Eduardo Ambrosio


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NAZISMO (identità nazifasciste)

STORIA > NOVECENTO > FASCISMO E NAZISMO

NAZISMO

Profonda crisi economica, disordini sociali, confuse speranze di rivincita furono le premesse che portarono anche in Germania all'instaurarsi di una dittatura con caratteri ancora più brutali del Fascismo italiano:
il Nazismo, di Adolf Hitler, arrivato al potere nel 1933 con un programma che mirava alla ricostituzione di una "Grande Germania".
Fu un movimento politico e sociale che ebbe come suoi capisaldi dottrinali:
il concetto di popolo (o nazione, o Volk) inteso come unità etnico- naturale, il razzismo con il connesso antisemitismo, l'imperialismo (il "Grande Reich"), l'autoritarismo, il culto della forza. Le idee e la storia del movimento nazista, pur incarnandosi essenzialmente nelle idee e nella biografia del suo capo, Hitler, furono però anche la risultante di tradizioni, dottrine, aspirazioni storiche dei popoli e dei paesi di lingua germanica.
Così l'apologia della guerra e della violenza e il culto della forza si ritrovano già, per certi aspetti, in Hegel e in Fichte sul piano teorico e, nella prassi politica, nell'azione di governo di Bismarck.
Quanto alla formulazione
naturalistica del concetto di Nazione, che poneva il suo legame nella comunanza biologica del sangue e della stirpe, essa aveva il suo antecedente più immediato nell'opera di Georg Von Schonerer.
Per quel che concerne infine l'
antisemitismo, vecchia tradizione tedesca rafforzata dalla falsificazione dei Protocolli dei savi di Sion, Hitler derivò da Karl Lueger (borgomastro di Vienna prima del 1914) il suo collegamento con i motivi antiliberali, antisocialisti e antinternazionalisti.
Con Hitler il
concetto di popolo è interpretato in chiave etnico- razzista e non storico- culturale, e cioè come un portato della razza (unità biologica e comunanza di sangue). La superiorità tra le razze (la cui condizione stava nella purezza) era attribuita a quella ariano- nordica, alla quale sarebbero state dovute le conquiste più grandi della civiltà; di contro impura veniva giudicata la razza ebraica, che cercava di contaminare la purezza dei biondi ariani del Nord e che diffondeva ideologie nocive come il marxismo, l'internazionalismo, il liberalismo.
Hitler incarnava in sé il potere del popolo, un potere assoluto che respingeva esplicitamente ogni im-plicazione democratica, dal momento che egli non esercitava un potere appartenente al popolo e a lui delegato, ma era il popolo guidato da lui.
Hitler conquistò il potere il 30 gennaio 1933 quando il vecchio presidente Hindenburg lo nominò cancelliere del Reich. Guidava un governo di coalizione con governi alleati ma in pochi anni di governo impose la sua dittatura personale sulla Germania, emarginando gli alleati e debellando le idee di chi, come Hindenburg, pensava di averlo in pugno.
Il Fuhrer, ossia il capo, come Hitler si faceva chiamare, dimostrò subito di essere ancora più deciso e violento del "
grande uomo che governa a Sud delle Alpi". Nel giro di non molti mesi, infatti, eliminò dalla vita politica i Comunisti, che pur avevano ottenuto nelle ultime elezioni 12 milioni di voti contro i 17 milioni del Partito Nazista, quindi abolì tutti gli altri partiti per rivolgersi infine contro gli stessi avversari all'interno del proprio movimento, che il 30 giugno del 1934 (rimasto famoso come "la giornata di sangue") fece uccidere a Monaco e a Berlino. Poco dopo, alla morte del presidente Hindenburg, Hitler diventò il padrone assoluto e indiscusso della Germania.

