Eduardo Ambrosio


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IL RESTO DEL MONDO NEL 1946

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1946: IL RESTO DEL MONDO


LA GRAN BRETAGNA

Wiston Churchill, che aveva guidato la Gran Bretagna negli anni della guerra, si vide battuto nelle elezioni del luglio 1945 dai laburisti, lasciando la carica di primo ministro a Clement Attlee.
Le ragioni del successo laburista andavano cercate nella politica di sicurezza sociale che fu il punto di forza del loro programma.
Nazionalizzazione di banche, ferrovie, assistenza medica gratuita; impegno dello Stato nell'edilizia civile; aumento delle pensioni: questi alcuni obiettivi realizzati dai laburisti.
La Gran Bretagna necessitava comunque di un mutamento radicale di politica: pur figurando fra le potenze vincitrici, la sua situazione economica era per certi aspetti disastrosa, soprattutto per quanto riguardava i debiti con gli Stati Uniti, contratti prima e durante il conflitto. Situazione che certo non permetteva di far fronte a quell'immenso Impero coloniale che essa deteneva:
era pertanto necessario cambiare rapidamente strategia sul piano internazionale, concedendo innanzitutto l'indipendenza alle colonie.
Nel contempo, però, la mancanza di rimessa delle ricchezze coloniali in madrepatria costituiva un ulteriore motivo di crisi.
L'impero britannico decadde così dopo circa 200 anni con un forte disagio popolare per la recessione. Si fece così strada l'idea di stato sociale: il Walfare State. Tale politica, propugnata dai laburisti , venne accolta almeno in parte anche dai conservatori allorché ripresero il governo nel 1951 con Churchill di nuovo primo ministro.


LA JUGLOSLAVIA

Le Armate di Liberazione aiutate dagli Alleati e guidate dal maresciallo Tito conclusero vittoriosamente la guerra. A liberazione avvenuta Tito divenne l'indiscusso capo di governo. L'Assemblea Costituente il 29 novembre 1945 , dichiarò decaduta la monarchia e promulgò una Costituzione che dava vita ad un Stato Federale a struttura socialista.
Esso decise di riunire con uguali diritti i popoli di:
Serbia (capitale Belgrado), Croazia (capitale Zagabria), Slovenia (capitale Lubiana), Bosnia -Erzegovina (capitale Sarayevo), Macedonia (capitale Skopje), Montenegro (capitale Titogrado) e di 6 regioni (tra le quali il Kosovo e la Vojvodina) e 12 distretti. Venivano sottratti alla Serbia territori (Macedonia, Montenegro ed altri) conquistati durante la guerra dei Balcani nella convinzione (attualissima) che la Jugoslavia sarebbe stata forte solo se la Serbia fosse stata debole.
La Jugoslavia fu il Paese che nel corso della guerra aveva visto uno dei maggiori movimenti antifascista guidati da una "leadership" comunista (Tito). Subito dopo la liberazione, la Jugoslavia aveva attuato le più r
adicali trasformazioni in senso socialista delle proprie strutture interne, incluse la riforma agraria, la nazionalizzazione dell'industria e la liquidazione dei gruppi contro rivoluzionari.
In breve la dittatura del proletariato, prese forma subito la liberazione e si costituì una burocrazia che favoriva la proprietà statale.


LA GERMANIA

Alla fine del 1943 , diversamente dall'ex alleata Italia ormai occupata e senza possedimenti, la Germania si trovava ancora in possesso della maggior parte dei territori conquistati nell'Europa dell'Est e del Nord: l'Italia sarà un paese "liberato", la Germania un paese "sconfitto e occupato".
La diversità della situazione in Italia e in Germania rispecchia due modi diversi di fuoriuscita dalla dittatura e transizione alla democrazia. La fine delle ostilità, all'inizio del maggio '45, registrerà, per l'Italia, lo stato di un paese avviato alla ricostruzione sotto la benevola tutela delle potenze della coalizione antinazista, grazie anche al contributo della Resistenza, insomma non erano le condizioni di un paese vinto.
In Germania, invece, per la condizione di un paese vinto,
le potenze occupanti assunsero ben presto tutti i poteri (come più o meno nel primo dopoguerra) anche nella ristrutturazione dello stato germanico: il federalismo di oggi in Germania è un prodotto diretto di interventi precisi delle potenze alleate.
Altro elemento importante per caratterizzare la situazione di allora è il dissesto totale del sistema dei trasporti, messo in ginocchio dai bombardamenti, e il conseguente blocco della produzione industriale e agricola, a discapito di tutti.
Ancora un'altra specificità fu il fatto che la produzione era formata dai reduci dei campi di concentramento, dai sopravvissuti allo sterminio, dai lavoratori coatti deportati da tutta Europa, prevalentemente dall'Est europeo.
Gli occupanti avevano l'obbligo di non fraternizzare e la divisione in zone di occupazione (inglese, francese, russa e americana),
mirava ad indebolire la Germania e a frantumare lo stato unitario della Prussia, simbolo da sempre della potenza tedesca.
All'interno del quadro germanico bisogna soffermare l'attenzione su due aspetti fondamentali , la continuità dello stato e la problematica relativa alla punizione dei crimini nazisti o in generale della denazistificazione.

L'Italia, nonostante la dissociazione dalla Germania continuava a fare da interlocutore; il 10 aprile '47, a Parigi, si firmò il Trattato di Pace: punto di arrivo del percorso internazionale che differenzia l'Italia dall'ex alleata tedesca.

