Eduardo Ambrosio


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1° quaderno, tomo 1: PROGETTO E PRORAMMA FESTEGGIAMENTI - Copia - Copia

CENTENARIO
della Autonomia Comunale di
TERZIGNO

LO STEMMA CIVICO: Scudo diviso in due parti da una striscia argentea orizzontale: nella parte superiore vi è raffigurato un tralcio di vite fogliato con grappolo d'uva nera, in quella inferiore trova posto una stilizzazione del Vesuvio fumante; sopra vi è raffigurata una corona turrita; sotto sono stilizzati due ramoscelli di quercia e alloro, incrociati e annodati da un nastro, che salgono lungo i fianchi dello scudo; sui lati del nastro vi è scritto: "TER-IGNIS".

di Eduardo Ambrosio

Terra mia bella e violentata, terra di leggenda, di vigneti che si spandono alle falde
de
l monte, con la musica dei torchi, che, d'ottobre, avverto, qual piacevole danza, dolce
me
lodia che si fonde con il liquore che, gioioso e rosso come la terra di fuoco che lo ha
generato, a fiumi scende dai tini; dai campi di pesche e crisommole, dagli odorosi
giardini di fiori d'arancio, dai vulcanici pendii d'oro coperti da profumate ginestre.
La tua aria respira con i boschi e, nelle sere d'estate, è carezzata
dal soave sapore di brezza che scende dai colli.
L' originale bel nome è l'emblema della
tua esclusività, è la tua forza di
reagire e, nonostante le tante
mortificazioni a cui
se
i costretta,
ri
sorgerai.
Resisti,
sii forte,
sei di
fuoco!
RISCOPRIRE LE PROPRIE RADICI
PER RAFFORZARE L’IDENTITA’






_______________________________________


Molto piu’ di 100 anni!
Domenico AURICCHIO
Sindaco di Terzigno


L’invito di porgere la mia introduzione a questo prezioso documento,
in preparazione del “CENTENARIO” del Comune di Terzigno,
è per me, più da semplice cittadino che da sindaco, un chiaro motivo
di orgoglio e grande soddisfazione.
Non ho pensato, prima di qualche settimana fa, ad un anno,
il 2013, in cui saremo chiamati, con l’intero popolo terzignese,
a festeggiare la nostra autonomia politico-amministrativa,
conquistata da un secolo, ed a sostenere ogni atto rivolto
ad un nostro risorgimento civile e sociale.
Il 2013 sarà un anno in cui Terzigno ed i terzignesi saranno capaci
di dimostrare che il lungo cammino, intrapreso verso lo sviluppo
e la modernizzazione del nostro territorio, non può limitarsi al minimo
e riduttivo racconto di questi ultimi CENTO ANNI; se ciò accadesse,
sarebbe davvero ingeneroso verso quanti hanno vissuto in centinaia e
centinaia di anni, se non in più di DUE MILLENNI, abitando le nostre
amate, amene e fertili contrade, sin dai primordi della nostra antica e luminosa storia.
Una prova tangibile di questo nostro retaggio culturale, oltre che
socio-antropologico, è costituita dalla presenza di luoghi e reperti archeologici
da rivalutare, ed “a breve!”, dando l’opportunità, non solo a
competenti ed esperti, di farli conoscere ad un pubblico più vasto.
Senza volere scadere in commenti di facile ed insincera retorica,
è giunto veramente il momento di difendere appassionatamente i nostri
splendidi ed impareggiabili luoghi, recuperando totalmente la nostra
impagabile dignità di persone amanti della “nostra terra”.
Il 2013, con la celebrazione del CENTENARIO del Comune di
Terzigno, tramite le numerose manifestazioni e i considerevoli eventi,
che si alterneranno lungo tutto il corso dei prossimi dodici mesi, deve
rappresentare per l’intera nostra cittadinanza l’irripetibile occasione di
conoscenza, rilancio e stima, non solo delle risorse naturali, che il buon
Dio ci ha benevolmente voluto donare, dandoci la fortuna di sfruttare
le nostre ricchezze agricole, del suolo e paesaggistiche (come, ad esempio,
vigneti, pietra lavica, pinete, ecc.), ma anche dell’immensa qualità
spirituale, morale e civile dell’intera nostra Comunità!


Centenario del Comune di Terzigno
a cura di
Eduardo AMBROSIO

Terzigno, come comune autonomo, compie 100 anni, pur essendo, quale comunità cittadina, datata molti secoli avanti. Celebrare una ricorrenza come festeggiare gli anni (precedenti festeggiamenti per i 70 anni nel 1983), può diventare un’occasione propizia per rileggere la propria storia, riscoprire le radici, rafforzare l’identità. Tale iniziativa è importante per la comunità: necessita oggi, proprio oggi, ritrovarsi insieme… per andare oltre. La politica, oggi, deve sapere stimolare la cultura, l’imprenditoria, i sentimenti di una collettività per dirigere le azioni comuni verso il comune bene: unico compito di chi amministra e intende farlo con amore e passione.
Agli inizi del Novecento, dopo il ristoro dei danni dell’ennesima
eruzione del Vesuvio, quella del 1906, si palesa una prima timida emancipazione
cittadina attraverso la realizzazione di vari ammodernamenti
(una sistemazione stradale; la costruzione, nel 1911, di una prima rete
di distribuzione idrica, arrivano, come a Napoli, le pregiate e fresche
acque del Serino, la realizzazione, nella primavera del 1924, di una prima
rete elettrica), a Terzigno, si eleva forte la richiesta al Governo della
Autonomia Amministrativa, uno dei più accesi sostenitori fu il notaio
del comune di Ottajano Gregorio Gionti;
finché re Vittorio Emanuele
III, su proposta del capo del Governo (Giovanni Giolitti), il 22 giugno
1913, con decreto n. 661 (ratificato, per la guerra, solo il 1° gennaio
1917) eleva Terzigno a Comune autonomo con un territorio di 2.351
ettari. (vedi copia decreto)

La lentezza della burocrazia, però, determinò come Ufficiale dello
Stato Civile solo nel 1916 un Commissario Prefettizio nella persona
dell’avv. Emilio Petrocelli. Nei Registri degli Atti di nascita, di morte e di
matrimonio nel settembre 1916 compare la dizione “
Terzigno Comune
autonomo”
: il primo in assoluto, alla pag. 46, è l’atto n. 135 delle nascite
del 21 settembre. Il periodo particolare - era in corso la Grande Guerra
- non permise, come in tutta Italia, di tenere elezioni comunali.
Nell’estate del 1920 si tennero le prime elezioni comunali e il 28
ottobre il primo Consiglio Comunale di Terzigno elesse l’Avv.
Cav. Nicola Bifulco, primo sindaco del Comune di Terzigno.