Quello di Hitler è stato un governo totalitario, in cui l'ideologia era solo una maschera che celava la sete di potere assoluto. Hitler riuscì a nazzificare il paese con un saggio piano di armonia per il popolo tedesco. Infatti egli sapeva bene che quella tedesca era una società divisa in classi e cercò di avvicinarle; basti pensare alla "festa del primo maggio", una rivendicazione del movimento operaio imposta per la prima volta da Hitler; in tale occasione operai, imprenditori, impiegati sfilavano insieme per le strade, celebrando così una sorta di riconciliazione sociale. Questa necessità di "comunità di popolo", molto apprezzata dalla gente, fu ben capita da Hitler. Con lui cambiò anche la figura della donna in modo radicale, ad essa fu dato non solo il compito di educare i figli e di badare al focolare domestico, come predicava l'ideologia nazista, ma le donne erano sempre più presenti anche nelle industrie comprese quelle belliche, tanto da non aver mai registrato un valore di attività femminile così alto come in questo periodo.
N
el suo proposito di guadagnare il popolo tedesco all'ideologia nazionalsocialista, Hitler dedicò una particolare attenzione all'inquadramento della gioventù, realizzato attraverso la Gioventù hitleriana, fondata nel 1926.
La dottrina nazionalsocialista investì anche la
concezione e l'organizzazione del lavoro; il lavoro, intellettuale o materiale, era infatti considerato come il primo dovere del cittadino, come il modo di partecipare attivamente alla comunione con il popolo, con questo si dichiarava abolita in teoria la differenza tra lavoratore e datore di lavoro; in questa cornice ideologica di stampo cooperativo il Fronte tedesco del lavoro sostituì le vecchie organizzazioni operaie affermando il superamento della lotta di classe. Altri organismi di massa raggruppavano infine le casalinghe, gli agricoltori ecc.
Hitler propagandò l'idea dei Tedeschi come razza superiore e ad essa tenne fede per tutta la sua vita; di qui l'esclusione dei non tedeschi dalle pubbliche funzioni, la proibizione dei matrimoni misti, la sterilizzazione dei degenerati e dei malati incurabili e, in un crescendo di aberrazioni irrazionali, le persecuzioni generalizzate contro gli Ebrei. Egli li riteneva la fonte di tutti i mali, una sciagura, una tragedia, l'unico fattore che, come una legge naturale, spiegava il logorio dell'universo, l'esercito nemico che egli aveva la divina missione di distruggere.
Crollato con la sconfitta della seconda guerra mondiale il regime hitleriano (maggio 1945), la scoperta dei campi di concentramento da parte degli alleati rivelò al mondo le di-mensioni aberranti dei delitti del nazismo.
Il tribunale di Norimberga, incaricato di giudicare i crimini di guerra, nella sua sentenza del primo ottobre 1946 condannò i capi hitleriani, non tutti hanno scontato la pena perché riuscirono a dileguarsi, e dichiarò criminose varie organizzazioni nazionalsocialiste.


Agli inizi del Terzo Millennio, l'uomo che da cinquant'anni insegue i criminali di guerra nazisti, Simon Wiesenthal, nella convinzione che è ormai controproducente portare in tribunale imputati troppo vecchi, afferma che la caccia continua finché vittime e carnefici saranno vivi e ricorda successi e insuccessi della ricerca:

Adolf Eichmann, il supervisore del vasto apparato che ha portato a termine l'Olocausto nazista, fu catturato dagli agenti segreti israeliani in Argentina nel 1960, fu trasferito segretamente in Israele e giudicato, condannato a morte e impiccato nel 1962 a Gerusalemme (unica esecuzione capitale verificatasi in Israele).

Michael Seifert, ufficiale nazista noto come il "boia di Bolzano", è stato giudicato colpevole nel 2000 dalla magistratura di Verona di nove capi di imputazione che vanno dallo stupro all'uccisione di civili internati nel campo di prigionia da lui comandato a Bolzano. Ora vive a Vancouver, in Canada. Le autorità italiane ne hanno chiesto l'estradizione.

Wolfgang Emdem, ufficiale della Wehrmmacht nella Seconda guerra mondiale, ordinò il 13 ottobre 1943 il massacro di 22 fra donne e bambini a Caiazzo (vi è un dossier) in provincia di Caserta. Giudicato e condannato dal Tribunale militare di Santa Maria Capua Vetere nel 1994, vive a Coblenza dove si occupa delle feste cittadine. Prima della condanna passava le vacanze in Romagna.

