Eduardo Ambrosio


Vai ai contenuti

Menu principale:


UNIONE EUROPEA (testo completo)

UNIONE EUROPEA

L'UNIONE EUROPEA 2003

SOMMARIO:
CENNI STORICI - 1979 1° PARLAMENNTO EUROPEO ELETTO - 1984 PROGETTO UE
1985 ATTO UNICO DI LUSSEMBURGO - 1992 MAASTRICT
1999 EURO - LE ISTITUZIONI - L'EURO
LA CULTURA (linguistica, patria, bandiera) - LA POLITICA - LE PROSPETTIVE DI AMPLIAMENTO.



Cenni storici


Circa 2000 anni fa, gran parte dell'Europa faceva parte dell'immenso impero Romano, risultato dalle innumerevoli lotte cui i figli della lupa si sono sottoposti. L'impero romano fu il più potente fattore d'unificazione della regione europea, tra la linea Reno-Danubio e il Mediterraneo, comprendente inoltre la Francia, l'Inghilterra e la Spagna.
Il quadro mutò sostanzialmente ai tempi di Marco Aurelio, quando si verificò la prima grande invasione di popolazioni germaniche; nei secoli V e VI quelle ondate migratorie portarono dentro i confini dell'impero popoli provenienti dall'Est. L'insediamento di popolazioni germaniche e slave disgregò l'impero romano d'Occidente.
L'imponente movimento di Unni, Ostrogoti, Visigoti, Alani, Vandali, Svevi, Franchi e Germani non distrusse il tessuto intimo della civiltà romana ma lo modificò profondamente.

Alla fine dell'VIII secolo il quadro parve stabilizzarsi con il consolidamento di differenti domini: il regno dei Longobardi nell'Italia settentrionale; l'impero bizantino nel sud dell'Italia e nei Balcani; e soprattutto il regno dei Franchi ad Occidente. L'assimilazione dell'elemento germanico con quello romano fu favorita dall'affermazione del regno dei Franchi, la più solida forma politica dell'Alto Medioevo, che Carlo Magno (primo europeista) portò alla massima estensione. Fondamentale fu il ruolo della Chiesa che appoggiò Carlo Magno a riunificare l'Impero nel nome di Cristo. Carlo, infatti, fu incoronato nella notte di Natale dell'anno 800, Sacro Romano Imperatore, ricevendo la corona direttamente da Papa Leone III.
L'
unità del grande impero carolingio fu, però, ben presto minata dalle spinte centrifughe delle aristocrazie, dalle quali derivò un numero crescente di signorie regionali.
Dopo Carlo Magno non vi sarà un uomo così ambizioso da cercare di unire l'Europa culla, soprattutto a quei tempi, di popoli così diversi tra loro.

L'età moderna registra processi di indipendenza e unificazioni statali (Grecia, Belgio, Italia, Germania) che creano un'Europa distinta in due settori: gli stati nazionali, retti perlopiù da monarchie liberali, e i tre grandi imperi, tedesco, austroungarico e russo, aggregazioni multina-zionali e plurietniche, tendenzialmente esposte a forme autoritarie di potere.

A partire dal secolo XVIII, la crescita demografica e lo sviluppo economico indotto dall'industrializzazione modificarono la fisionomia sociale e materiale dell'Europa: nascevano le città industriali, si formavano ceti medi e proletariato, si elaboravano moderne ideologie e forme di partecipazione nuove che esprimevano la transizione dalle società elitarie alle società di massa.

Alla fine dell'Ottocento si esasperò il nazionalismo e lo sviluppo industriale scatenò mire imperialistiche. Questi fattori furono fra le cause dello scoppio, nel 1914, della prima guerra mondiale, un conflitto di dimensioni continentali. La guerra mondiale divenne crogiolo di tensioni sociali che si arroventarono nell'immediato dopoguerra, rinfocolate dalla crisi economica che produsse disoccupazione e inflazione. Esasperazione dei ceti medi, sottoposti a perdita di reddito e di prestigio, spirito di rivalsa dei ceti abbienti nei confronti del movimento operaio furono altrettanti elementi che infuocarono il clima europeo e predisposero gli animi alle soluzioni auto-ritarie e illiberali: il fascismo prima e il nazismo poi furono la risposta totalitaria e di massa ai conflitti del primo dopoguerra.
La seconda guerra mondiale fu innanzi tutto lo scontro tra democrazie e dittature, di dimensione internazionale.

Il secondo dopoguerra apre la strada al ripristino della democrazia e alla ricerca di integrazioni politiche ed economiche che scongiurassero futuri conflitti tra gli stati. L'Europa, come un mercato unico in un'area di grande civiltà, con diffusi livelli di benessere, con ampie garanzie di libertà personali e con standard tecnologici d'avanguardia, è l'obiettivo finale del processo di unificazione attualmente in corso.


Verso l'Unione


Al termine della seconda guerra mondiale, quando l'economia europea viveva una situazione drammatica, sia per la
fine dell'eurocentrismo, sia per il nuovo ruolo di provincia americana, in alcuni ambienti europei si diffuse la speranza che la ricostruzione dell'Europa occidentale potesse sfociare in un accordo per la creazione di uno stato europeo unificato: il progetto s'indebolì però con l'inizio della Guerra Fredda.

Il
16 aprile 1948, comunque, in seguito ai trattati di aiuto reciproco e militare, viene istituita OECE (Organizzazione Europea di Cooperazione Economica), formata da tutti i paesi dell'Europa occidentale (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Turchia), con il delicato compito di distribuire equamente i soldi americani del Piano Marshall.

Il
5 maggio 1949 viene creato a Londra il CONSIGLIO D'EUROPA, con lo scopo di indicare un vero cammino di pace ai popoli europei; il suo ruolo principale è quello di difendere i diritti dei cittadini ed il rispetto della persona e dei bambini. La sua sede a Strasburgo ed è composto da 39 paesi con la richiesta di adesione di altri 6: Albania, Andorra, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussem-burgo, Macedonia, Malta, Moldavia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina e Ungheria.
I 15 paesi dell'Europa orientale sono entrati a partire dal novembre 1990. I 6 paesi in procinto di entrare sono:
Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Croazia, Georgia.