Il PROGETTO volto a realizzare una serie di attività di genere
vario (ludiche, celebrative, cu/olturali, ecc.), spalmate
lungo tutto il 2013, nonché la redazione di un documento,
per aggiungere e completare quelli già esistenti, con cui
promuovere il territorio terzignese, attraverso le sue offerte
uniche di artigianato artistico, produzioni tipiche, contesti
naturalistico-ambientali, beni storico-architettonici e tradizioni
popolari. I festeggiamenti sono il recupero delle ragioni
profonde per cui siamo al mondo.
- si pone come OBIETTIVI:
recupero della memoria e scoperta - o meglio riscoperta e della sua
gente, attraverso le varie iniziative promosse per la loro fruibilità, con
attendibilità sul territorio e con una sequenza temporale narrativocasuale.
I ricordi del passato, le potenzialità del presente, i traguardi
del futuro possono diventare in maniera sempre più serrata, ricerca
dell’identità. Il progetto intende promuovere, altresì, una nuova cultura
(attraverso l’attivazione di iniziative capaci di attrarre l’interesse) che sia
in grado di potenziare le capacità espressive e comunicative dei giovani
affinché possano essere sempre più autonomi con maggiore capacità
di relazionarsi e trovare un giusto posto nella società attuale. Inoltre, il
progetto cercherà di avviare in modo permanente l’attività di informazione-
comunicazione
- utilizza quale STRATEGIA:
attraverso tutto quanto proposto si valorizzerà la località di Terzigno.
Essa diventerà luogo dei ricordi, ma fornirà anche una miniera di spunti
per il recupero dell’identità, agricola, imprenditoriale. In un messaggio
che, pur valorizzando il territorio, diventa universale: la memoria come
identità per la costruzione di un futuro che è globale ma locale (glocal:
si è abitante del villaggio e cittadino del mondo). E tale esperienza
la si porterà, per conoscenza nelle scuole
.
-
vuole definire il TARGET
consolidamento dell’identità storica, attualmente frammentata e lontana
dall’essere patrimonio collettivo condiviso; promozione del patrimonio
artistico e co/ulturale; rafforzamento della vocazione commerciale
dell’economia locale, attraverso la sensibilizzazione degli imprenditori
locali verso l’utilizzo di pratiche di gestione di tipo manageriale; coinvolgimento
dei cittadini in tutte le fasi di realizzazione.


Alla Terzigno impegnata


In una comunità non bastano più le punte avanzate o vivere di rendita assaporando gli ultimi
bagliori, “seduti sulle spalle di giganti”. Non bastano individualità di spicco, i singoli per
nascondere le debolezze ed occultare un generale sprofondamento. Del resto per essere qualcuno è
necessario che gli altri lo riconoscano, percui abbiamo bisogno degli altri (per esempio: dire grazie
rappresenta contemporaneamente il riconoscimento di un debito e di un diritto verso gli altri).
La mancanza della cultura accompagna ed accelera un decadimento dei valori umani.
Non si può essere cittadini completi senza conoscere la storia del
proprio paese, senza padroneggiarne i valori più duraturi.
Non va ripetuto l’errore di affidarsi ad una data o ad un periodo, poi quando è passato l’evento
spegnere la luce. La cultura deve esistere per volontà dei cittadini, per l’apporto entusiasta della
società civile; essa deve tendere a costruire un’identità delle giovani generazioni, altrimenti
rischiamo di perdere noi stessi.
Il rispetto della storia, è rispetto per noi.


Nonostante il nemo profeta in patria, non ho mai ceduto alla tentazione di desistere perché
è impossibile qualunque iniziativa, anzi credo fermamente in un progetto di ricostruzione
(questo per esempio), che parta dai giovani e dalla cultura.


AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Sindaco:
DOMENICO AURICCHIO
Vicesindaco:
FRANCESO RANIERI
Presidente Consiglio Comunale:
STEFANO PAGANO
Consiglieri:
FRANCESCO ANNUNZIATA
MASSIMO ANNUNZIATA
SALVATORE ANNUNZIATA
VINCENZO AQUINO
FELICE AVINO
NUNZIO AVINO
NICOLA BIFULCO
LUIGI CALDARELLI
ARMANDO CASILLO
GIUSEPPE DEL GIUDICE
GIUSEPPE DE SIMONE
VINCENZO GUERRIERO
ARCANGELO MANZO
SALVATORE MOSCA
FRANCESCO NAPPO
ANTONIO PISACANE
RAFFAELE RANIERI
GIOVANNI TOMASSI
ANTONIO VAIANO



Viva Terzigno!!!
Stefano PAGANO
Presidente Consiglio Comunale


Nel ricevere il progetto per la celebrazione del centenario dell’autonomia
amministrativa di Terzigno 1913 - 2013, da parte del nostro caro
concittadino Eduardo Ambrosio, ho immediatamente incoraggiato e
sposato l’iniziativa, dichiarandomi a completa disposizione anche in
funzione della carica che mi onoro di ricoprire.
L’occasione di ritrovarsi insieme, per andare oltre che ci viene suggerita
dal centenario di Terzigno, come comune autonomo, può diventare
un’occasione propizia per rafforzare l’identità cittadina; convinto che la
politica, oggi, deve sapere stimolare la cultura, l’imprenditoria, i sentimenti
di una collettività per dirigere le azioni comuni verso il comune
bene: unico compito di chi amministra e intende farlo con amore e passione.
Tanto più che il progetto è volto a realizzare una serie di attività, per
l’intero 2013, al fine di promuovere il territorio terzignese, attraverso
le sue offerte uniche di artigianato artistico, produzioni tipiche, contesti
naturalistico-ambientali, beni storico-architettonici e tradizioni popolari.
L’Autonomia chiesta con forza dai nostri avi, finalmente giunge, dopo
la firma di re Vittorio Emanuele III, su proposta del capo del Governo
Giovanni Giolitti, il 22 giugno 1913, con decreto n. 661 (ratificato, per
la guerra, solo il 1° gennaio 1917) si eleva Terzigno a Comune autonomo.
Sol nell’estate del 1920, causa la Grande Guerra, si riuscirono a tenere
le prime elezioni comunali e il 28 ottobre il primo Consiglio Comunale
di Terzigno elesse l’Avv. Cav. Nicola Bifulco, primo sindaco del Comune
di Terzigno …
Attraverso tutto quanto si proporrà - molto ricco programma proposto -
e con il coinvolgimento di tutti i cittadini in tutte le fasi di realizzazione,
si valorizzerà la località di Terzigno. Essa diventerà luogo dei ricordi
e fornirà tanti spunti per il recupero dell’identità, agricola, imprenditoriale.
In un messaggio che, pur valorizzando il territorio, diventa
universale: la memoria come identità per la costruzione di un futuro che
è globale ma locale.