Herbert Kappler, condannato all'ergastolo il 20 luglio 1948 (definitiva dal 19 dicembre 1953) dal Tribunale militare di Roma per la strage delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944, 335 morti). Evade con l'aiuto della moglie dall'ospedale militare del Celio il 15 agosto 1977 e muore l'anno dopo a Saltau, in Germania.

Erich Priebke, maggiore dell'esercito tedesco scovato ed estradato dall'Argentina, in-sieme a Karl Hass, ritenuti colpevoli di omicidio plurimo per l'eccidio delle Fosse Ardeatine, vengono condannati il 7 marzo 1998 (definitiva nel dicembre 1998) dalla Corte di Appello militare di Roma all'ergastolo.

Walter Reder, ex maggiore delle SS, colpevole della strage di Marzabotto (Bologna, 29 settembre - 3 ottobre 1944, 1830 morti) voluta quale feroce rappresaglia per le azioni partigiane, viene condannato all'ergastolo il 31 ottobre 1951 dal tribunale militare di Bologna. Sarà liberato il 24 gennaio 1985 e morirà a Vienna il 2 maggio 1991.

J
osef Mengele, autore di tremendi esperimenti di medicina su gemelli ad Auschwitz, cacciato in tutto il mondo, sembra abbia trovato rifugio in Brasile, ma nessuno è in grado di dire se vive ancora.

Alois Brunner , braccio destro di Eichmann, vive attualmente in Siria sotto il nome di Georg Fisher, dove si è rifugiato dopo la guerra e qui ha attivamente collaborato per l'organizzazione del servizio segreto di Damsco. Già condannato a morte in Francia, ha oggi 89 anni. Due attentati con lettere-bomba (1961 e nel 1980) lo hanno privato di un occhio e di una mano.



FASCISMO E NAZISMO UNITA' D'INTENTI E DI VOLERI

Fascismo e Nazismo, affini nelle ostilità verso le forme democratiche, si trovarono alleati in una politica espansionistica, e in una comune volontà di potere e di forza che annientava tutto e tutti che si contrapponevano a tale disegno.
Angherie, rappresaglie, terrore, stragi caratterizzarono il governo delle due menti folli che segnarono il XX secolo, scrivendo pagine orribili di storia. Nazismo e Fascismo erano regimi fraterni. La loro intesa era ineluttabile e sia Hitler che Mussolini in più occasioni sottolineavano la comunanza di dottrina e di obiettivi, comunanza che si consolidò con la proclamazione dell'alleanza tra i due regimi, conosciuta col termine destinato a rimanere famoso, "Asse Roma- Berlino".

Svariate visite e incontri alimentavano tale alleanza tanto da dare la certezza ad entrambi che le due più grandi ed autentiche democrazie del mondo erano la Germania e l'Italia. Spesso però l'equilibrio fra i due regimi totalitari si alterava per alterne vicende che ora vedevano il Fascismo seguire il Nazismo, ora il Nazismo diventare il modello da imitare.
Tra tutte, l'imitazione più grave e irragionevole fu la promulgazione anche in Italia nel'38 delle leggi razziali.
Il nostro paese non aveva mai conosciuto la follia razzista. Gli Ebrei erano sempre stati rispettati e avevano potuto accedere anche alle più alte cariche civili. Per nostra fortuna, al contrario di quel che avvenne in Germania, il popolo italiano sentì sempre un'invincibile repulsione verso le barbarie razziste.
Oggi viene da chiedersi se quella di Mussolini e Hitler fu vera gloria.

E qui nasce una riflessione, l'uomo non va giudicato per le grandi opere buone o cattive che siano, ma per quello che con la sua vita riesce a dare e a fare per gli altri, e i due dittatori, nella loro fatua grandiosità hanno fatto davvero poco, se sono oggi ricordati per aver segnato col sangue un ventennio di storia che è la vergogna del nostro secolo.