Due statisti francesi,
Jean Monnet e Robert Schuman, erano tuttavia convinti che Francia e Germania avrebbero potuto superare il loro atavico antagonismo e dunque cooperare, di fronte alla prospettiva di ricevere incentivi economici: nel maggio del 1950 Schuman propose allora la creazione di un'autorità comune per regolamentare l'industria del carbone e dell'acciaio; la proposta fu accolta da Germania, Belgio, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi che, insieme alla Francia, firmarono il trattato di Parigi nel 1951, dando vita alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), operativa a partire dall'agosto 1952.
Il governo britannico, invece, contrario alla natura sovranazionale della CECA, decise di non partecipare all'iniziativa. Nel giugno 1955 i ministri degli Esteri dei sei paesi fondatori della CECA decisero di
esaminare la possibilità di ampliare le basi della cooperazione economica: ebbe così inizio il processo che portò alla conclusione dei due TRATTATI di Roma del marzo 1957, istitutivi della Comunità economica europea (CEE) e della Comunità europea per l'energia atomica (EURATOM).
Quest'ultima si rivelò però di minor importanza, poiché i singoli governi continuarono a esercitare un pieno controllo sui propri programmi nucleari.

Dal
punto di vista economico, la trattato CEE prevedeva l'eliminazione entro dodici anni delle barriere doganali tra stati membri, lo sviluppo di un sistema comune di dazi doganali per le importazioni provenienti dal resto del mondo e la creazione di una Politica Agricola Comune (PAC) e nel 1960 del Fondo Sociale Europeo (FSE) .
Dal punto di vista politico, il trattato rafforzava sia il ruolo dei governi nazionali sia la natura sovranazionale della CEE rispetto alla CECA. In risposta alla CEE, nel 1960 la Gran Bretagna e altri sei paesi europei non membri, costituirono l'EFTA; nel 1961, in seguito all'evidente successo economico della CEE, ebbero tuttavia inizio i negoziati per l'ammissione della Gran Bretagna.
Il presidente della repubblica francese
Charles de Gaulle, preoccupato dagli stretti legami tra Gran Bretagna e Stati Uniti, nel gennaio 1963 si oppose alla richiesta di ammissione inglese, cambiando parere solo nel 1967.

La nascita della Comunità europea risale al luglio del 1967, quando le tre comunità (CEE, CECA ed EURATOM) confluirono in un'unica organizzazione denominata Comunità europea.

Nessun ampliamento della Comunità o qualsiasi altro progetto innovativo fu tuttavia possibile prima delle dimissioni, nel maggio 1969, del presidente De Gaulle, al quale succedette
Georges Pompidou, favorevole invece ad appoggiare nuove iniziative in ambito comunitario.
Su proposta del nuovo presidente francese,
nel dicembre 1969 fu allora convocata all'Aia una riunione dei capi di stato dei paesi membri per preparare il terreno a un accordo sul sistema di finanziamento permanente della Comunità europea, per lo sviluppo di una struttura di cooperazione in materia di politica estera e per l'apertura dei negoziati sull'ammissione di Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca e Norvegia.
Gli accordi di adesione dei quattro paesi richiedenti furono firmati nel gennaio del 1972, dopo quasi due anni di negoziati e, a partire dal 1° gennaio 1973, Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda entrarono a far parte della Comunità europea; la Norvegia ritirò invece la richiesta, in quanto un referendum popolare interno l'aveva bocciata. La Grecia entrò a far parte della CEE nel 1981, mentre nel 1986 fu la volta di Spagna e Portogallo.

Negli anni Settanta e Ottanta vi furono anche altri importanti sviluppi:
- l
'intensificazione degli aiuti comunitari ai paesi meno sviluppati, in particolare alle ex colonie un tempo controllate dagli stati membri;
- la
costituzione del sistema monetario europeo, volto a garantire una certa stabilità nei rapporti di cambio tra le monete dei paesi membri;
- la graduale realizzazione del
mercato unico europeo attraverso la riduzione delle barriere doganali.

Nel marzo 1979 la costituzione del Sistema monetario europeo (SME) rappresentò il primo passo verso la realizzazione dell'unione economica e monetaria, inizialmente prevista per il 1980. In realtà questa previsione si rivelò ben presto ottimistica: la situazione era piuttosto complessa innanzi tutto a causa dell'andamento fluttuante di ciascuna moneta europea nei confronti delle altre; la svalutazione di alcune monete finì poi col rappresentare un ostacolo alla crescita economica e col determinare un livello di inflazione piuttosto elevato.
Obiettivo dello SME era s
tabilizzare i tassi di cambio e porre un freno all'inflazione, limitando il margine di fluttuazione di ciascuna moneta a un piccolo scostamento rispetto a un valore di riferimento, chia-mato parità centrale: qualora questo margine, pari a +/- 2,25% (il "serpentone monetario"), non fosse stato rispettato, le banche centrali dei rispettivi paesi erano obbligate a intervenire liquidando la valuta più forte e acquistando quella più debole.
I governi dei paesi membri s'impegnarono inoltre a realizzare interventi adeguati di politica economica per evitare continui spostamenti della propria moneta dalla parità centrale.

Con lo SME si
propose anche d'introdurre una moneta unica europea, l'ECU, il cui valore fosse definito in base a un paniere di monete ponderato rispetto all'importanza economica di ciascun paese membro. Questo sistema monetario contribuì sia alla riduzione dei tassi d'inflazione sia all'attenuazione della congiuntura economica degli anni Ottanta, caratterizzata da ampie fluttuazioni valutarie.
Il sistema dei tassi di cambio, meccanismo principale dello SME,
collassò però nel settembre del 1992 in seguito a forti speculazioni attuate sul mercato dei cambi e provocate dagli elevati tassi d'interesse stabiliti dalla banca centrale tedesca dopo la riunificazione delle due Germanie.
Italia e Gran Bretagna furono allora costrette a uscire dallo SME (l'Italia vi era rientrata nel 1996).

La graduale realizzazione di un
mercato unico europeo può essere considerata una delle evoluzioni più significative avvenute in ambito comunitario nel corso degli anni Ottanta; le iniziative a favore del mercato comune furono guidate da Jacques Delors, ex ministro delle Finanze francese e presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995. Su proposta della Commissione, il Consiglio dei ministri approvò quindi un piano per rimuovere entro sette anni quasi tutte le restanti barriere doganali tra i paesi membri; il tentativo di raggiungere l'obiettivo del mercato unico entro il 31 dicembre 1993 determinò quindi un'accelerazione del processo di riforma della Comunità europea, rafforzò la cooperazione e l'integrazione in Europa e, alla fine, portò alla costituzione dell'Unione Europea (UE).

La Politica agricola comunitaria (PAC), valutabile negli anni Ottanta intorno ai due terzi della spesa comunitaria annuale, rappresentò tuttavia uno degli ostacoli principali alla piena realizzazione dell'integrazione economica europea. In base alla PAC, la Comunità europea si impegnava, infatti, ad acquistare alcuni beni agricoli prodotti in eccedenza, sovvenzionando così l'attività agricola di alcuni paesi a spese di altri. Durante una riunione al vertice nel 1988, i capi di stato dei paesi membri concordarono allora sulla necessità di limitare questi sussidi, tanto che, per la prima volta a partire dagli anni Sessanta, le sovvenzioni all'agricoltura previste dal bilancio comunitario del 1989 ammontarono a meno del 60% della spesa complessiva comunitaria.