...altri milioni di questi giorni
Francesco RANIERI
Assessore alla Cultura

“Terzigno mia ti tengo nel cuore di te sono eternamente innamorato”.
Il grande e compianto Agostino Palomba e Luigi Bifulco così introducevano
i versi in vernacolo di una canzone diventata l’ inno dell’ intera comunità.
Gli stessi sentimenti nutro nei tuoi confronti dolce e amata terra mia.
Ti prepari a festeggiare i primi cento anni di autonomia e lo fai in
grande stile, da regina incontrastata.
Hai sempre fatto parlare di te, nel bene e nel male, dimostrando
al contempo le enormi potenzialità di cui hai sempre disposto e la forte
tenacia quando scellerate scelte altrui hanno deturpato le bellezze che la
natura ti ha donato.
Hai dato i natali a personaggi che ben si sono contraddistinti in
ogni campo e che ti hanno dato lustro, dalla finanza all’ arte, alla sanità:
il grande Salvatore Emblema, la famiglia Fabbrocini, il dottor Alfredo
Catapano sono alcuni esempi della tua straordinaria storia.
Per non parlare poi di colui che ti ha resa famosa in tutto il mondo:
il famigerato Lacryma Christi.
Provo profonda commozione di essere un tuo rappresentante in
questa speciale ricorrenza.
Continuerò con l’ impegno e la determinazione a lavorare affinchè
la tua tradizione possa essere tramandata nei secoli, così come hanno
fatto i nostri predecessori.
Mi sia consentito infine ricordare una persona a me cara che da
figlio adottivo di questa terra ha saputo regalare a tanti un sorriso indelebile:
mio padre Raffaele Ranieri.
Auguri Terzigno, che ne possa vivere altri milioni di questi giorni.
...altri milioni di questi giorni



Antonio PISACANE
Consigliere Comunale

Il centenario di un comune è un evento straordinario, in quanto
riassume la storia, le aspirazioni e le speranze di un popolo. Solo conoscendo
il nostro passato possiamo costruire il futuro.
L’esempio datoci dai nostri antenati, che hanno lottato per ottenere
l’autonomia della propria terra, deve portarci verso un impegno
quotidiano finalizzato al benessere, alla pacifica convivenza e alla costruzione
di una migliore società.
Cento anni fa si posero le basi per la nascita e lo sviluppo territoriale,
politico, istituzionale, sociale ed economico della nostra città.
Tutti insieme abbiamo l’obbligo di testimoniarne la continuità
rinnovando le basi della nostra identità. Ancora una volta siamo testimoni
del nostro presente, del passato ed attori cardini del nostro futuro.
In questo momento storico di crisi economica e sociale deve essere
uno stimolo in più verso la condivisione di un percorso ed un impegno
quotidiano. Guidare l’ente nel momento storico in cui ricade questo
straordinario evento deve essere per il Sindaco e l’Amministrazione
tutta,motivo di orgoglio, un’emozione unica ed avvolgente.
Per quanto mi riguarda sono stato completamente coinvolto, affascinato
ed appassionato dalla realizzazione di un così grande evento
che mi ha permesso di conoscere a fondo le nostre origini e tradizioni.
Ho avuto modo di ravvisare la profonda affezione dei cittadini verso
la nostra stessa storia. Sento quindi il dovere di ringraziare tutti coloro
che mi hanno aiutato a rendere realtà questo progetto: in primis il Prof.
Eduardo Ambrosio, cultore della nostra storia e del nostro territorio.
Attraverso le ricerche condotte ho avuto modo di scoprire la ricchezza
e la nobiltà di valori della nostra storia. Ho intrapreso questo
progetto per ritrovare e per far conoscere alla nostra e alle future generazioni
la cultura più autentica del nostro territorio.
Questo è per me, oltre che fonte di approfondimento, anche e
soprattutto un atto d’amore e un omaggio alla nostra terra.
Un atto d’amore



Tutti gli eventi si svolgeranno facendo perno su otto contrade
in cui è stata divisa Terzigno e di seguito specificate
(in itinere,
se si presentasse la necessità, si possono ridisegnare
)

AVINI
Rioni che compongono la contrada: Pagliarone, Santa
Prizet’, ‘e Llògge, ‘o Cafurchio, ‘a Lavarella. Si sviluppa
intorno alla piazzetta Padovani e alla chiesa di S. Antonio,
che è anche parrocchia autonoma, nella zona più a
monte, caratteristiche sono “le curtine” ed un forte spirito
di iniziative come la “sagra del “vino con la percoca”.
Questa contrada è l’unica che figura sulle antichissime carte geografiche
settecentesche raffigurate sulle pareti della sala specifica dei Musei Vaticani.

MIRANDA
Rioni che compongono la contrada: Camaldoli, Portone
a Secca, Ranieri, Ugliani,. ‘e Vvasche’, ‘a Pescinella,
‘e Rosi, ‘e Laciert’
Si sviluppa nella parte più a valle ed è la più prossima
a Poggiomarino, dove gli abitanti, in occasione di eruzioni
del Vesuvio, si rifugiavano, processo inverso nelle
frequenti occasioni di esondazione del Sarno.

CHIAZZA
Rioni che compongono la contrada: Croce del Carmine,
Cuparella, ‘e Furchi, , S. Teresa’, e Ccasenove, int’
‘e Bbarinat’, ‘a Rocevia, ‘e Pern’ Si sviluppa intorno alla
settecentesca chiesa principale (dedicata all’Immacolata),
ed è il nucleo della formazione della comunità, inizialmente
solo religiosa, della futura Terzigno. La chiesa
insiste sulla piazza intitolata al vescovo Troiano Caracciolo del Sole, che volle
fortemente lo sviluppo di questa abbandonata campagna di Ottajano.

MOCIUNI (o Guastaferri)
Rioni che compongono la contrada: Mangemelell’,
Quadrani, Nucleo abitativo molto compatto, con
le caratteristiche “curtine” che permettevano una
vita molto socializzata, necessaria per una civiltà
contadina.

MASSERIA AMATI
Rioni che compongono la contrada: Mauro, Mauro
Vecchio, Taverna al Mauro, ‘e Carpiti, ‘a Riserva
Sita nella zona più periferica vi sono la villa Buonincontri
con scuderie per carrozze, cantine per il vino; e,
nella zona detta “Posta del Re”, i pochi resti del Casino di
caccia dei Principi de’ Medici di Ottajano, frequentato anche da re Carlo
III di Borbone, che amava molto la caccia, infatti, al suo insediamento a Napoli nel 1734, avevavoluto come sua sede una nuova reggia, quella di Capodimonte, con un ampio Parco (la reggia sarà anche sede di Giuseppe Bonaparte dal 1806 al 1808 e di Giocchino Murat dal 1808 al 1815 - il cosiddetto Decennio francese).

VIANOVA
Rioni che compongono la contrada: ‘e Pizzoli, Passanti,
Principessa Margherita, San Francesco, ‘nterr’ ‘a
‘Mereca. Zona molto estesa che si sviluppa lungo la via
Nazionale che attraversa l’intero paese ora denominata
“Corso Leonardo da Vinci”

MONACI
Rioni che compongono la contrada: Campitelli Vecchio,
Campitelli Nuovo, ‘e Sisandoli, ‘e Pullieri
Si sviluppa nella parte medio alta verso San Giuseppe
Vesuviano, e di recente sviluppo edilizio ed abitativo.

BOCCIA AL MAURO
Rioni che compongono la contrada: Caprai, , Caposicchi,
abbàscio ‘e Belli, abbàscio ‘a Jàtta, ‘e Lupi, ‘e Paglicuni,
‘e Scocozz’, ‘e Crapar’, S. Felice. La contrada è
la più estesa, comprende parte del Mauro, la sua chiesa
è dedicata alla Vergine del Carmine ed è parrocchia
autonoma.