Rileviamo però un risvolto positivo nel periodo post nazista di sicuro non premeditato da Hitler. Con la caduta di Hitler e del nazismo venne eliminato il potere aristocratico- ereditario delle tradizionali classi dirigenti tedesche portando alla formazione di una Repubblica Federale.
Chiaramente questo processo di moder-nizzazione e di livellamento sociale fu il frutto di tragedie dolorose; ma esso fu anche alla radice della rinascita democratica della Germania Occidentale dopo il 1945. In questo senso si può dire che nella sua perversione Hitler ha offerto alla Germania contemporanea una buona base di partenza per la sua crescita democratica.

Gli angeli della fabbrica
Giovani tedesche cuciono le bandiere con la croce uncinata. Secondo Fest, con Hitler la condizione femminile cambiò radicalmente. Mentre l'ideologia Nazista assegnava alla donna il compito di badare ai bambini e di badare al focolare domestico, nella pratica le cose andarono in modo totalmente diverso. Non si erano mai viste tante donne nelle fabbriche - anche nelle industrie belliche - come durante il nazismo.

L' "ORDINE" del NAZIFASCISMO
Per diffondere l'ideologia nazionalsocialista, Hitler curò in modo esasperato l'inquadramento della gioventù con la "Gioventù Hitleriana" fondata nel 1926 da Von Schirach e così articolata:
" Jungvolk: ragazzi dai 10 ai 14 anni;
" Hitler- Jugend: ragazzi dai 14 ai 18 anni;
" Bund Deutscher Madchen: ragazze dai 10 ai 21 anni
.

Per diffondere l'ideologia fascista si utilizzarono manifesti e il
Decalogo del Milite:
" SAPPI che il fascista, è in specie il Milite, non deve credere alla pace perpetua...
I giorni di prigione sono meritati. La patria si serve anche facendo la sentinella ad un bidone di benzina...
Un compagno deve essere un fratello: 1 perché vive con te, 2 perché la pensa come te... Il moschetto, le giberne ecc. ti sono stati affidati non per sciuparli nell'ozio, ma per conservarli per la guerra...
Non dire mai: "Tanto paga il Governo!" perché sei tu stesso che paghi, e il governo è quello che tu hai voluto e per il quale indossi la divisa... la disciplina è il sole degli eserciti: senza di essa non si hanno soldati, ma confusione e disfatta... MUSSOLINI ha sempre ragione! Il volontario non ha attenuanti quando disobbedisce!...
Una cosa deve esserti chiara soprattutto, la vita del DUCE".

Mussolini oltremodo teneva prima che ai giovani, ai giovanissimi perché, debitamente addestrati, costituiscono la futura forza del Paese. I bambini d'Italia così erano inquadrati:
"
Figli della lupa, fino a 8 anni. Nel' 39 erano 1.546.389 .
"
Balilla, 8- 11 anni. Camicia nera, pantaloni corti grigio- verdi, fez alla bersagliera, foulard nero. Nel' 30 erano 981.774; 1.746.560 nel' 39.
"
Balilla moschettieri, a 12 anni.
"
Avanguardisti, 14- 15 anni. Pantaloni grigio- verdi alla zuava con fasce, giacca di panno verde, camicia nera, medaglione <<DUX>> e cappello alpino. Nel' 30 erano 371.529; 906.785 nel' 39.
"
Avanguardisti moschettieri, a 16- 17 anni.
"
Avanguardisti mitraglieri, a 18 anni.
"
Giovani fascisti, dai 19 anni. Nel' 39 erano 1.176.798 .
Le bambine d'Italia così erano inquadrate:
"
Figlie della lupa, fino a 8 anni.
"
Piccole italiane, 8- 14 anni. Nel' 30 erano 370.183; 1.622.766 nel' 39. La divisa: gonna nera, camicetta bianca, cravatta, calze bianche, scarpe nere, baschetto nero.
"
Giovani italiane, 15- 21 anni. Nel' 30 erano 98.002; 441.254 nel' 39.
"
Giovani fasciste, da 22 anni. Nel' 39 erano 450.995.