Il termine previsto per l'entrata in vigore del mercato unico evidenziò l'esigenza di conferire alla Comunità europea poteri decisionali più ampi, indispensabili per affrontare e risolvere tutte le questioni riguardanti l'eliminazione delle barriere doganali; fino a quel momento, infatti, le decisioni del Consiglio dei ministri dovevano essere approvate all'unanimità dai suoi membri, ciascuno dei quali poteva dunque rallentare il processo decisionale esercitando il proprio diritto di veto.

Con l
'Atto unico europeo, entrato in vigore dal 1° luglio 1987, furono dunque definite alcune importanti modifiche nella struttura della comunità, tra cui l'introduzione di un sistema di votazione a maggioranza in grado di contribuire all'accelerazione del processo di realizzazione del mercato unico, e furono apportati anche considerevoli cambiamenti: il Consiglio europeo entrò formalmente a far parte delle istituzioni comunitarie, i poteri decisionali del Parlamento europeo furono ampliati e fu istituito un Tribunale di primo grado, destinato a occuparsi dei ricorsi contro la normativa comunitaria presentati da individui, organizzazioni o società. Gli stati membri concordarono inoltre l'adozione di politiche comuni in diversi settori, dalla politica fiscale a quella occupazionale, dall'assistenza sanitaria alla tutela ambientale e decisero di allineare il più possibile la propria politica economica e monetaria a quella dei paesi confinanti.
La proposta, avanzata da alcuni sostenitori dell'Unione economica e monetaria, di limitare le restrizioni ai trasferimenti di denaro per agevolare il libero flusso di capitali fu accolta dalla Commissione europea, che elaborò un programma d'intervento. La Commissione si occupò contemporaneamente della stesura di una
carta dei diritti umani, la Convenzione europea per i diritti umani. In entrambe le occasioni la Gran Bretagna si oppose al progetto comunitario, temendo che un ampliamento dei poteri della Comunità europea potesse rappresentare una minaccia alla propria sovranità; soltanto in seguito, di fronte ai rapidi cambiamenti politici ed economici verificatisi in tutta Europa, il progetto per la realizzazione dell'unione monetaria ottenne l'approvazione del governo inglese.

Alla fine degli anni Ottanta, di fronte al fallimento dei regimi comunisti, molti paesi dell'Europa orientale si sono rivolti alla CEE per ottenere assistenza politica ed economica. La Comunità europea ha accettato di fornire aiuti militari e di concludere accordi con molti di questi paesi, ma ne ha escluso l'ammissione in qualità di membri; l'unica eccezione ha riguardato la Germania orientale, automaticamente incorporata nella comunità con il compimento della riunificazione tedesca.
Durante una riunione al vertice nel 1990, Francia e Germania proposero allora la costituzione di una conferenza intergovernativa per rafforzare l'unità europea sulla scia dei rapidi mutamenti politici, conferenza che iniziò a elaborare una serie di accordi, poi confluiti nel trattato sull'Unione Europea.

Nel 1991 i delegati dei paesi membri della Comunità europea presero parte ai negoziati sul trattato dell'Unione Europea, cercando di definire le condizioni per l'attuazione del progetto; il Consiglio dei ministri, riunitosi a Maastricht, nei Paesi Bassi, il 7 febbraio del 1992, firmò la versione finale dell'accordo istitutivo, ratificato dagli stati membri nel 1993, accordo che ha dato vita alla Unione Europea, a partire dal 1° novembre dello stesso anno.

Per quanto nel corso degli anni sia stato possibile raggiungere una maggiore coesione economica tra i paesi membri dell'Unione Europea, la
creazione di un unico stato federale europeo, immaginata originariamente dai promotori della cooperazione economica in Europa, è stata abbandonata da tempo. La ragione principale di tale abbandono è forse nell'eterogeneità dei paesi che vanno via via aderendo all'Unione.
Nel
1995 Austria, Finlandia e Svezia sono infatti entrate a far parte dell'Unione Europea, mentre un altro referendum ha invece nuovamente bocciato l'ingresso della Norvegia.
Il numero degli stati membri è comunque destinato a salire entro la fine del decennio, dato che altri paesi hanno presentato la richiesta di ammissione (la Turchia nel 1987; Cipro e Malta nel 1990). La Svizzera ha invece ritirato la propria domanda per non violare la posizione neutrale che da sempre la caratterizza.
Nel
1991 la Comunità europea ha anche concluso un accordo con l'EFTA per creare un mercato unico per le merci, i servizi e i capitali; con l'entrata in vigore dello Spazio economico europeo (SEE), dal 1° gennaio 1994 sono dunque state eliminate le barriere al commercio tra Unione Europea e stati membri dell'EFTA.



Unione monetaria Europea: l'EURO ed il suo volto.

La tappa decisiva per la nascita della U.E. è costituita, come abbiamo già visto, dal fondamentale momento vissuto a Maastricht, con il Vertice che ha delineato le tappe del cammino della Comunità dal 1992 in poi.
Qui si è adottato un testo, firmato ufficialmente dai Ministri in rappresentanza degli Stati membri il 7 febbraio 1992, che costituisce il cosiddetto "Trattato di Maastricht".

La prima decisione, la più concreta, riguarda l
'"Unione Economica e Monetaria" su cui gli Stati hanno concordato, fissandone le date di attuazione e le istituzioni da creare (Banca Centrale Europea, la moneta comune, ecc…). Con il Trattato di Maastricht nasce quindi l'Euro (la moneta unica europea). Questo, secondo la stampa americana, è il giorno più importante d'Europa da quando, il 24 ottobre 1648 a Westfalia, nacquero gli Stati nazionali.
L
'euro comincerà a circolare una volta compiuto il processo di Unione monetaria europea (UEM) in seno all'Unione Europea (UE) e sostituirà l'ECU (unità di misura europea utilizzata in tutte le transazioni economiche realizzate nell'ambito della UE).
A partire dal momento in cui inizierà a circolare, le emissioni di titoli pubblici avverranno in euro.
Questo sarà anche il momento in cui comincerà a funzionare la
Banca centrale europea, incaricata della politica economica e monetaria comune. L'introduzione dell'euro nel gennaio del 1999 comporterà la fissazione irrevocabile dei tassi di cambio tra le monete dei paesi partecipanti.
Le
nuove banconote cominceranno a circolare il 1° gennaio del 2002, coesistendo con quelle nazionali per un periodo massimo di due mesi.

Attualmente, solo 12 partecipano all'Unione economica e monetaria.