L’architettura di Terzigno custodisce il
passato con lo sguardo rivolto al futuro per
disegnare una nuova strada fatta di passato
riabbracciato, di presente armonioso e
di futuro sostenibile.

a cura di
Angelo MASSA e Lucia BALZANO

La pianta urbana di Terzigno accoglie in modo particolare grazie
al paesaggio naturale che fa da sfondo e che supera per estensione il
centro abitato e all’orografia del suolo, ma anche a presenze architettoniche
molto importanti, come i numerosi nuclei di case rurali e cortine,
in particolare nei rioni Avini, Miranda, Caprai e Principessa Margherita.
E’ la tipica architettura terzignese, con case a volta estradossata,
cellule abitative composte principalmente da 2 vani a pianoterra che
fungevano da deposito e da ricovero per gli animali, con portico davanti,
a cui era addossata la scala che conduceva al loggiato al piano primo.
Dal loggiato si accedeva ad altri due ambienti, corrispondenti a quelli
sottostanti, e che rappresentavano l’abitazione vera e propria. Queste
abitazioni si affacciano su uno spazio comune, le cortine, dove erano
posti i “comodi” comuni, che erano la cisterna, il lavatoio, il forno ed
altri servizi. All’epoca tali cortine erano il luogo dove si viveva all’aperto
in una sorta di comunità, dove ci si aiutava a vicenda e i ragazzi potevano
giocare e socializzare.
Altra presenza notevole sono le ville settecentesche, veri e propri
gioielli di armonioso modello costruttivo, connubio insuperabile tra
bellezza e funzione. Pensiamo al pregio di Villa Bifulco, di scuola vanvitelliana,
ma anche a Villa Saviano, Villa Giordano e alla Masseria
Di Luggo, con le loro interessantissime cantine dove si possono ancora
vedere le vecchie attrezzature come botti, tini e torchi che permettevano
la produzione del vino di cui Terzigno è sempre andata famosa: una
tradizione vinicola che si tramanda nel tempo e che, oggi più che mai,
occorre valorizzare al massimo.
Andando indietro nel tempo, la storia di Terzigno attraversa il
medioevo, con la testimonianza dei pochi resti rimasti della Chiesa di
Santa Maria Paterese, costruita intorno all’anno mille e sepolta da una
colata di fango nel 1500 a causa di una eruzione del Vesuvio: i resti
di tale Chiesa sono stati riportati alla luce da una campagna di scavo
effettuata dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei negli anni ‘50.
Tempi più vicini a noi sono testimoniati da edifici di tipo religioso
come il Convento dei Camaldolesi, che risale alla metà del 1400 e soppresso
nel 1652 da papa Innocenzo X, e la Chiesetta di S. Francesco,
primo nucleo religioso del paese. Si continua con la Casa del Vescovo,
per arrivare, poi, alla bellissima Chiesa dell’Immacolata Concezione, la
cui costruzione risale al 1743 per volontà del Vescovo Trojano Caracciolo
del Sole, dall’architettura sobria e ben proporzionata con impianto
planimetrico a croce greca, molto raro da trovare nelle nostre zone.
Ma la Storia di Terzigno affonda le sue radici già in epoca romana,
come testimoniano le Ville rustiche, venute alla luce nella cava
Ranieri in località Boccia al Mauro, seppellite dall’eruzione del 79 d.C:
la funzione precipua di tali insediamenti era lo sfruttamento intensivo
del fertilissimo territorio pompeianus.
Tali rinvenimenti costituiscono, senza dubbio, un preziosa risorsa
del territorio anche dal punto di vista dell’attivazione di un motore di
sviluppo economico che intercetti segmenti della domanda di turismo.
Nell’anno in cui festeggia il suo centenario, nel 2013 che è alle
porte, con orgoglio Terzigno si prepara ad essere non più semplicemente
un insieme di case, ma vuole essere una città casa della comunità,
una città in grado di riconoscere il bello, che saprà farlo durare, e dargli
spazio. Felice 2013 a tutti!


Programma


Nell’intero anno 2013
Diffusione di articoli su Terzigno come: nella speranza di un centenario
- Terzigno, dove l’arte del vino è antica - il vino di Terzigno nella
storia - realtà e prospettive dell’associazionismo vitivinicolo vesuviano
- “ ‘o vino” (poesia) - come il vino arriva in tavola - il Lacryma Christi
del Vesuvio e l’identità del vino di Terzigno - nonna Maria Baldini racconta….
la vendemmia del ‘45 - comme po’ essere ‘o vino - come si misurava
il vino a Napoli durante il Regno delle Due Sicilie - ‘e vine d’ ‘o
cantiniere - alla ricerca dei vocaboli perduti - il “laviello”: entusiasmi e
vecchi ricordi - prospettive - cosa fare per produrre il vino doc?. - 1892
-1992 non solo Vienna, festeggiando un centenario - il vino è il latte
dei vecchi ma quello di Terzigno è vigorìa per i giovani - c’è vino e vino
… (poesia) - le regole per il vino doc - il bronzo e le frasche (motti sul
vino) - canzone ‘e Terzigno (canzone) - canto del vignaiuolo terzignese
(poemetto); - la vite (citazioni classiche) - cupole di Terzigno (foto) - tarantella
paesana (poesia) - il vino attraverso la degustazione - il vino tra
vecchie nuove tecnologie
. Mostre d’arte.

14 Dicembre 2012
Concorso artistico per il logo del Centenario

22 dicembre 2012
Aula Consiliare: presentazione del logo del Centenario premiazione dei
vincitori ilustrazione del programma generale.
...un paese in festa, una comunità che cammina verso obiettivi condivisi di crescita,
di sviluppo, di civiltà, di bellezza e di cultura. È così che vogliamo vivere il “Natale
del Centenario”: accensione albero di natale, concerti natalizi, arti presepiali (nelle
chiese), vetrine e addobbi, animatori per le strade per bambini, la frasca (segue calendario
e date) di capodanno, presepe vivente e itinerante, allestito nelle varie contrade
con il coinvolgimento di tutti gli abitanti della contrada.

Lo spettacolo della “FRASCA”
sarà presentato nelle varie contrade alle ore 19:00 del giorno:
22 Giovedì 27 dicembre 2012: Masseria Amati
Venerdì 28 dicembre 2012: Boccia Al Mauro
Sabato 29 dicembre 2012: Miranda
Domenica 30 dicembre 2012: Monaci
Mercoledì 02 Gennaio 2013: Vianova
Giovedì 03 Gennaio 2013: Mociuni
Venerdì 04 Gennaio 2013: Avini
Sabato 05 Gennaio 2013: Chiazza
Domenica 06 Gennaio 2013
EPIFANIA, infine, ogni contrada porterà il proprio albero in piazza
Troiano Caracciolo del Sole davanti alla Natività (vivente) dove si concluderà
con l’arrivo dei Magi a cavallo.
(In appendice notizie sulla Frasca)

Febbraio 2013
CARNEVALE con la ‘ndrezzata della quadriglia, il testamento di carnevale,
i carri, balli e ...chiacchere a volontà.