Dal diario (1937- 1943) di Galeazzo Ciano:
1 febbraio 1938. "
Cerimonia della Milizia: il passo di parata è apparso al pubblico, che lo ha molto applaudito. Il Duce ha fatto un discorso alla Milizia di fronte al Colosseo. Ha parlato militarescamente: ha sferzato i mormoratori, che ha qualificato di sedentari, pancioni, deficienti e mezze cartucce. "
7 maggio 1938. (durante la visita di Hitler in Italia.) "
Il Fuhrer ha avuto più successo personale di quanto io non credessi. Giunto tra l'ostilità generale ed imposto dalla volontà di Mussolini, è riuscito abbastanza a fondere il ghiaccio intorno a lui. Il discorso di ieri ha molto contribuito. Ed anche i contatti personali, gli hanno procurato simpatie. Specialmente tra le signore. Il re gli rimane sempre ostile e tende a farlo passare per una specie di degenerato psico- fisiologico. "

L'auto celebrazione dell'Italia fascista implicava una rottura drastica con la "mentalità borghese" considerata la causa dell'incapacità degli italiani a "sentire " il loro "dovere" e a compiere la "missione" . Da ciò la considerazione del "popolo minuto" come il depositario delle "più belle virtù sociali", da ciò la campagna contro il "lei", la "stretta di mano", la "raffinatezza decadente nel vestire". Il fascista doveva prediligere gli abiti semplici e le fogge sportive o guerresche: "la sagoma del milite - diceva Mussolini - dev'essere rozza".

Una scheda elettorale proposta nel 1929, in pieno regime fascista: al centro è stampato il quesito agli elettori: "
Approvate voi la lista dei deputati approvata dal Gran Consiglio del Fascismo?". Essa non offriva alcuna possibilità di scelta.

LA SVASTICA

Il termine "svastica" deriva dall'unione di due voci sanscrite:
"
AWAR" = sole e figuratamente = felicità, salute, bene;
"
STHIK" = giro, rotazione, rivoluzione, circuito.

Pertanto svastica significa
giro, rotazione del sole intorno alla terra, apportatore di felicità, di salute e di ogni bene.
La forma più antica è costituita da una croce con bracci uguali che terminano con appendici ad angolo retto, ora rivolte a destra, ora rivolte a sinistra, secondo il modo usato da un popolo o da un altro.

Le prime figurazioni di tale simbolo risalgono a tempi antichissimi e si trovano nella
Villa Arbusto di Lacco Ameno (Ischia) e nel museo di Paestum e di Ercolano come segno della sua presenza già nell'epoca preistorica.
Nel mondo antico la svastica era
un segno religioso universale che sottolineava l'importanza del Sole come fonte di vita e di felicità, invece il nazismo, storpiandone il vero significato, ne fece un emblema politico tutto proprio.
La prima volta che la svastica apparve come segno politico razziale fu durante la dominazione longobarda: era il simbolo dell'antica razza ariana.
Dopo oltre quindici secoli circa, essa riapparve nel medesimo significato longobardo.

Dopo la vittoria dell'esercito prussiano sulla Francia nel 1870, la croce gammata, in tedesco "Hakenkreuzi", divenne il
simbolo della superbia teutonica.

La Germania fece della svastica l'emblema nazionale e cominciò a diffondersi la teoria del
pangermanesimo, il cosiddetto "Kulturkamff", cioè il sistema politico che aveva come meta la riunione in un unico stato di tutti i popoli di razza germanica. Questa concezione politica rimase pura utopia con la sconfitta subita nella prima guerra mondiale 1914- 1918.
Dopo circa un decennio, ecco di nuovo alla ribalta la svastica, come
simbolo della razza germanica (ariana). Adolf Hitler nel 1933 adottò la svastica come emblema del nazionalsocialismo e la pose nella banda centrale della bandiera nazionale. Sulla bandoliera di alcune truppe specializzate c'era la svastica con intorno queste tre parole: "Gott Mit Uns" (Dio è con noi).




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