Le monete coniate sono da due e un Euro, 50, 20, 10, 5, 2, 1 centesimi; avranno una faccia uguale per tutti i paesi membri, e l'altra che varia da Paese a Paese. Le banconote saranno, invece, identiche per tutti i Paesi e s'ispireranno alle sette età degli stili architettonici Europei: Classico, Romanico, Gotico, Rinascimentale, Barocco, Rococò, stile del XIX secolo e architettura moderna.

Le
Nazioni dell'area Euro sono (con indicazione delle peculiarità delle monete):

- L'Austria,
raffigurazione differente a ciascuna delle otto monete. Sul "pezzo" da un Euro compare Mozart, su quello da due il premio Nobel Bartha Van Sottner. Rappresentati anche la cattedrale di S. Stefano di Vienna e il palazzo del Belvedere. Sui centesimi compaiono fiori della genziana e stelle alpine.

- Il Belgio,
rappresentazione su tutte le monete la faccia del re Abelardo II. Per non creare rivalità tra la comunità francofona e quella fiamminga è stato deciso di non porre scritte sulle monete.

- La Finlandia,
decisione di non rappresentare personalità o monumenti ma simboli naturali nazionali. Di qui la scelta dei cigni in volo su laghi stilizzati e la "cloudberry", una sorta di bacca che cresce solo al Polo Nord. Sui centesimi compare invece il leone rampante, simbolo araldico ed emblema nazionale Finlandese.

- La Francia
, continua nelle sue scelte, rappresentazione la Marianna, simbolo nazionale; la seminatrice, elemento già presente sui franchi fin dal XIX secolo; e l'albero stilizzato. Le donne rappresentano speranza, libertà e generosità, l'albero vita, crescita e generosità.

- La Germania,
ricorda la riunificazione delle due Germanie, raffigurazione su tutte le otto monete dei tre simboli Nazionali: la foglia di quercia, l'aquila federale e la porta di Brandeburgo di Berlino.

-
L'Irlanda, raffigurazione su tutte le otto monete dell'arpa celtica, strumento utilizzato dai bardi e simbolo delle brigate irlandesi nel XVII e XVIII secolo.

- L'Italia
, raffigurazione di personaggi e monumenti nazionali, dando come l'Austria un a-spetto diverso a tutte le monete. Sulle monete da uno e due Euro compaiono l'uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci e Dante Alighieri, mentre su tutte le altre la Venere del Botticelli, il Colosseo, il Marco Aurelio, la Mole Antonelliana, Castel del Monte e un contributo al Futurismo con la rappresentazione delle "Forme nello spazio" di Boccioni (Euro vale 1936,27 lire).

- Il Lussemburgo, che non ha ancora preparato le immagini per la faccia nazionale dell'Euro. La scelta potrebbe comunque ricadere sul profilo del Granduca.

- I Paesi Bassi, immagine della Regina Beatrice d'Olanda e su tutte le monete c'è un motto: "Dio sia con noi". L'Euro olandese è entrato in circolazione al momento della coniazione poiché la data della moneta deve coincidere con l'immagine del sovrano.

- Il Portogallo, utilizzazione di elementi come la rosa dei venti, croci templari e scritte antiche su tutti i nuovi "pezzi" di Euro in forma diversa. Al bordo compaiono le stelle d'Europa e all'interno una serie di castelli e stemmi stilizzati che rappresentano le vecchie contee e gli antichi scudi.

- La Spagna, immagine del re Juan Carlos sulle monete da uno e due Euro, quella di Cer-vantes su quelle da 10, 20 e 50 centesimi.

-
La Grecia immagini epiche, è entrata nell'area Euro successivamente.



Bandiera, inno Europeo, lingua.

Nel 1986 il Consiglio Europeo ha adottato la bandiera divenuta il simbolo dell'Unione Europea. Descrizione simbolica: sullo sfondo blu del cielo, una corona di dodici stelle dorate che rappresenta l'unione dei popoli Europei. Il numero delle stelle, invariabile, è simbolo di perfezione e di unità.
Descrizione araldica:
un cerchio composto da dodici stelle dorate a cinque punte, non contigue, in campo azzurro.

L'inno Europeo (inno alla gioia) - adattamento dell'ultimo movimento della Nona Sinfonia di Beethoven - è stato adottato dal Consiglio d'Europa nel 1972 e viene utilizzato dall'Unione Europea dal 1986.

La lingua Europea, fino agli anni Sessanta, era il francese.
Più tardi, data l'ampia diffusione, ci si orientò verso l
'inglese.
Non mancarono altri esperimenti come l'
Esperanto, lingua tecnica internazionale, o altre proposte come l'euro verbo, fatta per poter arrivare a una monolingua della Comunità Europea una lingua tecnica internazionale. Tale progetto si basava su un principio semplicissimo: che le sei lingue continentali provengono dal latino da cui poi risono diramate con vocaboli spesso identici o molto simili.
Ma tale progetto è stato poi definitivamente bocciato dal trattato di Maastricht, dove si decise che ogni Paese avrebbe adottato la propria lingua, perché la lingua è l'anima di un popolo e quindi non può essere sacrificata e quindi cancellata; infatti oggi notizie e trattati sono espresse in undici lingue (dal 2004, 21).



Prospettive dell'Unione Europea

Le possibilità che l'Europa con tutti i suoi Stati possa pervenire, a breve o a lungo termine, sulla scia della Comunità Europea, ad un'Unione Europea totale, sono legate alle decisioni dei singoli Stati di avanzare sul piano del federalismo e dalla loro volontà di collaborazione che non deve essere limitata a livello economico e finanziario. E' necessaria l'attuazione di una reale cooperazione non solo tra gli Stati dell'UE, ma tra questi e gli altri Stati ed Organismi Internazionali.

Si porrà, allora, la questione di aprire sempre più all'Est, non solo a Polonia e Ungheria e Cecoslovacchia che hanno già aderito e, più in là, il problema della realizzazione di una più grande Comunità Europea, una Comunità unica di tutti i Paesi dell'Europa, con la revisione del Trattato di Maastricht, cui elemento centrale diviene l'integrazione delle nuove finalità in una sola comunità con istituzioni unificate. Solo allora si potrà pensare a realizzare uno schema unico e flessibile, che tenga conto dovutamente degli elementi diversi che lo compongono.