Marzo 2013
RADICI SPIRITUALI E RELIGIOSE DI TERZIGNO:
Presentazione
di profili biografici di illustri terzignesi, giornate del volontariato,
Stands prodotti tipici – incontro musicale… ed altro.


25 Aprile 2013
Intitolazione di una strada cittadina al Maestro Salvatore Emblema
(In appendice notizie sul Museo Emblema)

Maggio 2013
DOMENICHE NEL PARCO E STRATERZIGNO,
gara podistica per categorie.

Concorso musicale “TU CHE MUSICA PARLI … ?”
Per la festa della mamma.

22 Giugno 2013
IL GIORNO DEL DECRETO DELL’ AUTONOMIA
incontro-dibattito
la politica vista dai giovani;
convegno sull’imprenditoria;
mostra fotografica sull’evoluzione urbana di Terzigno;
riconoscimenti ad artigiani ed imprenditori terzignesi;
Stands prodotti tipici.

Agosto\Settembre 2013
Sagra del vino con la percoca.

21 Settembre 2013
PRIMO REGISTRO NASCITE
PALIO DELLA BOTTE: LA DISFIDA DELLE CONTRADE
PIGIATURA IN PIAZZA con successive svinatura e torchiatura.
Il “LAVIELLO”: entusiasmi e vecchi ricordi (testimonianza di una
bimba sulla pigiatura), BOTTAIO,
Stands prodotti tipici – Incontromusicale ed altro.

28 ottobre 2013
IL GIORNO del PRIMO CONSIGLIO COMUNALE
CONCORSI PER LE SCUOLE e per la cittadinanza tutta: le favole
- artistico e fotografico “Obiettivo Terzigno” su: enologia, gastronomia
tipica, cupole, ville romane, ville vesuviane, ‘e ccurtine, case rurali
(adottiamole e salviamole !!!”).
Piperno nobilissimo: una pietra viva da valorizzare: lo scalpellino
una proposta: enologia ed ecologia nelle scuole.
Stands prodotti tipici .

11 novembre 2013
PROCESSO AL VINO: - brindiamo ad una speranza
‘o tesoro ‘e Terzigno (poesia) - l’inglese (racconto in versi) - cagnammo
‘a liggenda (poesia) - Portoni e cantine aperti.
Dibattiti sui temi: “Realtà e prospettive del vino del vesuvio” - radici di
ieri guardando il domani: realtà e prospettive della viticoltura locale.
Museo contadino. Bacco fa bene alle ossa!!; vino come medicina… il
resveratrolo antinfarto.


Durante il 2013, inoltre, si organizzeranno :
• LA VISIONE DELLA DOCUFICTION SU TERZIGNO
• Una lettura creativa di componimenti poetici
• Monumenti porte aperte con adozione di uno specifico monumento
• ALBERATA : concorso meritorio per l’adozione da parte dei cittadini
di un piccolo spazio pubblico (1 o 2 mq.) delle villette comunali concesso
dal Comune per una simbolica cifra (euro 1), spazio da sistemare,
curare e completare con un albero (ad esempio quello natalizio della
propria famiglia).
• Ecologia con adozione di uno spazio pubblico
• Progetto cu\oltura
• Autoraduno
• Concorsi fotografici
• Ricerca su: la parlata terzignese - strofette e filastrocche - cantilene
popolari - fatti e fatterelli (ad esempio: ‘o conneturo re Pern’) - usanze e
costumanze sacre e profane - credenze e superstizioni (ho visto bruciare
fili di paglia da una guaritrice) - passatempi di grandi e di piccoli.
• Tavola rotonda: cultura e modelli culturali - TERZIGNO DA LEGGERE:
pubblicazioni di autori terzignesi e di scritti su TERZIGNO.
Performance di alunni delle scuole.
• Manifestazione di chiusura: dicembre 2013 / gennaio 2014
Seguirà specifica locandina per ogni evento.

Il programma è aperto a qualsiasi ulteriore iniziativa e si
auspica la partecipazione della cittadinanza tutta al meglio
animata da tutte le associazioni presenti sul territorio.



A P P E N D I C E

LA FRASCA
Lo spettacolo della Frasca augura ‘
a bona fine
e ‘o buon principio ‘e ll’anne.

L’emblema è un r
amo della pianta di Lauro tutto adornata.
Precedono l’arrivo della Frasca nella contrada, voci gioiose che,
richiamando l’attenzione di tante altre persone, gridano:
Affacciateve, scennite, stà arrivann’ ‘a frasca”
Immediatamente il gruppo della Frasca risponde:
“la bona sera e ’o buon principio ‘e l’anne,
a tutte sti signure in compagnia,
simme venute e turnammo ogn’anne
per farve cchille aurio ca’ vuje sapite.
Spilateve lli rrecchie, apritece lu core,
la casa, la dispensa e la cantina,
ca cheste so ghiurnate de cuntiento
se magna e se beve e nun se penza ‘a niente”.


UNA CANZONE MAGICA: LA CANZONE DE LO CAPO D’ANNO
Un ignoto (un’antica copiella recita che è stata pubblicata a Napoli dalla CASA EDITRICE
F. BIDERI Via S. Pietro a Majella, 17) napoletano ebbe, nella seconda metà del sedicesimo
secolo, la grande ispirazione di scrivere questa canzone che è magica perché:
- non esiste al mondo una canzone più lunga,
- è tra le canzoni più antiche napoletane,
- nonostante sia di autore ignoto, ha la forza di essere ancora viva nel ricordo di tanti,
- unisce sacro e profano senza essere blasfema,
- ci vuole una magia per ricordarla tutta quando si canta,
- poi, quando si canta, con un trucco magico, si ricorda tutta,
- è cantata in una notte magica,
- è la Nostra canzone.
Nelle prime due strofe, che si recitano, esprime appieno l’anima popolare napoletana. Dopo
aver con garbo salutato tutti gli astanti ed aver subito promesso di ritornare ammicando ad un
augurio particolare, chiede un’immediata totale disponibilità di tutto quello che si ha perché in
quei giorni particolarissimi “se magna se beve e nun se penza a niente”.
La canzone inizia in modo scoppiettante, poi narra , in modo molto particolare, tutti gli eventi
che hanno accompagnato la nascita di Gesù Bambino: - la scelta di nascere umile, il motivo
della sua venuta in terra, la stalla, la stella, gli angeli, i pastori, i Re Magi, l’invidia e la paura di
Erode, la strage dei bambini la Madonna che riceve il consiglio di portare via Gesù Bambino.
Inizia poi una parte che descrive l’aria particolare che magicamente da allora si vive avvicinandosi
al Natale. Una strofa recita: ”né truove chi nun manna n’aurio o nu rialo, sarrà malo
Natale nun mannà niente”; è proprio l’aria di Natale, che ancora oggi si vive. L’aria della festa
più sentita dell’anno.
26 Poi continua con una parte di auspici di fortuna rivolti alle più disparate categorie di persone:
dal negoziante all’operaio, dall’avvocato al notaio, dall’ingegnere al traffichino, dal padrone
di case al navigante, dal medico al farmacista, dal politico all’impiegatuccio, dal prete al buon
padre di famiglia e perfino al giocatore di carte che non deve fare mai “toppa ‘a Zecchinetto”.
La parte finale è un’autentica richiesta al padrone di casa di non sfigurare, nel senso che deve
fare un’abbondante “’nferta”, in cambio della promessa di ritornare l’anno successivo e di trovarlo
più in salute ed allegria. La canzone termina con il classico augurio di una buona notte e
di un buon Capodanno a tutti (o altri come: “hann’aunna comm’aonna ‘o mare”.
A richiesta sono a disposizione i testi integrali con la corrispondente traduzione in italiano di questa e di altre
canzoni del Capodanno.

