Eduardo Ambrosio


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DAL 1848 AL 1861

STORIA > OTTOCENTO


1849-1859

SGUARDO GENERALE

Brevi schede su:
Impero Austriaco, poi Austro-Ungarico, Francia con Napoleone III, Inghilterra vittoriana, Germania con la Prussia, Russia degli zar.
Lombardo Veneto, Stato pontificio, Due Sicilie con Ferdinando II, Francesco II, Terzigno.
Regno di Sardegna, Cavour , Guerra di Crimea e II guerra d'indipendenza.


L'IMPERO AUSTRIACO venne costituito dalla monarchia nel 1804 e dal 1867 al 1919 l'Impero austro-ungarico. La monarchia si sviluppò dalle terre ereditarie degli Asburgo (per lo più la moderna Austria e Slovenia), che gli Asburgo avevano accumulato dal 1278 come monarchia ereditaria in seguito alla formazione del primo Impero francese da parte di Napoleone Bonaparte.
Il primo imperatore d'Austria fu Francesco I d'Asburgo-Lorena, che al tempo portava anche il titolo di Imperatore Eletto dei Romani, abbandonato nel 1806 in seguito al disfacimento del Sacro Romano Impero. Per mantenere il titolo imperiale si proclamò imperatore d'Austria nei suoi domini ereditari.

LA FRANCIA CON NAPOLEONE III, dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851 che mise fine alla Seconda Repubblica, Napoleone III emanò il 14 gennaio 1852 la nuova costituzione. Fortemente antiparlamentare, essa restaurava esplicitamente l'impero napoleonico ed era largamente ispirata alla costituzione napoleonica dell'anno VIII: tutto il potere esecutivo era concentrato nello Stato, impersonato dall'Imperatore. La nuova costituzione fu sancita dal plebiscito del 21 novembre 1852, con il quale la Francia conferì il potere supremo e il titolo di imperatore a Napoleone III, quasi all'unanimità (i "si" furono 7.824.000, i "no" 253.000, le astensioni - che erano la linea della sinistra)

L'INGHILTERRA
, siamo nell' età vittoriana cioè il periodo della storia inglese compreso nel lungo regno della regina Vittoria del Regno Unito, cioè dal 20 giugno 1837 fino alla sua morte, avvenuta il 22 gennaio 1901. Questi decenni furono caratterizzati da una situazione di relativa pace tra le grandi potenze (sulla base di quanto stabilito dal Congresso di Vienna), da un incremento delle attività economiche, da una "raffinata sensibilità" e da una forte fiducia nazionale in Gran Bretagna.

LA GERMANIA CON LA PRUSSIA, La Confederazione fu una libera associazione di Stati tedeschi formata dal Congresso di Vienna del 1815. La Confederazione aveva esattamente gli stessi confini del Sacro Romano Impero dopo la Pace di Vestfalia ad eccezione delle Fiandre, ma, contrariamente alla struttura precedente, gli stati membri erano pienamente sovrani. La Confederazione collassò quando la militarizzata Prussia e l'Austria entrarono in guerra nel 1866. Tutti gli stati costituenti divennero parte dell'Impero tedesco nel 1871, eccetto Impero austriaco, Liechtenstein, Lussemburgo e Limburgo.

LA RUSSIA la dinastia dei Romanov, fondata nel 1613 da Michele I, tenne la Russia sino alla rivoluzione del 1917. Sotto il regno degli zar la Russia imperiale divenne una delle maggiori potenze europee, i cui confini in Asia giunsero fino all'oceano Pacifico e anche in America, dove si ebbe l'America russa, ovvero la colonizzazione dell'Alaska. Fra gli zar succedutisi si ricorda Pietro il Grande che, salito al trono nel 1682, riorganizzò lo Stato russo secondo il modello occidentale dello Stato moderno, con una burocrazia gerarchizzata e con tribunali centrali (considerati comunque come facenti parte dell'amministrazione). Il diritto restò prevalentemente consuetudinario e i pochi interventi dello zar rimangono limitati al settore amministrativo. Un ruolo importante fu svolto anche da Caterina II.

Lombardo Veneto con l'efficientismo e autoritarismo,

Stato pontificio
con pio IX prima liberale sostenitore del neoguelfismo nella I guerra indipendenza, poi conservatore con il Sillabo,

Granducato di Toscana
Con Leopoldo di Lorena illuminato e inventore delle Cascine, una forma avanzata di cooperazione e innovazione agricola

Due Sicilie
con Ferdinando II, autoritario ma aperto alle scienze, promuove la ricerca dal Vesuvio al Vapore e alle ferrovie e Francesco II, ultimo borbone.

Terzigno
Dopo un Settecento vissuto, dagli abitanti di Terzigno, soprattutto in funzione della costruzione della possente ed elegante chiesa dell'Immacolata, primo collante della città, l'Ottocento sarà testimone dei primi vagiti storici della comunità, coniugati con la storia del Regno di Napoli e, più in generale, con quella d'Italia.