A
livello demografico, ai 378 milioni di abitanti dei 15 membri (Paesi Bassi - 16, Germania unificata - 81, Belgio - 10.2, Francia - 59.4, Italia - 57.6, Lussemburgo - 0.5, Danimarca - 5.3, Gran Bretagna - 59.8, Irlanda - 3.6; Grecia - 11; Spagna - 41, Portogallo - 10.3, Finlandia - 5.2, Svezia - 8.9; Austria - 8.1), dal 1 maggio 2004 si sono aggiunti i 74 milioni di abitanti dei 10 nuovi membri (Cipro - 0.7, Estonia - 1.4, Lettonia - 2.4, Lituania - 0.4, Malta - 0.39, Polonia - 39, Repubblica Ceca - 10.3, Slovacchia - 5.4, Slovenia - 2 e Ungheria - 10), per un Unione Europea di oltre 450 milioni di abitanti. Inoltre, per il 2007, sono candidati ancora: Romania - 22, Bulgaria - 7.9 e Turchia - 68.

Le nazioni europee estranee all'UE sono: Svizzera - 6.4, ex Jugoslavia (Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro e Macedonia) - 24, Albania - 3.2, Norvegia - 4.3, Ucraina - 53, Russia - 150 e Bielorussia - 11.



.

Gli obiettivi dell'Unione (in gran parte realizzati o in corso di realizzazione)

L'Unione europea ha il compito di organizzare in maniera coerente e solidale i rapporti tra gli Stati membri e i loro popoli. I grandi obiettivi che persegue sono i seguenti:

"
la promozione del progresso economico e sociale (realizzazione del mercato interno nel 1993, lancio della moneta unica nel 1999);

" l'affermazione dell'identità europea sulla scena internazionale (aiuti umanitari europei ai paesi terzi, politica estera e di sicurezza comune, intervento nella gestione delle crisi inter-nazionali, posizione comune in seno alle organizzazioni internazionali);

" instaurazione della cittadinanza europea (che completa la cittadinanza nazionale senza so-stituirsi ad essa e conferisce al cittadino europeo un certo numero di diritti civili e politici);

" lo sviluppo di uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia (che dipende dal funzionamen-to del mercato interno e più in particolare dalla libera circolazione delle persone);

" il mantenimento e lo sviluppo dell''insieme dei testi giuridici adottati dalle istituzioni europee e i trattati istitutivi.

La Costituzione europea (sito : httpp //europa.eu.int/italia o tel. verde: 0080 067 891 011),

F
in dalla sua attuazione, intorno alla CEE si è andato sviluppando un acceso dibattito che ha visto l'opinione pubblica e gli studiosi di tutti i paesi, interrogarsi circa la reale praticabilità di una strada che portasse i dodici, poi i quindici e infine i venticinque, non solo ad un'unione sociale, ma anche ad una vera e propria unione politica.
"
Siamo tutti cittadini d'Europa" è stato lo slogan in voga tra gli europeisti più convinti. In realtà, fin dal 1957 si è stati consapevoli che la diversità dei sistemi politici, e i retroterra etnico e culturale, e soprattutto, secoli di accese dispute razionalistiche non si sarebbero mai potuti cancellare con un colpo di spugna. Pur essendo dotata di proprie strutture politiche e di un'Alta corte di giustizia, la CEE non è mai stata pensata come istituzione alternativa ai parlamenti o ai governi nazionali.

In ogni caso il primo passo verso l'unione politica è stato fatto con l'Atto unico del 1987, che ha sancito l
'impegno per una collaborazione obbligatoria dei partner europei in tema di politica estera e di sicurezza, fino a quel momento lasciata solo alla buona volontà degli stessi.
Il trattato di Maastricht è andato ancora più avanti, perché prefigurava con maggiore determinazione la
dimensione politica dell'Unione europea.
L'obiettivo primario che si pone è che l'Europa si
esprima con una sola voce sulla scena internazionale. Per la prima volta i Dodici si sono impegnati a porre dei termini per giungere ad una politica estera e di difesa comune, il che comporterà, ad esempio, l'unanimità nel riconoscimento di un nuovo stato. E' stato inoltre rafforzato il ruolo del Consiglio dei Ministri con l'ampliamento dei settori nei quali lo stesso decide a maggioranza ed è stata istituita la cittadinanza europea con la conseguente concessione della facoltà di votare e di candidarsi alle elezioni comunali di qualsiasi città d'Europa.

Per fissare principi, obiettivi, intenzioni, ecc. è s
tata elaborata la Costituzione Europea, vera svolta politica dell'Unione, essa, dopo una lunghissima incubazione, ha emesso il primo vagito a Roma, Casa d'Europa (in Campidoglio, sala Orazi e Curiazi, la stessa del 1957) il 29 ottobre 2004 con la firma dei 25 capi di Stato dell'Unione, esprimendo una chiara coscienza di unità e permettendo, per la prima volta, che una regione multistatale da spazio economico diventa anche spazio di diritto (Unione come organismo e non meccanismo).
Nella sua strutturazione, la Costituzione (quale espressione di unità di una comunità politica, con molti Stati e molti popoli) europea oltre a far sua la DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL'UOMO DEL 1948: diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona, dettaglia le competenze e la struttura delle istituzioni (La UE decide in materia di politica monetaria dell'Euro, politica commerciale verso il resto del mondo, unione doganale dei 25), stabilisce la competenza mista tra la UE e i singoli Stati per politica estera, sicurezza, energia, agricoltura, ambiente, politica sociale, sanità, giustizia, trasporti, nel PREAMBOLO, recita: la carta si ispira "Alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell'Europa" e ai valori fondamentali della persona, promuove la "piena occupazione" e il "progresso sociale". "I popoli d'Europa sono decisi a superare le antiche divisioni e, uniti in modo sempre più stretto, a forgiare il loro comune destino", nella CARTA DEI DIRITTI, infine, fa riferimento al "ruolo centrale della persona, dei suoi diritti inviolabili e inalienabili e del rispetto del diritto".

La Costituzione europea,
che entra in vigore il 1°novembre 2006, dopo la ratifica dei 25 stati membri dell'Unione europea, avrà la capacità di correggere le degenerazioni della globalizzazione e di tutelare le diversità contro le omogeneizzazione delle culture e la forza di persuasione alla pace.
In sintesi:
"
è:
una tappa importante nella costruzione dell'Europa e risposta alle sfide dell'Europa democratica, trasparente, efficace, al sevizio dei cittadini europei del domani, con 25 stati e 450 milioni di abitanti;

"
sancisce:.
- il rispetto di valori comuni; dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza in particolare fra uomini e donne, stato di diritto e diritti umani
- un modello di società fondata sul pluralismo, sulla tolleranza, sulla giustizia, sulla solidarietà e sull'assenza di discriminazioni
- la cittadinanza europea
- i diritti fondamentali dei cittadini
- un rafforzamento della vita democratica dell'Unione;
" consolida
la competenza dell'Unione in materia di politica estera e di sicurezza la cui guida sarà affidata a un Ministro degli Esteri dell'Unione;
"
fissa gli obiettivi comuni:
- pace , libertà, sicurezza e giustizia
- sviluppo sostenibile, progresso scientifico
- coesione economica, sociale e territoriale
- solidarietà fra gli Stati membri
- salvaguardia e sviluppo del patrimonio culturale europeo
;
"
consacra come simboli:
-
la bandiera con dodici stelle, simboli di unità e identità dell'Europa
- l'inno alla gioia della Nona Sinfonia di Beethoven, che esprime una visione di fratellanza
- il motto europeo "Unità nella diversità" scelto tra le proposte di 8000 giovani
- l'Euro, moneta europea
- il 9
maggio, la Giornata dell'Europa.