LA FRASCA E LA TAMMORRA
Un gruppo di persone si cimenta in uno spettacolo itinerante per augurare ‘a bona fine ‘e ‘o
buon principio ‘e ll’anne: un modo specifico di onorare il Capodanno.
L’emblema è una frasca della pianta di lauro tutta ornata con festoni natalizi.
Direttamente dalla tradizione latina dove si usava accompagnare gli auguri con un cesto – ‘o
canisto – adornato di rami di alloro e pieno di datteri, fichi, dolcetti e vino.
Nella mitologia, prima greca e poi romana, l’alloro era una pianta sacra che simboleggiava
sapienza, gloria.
Il laureato in origine era colui che riceveva solennemente la corona d’alloro perché riconosciuto
pubblicamente come un gran saggio o un gran poeta (Dante è sempre raffigurato laureato).
Oggi è uno studente che ha completato gli studi universitari.
Una corona d’alloro cingeva la fronte dei condottieri romani che trionfalmente tornavano a
Roma vincitori: da qui simbolo della vittoria, della fama, del trionfo e dell’onore.
La pianta di lauro è dedicata ad Apollo, dio greco della bellezza, dell’arte e della luce.
La mitologia fa nascere la pianta di alloro da una storia d’amore: - Apollo amava, non ricambiato,
la bellissima Dafne; un giorno la vide e la chiamò, ma lei scappò di corsa. Mentre stava per
essere raggiunta, Dafne si rivolse supplichevolmente a Giove perchè l’aiutasse; Giove intervenne
e trasformò la bellissima fanciulla nella pianta di alloro, Apollo la raggiunse proprio nell’attimo
della trasformazione e sentì ancora battere il cuore di Dafne.
Da allora, in suo rispetto, i fulmini non colpiscono la pianta d’alloro; è un albero sempre verde
diffusissimo, le sue foglie sono usate in cucina come aromatizzanti; già nell’antichità gli infusi di
alloro erano usati per combattere l’insonnia, per favorire la digestione, per la diuresi, combatte
la formazione di gas intestinali, è usato per curare l’affaticamento e i suoi decotti per lenire
contusioni, slogature, dolori artrosici e reumatici.
Il protocollo di Kyoto (Conferenza mondiale per l’ambiente) del 21.11.2007 ha definito l’alloro
simbolo della festa dell’albero e sono stati piantati un milione di alberi di alloro per combattere
le emissioni nocive nell’atmosfera..
L’alloro è presente nello stemma del Comune di Terzigno.
In origine, inizi Novecento, la manifestazione - nata probabilmente nella periferia di Napoli,
come rito propiziatorio, in seguito all’eruzione del Vesuvio del 1906 - consisteva principalmente
nella cantata di semplici filastrocche come: “Buonì, buonì buonanno stasera è capo dell’anno,
cantammo tutto l’anno in allegria; si ‘nce vuò fa ‘na ‘nferta fancella de nocelle ca puozz’ fa
nu figlio re di stelle; si ‘nce vuò fa ‘na ‘nferta fancella de castagne, ca puozz’ fa nu figlio re di
Spagna; ecc”. - aveva lo scopo di racimolare una succulenta “nferta” (simile ad una questua,
donata ro’ padrone ‘e casa o dal putecaro o dal cantiniere e custodita da portatore del sacco)
da dividere tra i componenti del gruppo. In seguito si amplierà il repertorio con nuove canzoni
e l’inserimento di macchiette, “tammuriata” (momento collettivo ritualizzato) - Caratteristica
la “Tammurriata alla Terzignese” (presentata al 1° Festival della tammorra e del tamburello
tenutosi a Giffoni Valle Piana nei giorni 1, 2 e 3 settembre 2006) - ecc.

DESCRIZIONE DELLA TAMMURRIATA
La tammuriata ha inizio dopo che la paranza (gruppo) ha formato il cerchio magico. Quello che
accadrà da quel momento è una cosa che chi non ha la fortuna di stare all’interno del cerchio o
a contatto diretto con i suonatori, cantori, ballatori, non percepirà mai: è fusione tra gente che
ama la sensualità di questi ritmi e si lascia sedurre dalle forme del ballo; è gioiosa partecipazione
ad un rito millenario; è esorcizzazione di ogni malessere fisico e mentale; è una sorta di azione
purificatrice con la quale si allontanano paure e frustrazione. Insomma, stabilito il contatto
mentale con il suono della tammorra, ‘nun se pensa cchiù ‘a niente: si diventa partecipi ad una
festa popolare.
Le origini sono antichissime e risalgono al culto di un dio greco dalle forti componenti bipolari
legate al sesso, al cielo e alla terra. Il tammuraro rivolge al cielo la tammorra , ora in senso di
sfida, ora con gesto amorevole, accentuando o riducendo la percussione. A lui rispondono di
pari passo ‘e ballature che rispettosi dei gesti che provengono del mondo rurale e animale, ne
assumono le movenze per animare il ballo e farlo diventare di corteggiamento, di sfida, di passione,
di allegrezza, armati di castagnette nel palmo della mano il cui suono fa da contraccolpo
alla tammorra.
Nel momento collettivo tutta la gestualità della danza assume un valore rituale ed un significato
simbolico contro tutto ciò che è negatività. La voce stentorea del cantore emette note molto
acute. A volte si rifà a strofe tramandate nei secoli e codificate secondo l’area di appartenenza
(vesuviana, dell’agro, giuglianese, sommese, cilentana, ecc.) ed a volte la sua inventiva lo porta
a concepire al momento le strofe del canto prendendo spunto da un evento o per inviare un
messaggio.
Da musica pagana sarà codificata come musica di accompagnamento dei momenti più importanti
della vita contadina, la gioia della vendemmia, la speranza della semina, il ringraziamento
dopo il raccolto.
Successivamente, con il cristianesimo, diventa anche sottofondo di processione ed altri riti religiosi
(Pagani: Madonna delle galline; Maiori: l’Avvocata; Scafati: Madonna dei Bagni; Somma
Vesuviana: Madonna a Castello; ecc.). I canti iniziano con strofe dedicate alla Madonna che si
sta festeggiando, ma irrinunciabilmente, continuano esprimendo l’anima contadina e popolare.
Rimane vivo nei testi tutto ciò che fa parte del mondo rurale e la terra, con la sua feracità, è
ancora oggi la regina ro’ ballo ‘ncopp’ ‘a tammorra.