La partecipazione alla grande storia: Rare testimonianze documentarie parlano di un certo fermento culturale:
" per la
Repubblica Napoletana del 1799 di matrice giacobina con la figura del rivoluzionario professore di chimica e matematica Annibale Giordano (nato a S. Giuseppe Vesuviano, anche se l'atto di nascita recita: "in loco ubi dicitur allo Terzigno");
" per
Napoleone (un certo Giuseppe Boccia partecipa alla sua campagna di Russia e torna cieco) ed il decennio francese a Napoli (1806-1815);
" per la
Carboneria degli anni Venti e Trenta (riunioni nella casa dei fratelli Boccia alla Crocevia), il sacerdote Don Giovanni Boccia da Terzigno.

I bisogni della comunità di Terzigno sono sempre gli stessi, reagire alla furia del Vesuvio
Le continue eruzioni (pressoché ininterrotte), che avvenivano al Vesuvio - solo nell'Ottocento, quelle particolarmente violente sono del 1822, 1834, 1850 e 1872

- o
ltre che arrecare ingenti danni alla zona, suscitavano un crescente interesse fra molti studiosi di vulcanologia. Sull'onda di queste emozioni e su sollecitazione del fisico Macedonio Melloni, nel 1841, Re Ferdinando II di Borbone faceva avviare sulle pendici del Vesuvio stesso la costruzione del primo osservatorio meteorologico e vulcanologico del mondo. L'Osservatorio venne inaugurato nel 1845, in occasione del 7° Congresso degli scienziati italiani. Il completamento dei lavori, tuttavia, avvenne solo nel 1847 ed in quell'anno il Melloni si recò a Parigi per acquistare gli strumenti scientifici necessari agli studi dell'Osservatorio. Ma nel 1848 scoppiarono alcuni moti rivoluzionari, prontamente repressi, che portarono alla destituzione del liberale Melloni. Dopo varie vicissitudini, solo alla fine del 1855 veniva nominato il nuovo direttore Luigi Palmieri e da quella data inizia l'effettiva attività dell'Istituto. Da allora in poi l'osservatorio Vesuviano ha rappresentato il punto di riferimento per tutti gli studi svolti al Vesuvio ed è stato il primo esempio di istituzione scientifica in campo vulcanologica. L'attività dell'Osservatorio si è orientata sin dall'inizio allo studio della fisica dei processi vulcanologici ed è appunto al Palmieri che si deve la realizzazione del primo sismografo utilizzato per lo studio dell'attività sismica durante le eruzioni.
Poco dopo l'inizio dell'attività dell'Osservatorio Vesuviano il Regno di Napoli entrava a far parte del Regno d'Italia e, nel 1860
con decreto dittatoriale di Giuseppe Garibaldi, il Palmieri veniva nominato professore di Fisica Terrestre presso l'Università di Napoli (oggi la "Federico II") e assumeva la contemporanea direzione dell'Istituto di Fisica terrestre e dell'Osservatorio.
Attualmente l'Osservatorio Vesuviano ha tra i suoi compiti istituzionali quelli relativi alla sorveglianza dei vulcani dell'area napoletana e lo sviluppo delle conoscenze di base sull'attività vulcanica.


Vennero distrutti i rioni di San Giovanni, Cerasari, (soprattutto) Caposecchi e Caprari con 225 famiglie senzatetto, in seguito a tale disastro, vi furono opportuni provvedimenti della Corte di Napoli: fu nominata una commissione per scegliere le povere famiglie danneggiate da ricoverare perché non in grado di sopportare il disagio, mentre furono erogate indennità in danaro per i danni subiti per chi era in grado di provvedere alla propria sistemazione.
La Commissione, con un indennizzo annuo di 150 ducati, ottenne dal parroco, don Ignazio Boccia, il consenso per utilizzare le già menzionate 12 moggia della parrocchia Immacolata, le quali, insieme ad altre 70 moggia, furono distribuite tra 105 famiglie povere con porzioni esentasse da mezzo a due moggia.
Da queste disposizioni e con una decisa opera di ricostruzione sorse un nuovo quartiere, "BORGO NUOVO (CASENOVE)", esempio di sintesi urbanistica tra la tradizione locale (il cortile) e il nuovo razionale (vie che si incrociano ad angolo retto e confluenti in una piazza centrale - attuale piazza Immacolata - al centro della quale, come nel cortile, vi era una grande cisterna).
In tale occasione furono sistemate anche due strade danneggiate dalla lava che conducono verso il mare.
Da fonti orali (non avendo rinvenuto alcun documento scritto), apprendo che agli inizi degli Anni Cinquanta del Novecento la famiglia Iervolino - Iovino, abitante nella piazza, fece edificare, a proprie spese, una cappellina al centro della piazza con una statua dell'Immacolata che guarda il Vesuvio (per tenerlo buono!).
La cappellina e l'intera piazza, negli anni seguenti, sono state più volte vandalizzate e sistemate fino a quelle attuali dei primi anni Duemila.


IL PIEMONTE E CAVOUR In un clima di vittoria generalizzata delle forze reazionarie in Europa, emerse la figura e la personalità di uno dei più abili uomini politici del tempo, già ministro nel regno di Vittorio Emanuele II: Camillo Benso conte di Cavour.