Allo stato , però, l'UE segna il passo perché, alcuni paesi (Francia e Olanda) non hanno ratificato la costituzione per cui si ricerca un rilancio con il Giuramento di Berlino voluto dalla Germania in occasione del 50° anniversario del 25 marzo 2007


In appendice, seguono lo sviluppo delle seguenti tematiche:
LE ISTITUZIONI EUROPEEE, LE NAZIONI PRIMA DELL'UNITA', CONSiGLIERE COMUNALE AGGIUNTO, CHE COSA E' IL FEDERALISMO E LE ALTRE FORME POLITICHE, IL MANIFESTO DI VENTOTENE, SCHEDA DELLE TAPPE DELL'UE.



LE ISTITUZIONI EUROPEE

All'origine delle istituzioni vi è la volontà di "porre le fondamenta di un'unione sempre più stretta fra i popoli europei". Con il crescere delle responsabilità, anche le dimensioni e il numero delle istituzioni sono andate aumentando. Nei primi venti anni di esistenza della Comunità, il compito della Commissione era di proporre, quello del Parlamento di formulare pareri, quello del Consiglio dei ministri di decidere e quello della Corte di giustizia di interpretare.
Nel corso degli ultimi venti anni il Parlamento europeo, eletto a suffragio universale di-retto, ha acquisito nuovi poteri, è stata creata la Corte dei conti, la Banca europea per gli inve-stimenti si è affermata come un'importante fonte di finanziamento dello sviluppo economico, il Comitato economico e sociale ha dato la dimostrazione di quanto utili siano la discussione e la cooperazione tra gli interlocutori economici e sociali e, di recente, è stato istituito il Comitato delle regioni, con il compito di dar voce agli interessi e alle diversità regionali.
Queste istituzioni cooperano strettamente e in modo costruttivo, per il bene di tutti i cit-tadini europei. Il buon funzionamento dell'Unione europea è affidato a cinque istituzioni: il Parlamento europeo (eletto dai cittadini degli Stati membri), il Consiglio(che rappre-senta i governi degli Stati membri), la Commissione(organo esecutivo e titolare del diritto d'iniziativa legislativa), la Corte di giustizia (che garantisce il rispetto del diritto), la Corte dei conti (che controlla la gestione finanziaria dell'Unione).
Tali istituzioni si avvalgono dell'aiuto di altri organi: il Comitato economico e sociale e il Comitato delle regioni (organi consultivi che rappresentano le diverse categorie della vita economica e sociale e delle regioni dell'UE), il Mediatore europeo (abilitato a ricevere le denunce dei cittadini dell'Unione nei casi di cattiva amministrazione comunitaria), la Banca Europea per gli investimenti (l'istituzione finanziaria dell'UE), e la
Banca centrale europea (responsabile della politica monetaria della zona euro).

Il Parlamento europeo: Rappresenta i 370 milioni di cittadini dell'Unione europea e le sue funzioni sono analoghe a quelle di ogni altro parlamento: approvare leggi ed esercitare un'azione di controllo sull'attività del potere esecutivo. Oggi esso è in grado di adempiere questo suo duplice compito più efficacemente che in passato, perché le sue competenze sono state gradualmente ampliate ed i suoi poteri rafforzati, prima con l'Atto unico del 1987, quindi con il Trattato sull'Unione europea del 1993.
I seggi del parlamento europeo: Alle prime elezioni quando l'Europa non era ancora composta dai 15 stati oggi presenti, si presentava con un numero minore di seggi, questo perché l'Unione ha riscontrato il bisogno di una maggiore partecipazione degli altri stati.

Il Consiglio dell'Unione Europea : Il Consiglio provvede al coordinamento generale delle at-tività della Comunità europea, il cui scopo principale è la creazione ed il mantenimento di un mercato interno, vale a dire di uno spazio senza frontiere interne che assicuri le quattro libertà di circolazione (beni, persone, servizi e capitali) cui si è ormai aggiunto compiutamente la mo-neta unica. Il Consiglio è inoltre responsabile della cooperazione intergovernativa nei settori, da un lato, della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e, dall'altro, della giustizia e degli affari interni (GAI) che comprendono, tra l'altro, le questioni in materia di immigrazione e di asilo, la lotta contro il terrorismo e la droga e la cooperazione giudiziaria.

La commissione europea: Per il suo ruolo e le sue responsabilità, la Commissione europea si colloca al centro del processo decisionale dell'Unione europea. Per certi aspetti, essa è il vero e proprio cuore dell'Europa, dal quale le altre istituzioni traggono gran parte della loro energia e la loro ragione d'essere.

La Corte di Giustizia: Se il diritto comunitario è riuscito ad impiantarsi così in profondità nella realtà giuridica degli Stati membri, ciò è dovuto al fatto che tale diritto è stato concepito, interpretato ed applicato da parte dei cittadini, delle amministrazioni e dei giudici di tutti gli Stati membri come un corpo uniforme di norme che i singoli hanno facoltà di invocare direttamente dinanzi ai rispettivi giudici nazionali. Le decisioni della Corte hanno fatto del diritto comunitario una realtà per i cittadini europei ed hanno avuto spesso importanti ripercussioni sul piano costituzionale ed economico.

La Corte dei conti: Alcuni considerano la Corte dei conti come la "coscienza finanziaria" dell'Unione europea, altri come un "cane da guardia" delle sue casse. In ogni caso, essa garan-tisce il rispetto dei principi etici, amministrativi e contabili. Le relazioni della Corte sono una ricca fonte di informazioni sulla gestione delle finanze dell'Unione europea e un elemento di pressione sulle istituzioni e su quanti hanno, a livello amministrativo, la responsabilità della loro gestione.

Il Mediatore Europeo: Il Mediatore detiene ampi poteri di indagine: le istituzioni e gli organi comunitari sono tenuti, a certe condizioni, a fornirgli tutti i documenti e le testimonianze richiesti; egli può inoltre ottenere informazioni dalle autorità nazionali. Il Mediatore è abilitato a fungere da conciliatore fra i cittadini e l'amministrazione comunitaria. Il Mediatore è abilitato a formulare raccomandazioni alle istituzioni CE e può deferire i casi sottopostigli al Parlamento europeo affinché quest'ultimo possa eventualmente trarre conclusioni politiche dalla posizione assunta dall'amministrazione.


