Eduardo Ambrosio


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LA GUERRA 1939 -1945

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LA SECONDA GUERRA MONDIALE 1939-1945

Nel 1939, a ventuno anni dalla conclusione della prima guerra mondiale, scoppiò il secondo conflitto mondiale. Esso fu combattuto per terra, sui mari e nell'aria. Coinvolse l'Europa, l'Asia, l'Africa, l'America e l'Oceania ed ebbe effetti sconvolgenti sul destino di popoli e di continenti.

Questo conflitto non sarebbe mai accaduto per motivi futili. Decine e decine di milioni di uomini non sarebbero andati al massacro, immani ricchezze non sarebbero state sacrificate e buttate nella "fornace" della guerra, senza ragioni e interessi profondi.

Germania, Giappone e Italia sostennero che a base della guerra c'erano una missione civilizzatrice da realizzare e un nuovo e più razionale ordine da stabilire nel mondo. In realtà, combatterono, anzi si assunsero la responsabilità di accendere la guerra, per i loro forti e incontenibili appetiti imperialistici e per l'ambizione di distruggere le grandi potenze mondiali e sostituirsi ad esse.

Francia, Inghilterra e Stati Uniti dissero di combattere in difesa della democrazia e della libertà dei popoli; in sostanza, affrontarono la guerra per conservare la loro supremazia nel mondo, per difendere i propri imperi, per contenere l'espansionismo della Germania, del Giappone e dell'Italia.

L
'URSS si presentò come il baluardo del socialismo; in realtà, puntò sulla guerra per ricostituire i confini del vecchio impero zarista, per riottenere i territori perduti in Europa, per riprendere la marcia di espansione nell'Estremo Oriente.

In pratica la guerra fu combattuta per la spartizione del mondo.

Il terreno per lo scoppio della guerra fu offerto dall'Europa e dall'Estremo Oriente, dove più precario era l'equilibrio internazionale, maggiori erano i vecchi conti da saldare e più forti le spinte espansionistiche.
Vere e profonde ragioni ideali maturarono durante la guerra e spinsero i popoli ad impegnarsi in rivendicazioni e in lotte significative per il loro riscatto.
Per l'Europa è da mettere in risalto che s'impose la scelta morale di un'alleanza antinazista , dettata dall'estrema gravità del pericolo d'un predominio tedesco, il quale intendeva consacrare la superiorità di un popolo sugli altri che avrebbero dovuto divenire letteralmente schiavi o, quanto meno, rassegnati servitori. Certamente la storia ha conosciuto e conosce tirannidi e ha registrato e registra violenza: solo l'astratta speculazione può immaginare un mondo immerso in un'utopistica tranquillità e immobilità, ma è pur vero che, almeno nei tempi moderni, nessun sistema politico, al di fuori di quello nazista, si era imposto come il sistema del dominio di una
razza costituzionalmente "superiore" per le sue caratteristiche biologiche.

Come la prima , anche la seconda guerra mondiale fu all'inizio solo un conflitto europeo; ma nel giro di due anni i suoi confini si dilatarono fino ad interessare tutti i continenti. La guerra coinvolse, ben più dell'altro conflitto mondiale, le popolazioni civili con distruzioni, bombardamenti, azioni partigiane, rappresaglie, rastrellamenti . Creò campi di concentramento per milioni di persone e mise in atto la distruzione di intere razze in maniera organizzata e programmata.

Dell'intero conflitto, che si protrasse per
sei anni (dal 1 settembre 1939 al 2 settembre 1945) con molteplici teatri: Atlantico, Mediterraneo, Pacifico, ecc., si possono distinguere due momenti di pressoché uguale durata:
-
il primo , fino al novembre 1942, vide l'assoluta prevalenza della Germania e del Giappone;
- Il secondo, apertosi con la controffensiva inglese in Egitto, lo sbarco alleato in Africa settentrionale francese, la disfatta tedesca a Stalingrado, la vittoria navale americana nel Pacifico, presso le isole Salomone, segnò la riscossa degli Alleati e si concluse con la liberazione dell'Europa, la cacciata dei Nipponici dall'Asia Orientale, la resa della Germania e quella del Giappone.

L'Italia, entrata in guerra nel giugno del 1940 a fianco della Germania, passò, dopo la caduta del Fascismo, dalla parte delle Nazioni Unite (Alleati).

Mussolini, dopo aver stipulato con la Germania il
Patto d'acciaio, cioè un'alleanza militare che lo vincolava alle decisioni di Hitler, il 1 settembre del 1939 dichiara la "non belligeranza", una strana formula che sta ad indicare che l'Italia prende tempo. Ma con la capitolazione della Francia e di fronte alle rapide vittorie naziste, Mussolini ritiene che è giunto il momento di entrare in guerra e così, il 10 giugno 1940, dal balcone di piazza Venezia a Roma , in un "adunata oceanica" , annuncia la dichiarazione di guerra alla Francia e all'Inghilterra.