Esponente di spicco del pensiero liberale e liberista, forte sostenitore della distinzione politica tra Stato e Chiesa ("
libera Chiesa in libero Stato"), presto nominato presidente del Consiglio dei ministri (1852), Cavour procedette alla realizzazione del suo progetto di indipendenza italiana.
In particolare, Cavour riteneva che soltanto il Piemonte potesse essere in grado di realizzare l'unificazione nazionale, in quanto non sottomesso all'Austria (come invece erano i Borboni di Napoli, il granduca di Toscana, i duchi di Modena e di Parma) e che solo il Piemonte potesse avere la forza di garantire alle monarchie europee che l'Italia non avrebbe abbracciato pericolose derive democratiche e radicali

LA GUERRA DI CRIMEA Per realizzare la complessa strategia di unificazione, Cavour aveva necessità di essere riconosciuto politicamente dalle grandi potenze europee.
L'occasione fu trovata nella guerra di Crimea (scatenatasi a seguito della dichiarazione di guerra della Russia alla Turchia), cui Cavour decise (assieme a Francia e Inghilterra) di partecipare (con 15000 uomini) in aiuto della Turchia.
Le conseguenze delle guerra furono durissime sul piano delle perdite umane, ma decisive sul piano politico: Vittorio Emanuele II fu acclamato come alleato a Londra e a Parigi e nel successivo
congresso per la pace (Parigi, 1856) a Cavour fu concesso di esporre la grave questione dell'indipendenza italiana.
Nel frattempo si verificarono vari tentativi insurrezionalisti dei mazziniani (tra i quali
Pisacane) tutti con esito tragico. Anche in conseguenza di ciò, diversi esponenti repubblicani (tra cui lo stesso Garibaldi) si convinsero progressivamente che l'unica speranza di unità nazionale fosse legata alla monarchia del Piemonte.

Nel 1858 un drammatico episodio rischiò di smantellare la complessa azione diplomatica intrapresa da Cavour: un repubblicano, Felice Orsini, attentò infatti alla vita di Napoleone III. Cavour riuscì a volgere il gesto dell'Orsini a vantaggio della causa italiana, facendo leva sul timore di un incipiente pericolo estremista in Italia. Dopo lunghe trattative diplomatiche tra Napoleone III e Cavour, si giunse all'accordo segreto di Plombières, con cui:

  • Cavour ottenne l'impegno di un immediato intervento militare francese in caso di aggressione austriaca al Piemonte;
  • Napoleone III ottenne la promessa della cessione di Nizza e della Savoia alla Francia;
  • Cavour si impegnò con l'imperatore a dividere il territorio italiano in quattro Stati: Nord e Centro (nell'orbita francese), Sud e Stato Pontificio.


LA SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA
Il problema era a questo punto provocare la guerra con l'Austria. Nei primi mesi del 1859 il Piemonte radunò le sue truppe sul Ticino. Ai soldati regolari si affiancarono migliaia di volontari giunti da tutta Italia (di nuovo Garibaldi ebbe il comando di un corpo di volontari).
Il governo austriaco inviò un ultimatum a Torino (richiesta di disarmo immediato dell'esercito). Al rifiuto del re, l'esercito austriaco varcò il Ticino. I piemontesi si ritirarono lentamente, riunendosi ai Francesi, comandati dallo stesso Napoleone III.

Ecco in sintesi le tappe del nuovo conflitto:
il primo scontro avvenne nei pressi di Magenta (i Francesi sconfiggono gli Austriaci);
Napoleone III e Vittorio Emanuele II entrano trionfalmente a Milano;
Garibaldi conquista Varese, Como, Bergamo e Brescia;
contestualmente i Francesi sconfiggono di nuovo gli Austriaci a Solferino, mentre l'esercito piemontese otteneva una vittoria a San Martino

Si trattò di azioni militari che determinarono immediate conseguenze in tutta Italia: Firenze, Modena, Parma, Bologna formarono nuovi governi e chiesero l'unione con il regno di Sardegna.
In questo clima, Napoleone III temette che la situazione potesse sfuggirgli di mano, ritenendo che Cavour non si sarebbe limitato al governo dell'Italia settentrionale.
Così 1'11 luglio 1859 firmò un armistizio a Villafranca con lo stesso imperatore Francesco Giuseppe, senza consultare gli alleati piemontesi.

L'accordo prevedeva:
-
la cessione della Lombardia al regno di Sardegna;
- il Veneto sotto il governo austriaco

Mentre Vittorio Emanuele II accettò, Cavour, per protesta, si dimise. Richiamato tuttavia quasi subito a capo del governo (1860), Cavour riprese l'iniziativa diplomatica con Napoleone III, cui offrì nuovamente Nizza e la Savoia (non concesse a seguito del "tradimento" rappresentato dal trattato di Villafranca) in cambio di libertà politica nella gestione dei rapporti con Toscana, Emilia Romagna, Parma e Modena.

Da questo punto in poi, fu affidata all'istituto del plebiscito popolare la possibilità o meno di consentire l'annessione dei vari Stati al Regno di Sardegna. L'Italia centrale approvò in blocco.




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