I PAESI Più GRANDI PRIMA DELL'UNITA'

Le differenti situazioni economiche, politiche e sociali degli altri maggiori paesi europei prima dell'unità.
Il Portogallo riscontrava in un passato non molto remoto un distacco dall'europeismo, si pre-sentava infatti economicamente e politicamente lontano dalla costruzione di un' Europa demo-cra-tica e decisa a contrastare la soprav-vivenza di nazionalismo e razzismo. Una breve paren-tesi del migliora-mento delle condizioni si ebbe sotto il governo Pombal nel periodo dell'illuminismo con il definitivo risanamento della situazione nel 1985 dopo la rivoluzione "dei garofani" e dopo la drastica cura di risanamento apportata dal governo Soares e dal socialde-mocratico Cavaco Silva .
La Spagna si presentava in una situazione politica e storica assai simile a quella del Portogallo. Erano presenti molti latifondi e questo era in controtendenza con l'avvenire dell'Europa. La condizione politica era basata sul governo della monarchia autoritaria, innestata da Alfonso XIII di Borbone, che continua ancora con la monarchia parlamentare di Juan Carlos I di Borbone. L'ingresso di Spagna e Portogallo nella Comunità europea è formalizzato alla fine del 1985 e per la volontà mostrata, ai due paesi iberici non mancheranno ricono-scimenti da parte della Comunità stessa.
La Grecia ha avuto per un secolo e mezzo una vicenda politica assai travagliata. È stata sot-tomessa a varie dinastie tedesche e danesi. Questa fase è stata più volte intercalata da mo-menti repubblicani e parlamentari. In questo periodo risultano premi-nenti il quindicennio del governo di destra con Karamanlis e quello di Giorgio Papandreou. L'ingresso della Grecia nell'unione europea giunge in due tappe, nel 1979 e nel 1981, e porta così alla svolta politica avuta nell'ottobre 1981 con la vittoria socialista di Andrea Papandreou .
La Francia è uno dei paesi di punta dell' Europa continentale. Anch'essa passa la sua storia attraverso stadi politicamente non perfetti. Con l'avvento di De Gaulle nel 1958 in Francia nasce un regime semi-presidenziale per arginare la piega presa dalla vita politica e istitu-zionale del paese. Nel periodo che va dal 1962 al 1974 c'è l'affermarsi del presidenzialismo gollista pompidou-iano fondato sul fatto che la maggioranza parlamentare segue lo stesso orientamento politico del presidente, sia sul dato che questi è il capo riconosciuto di tale maggioran-za, obbediente e disciplinata. Dal 1974 c'è la svolta con le elezioni presidenziali (a causa della morte di Pompidou) vinte da Giscard, repubblicano indipendente sul socia-lista Mitterand, con il ridimensiona-mento dell'UDR e con l'ascesa di Chirac, primo ministro gollista.
La Francia borghese e liberale da questo momento sembra in ripresa e Giscard può muoversi con più scioltezza. Con la vittoria di Mitterand alle presidenziali dell'81 in parlamento i socialisti conseguono la maggioranza assoluta e i comunisti entrano in governo. Nel 1985 c'è la revisione del sistema elettorale maggioritario con la rappresentanza proporzionale: marcia indietro sui provvedimenti scolastici (scuole private) e sull'economia suscitando parecchie irritazioni. Nella primavera del 1990 c'è la nuova vittoria di Mitterand e dei socialisti, ma c'è anche una sostanziale parità delle forze in campo.
Germania: La situazione politica in cui si trovava la Germania non doveva favorire molto il suo avvento nella comunità. Dobbiamo ricordare che sino al 1990 e pochi mesi prime delle votazioni per la comunità la Germania si presentava ancora divisa in occidentale ed orientale, ma nonostante ciò la Germania ha sempre partecipato alle istanze comunitarie anche con le elezioni del 1979 e del 1984 anche se senza grandi successi ed ora è diventato il punto cardine dell'economia della unione. Dobbiamo inoltre men-zionare che la parte orientale si presentava a queste votazioni con qualche handicap, infatti non aveva familiarità con l'idea e la prassi dell'alternanza (la dialettica politica e partitica è nei fatti assai più serrata e complicata, e so-prattutto è fortemente influenzata dalla dimen-sione federale regionale, impor-tantissima anche in termini elettorali, oltre che della comparsa sulla scena dei verdi e dei neonazisti). Questa parte di Germania ha dovuto imparare prima a comportarsi da nazionale, poi da comunitario, ma ciò è stato superato con gran successo negli anni.
Gran Bretagna: La Gran Bretagna si presentava a queste elezioni come il paese modello e battistrada sia sotto il profilo economico - sociale, sia sotto quello politico - costituzionale. Sin dagli inizi del XVII sec. La Gran Bretagna si presentava con un forte parlamento liberale classico fondato sulla responsabilità del governo, sul bipartitismo e sul sistema mag-gioritario. Nel quadro politico dei dieci anni prima della votazione la Gran Bretagna arriva con un nuovo leader del partito conservatore, la "lady di Ferro", Margaret Thatcher improntando un neoliberismo che solleva l'Inghilterra dai suoi recenti problemi economici riuscendo a risolvere anche parecchi problemi sul piano sociale e politico. Gli ultimi mesi prima delle votazioni segnalano un ulteriore irrigidimento della lady di ferro per tutto ciò che da vicino o da lontano rimanda al processo di unificazione politica d'Europa, dalla concertazione monetaria e finanziaria ai progetti di governo sopra-nazionale. L'Inghilterra, insomma, guarda sì al 1992, ma ritiene pure, con la sua signora - primo ministro, che oltre la scadenza del 1992 non sia realistico né desiderabile andare oltre.