DESCRIZIONE DELLA TAMMORRA
La tammorra, nata da oltre tremila anni (nei reperti archeologici di tutti i paesi mediterranei
sono stati rinvenuti dipinti di suonatori di uno strumento molto simile alla tammorra), è lo strumento
principe della tradizione campana e vanta origini antichissime, legato a culti lunari, è
ritenuto strumento essenzialmente femminile; detto anche tammurro, accompagna sia il canto
che il ballo tradizionale ed è usato da solo o con altri strumenti a percussione.
La tammorra è un grosso tamburo a cornice con la membrana di pelle essiccata (quasi sempre
di capra o di pecora, comunque mai sintetica: ne uscirebbe un suono senza anima) tesa su un
telaio circolare di legno. Il diametro varia da 30 a 60 centimetri. L’asse di legno che compone il
cerchio (cornice) può arrivare fino a 15 centimetri di altezza ed è bucato tutt’intorno da nicchie
rettangolari dove vengono collocati sonagli di latta, detti ciceri o cimbali. In loro assenza la tammorra
è definita muta, caratterizzata da un seducente suono cupo. Sovente i costruttori usano
abbellire lo strumento con l’aggiunta di nastrini colorati e decorato con piccoli motivi floreali
lungo la cornice o con scene di argomento cavalleresco affrescate sulla pelle. La tammorra non
va confusa con il tamburello, che è molto piccolo, con i cimbali di ottone e non di latta.

Come si suona. Si impugna il telaio da basso con una sola mano, tenendolo perpendicolarmente
al corpo, mentre la pelle viene percossa ritmicamente dal palmo e dalle dita dell’altra
mano. Il modo di impugnare la tammorra è importante anche da un punto di vista rituale: accade,
infatti, che quando lo strumento è impugnato con la mano sinistra e percosso con la destra
si dice che viene suonato nella maniera maschile. All’opposto, invece, si dice che viene suonato
nella maniera femminile e ciò perché lato destro è identificato nelle antiche culture con l’idea
dell’uomo, mentre il lato sinistro con l’idea della donna. L’inversione dell’impugnatura dello
strumento indica un rovesciamento dei segni del rituale. Molto complessa è la tecnica usata per
suonare la tammorra, poiché richiede qualità musicali e ritmiche non comuni accompagnate,
inoltre, da una resistenza fisica notevole poiché lo strumento deve essere spesso suonato per delle
ore senza che il musicista possa cedere nella costanza del titolo. Critica è, ad esempio, la posizione
da tenere per equilibrare il peso e lo strumento in modo da non affaticare eccessivamente
il braccio. Non esiste, in proposito, una regola generale in quanto ogni suonatore trova una sua
maniera per equilibrarsi costruendo una tecnica alla quale partecipa tutto il fisico.

Dove si usa. La tammorra accompagna sia il canto che il ballo tradizionale dell’Italia Meridionale,
in particolare in Campania, dove
è usata da sola o con altri strumenti a percussione,
quali le castagnette. Qui la forma musicale, ad andamento essenzialmente binario, dallo strumento
deriva il nome tammurriata o anche canzone ‘ncopp ‘o tammurro. A tale struttura ritmica
corrisponde una particolare scansione metrica di sei versi, undici sillabe, che durante il canto
subisce però modifiche sia nel numero delle sillabe, che nell’organizzazione. In special modo
nell’area vesuviana e ancor di più a Terzigno, la tammurriata emerge durante occasioni ludiche
e soprattutto rituali - cerimoniali, quali i frequenti pellegrinaggi devozionali alla Madonna.

Un po’ di storia. La storia della tammorra, rivissuta attraverso lo studio dei reperti archeologici
e delle opere d’arte presso quei paesi che si affacciano sul Mediterraneo prende inizio
da alcune statuette fenicie di figure femminili, raffiguranti forse sacerdotesse della dea Astante
recanti un disco riconducibile ad un tamburo a cornice, conservate presso il Museo Archeologico
Nazionale di Cagliari. Alcune pitture di origine greca mostrano donne nell’atto di suonare
un tamburo simile all’attuale tammorra denominato tympanon. Questo strumento ha quasi
sempre due pelli (vista la presenza di maniglie o di legature a forma di X e di V sul profilo della
cassa) tese su un telaio circolare di legno e di bronzo tenuto verticalmente e percosso con la
mano nuda. Presso i Romani, lo ritroviamo col nome di timpanum. In un mosaico di Pompei
conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli tale tamburo è raffigurato in
mano ad uno strumentista, forse un ambulante, che lo percuote tenendo la pelle rivolta verso
il basso. Una tecnica di esecuzione, questa, utilizzata per suonare l’attuale tammorra in Italia
Meridionale e che si osserva presso tutte le popolazioni del Mediterraneo e del vicino Medio
Oriente che utilizzano tamburi di tale forma. La musica del Medioevo eredita quasi tutti gli
strumenti a percussione dell’Evo Antico e la tradizione popolare conserva il grosso tamburo
detto poi tammorra per scandire il ritmo durante i balli di Corte. La musica colta rinascimentale
non disdegna l’utilizzo di questo strumento, dal momento che esso viene raffigurato nelle mani
degli angeli musicanti o nelle tarsie dei cori delle chiese, in cui si evidenzia l’uso del tempo di
sospendere dei sonagli al telaio o anche di applicare la bordoniera (una corda posta sulla pelle
per dare allo strumento il suono rullante).