Per i crimini di guerra mentre la giustizia italiana non prese mai alcun provvedimento, in Germania ci fu il
processo di Norimberga che portò, il 21 novembre '45, alla condanna di esponenti politici e militari, alla fine del '51, però, l'autorità americana con un'amnistia generalizzata rimise in libertà coloro che erano stati condannati a lunghe pene.
Il percorso italiano è stato ben diverso da quello della Repubblica Federale Tedesca.
In Germania ci si trovò di fronte ad un cumulo di crimini impuniti e solo negli Anni Sessanta furono riaperte istruttorie e si provvide a punire i crimini nazisti.
In entrambi i paesi le forze politiche furono dominanti negli anni Quaranta e Cinquanta svilupparono una strategia di integrazione della vecchie masse che avevano rappresentato la base del consenso dei regimi fascista e nazista, cercando di attenuare le misure punitive e di evitare momenti con il passato.


LA FRANCIA

La storia della Francia postbellica fu per molti anni sotto il segno di Charles De Gaulle; fu lui dopo la sua attività nella Resistenza, a guidare il primo governo composto da tutte le forze antinaziste, le più importanti delle quali erano il Partito socialista, il partito comunista e il movimento cattolico.
Nel 1946, un'assemblea Costituente eletta a suffragio universale
(votarono allora, per la prima volta nella storia francese, anche le donne ) elaborò una Costituzione che venne approvata nell'ottobre del 1946 nasceva la Quarta Repubblica Francese.
Veniva così a formarsi una democrazia parlamentare, che limitava i poteri del presidente della repubblica . Charles de Gaulle, fautore di una repubblica presidenziale, dette le dimissioni.
La ricostruzione economica francese oscillò fra nazionalizzazione e appoggio al capitale; fu varata una legislazione sociale piuttosto avanzata, ma il quadro generale dell'economia non venne mutato radicalmente.

LA CINA


La Repubblica Federale Cinese nacque ufficialmente il 1 ottobre 1949. Essa era il risultato della lotta del partito comunista e di larghi strati della popolazione, con l'appoggio sovietico, contro i nazionalisti di Jiang Jieshi, appoggiati dagli Stati uniti. Trionfatore e capo carismatico del comunismo cinese era Mao Zedong, sotto la sua guida la Cina iniziò una riforma agraria, la nazionalizzazione delle industrie straniere e vari interventi sul tessuto sociale (donne, famiglia).
Mao volle costruire il socialismo in Cina secondo modelli diversi da quelli russi.
Al contrario di quanto era avvenuto in Russia, Mao puntò sul riscatto delle campagne, queste, infatti, non furono trascurate a vantaggio delle industrie.
L
a campagna è restata, anche dopo la morte di Mao, l'elemento portante dell'economia e della politica cinese.


L'UNIONE SOVIETICA

L
a ricostruzione del Paese e il controllo degli stati occupati furono i primi problemi che l'URSS di Stalin dovette affrontare dopo il 1945. In pochi anni la situazione economica tornò ai livelli prebellici, soprattutto nell'industria, mentre rimaneva in secondo piano l'agricoltura. Parallelamente , cresceva all'interno un clima sempre più oppressivo.
Al vertice del regime sovietico c'era sempre più e soltanto Stalin. Egli accumulò le più importanti cariche , controllava in modo ferreo gli organi inferiori, si serviva di una potente polizia segreta per eliminare tutti gli avversari politici. Alla sua morte gli successe Malenkov come presidente del Consiglio e
Kruscev come Segretario del Partito.
In questo periodo cominciarono ad allentarsi alcune tensioni interne, soprattutto per l'aspetto legato alla repressione del dissenso.
Fu proclamata un'amnistia e si cercò di limitare l'azione della polizia segreta, il cui capo Beria fu condannato a morte.


GLI STATI UNITI

Nella seconda metà degli anni quaranta, grazie alla guerra in Europa, va ricordato l'eccezionale sviluppò economico seguito alla vittoria, concretizzatasi nella superiorità del dollaro nel sistema internazionale. La riconversione industriale ebbe successo e la disoccupazione fu efficacemente combattuta.
La presidenza Truman (1945-1952), dapprima come semplice sostituzione di Roosevelt e poi come effettiva elezione dal 1948) non sempre riuscì però a controllare con successo i problemi sociali del dopoguerra.
L'irrigidimento di Truman nei confronti del comunismo internazionale si fece sempre più forte, causando gravi ripercussioni interne. Fra queste la più clamorosa fu
l'ossessione anticomunista del McCarthy e si tradusse, nella convinzione della presenza di spie sovietiche in tutti i settori della società americana, nella cosiddetta caccia alle streghe.



IL GIAPPONE

Uscito dalla guerra in condizioni catastrofiche, il Giappone rimase per alcuni anni in ginocchio. Oltre alle distruzioni fisiche (città rase al suolo, milioni di morti), la vita sociale e politica fu sconvolta dalle decisione prese dai vincitori.
Il generale americano
Mac Arthur, delegato dal presidente Truman a governare il Giappone, diede l'avvio a riforme radicali, destinate a rendere democratica una nazione autocratica da secoli.
L'imperatore
Hiro Hito si vide degradato a semplice monarca non più di origine divina: le personalità della politica e dell'economia maggiormente compromesse nel conflitto vennero allontanate e alcune condannate a morte; l'esercito e le installazioni militari furono smantellate: la nuova costituzione venne stilata dagli Americani.
Successivamente l'atteggiamento statunitense divenne più conciliante e n
el 1951 il Giappone riacquistò la propria sovranità e avviò la ricostruzione.
Quel che accadde da quel momento è noto come "
miracolo giapponese": un felice connubio fra intervento statale e iniziativa privata che ha portato rapidamente il Giappone a contendere agli Stati Uniti il primato industriale mondiale.



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