ELEZIONE DEL CONSIGLIERE COMUNALE PER GLI IMMIGRATI

La legge sull'elezione del consigliere comunale aggiunto per gli immigrati, proveniente dalla Convenzione sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale, fatta a Strasburgo il 5 febbraio 1992 e ratificata dal Parlamento Italiano con legge n.203 dell'8 marzo 1994, stabilisce l'obbligo di porre in opera gli strumenti istituzionali più adeguati a consentire la rappresentanza e la partecipazione dei residenti stranieri alla vita pubblica delle collettività in cui essi si collocano, il tutto in linea con i principi costituzionali italiani.
Esempio concreto di applicazione della legge sopraindicata è il Comune di Pompei (disponibile delibera del Consiglio Comunale, il volantino pubblicitario per l'elezione del rappresentante dei cittadini stranieri residenti in Pompei, nonché la traduzione della Convenzione e della legge n. 203).
Da notizie assunte presso il Comune di Pompei: E' la prima volta che in Italia l'Amministrazione di un ente locale si appella alle clausole della Convenzione di Strasburgo e apre le porte alla rappresentanza straniera. Se poi i primi portavoce di un'iniziativa simile sono di una città del Sud, l'evento è straordinario. Infatti il sindaco di Pompei (Sandro Staiano) insieme all'assessore alla Trasparenza (Carmen Capolupo) e a tutta l'Amministrazione hanno preso l'iniziativa di indire la
ELEZIONE DEL CONSIGLIERE COMUNALE AGGIUNTO PER GLI IMMIGRATI del COMUNE DI POMPEI.
La cronaca dell'evento: I candidati erano tre: il serbo Milord Jovanovic, 48 anni, di Ozdaci (escluso all'ultimo momento per irregolarità nel permesso di soggiorno); la peruviana Maria Rosa Corvacho, 27 anni, di Lima; il marocchino Anouar Said, 36 anni, di Baghoura. Gli stranieri residenti a Pompei con la cittadinanza italiana sono 110. Hanno votato 46 elettori, il 29 ottobre 1995 dalle ore 9 alle ore 20 nell'aula consiliare del Comune di Pompei. Ha vinto con 42 voti di preferenza Maria Rosa Corvacho, nata a Lima il 3.2.68, laureata in economia e commercio. Non avrà diritto di voto ma solo di parola nel Consiglio rappresentando così la portavoce degli stranieri. La signora Corvacho, in una intervista al "Giornale di Napoli", afferma di non avere avuto eccessive difficoltà di inserimento, una volta giunta a Pompei; che i razzisti esistono dappertutto e che non sono mancate persone che le hanno dato dell' "indios venuta in Italia solo per trovare marito". Dice anche, però, che a volte sono proprio loro, con i loro atteggiamenti e timori di non essere accettati, ad emarginarsi. Afferma di voler essere la portavoce di tutti gli stranieri e far affermare diritti e doveri.

CONCRETA APPLICAZIONE DI TALE LEGGE:
Gli alunni, rivolgendosi alla Amministrazioni comunali sul territorio, potrebbero chiedere, sull'esempio del Comune di Pompei, l'applicazione anche nelle altre realtà della legge in questione, cioè in tutti i comuni verrebbe aggiunto un membro al consiglio comunale con diritto di parola e non di voto.
Pertanto, gli alunni, con l'aiuto dei loro docenti, nell'ambito di un discorso multiculturale mirante alla conoscenza dell'altro ed alla tolleranza verso il diverso (diversità solamente culturale), si candiderebbero ad assistere organizzativamente ciascun Comune, qualora voglia aderire alla Convenzione in oggetto, al fine di portare il proprio contributo per l'affermazione dei sacrosanti diritti di tutti i cittadini del mondo.



_

LE TAPPE PRINCIPALI


7-10 maggio 1947 Congresso dell'Aia: riunione dei movimenti fe-deralisti europei


16 aprile 1948 Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE)


5 maggio 1949 Consiglio d'Europa


9 maggio 1950 Piano Schuman


18 aprile 1951 Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA)


27 maggio 1952 Trattato sulla Comunità europea di difesa (CED)


23 ottobre 1954 Unione europea occidentale (UEO)


25 marzo 1957 Trattati di Roma: Comunità economica euro-pea (CEE) e Comunità europea per l'energia atomica (EURATOM)


4 gennaio 1960 Associazione europea di libero
scambio (EFTA).


14 dicembre 1960 L'OECE diventa Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).


14 gennaio 1963 Richiesta d'ingresso della Gran Bretagna rifiu-tata per il veto francese


30 gennaio 1966 Compromesso del Lussemburgo (diritto di veto per gli stati membri)



22 gennaio 1972 Adesione alla CEE di Danimarca, Gran Breta-gna, Irlanda e Norvegia


26 settembre 1972 La Norvegia esce dalla CEE


1° gennaio 1973 Sistema monetario europeo (SME)


7-10 giugno 1973 Prime elezioni del Parlamento europeo con suffragio universale


1974 Consiglio europeo


28 febbraio 1975 Prima Convenzione di Lomé tra la CEE e 46 stati africani, caraibici e del Pacifico (ACP)


7-10 giugno 1979 Prime elezioni dell'Assemblea europea con suffragio universale


1° gennaio 1981 Ingresso nella CEE della Grecia




1° gennaio 1986

Ingresso nella CEE di Spagna e Portogallo


18 febbraio 1986 Atto unico europeo



1° luglio 1987 Entrata in vigore dell'Atto unico europeo



9-10 dicembre 1991 Summit di Maastricht


1° gennaio1992 Mercato unico europeo


7 febbraio 1992 Trattato di Maastricht; la CEE diventa Unione Europea (UE)


1° novembre 1992 Entrata in vigore del Trattato di Maastricht



1° gennaio 1994 Istituto monetario europeo (Banca centrale
europea)


24-25 giugno 1994 Consiglio europeo a Corfù


Giugno 1994 Ingresso nella UE di Austria, Finlandia, Svezia e Norvegia


28 novembre 1994 In Norvegia, referendum contrario all'ingresso nell'UE


26 marzo 1995 Accordo di Schengen


26-27 giugno 1995 Consiglio europeo a Cannes


29 marzo 1996 Apertura ufficiale, a Torino, della Conferenza intergovernativa per la riforma del Trattato di Maastricht


14 dicembre 1996 Consiglio europeo di Dublino, patto di crescita e di stabilità in vista della futura zona moneta-ria europea


15 giugno 1997 Consiglio europeo di Amsterdam; conclusione della Conferenza intergovernativa


Dicembre 1997 Inizio dei negoziati per l'ingresso di nuovi membri nell'UE


Maggio 1998 Nascita ufficiale dell'Euro, vi aderiscono 11 pa-esi. Diventa operativa la Banca centrale euro-pea-BCE.


1° gennaio 1999 Data stabilita per l'introduzione dell'Euro sui mercati finanziari


1° Marzo 2002 Introduzione di banconote e titoli in Euro, che sarà l'unica moneta in circolazione in Europa.


1° Maggio 2004


29 ottobre 2004


16-17 dicembre 2004

1°gennaio 2007



25 marzo 2007 Ingresso dei dieci nuovi membri (Cipro, Esto-nia, Lettonia, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Ungheria)

Firma a Roma (Campidoglio, sala Orazi e Cu-riazi) della Costituzione europea

Avvio dei negoziati per l'adesione di Croazia e Turchia

Ingresso nell'UE di Bulgaria e Romania (totale 27)
La Slovenia entra nell'unione monetaria euro-pea e adotta l'euro
50° anniversario e Giuramento di Berlino




Torna ai contenuti | Torna al menu