La guerra metterà a nudo tutte le debolezze del fascismo e l'Italia pagherà un prezzo altissimo per questa avventura militare. L'impreparazione dell'esercito risulta evidente già nell'attacco alla Francia , la "
pugnalata alla schiena", come venne definito, perché i francesi erano stati già sconfitti dai generali tedeschi; gli Italiani riescono ad occupare faticosamente solo pochi chilometri di suolo francese.
Il
28 ottobre 1940 Mussolini ordina di invadere la Grecia , ma quella che doveva essere una marcia trionfale fino ad Atene si trasformò in un grande disastro.
La nostra flotta, inoltre, attaccata da aerosiluranti inglesi subì gravi perdite nelle acque di Taranto, prima ancora di poter dispiegare la sua forza nel Mediterraneo. Ci volle l'intervento dei tedeschi per tirare fuori dai guai gli italiani: il 6 aprile 1941, la truppe naziste assalirono la Jugoslavia , la occuparono poi, insieme alle forze italiane, invasero la Grecia.
Non miglior prova fornirono gli Italiani in Africa, non per mancanza di coraggio ma per impreparazione militare e le sorti dell'esercito italiano furono risollevate solo con l'arrivo in Africa del generale tedesco Rommel , soprannominato "
la volpe del deserto".

Rimane da osservare che nel corso del difficilissimo anno 1940-'41 era naufragato il progetto mussoliniano di condurre una guerra autonoma e parallela e si delineava, ormai, la prospettiva di quella "guerra subalterna" che avrebbe travolto l'Italia nella tragedia nazista.

Il mattino del 7 dicembre del 1941, un attacco a tradimento dell'aviazione giapponese contro la flotta americana di stanza nel Pacifico, a Pearl Harbor, estese il conflitto in Oriente e provocò l'entrata in guerra degli USA.

Una delle più immediate conseguenze, spesso taciuta (gli stessi protagonisti non ne hanno parlato per accelerare l'integrazione) o nascosta (gli archivi sono stati aperti solo grazie al decreto di Bill Clinton del novembre 2000 n. 2442 "Legge sulle violazioni dei diritti civili degli italo - americani in tempo di guerra), fu la grossolana persecuzione che l'Amministrazione Roosevelt scatenò contro gli oriundi italiani della West Coast: 600000 immigrati italiani classificati come "stranieri nemici", sottoposti a vigilanza speciale, coprifuoco ed espropri; 10000 espulsi dalle loro case; 3500 detenuti in carcere o deportati in campi di isolamento. Tutti accusati di appoggiare l'Italia fascista, nonostante le prove di fedeltà agli Stati Uniti - molti degli internati avevano i figli al fronte, che combattevano nell'esercito americano.
Anche coloro che non erano deportati dovevano subire dure condizioni di vita:
esibire continuamente la carta di identità con il marchio infamante "enemy alien",
non allontanarsi da casa per più di 5 miglia senza permesso,
vietato il possesso di radio o apparecchi fotografici e neppure torce elettriche,
coprifuoco alle otto di sera (era forte la paura di un attacco giapponese dal pacifico).

Sicuramente risale a quell'epoca l'abbandono generalizzato della lingua italiana: i manifesti di propaganda bellica diffidavano dal parlare come il nemico: tedesco, giapponese, italiano; i nostri smisero di insegnare la lingua materna ai figli.

Nel frattempo in Italia la situazione peggiorava dal punto di vista sociale, perché essa , con le sue sconfitte e l'insufficienza del potenziale bellico, assumeva un ruolo marginale nel panorama europeo; inoltre le controffensive nemiche avevano portato distruzione e morte e nelle fabbriche e nei campi la manodopera diminuiva sempre di più, per cui l'economia subì un forte regresso.
Quando Hitler scatenò la "
operazione Barbarossa" contro l'URSS, Mussolini offrì la sua partecipazione all'impresa e così fu organizzato un corpo di Spedizione Italiano in Russia: l' "ARMIR" forte di 220000 uomini.
All'inizio i successi delle armate naziste furono immensi, ma l'URSS non crollò e, dopo una tenace resistenza a Stalingrado, i sovietici iniziarono una lunga controffensiva sul fiume Don che li portò a riconquistare la città e a distruggere l'armata tedesca. Cominciò così per il corpo di Spedizione Italiano il calvario della ritirata dalla Russia.
Nel frattempo in Africa gli Inglesi nella battaglia decisiva di
"El Alamein" sconfissero l'esercito italiano e l'"Afrika Korps" di Rommel che si erano spinti fino in Egitto.

In seguito a tali dolorose sconfitte, la situazione in Italia peggiorò:
vennero a mancare i generi di primi necessità e i prezzi salirono alle stelle.
Tutto questo provocò un malcontento generale nei confronti della guerra ed in questo contesto si ebbero i primi scioperi che finirono con l'arresto di duemila persone . Ma il malcontento generale serpeggiava anche nella classe dirigente e così il
"Gran Consiglio del Fascismo" , nella notte tra il 24 e il 25 luglio del 1943 dichiarò la propria sfiducia a Mussolini. Il 25 luglio il Re lo fece arrestare e nominò il maresciallo Badoglio Capo del governo.