ALTRI STRUMENTI USATI NELLA MUSICA FOLKLORISTICA
Oltre ai veri strumenti come la fisarmonica e il manticetto, vi sono molti strumenti semplici
che si possono facilmente costruire direttamente:
P
utipù, alias burchitibù, alias caccavella: è uno strumento a frizione che fa da basso nella miscellanea
dei suoni. Consiste in un barattolo di latta alto da 30 a 50 cm con diametro tra i 20 e
i 30 cm. (anticamente si usava di creta perciò anche caccavella). Sopra all’unica apertura è fissata
un pelle, di origine animale, alla quale nella parte centrale è legata una cannetta di bambù
molto liscia; con l’ausilio di una spugnetta, leggermente umida, frizionando ritmicamente sulla
spugnetta esce fuori un suono simile ad un basso.
Triccheballacche, lo strumento più rumoroso, facile da costruire ma difficile suonare: è costituito
da tre martelletti di legno ancorati ad una base, i due esterni sono mobili e il centrale
è fisso. Alla metà altezza dei martelletti vi è una parte trasversale lunga il doppio della base,
ancorata al martelletto centrale, con due nicchie, prima delle due estremità, che fungono da
guida per i martelletti mobili. Anche a questo strumento sono applicati i cimbali.
Scetavajasse, o teresinella è lo strumento che generalmente è affidato a chi inizia a suonare
in un gruppo perché in caso di battuta fuori tempo non provoca la perdita del tempo a tutti
gli altri suonatori. Facile da costruire, funziona a raschiamento: è formato da due bastoncini
di legno di circa 50 cm di cui uno ha scalanature profonde un centimetro ed è arricchito da
cimbali. Strofinandolo sull’altro (come se fosse un violino) produce un suono sordo che serve da
riempitivo ai suoni secchi del triccheballacche e di tutti gli altri strumenti a percussione.
Castagnette, o nacchere sono composte da due pezzi di legno grandi quanto la metà di una
mano che hanno entrambi la parte interna che combacia scavata come la forma di una castagna.
Sono legate tra loro alle estremità da un cordoncino, ma non in modo stretto, ma tanto
che, passando poi all’interno il dito medio, queste rimangono appese nel palmo della mano.
Per suonarle basta aprire e chiudere ritmicamente le mani, le nacchere toccandosi tra loro producono
un suono amplificato dalle due cavità a forma di castagna.
Generalmente sono suonate o dal cantatore o dai ballerini.
Tamburelli, di una miriade di formati: quelli senza pelle, quelli con la pelle, quelli a mezzaluna,
ecc.
Battimani, formato da assette di legno larghe 6 o 7 cm e lunghe 40 cm collegate su un lato
con un ritaglio di pelle inchiodato e con due presine alla metà delle parti esterne. Si battono
come si battono le mani.
Schiaccianoci, composto da due tronchetti di legno incavati nelle due parti interne che terminano
a forma di cono per consentire l’impugnatura; anche queste due parti sono collegate
sul lato più spesso con un ritaglio di pelle inchiodato. Finito di suonare è uno schiaccianoci
funzionante.
Tanti altri sono, però, gli strumenti che l’inventiva dei napoletani ha prodotto: come, ad esempio,
‘O Cantero: è formato da un vero e proprio cantero, o vaso da notte, del tipo alto che
i nostri nonni avevano nel comodino vicino al letto per i bisogni notturni. Ad esso applicando
un‘asta fatta di un tubo vuoto al cui interno scorre un tubicino collegato con il coperchio del
cantero si ottiene l’apertura e la chiusura del coperchio: viene fuori un suono come i piatti che
si usano nelle bande musicali. Una vera sciccheria.

...e la tradizione continua...

Il gruppo Frasca e Tammorra
Avino Angelo - Falciano Domenico - Guastaferro Francesco - Ranieri Vincenzo
Caldarelli Vincenzo - Di Somma Alfonso.
Ambrosio Francesco Antonio - Auricchio Gerardo - Peccerella Francesco
Balzano Giuseppe - De Luca Pasquale - Casillo Francesco - Coppola Arcangelo
Catapano Domenico Antonio - Cascione Daniele.
Gagliardi Tina - Ranieri Pina - Auricchio Rosa - Casillo Raffaela
Giugliano Maria (nipote ‘e Zi’ Ferel’) - Reale Lorena Lucia - Vaiano Giuseppina




COORDINAMENTO E GESTIONE DEL PROGETTO


La configurazione, i requisiti minimi e la struttura del lavoro
sono specificati dalla presenza di un coordinatore di tutte le attività
con profonda conoscenza del territorio. Tale figura (possibilmente
uno storico) deve essere coerente con le esigenze espresse dal presente
e, in particolare, deve possedere specifiche competenze ed esperienze
al fine di rispondere alle esigenze di tutte le iniziative.
Al fine di una maggiore efficacia e coordinamento sarebbe
opportuno provvedere preliminarmente alla nomina del Coordinatore del progetto.

Tutto deve accadere secondo le più elementari regole democratiche:
quando ci si siede ad un tavolo e si discute la risoluzione finale è di tutti
anche se la nostra idea era inizialmente antitetica, non si abbandona.
Se tu dai un euro a me ed io un euro a te, dopo abbiamo entrambi un euro come prima;
ma se tu dai un idea a me ed io una a te, dopo abbiamo entrambi due idee
Chi dice che ha capito e non fa niente, non ha capito niente!



Il Coordinamento, d’intesa con il Sindaco e Presidente del
Consiglio Comunale sarà composto:

-
dal presidente onorario: il Sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio,
-
dal presidente coordinatore: l’autore del progetto Eduardo Ambrosio,
-
dal delegato ai rapporti con l’Amministrazione il Cons. Com. Antonio Pisacane,
- dai consiglieri: Angelo Massa - arch., Francesco Ranieri -
Parmalat, Francesco Antonio Ambrosio - ‘e Ciobb’,
Pasquale Auricchio - ‘o Capitan’,

-
dai collaboratori: i responsabili delle contrade: (AVINI)
Andrea Ambrosio e Michele Brodo (MIRANDA) Raffaele Giugliano
e Michelangelo Ambrosio (CHIAZZA viene sostituita da CASENOVE) Angelo Miranda,Mimmo Parisi, Franco Guastaferro - Sciaitan (MOCIUNI) Michele
Sepe e Luigi Carotenuto (VIANOVA) Mario Pagano, Antonio Guastaferro (MONACI) Pasquale
e Pasquale Annunziata (BOCCIA AL MAURO - S. Felice)
Pasquale Auricchio (MASSERIA AMATI) Mario Avino,
- e da chiunque sia portatore di una valida proposta.

Gestione di spesa per Impianti, Stampa Pubblicazioni Addobbi,
Medaglie, Ecc.:
direttamente dal Comune, che recentemente (in
seguito all’idea del Centenario) ha affisso un manifesto per gli sponsor;
quindi chi vuole sponsorizzare versa il contributo al Comune;
come chi deve riscuotere presenta la fattura al Comune.


Pillole di storia di Terzigno

A conclusione dei quaderni (ne sono previsti tre
più uno conclusivo a fine 2013) vengono inserite
pillole” di storia di
Terzigno, curate dal cittadino Eduardo Ambrosio, ermeneuta
(quale sorta di agenzia di viaggi anziché nello spazio, nel tempo e speranzoso
c
he la morte ci trovi vivi).

Mentre gli articoli su Terzigno, indicati all’inizio del programma sono reperibili presso Eduardo Ambrosio, tel. 081 8274521 - cell. 3383886944
e-mail:
eduardoambrosio@virgilio.it


Nel primo quaderno (questo) vengono proposti i capitoli:

- PRESENTAZIONE
- LA CITTA’,
Identificazione del territorio cittadino, L’attività
cittadina, Manifestazioni e feste religiose, Archeologia, Monumenti e
siti importanti, Museo Emblema.

Nel successivi quaderni, vengono proposti i capitoli:
(secondo)
- TERZIGNO DALLE ORIGINI AL SEICENTO,
Il territorio,
La denominazione “ Terzigno”, Nascita della cittadina

- LA FONDAZIONE DI ORIGINE RELIGIOSA DEL ‘700,
La necessità di sviluppare una città, La parrocchia, i parroci e i doni
della Chiesa dell’Immacolata Concezione, Le altre parrocchie e rispettivi
parroci di Terzigno, Le altre chiese di Terzigno
(terzo)
- LO SVILUPPO DI TERZIGNO NELL’OTTOCENTO, La
partecipazione alla grande storia, Distruzione e ricostruzione

- TERZIGNO NEL NOVECENTO,
La nascita del Comune
autonomo, Gli amministratori del Comune di Terzigno fino ad oggi,
I primi anni della autonomia amministrativa (il primo dopoguerra),

Gli anni Trenta, I terribili anni Quaranta.
- GLI ANNI RECENTI,
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI.



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