettuali come D'Annunzio ed il futurista Martinetti dichiarano: "la guerra sola igiene del mondo". Papa Benedetto XV la definì "inutile strage".
Con essa comincia l'età moderna con le armi tecnologiche e l'applicazione della tecnica con enormi disastri segnando il confine tra due epoche e due civiltà, tra l'anteguerra ritenuto ormai felice e il dopoguerra infelice rimpiangendo l'umano Ottocento. Finisce l'eurocentrismo.
Questa guerra interessò soprattutto il mondo rurale: gli analfabeti contadini conobbero, nei lunghi periodi di trincea, con i compagni o camerati l'Italia e la scrittura.
Noi, eterni prigionieri di quella lucida follia che devastò l'Europa. Più passa il tempo, più ci rendiamo conto che quella guerra è all'origine di tutti i nostri mali.
A cento anni non si è avuta alcuna risposta plausibile a domande come: La guerra era inevitabile, qualsiasi fossero le cause (8 giugno 1914 morte per l'arciduca ereditario d' Austria Francesco Ferdinando e la moglie dall'irredentista Gavrilo Princip)? Perché l'Inghilterra decise di intervenire in una guerra che riguardava solo il continente? Ecc.
In Italia, la dichiarazione di neutralità suscitò accese proteste da parte degli Interventisti e Irredentisti (da terre irredenti) da qui Il Patto di Londra, che impegnava l'Italia ad entrare in guerra entro un mese a fianco di Inghilterra, in cambio di numerosi territori.
Così il 24 maggio 1915, l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria.
Il comando dell'esercito fu affidato a Luigi Cadorna, che concentrò le operazioni belliche sul Carso. Le truppe italiane, nel 1915, numericamente superiori ma scarsamente dotate di artiglieria e mitragliatrici, non riuscirono a sfondare le difese austriache, cosicché la tanto decantata guerra - lampo o di movimento si trasformò in una guerra di trincea.
Nel 1916, sul Fronte Italiano gli avvenimenti si svolsero in modo favorevole al nostro esercito con la conquista di Gorizia (9 agosto).
Il 1917 fu l'anno di svolta decisiva nel conflitto, sia sotto il profilo strategico-militare (Rivoluzione in Russia e intervento USA), sia sotto quello sociale (peggiorarono molto le condizioni di vita delle popolazioni).
Gli austro-tedeschi, rinforzati dai soldati prima impegnati sul fronte russo, con l'uso di gas asfissianti, lanciarono un'offensiva che colse impreparati gli italiani con la rotta di Caporetto. La ritirata italiana si costò circa 650000 uomini tra morti feriti e sbandati.
Cadorna fu sostituito da Armando Diaz, che, oltre a chiamare la leva dei giovanissimi del 1899 (i ragazzi del '99), promosse insieme al governo una grande propaganda patriottica.
La propaganda (sintetizzata sul Monumento ai caduti), che, nel rurale Meridione consisteva nella promessa delle sospirate terre, era quella di liberare le italiane Trieste e Trento dall'odiato dominio austro-ungarico dell'imperatore Francesco Giuseppe.
Nel sud contadino: - era Cecco Peppe; - la guerra si combatteva per trenta tiest'. Le madri contadine si esprimevano: <<comm' se fa 'na guerr' pe' trenta tiset', accattatincill'>>.
Il "colpo di grazia" all' Austria fu dato dall'esercito italiano sul Piave; così il 3 novembre l'Austria firmò l'Armistizio di Villa Giusti (presso Padova) con l'Italia, che ottenne "finalmente" anche Trieste e Trento.
A guerra finta i contadini volontari - illusi di mettere fine al loro eterno malessere sociale con l' assegnazioni di terre promesse ai contadini dagli ufficiali dell'esercito, i quali quasi sempre erano loro compaesani e figli di proprietari terrieri. Fu così che la popolazione contadina (aspirando a qualche pezzo di terra) venne ingannata, per non dire "costretta" a partecipare alla guerra. Le promesse si rivelarono vaghe e illusorie, in quanto non ci fu alcun passaggio di terra sia per la situazione caotica, sia per l'assenza di leggi mirate.
Tutto ciò ingigantì il disagio sociale perché i contadini riconoscevano nei disponibili insegnanti militari (i propri ufficiali spesso paesani e figli dei fondiari) i diretti nemici, arroccati nei propri privilegi: si aprì un'altra via per l'imminente Fascismo.
In definitiva e per concludere sia i vincitori che i vinti finiscono col mettere in pericolo e, spesse volte, col perdere la cosa più importante: la vita. Solo in queste condizioni ci si rende conto di quanto possa essere importante il valore dell'esistenza; e, come scrive Ungaretti negli ultimi versi della poesia " Veglia " (scritta il 23 dicembre 1915 in trincea):
[...] Non sono mai stato tanto attaccato alla vita!
…………...successivamente nella poesia "SOLDATI" (scritta nel luglio 1918):
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.
(in fin di vita, Enzo Biagi, nel 2007, aggiunse: "ma tira tanto vento")


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