Badoglio , mentre confermava l'alleanza con i nazisti, trattava segretamente la resa con gli Anglo-americani che erano sbarcati in Sicilia.
La notizia della firma dell'
armistizio, definito il 3 settembre, venne resa pubblica l'8 settembre 1943, preceduto da un annuncio americano del 7, e subito l'esercito tedesco occupò i principali centri del Paese.
Dopo l'8 settembre l'Italia risultava così spaccata in due:
-
a sud della "linea Gustav", linea difensiva tedesca che andava dal Tirreno, attraverso Montecassino, all'Adriatico , vi erano gli Anglo- americani e il governo Badoglio - Il Re e Badoglio, il 9 settembre abbandonarono Roma e fuggirono prima a Pescara, poi a Brindisi, liberata dagli Alleati e futura sede del governo del "Regno del Sud", lasciando colpevolmente l'esercito abbandonato a se stesso ed esposto alla rappresaglia tedesca.
- a Nord, invece, si contrapponeva un nuovo governo fascista sotto la protezione tedesca: era il governo di Mussolini, con sede a Salò sul lago di Garda - Mussolini, liberato dai tedeschi, aveva rifondato il programma del Fascismo e aveva creato un nuovo regime, che si chiamò: "Repubblica Sociale Italiana".

Il 22 gennaio 1944 truppe alleate sbarcarono ad Anzio, presso Roma e tentarono di dirigersi verso la capitale, ma vennero bloccati dai tedeschi dopo pochi chilometri. Frattanto nelle città dell'Italia Settentrionale scoppiò lo sciopero generale, a lungo preparato dalle organizzazioni clandestine della Resistenza, che bloccò la produzione delle principali industrie; mentre gli alleati, con la conquista della fortezza di Cassino e la distruzione dell'Abbazia benedettina, costrinsero i tedeschi a ritirarsi più a Nord, nella cosiddetta "
Linea Gotica" (lungo l'Appennino Tosco - Emiliano), aprendosi così la via verso Roma.
Intanto i partiti antifascisti del CLN, nel congresso tenutosi a Bari, chiesero
l'abdicazione di Vittorio Emanuele III , ritenuto colpevole delle sciagure del Paese e perché troppo compromesso con il fascismo; il re rifiutò mentre Badoglio chiedeva le dimissioni.
Il 22 agosto 1944 proseguendo la loro avanzata verso il Nord gli Alleati occuparono Firenze dopo aspri combattimenti cui parteciparono le formazioni partigiane che avevano l'appoggio dei partiti antifascisti, usciti ormai dalle clandestinità.

I
6 partiti (comunista, socialista, d'azione, liberale, democristiano e democratico del lavoro) formarono il "Comitato di liberazione nazionale(CLN)", con il compito di coordinare la lotta partigiana, che operava con azioni di sabotaggio con : " Gruppi di azione patriottica (GAP)" nell'Italia del nord.
Il 10 giugno 1944 venne costituito un governo di unità nazionale guidato dal socialista
Bonomi e venne formato il "Corpo volontario della libertà (CVL)" , che univa tutte le forze partigiane . Diffusi ormai in tutto il territorio nazionale i CLN tennero un congresso a Bari con il proposito di svolgere una funzione di riorganizzazione della vita politica.
La
Resistenza, quindi non intendeva essere soltanto guerra di liberazione, ma anche processo di rinnovamento politico e sociale.
Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) lanciò l'ordine dell'insurrezione generale. Mentre le truppe alleate dilagarono nella pianura padana, le formazioni partigiane scesero dalle montagne e liberarono le principali città dell'Italia settentrionale. Le truppe alleate completarono l'occupazione della pianura padana, m
entre Mussolini veniva catturato a Dongo e fucilato a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como, da un gruppo di partigiani mentre cercava di fuggire in Svizzera con la sua compagna Claretta Petacci.
Il 29 aprile le forze tedesche si arresero incondizionatamente nelle mani del vescovo di Milano , Schuster.

Nel 1945,
a Jalta, in Crimea, si tennero degli incontri, preceduti da altri consulti (come Teheran), fra Stalin (URSS), Roosevelt (USA) e Churchill (Gran Bretagna).
Al momento della Conferenza, che iniziò il 4 febbraio e durò una settimana, l'Armata Rossa era già in possesso di tutti i territori contestati, rendendo inutile il problema delle frontiere: per di più, sta interve-nendo massicciamente nelle istituzioni interne di tutti i paesi occupati.
Churchill era ansioso di discutere le sistemazioni politiche del dopoguerra, ma fu sopraffatto dai suoi due colleghi, ciascuno dei quali seguiva un proprio ordine del giorno. Roosevelt, molto malato, dopo un faticoso viaggio da Malta, mirava un accordo sulle procedure di voto alle Nazioni Unite e ottenere la partecipazione sovietica alla guerra contro il Giappone. Stalin non si opponeva alla trattazione di questi argomenti perché il tempo necessario alla dissertazione non sarebbe stato impiegato in discussioni sull'Europa orientale.

Alla fine di questi incontri risultò che, dopo la seconda guerra mondiale, due "super potenze" avrebbero dominato il mondo - Stati Uniti e Unione Sovietica - diviso in due grandi sfere di influenza.



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